ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 31 marzo 2018

Di’ un po’ a quella Signora..

“Ma perché la Madonna non fa vedere l’inferno al Papa?”



Se si ammette che Dio annichila un’anima, le conclusioni che logicamente si traggono sono devastanti.
di Don Alfredo Maria Morselli
  1. Non solo eresie.
Quest’anno la Via Crucis del venerdì santo ha una stazione in più: Scalfari riporta le parole del Santo Padre sull’inferno per la seconda volta [1]. Mi limito a commentare le parole riportate nell’intervista, evitando di dilungarmi sul comunicato della Sala stampa vaticana, in cui il tutto è negato… senza essere chiaramente smentito.

20081121173037_D0000102s
Santa Giacinta di Fatima
Alla domanda di Scalfari: “Ma le anime cattive, dove vengono punite?”, il Papa avrebbe risposto: “Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono essere perdonate scompaiono: Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici” [2].
Che dire di questa affermazione, almeno per come suona? Il Concilio Laterano IV (ecumenico XII, 1215) definisce che sia la beatitudine che la pena non avranno fine e che anche gli empi risorgeranno per la condanna [3]; quindi ipotizzare l’annichilamento delle anime dei malvagi implica almeno quattro eresie: la negazione dell’immortalità dell’anima, la negazione della resurrezione per i malvagi, la negazione della pena dell’inferno per chi muore non in grazia di Dio, e la negazione dell’inferno stesso.
Ma se è fin troppo facile vedere le eresie (basta prendere in mano una copia del Catechismo e sfogliare l’indice), un po’ meno evidente è la constatazione che l’affermazione attribuita al Papa – per come è riportata e a rigore di logica – porta all’ateismo.
  1. Conclusioni devastanti.
Se si ammette che Dio annichila un’anima, le conclusioni che logicamente si traggono sono devastanti. È vero che Dio potrebbe annichilire ciò che ha creato: infatti tutti gli enti dipendono radicalmente da Dio, che, come liberamente partecipa loro l’essere e li sostiene, liberamente potrebbe non operare più detto sostentamento: ma in teologia si parla di questa possibilità solo “sulla base della potenza di Dio assoluta” (de potentia Dei absoluta). Invece, di fatto, posta la libera decisione da parte di Dio di creare come Egli ha creato, l’annichilamento non può avvenire. Per spiegare quanto affermato, riporto un esempio di San Tommaso: “…la potenza di Dio, che di per sé può volere qualcosa e il suo opposto, come salvare Pietro oppure no, non può volere non salvare Pietro, mentre vuole salvarlo” [4]. Analogamente, posto che Dio ha creato un’anima immortale, assolutamente non in potenza rispetto al non essere, non può volere toglierle l’essere.
In termini terra terra, per i non addetti ai lavori, Dio non può dire tra sé: “Ho creato una anima immortale… ops… adesso la rifaccio potenzialmente annichilabile”.
E perché Dio non può dire così? Perché è immutabile, perché in Lui “non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Gc. 1,17). Se Dio agisse come ipotizzato nella risposta riportata su la Repubblica, Egli sarebbe mutevole, sarebbe parte della sfera del divenire, si confonderebbe con il mondo… e dire che Dio si confonde con il mondo equivale a dire che Dio, l’ipsum esse subsistens, il Dio libero e personale, non c’è.
  1. Gli argomenti di San Tommaso.
Ma adesso ascoltiamo gli argomenti di San Tommaso, circa l’impossibilità del ritorno al nulla delle creature [5]:
“…Dio vuole le creature per la sua bontà, di modo che in qualche misura la imitino e la rappresentino: esse in verità realizzano tale scopo in quanto ricevono l’essere da quella e sussistono nelle loro proprie nature. Per cui è la stessa cosa affermare che Dio fece tutte le cose per se stesso (come si dice in Proverbi 16, 4: «II Signore ha fallo tutto per se stesso») e dire che fece le creature per il loro essere (come dice Sapienza 1,14: «Dio ha crealo tulle le cose per l’esistenza»). Pertanto per il fatto che Dio ha creato le cose, è evidente che egli volle che durassero sempre e data la sua immutabilità non si avvererà mai il contrario” [6].
San Tommaso porta un altro argomento per escludere la possibilità di un annichilamento di qualsiasi creatura da parte di Dio. Da un lato Dio non può volere l’esistenza di un ente, e poi non volerlo, per la sua immutabilità: dall’altro, Dio non solo non può contraddirsi quanto al dare l’essere, ma anche al modo in cui decide liberamente di darlo, ovvero secondo una determinata natura. Se Dio decide di creare un ente in una natura incorruttibile, non ritorna sui suoi passi né quanto all’essere (quindi facendo che detto ente non sia più), né quanto all’essere in un certo modo (quindi togliendogli le proprietà naturali).
“…Dio ha fatto ogni natura in tal modo da non privarla della sua proprietà… Dio, il quale è l’autore delle nature, non agisce contro di esse, anche se talvolta sul piano della fede si opera nelle cose create qualcosa di soprannaturale. D’altronde è una proprietà naturale delle realtà immateriali, che sono prive di contrarietà, d’essere sempiterne, perché in esse manca la potenza al non essere, come si è mostrato in precedenza. Quindi come non toglie al fuoco l’inclinazione naturale a salire in alto, così non toglie a queste cose la perennità, tanto da ridurle al nulla” [7] .
  1. “Ma perché la Madonna non fa vedere l’inferno al Papa?”
Santa Giacinta, racconta Suor Lucia nelle sue Memorie, domandava: «Ma come mai la Madonna non fa vedere l’inferno ai peccatori? Se loro lo vedessero, non peccherebbero più per non andarci. Di’ un po’ a quella Signora che faccia vedere l’inferno a tutta quella gente. Vedrai come si convertono» [8]. Io, servate le debite distanze, mi chiedo, a mo’ di battuta: “Ma perché la Madonna non fa vedere l’inferno al Papa?”. Forse, se lo potesse vedere come lo hanno visto i santi Pastorelli, certe interviste non vedrebbero mai la luce.
NOTE
[1] Scrive Riccardo Cascioli sulla Nuova bussola: “…non è neanche la prima volta che Scalfari attribuisce al Papa questo pensiero sull’inferno. Scriveva infatti lo scorso 9 ottobre: «Papa Francesco – lo ripeto – ha abolito i luoghi di eterna residenza nell’Aldilà delle anime. La tesi da lui sostenuta è che le anime dominate dal male e non pentite cessino di esistere mentre quelle che si sono riscattate dal male saranno assunte nella beatitudine contemplando Dio».
[2] Eugenio Scalfari, «Francesco: “Il segreto della creazione è l’energia”», la Repubblica, 29-3-2018, p. 33.
[3] “…omnes cum suis propriis resurgent corporibus, quae nunc gestant, ut recipiant secundum opera sua, sive bona fuerint sive mala, illi cum diabolo poenam perpetuam, e isti cum Christo gloriam sempiternam”; DS 801.
[4] “…voluntas divina, quae, quantum est de se, potest velle aliquid et eius oppositum, ut Petrum salvare, vel non, non potest velle Petrum non salvare, dum vult Petrum salvare.”; De potentia, q. 5 a. 4 co.
[5] Oltre ai brani riportati, per uno studio più completo cf. anche S. Th.  Iª q. 104 a. 3 e Quodlibet IV, q. 3 a. 1.
[6] “Deus autem creaturarum universitatem vult propter se ipsam, licet et propter se ipsum eam vult esse; haec enim duo non repugnant. Vult enim Deus ut creaturae sint propter eius bonitatem, ut eam scilicet suo modo imitentur et repraesentent; quod quidem faciunt in quantum ab ea esse habent, et in suis naturis subsistunt. Unde idem est dictu, quod Deus omnia propter se ipsum fecit, et quod creaturas fecerit propter earum esse, quod dicitur Sap. I, 14: creavit enim ut essent omnia. Unde ex hoc ipso quod Deus creaturas instituit, patet quod voluit eas semper durare; cuius oppositum propter eius immobilitatem nunquam continget”. Ibidem
[7] “Secundo ex ipsa rerum natura; sic enim Deus unamquamque naturam instituit, ut ei non auferat suam proprietatem; unde dicitur Rom. XI, 24, in Glossa quod Deus, qui est naturarum conditor, contra naturas non agit, etsi aliquando in argumentum fidei in rebus creatis aliquid supra naturam operetur. Rerum autem immaterialium, quae contrarietate carent, proprietas naturalis est earum sempiternitas; quia in eis non est potentia ad non esse, ut supra ostensum est. Unde sicut igni non aufert naturalem inclinationem, qua sursum tendit, ita non aufert rebus praedictis sempiternitatem, ut eas in nihilum redigat”. Ibidem
[8] P. Luigi Kondor, SVD – P. Joaquin M. Alonso, CMF (†1981) a c. di, Memorie di Suor Lucia, Volume I, Fatima: Secretariado dos Pastorinhos, 2005, p. 121.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.