ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 15 marzo 2018

Da questo li conosci

SCANDALIZZATI DALLA CROCE


Ma è solo odio per il cristianesimo? Da questo li conosci: se si scandalizzano della croce. Se si toglie la croce che cosa resta del cristianesimo? Rifiutare la croce è come rifiutare Gesù, è come rifiutare la sua Redenzione 
di Francesco Lamendola  
  

C’è un modo abbastanza semplice, in questi tempi di somma confusione teologica e dottrinale, e quindi anche morale, che la Chiesa cattolica sta attraversando, senza più esser capace di mostrare ai propri fedeli, e anche ai non cattolici, quale sia la via da seguire, in che cosa consistano il bene e la grazia e in che cosa, invece, il male e il peccato; e nei quali, anzi, essa si è messa a rimorchio del mondo, e si sta lasciando condurre dai modi di pensare del mondo, anche e soprattutto sui grandi temi etici. E consiste in questo:osservare che cosa rappresenta la croce per quanti si dicono cristiani. Coloro i quali ne sono scandalizzati; coloro i quali non ne parlano mai; coloro i quali predicano e caldeggiano un cristianesimo senza il Calvario, senza la croce, senza la sofferenza, e perciò anche senza la Redenzione – le due cose sono inseparabili – non sono, né potrebbero mai essere, dei veri cristiani. Se si toglie la croce, infatti, che cosa resta del cristianesimo? 

Il cristianesimo, bisogna che ciò sia assolutamente chiaro, non è una “dottrina” religiosa e morale, ma è il Vangelo di una Persona fisica, realmente vissuta, Gesù Cristo, che, per i suoi seguaci, non è un uomo, non è solo un uomo, ma la seconda Persona della Santissima Trinità. Ora, Gesù è venuto nel mondo per una ragione precisa: per redimere l’umanità dai peccati e per indicare ad essa la via della salvezza eterna, presso il Padre celeste. Niente divinità di Gesù, niente Redenzione; niente Incarnazione, e l’umanità rimane nei suoi peccati. Ma la via della Redenzione passa per la croce: la croce di Cristo, in primo luogo; e la croce liberamente assunta dai suoi seguaci, in secondo luogo. Perché i cristiani sono chiamati a rispondere all’invito di Cristo; sono chiamati a proseguire, in se stessi, nelle loro persone e nelle loro vite, l’opera della Redenzione. Gesù, infatti, non è venuto a redimere delle marionette, dei manichini impagliati, ma degli uomini vivi; e ciò che vuole da essi è il pieno assenso all’opera della Redenzione. Non li vuole salvare per forza, non li vuole redimere contro la loro volontà. Non li vuol portare in Cielo comunque, magari calpestando la loro volontà: il suo amore è così grande da accettare ance un eventuale rifiuto. Rifiutare la croce è come rifiutare Gesù, è come rifiutare la sua Redenzione. All’uomo, senza la croce, non resta più il vero Gesù, ma solo uno dei tanti profeti, uno dei tanti maestri, uno dei tanti personaggi storici che sono venuti a dire una parola buona nel corso della storia. Nessuno di essi ha mai redento alcuno, perché gli uomini non si possono dare la redenzione da soli: possono solo riceverla da Qualcuno che sta più in alto di loro, cioè dal loro Creatore.
Questo è il vero cristianesimo e chi non ha capito questo, non ha capito nulla. Il cristianesimo è una Persona, è la fede in quella Persona, è il prendere a modello di vita quella Persona e nessun altro: come dice san Paolo (Filippesi, 2, 9.-11): Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Ma Gesù è il Redentore in virtù della croce, non senza la croce. Senza la croce, Gesù potrebbe anche somigliare a Socrate, a Mani, a Buddha e a chissà quanti altri. La stessa cosa vale per i cristiani: essi son tali se accettano la croce, e se l’accettano per amore di Cristo; altrimenti sono degli uomini qualsiasi, senza la fede che vivifica, senza la speranza che salva. Perciò, la domanda è e rimane sempre la stessa, e dobbiamo rivolgerla a noi stessi, prima ancora che agli altri: Credi tu in Cristo crocifisso, morto e risorto per amore degli uomini e per la redenzione dei nostri peccati? Se ci credi, sei un cristiano; se non ci credi, sei un mezzo cristiano, un cristiano della domenica; una canna al vento, uno dei tanti che, oggi, vanno dietro al falso papa argentino perché, invece di ricordar loro il dramma del peccato e della grazia, dice tutte quelle cose che fanno piacere, cioè, in sostanza, adatta il cristianesimo alla mentalità del mondo moderno, che è un mondo intimamente anticristiano: un mondo che non vuol saperne della croce, perché, in ultima analisi, non vuol saperne del Redentore. E ciò per la buona ragione che non ritiene ci sia nulla da cui gli uomini debbano essere redenti: chi ammette la necessità della Redenzione, ammette anche la condizione peccatrice dell’umanità; ma quando mai codesti neopreti, neovescovi e neoteologi parlano del peccato? Pare quasi che sia scivolato via dalla loro agenda. Hanno ben altro di cui parlare, quei signori: dei poveri, dei migranti, dei profughi; devono togliere i banchi dalle chiese per trasformarle in refettori, dormitori e cessi pubblici; devono predicare la legge sullo ius soli agli italiani, devono prescrivere la solidarietà cieca, l’accoglienza indiscriminata, l’islamizzazione e l‘africanizzazione dell’Italia e, possibilmente, dell’Europa. I loro santi patroni sono Soros, Zuckerberg e Bezos: miliardari “filantropi” che spingono avanti milioni di africani per invadere l’Europa e per far sparire, nel giro di un paio di generazioni, quel che resta del cristianesimo. Perché il loro denominatore comune è proprio questo:l’odio del cristianesimo. Come Scalfari, Bonino, Pannella: i migliori amici del “papa” argentino. Strano, vero? I migliori amici del papa, quelli che più concordano sulla sua linea immigrazionista, sono proprio i nemici storici e dichiarati della Chiesa cattolica; quelli che sognano un futuro senza il Vangelo, senza Dio, senza Gesù Cristo. Qualche cosa vorrà pur dire, questo fatto, se c’è ancora della gente disposta a usare la propria testa, e non lasciarsi trascinare da quel che blaterano i teologi della scuola di Bologna, i monsignori alla Paglia e alla Galantino, e i giornali post-cattolici, come L’Avvenire e Famiglia Cristiana.
Nulla di nuovo sotto il sole: la croce ha sempre suscitato scandalo, fin da quando Gesù era qui, sulla terra, e spiegava ai suoi discepoli le cose che sarebbero accadute, e li premuniva contro il pericolo che si scandalizzassero di lui, della sua passione, della sua croce, della sua morte. Ecco il racconto dell’evangelista (Matteo, 26, 30-34):

E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge, ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

E invece sappiamo che cosa accadde: che si scandalizzarono e lo lasciarono solo, quando venne il momento della prova. Oggi, di nuovo, molti sedicenti cattolici si scandalizzano della croce: non capiscono perché ci debba essere la sofferenza, trovano che sia un’imperfezione della natura, una zona d’ombra nell’armonia del creato; vorrebbero far finta di non vederla, trattenere il fiato perché essa non si accorga di loro. Se, poi, qualcuno la accoglie volontariamente, per amore di Gesù, la cosa li turba, anzi li irrita, li esaspera: è quasi un affronto alla loro pusillanimità, alla loro tiepidezza di cristiani. Ciò che vorrebbero, sarebbe di far sparire questo aspetto del cristianesimo: l’accettazione della croce per amore di Dio, a imitazione di Gesù Cristo. Ecco perché non parlano più di certi Santi: sebbene, a ben guardare, tutti i Santi, quelli veri, hanno visto nella croce lo strumento della Redenzione e perciò non solo non l‘hanno scansata, ma le sono andati incontro, in perfetta coscienza e padronanza di sé.

Da questo li conosci: se si scandalizzano della croce

di Francesco Lamendola
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