ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 aprile 2018

Chi tace acconsente

CASO ALFIE
Il silenzio della Chiesa, un tradimento

Lo sdegno e il dolore per quanto sta accadendo ad Alfie Evans sono accresciuti dal silenzio complice non solo del potere, ma soprattutto della Chiesa, dei suoi pastori. Davanti a questo scempio dell'umanità la Chiesa inglese non ha detto una parola.


Un ospedale macchiato di gravi scandali a danno dei pazienti; una manifesta negligenza nei confronti di Alfie; lo stesso Alfie che reagisce agli stimoli e alle richieste del padre (e tutti possono vederlo in video). Ma medici e giudici fanno fronte compatto e decretano la morte di Alfie, perché la sua vita è «inutile». Una cosa scandalosa, inquietante, davanti alla quale non ci sono parole sufficienti per esprimere lo sdegno e il dolore. Sdegno e dolore accresciuti dal grande silenzio nel quale questa tragedia si sta consumando.


Ma se il silenzio complice dello Stato e del potere che si esprime attraverso i maggiori mezzi di comunicazione era atteso, ciò che fa veramente male è il grande silenzio della Chiesa, o per meglio dire, dei suoi pastori. Sì, perché grazie ai siti internet e ai social tanti cattolici si sono mobilitati con preghiere, diffusione di notizie, iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e coinvolgere i “potenti”.

Ma dal vertice, dai pastori, solo silenzio, soltanto un tweet del Papa a giochi quasi fatti e dal significato ambivalente. Anzi, c’è stato anche qualcosa di peggio del silenzio: una intervista del presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, che ha dato sostanzialmente ragione ai giudici e non ha avuto nulla da obiettare sul fatto che per giustificare l’omicidio di Alfie, nella prima sentenza si sono usate strumentalmente le parole del Papa.

Eppure, come abbiamo raccontato, i genitori di Alfie avevano presentato perfino una ufficiale richiesta di asilo diplomatico in Vaticano, e una lettera personale è stata consegnata al Papa, ma i genitori di Alfie non sono stati degnati neanche di una risposta. Peggio: Thomas Evans, il papà di Alfie, molte volte ha chiamato la Nunziatura per avere notizie: è stato sempre rimbalzato. Certo, a parziale attenuante c’è che il movimento che sicuramente c’è stato tra Segreteria di Stato e Nunziatura è stato scoraggiato dal comportamento della Chiesa inglese, il cui silenzio è stato assoluto.

Nulla da monsignor Malcolm McMahon, vescovo di Liverpool, la città dove si svolge la vicenda; nulla dal primate d’Inghilterra, il cardinale Vincent Nichols. In questa settimana li abbiamo cercati per giorni al telefono, abbiamo inviati messaggi via mail, chiedendo di spiegare la loro posizione. Nulla. È chiaro che sono d’accordo con la decisione di dottori e giudici, e questo devono aver detto anche al nunzio. Anche per loro la vita di Alfie è inutile, anche per loro “il miglior interesse” di Alfie è morire. Anzi, non vedono l’ora che muoia, che finisca presto questa storia che rischia di creare qualche imbarazzo.

Più ancora della ferocia di uno Stato che sequestra le nostre vite e decide se farci nascere e quando metterci a morte, è questa abdicazione della Chiesa che ci fa paura. Fino a poco tempo fa, davanti a tutte le ingiustizie degli uomini, davanti alla forza opprimente del potere, chiunque sapeva di poter contare almeno sul sostegno e il conforto di chi, per propria vocazione, non ha altro interesse che difendere l’uomo, immagine e somiglianza di Dio; la sua irriducibilità e la sua dignità.

Oggi constatiamo con dolore e inquietudine che la cultura della morte è penetrata in profondità anche nella Chiesa. Lo avevamo già visto con Charlie Gard, ora con Alfie Evans è ancora più evidente. Vescovi e cardinali che non hanno neanche una parola da esprimere davanti a un bambino messo a morte da un sistema perverso, davanti a immagini incontrovertibili di una vitalità che si vuole spegnere a costo di menzogne su menzogne, cosa dicono di questa povera Chiesa? E se a Roma ci si nasconde dietro il paravento dell’accanimento terapeutico per giustificare quella che è a tutti gli effetti eutanasia, a chi si potrà mai rivolgere il povero che cerca una giustizia più grande di quella degli uomini?
Perché il diritto alla vita fa così tanto problema da non meritare non dico una telefonata del Papa, ma neanche un minimo cenno di risposta alla accorata richiesta di asilo in Vaticano?

Anche da queste cose si rileva la profondità della crisi che attraversa la Chiesa, piegata alla mentalità dominante, all’ideologia della qualità della vita; dominata dall’ansia di accarezzare il mondo, angosciata all’idea di trovarsi in contrapposizione. Si sta consumando un tradimento; un tradimento di Dio e perciò dell’uomo.


Riccardo Cascioli
http://lanuovabq.it/it/il-silenzio-della-chiesa-un-tradimento

 EVANS CONDANNATO
Domani l'esecuzione di Alfie. Il giudice: «È una vita inutile»
Il resoconto di una sentenza grottesca, dove con la scusa della "privacy" il giudice ha detto che la vita di Alfie è «inutile» e ha scelto di silenziare la stampa tacendo la data della rimozione dei sostegni vitali. Ma fonti vicine alla famiglia ci fanno sapere che sarà domani (venerdì). Gli avvocati hanno presentato una mozione: «Non abbiamo perso la speranza». 



Si è tenuta ieri l’udienza per decidere quando Alfie Evans dovrà morire. Un’udienza tremenda. Dove per silenziare la stampa si è vietato di divulgare la data dell'esecuzione, anche se fonti vicine alla famiglia hanno confermato che sarà domani. Dove si è finto di preoccuparsi per la salute del piccolo mentre si decideva di ucciderlo e quando ci sono prove che mostrano i tubi attraverso cui Alfie viene ventilato pieni di muffa. Perché invece di sostituirli dopo 6 settimane (come da prassi) furono cambiati solo dopo 5 mesi. 

Ci sono addirittura foto del piccolo lasciato pieno di pipì dagli infermieri. Non ci stupisce, visto quanto abbiamo raccontato circa le negligenze e i richiami allarmati delle autorità sanitarie all’Alder Hey, dove Alfie è ricoverato da 15 mesi.

Con queste immagini negli occhi raccontiamo quanto accaduto ieri in udienza, fissata quando, dopo aver finto di valutare la possibilità di lasciare partire Alfie verso il Bambin Gesù di Roma, l’ospedale si è rivolto di nuovo al giudice Hayden, che il 20 febbraio scorso aveva dato ragione ai suoi medici. 

A difendere la famiglia questa volta c’era Paul Diamond, del Christian Legal Centre, che ha portato nuove video-prove sulle condizioni di Alfie, ricordando che lo Stato non può negare ai genitori il diritto di trasferire il figlio in altri ospedali europei che lo vogliono accogliere. Ma già all’inizio dell’udienza, Mylonas, l’avvocato dell’Alder Hey, convinto che la vita di Alfie così «non ha senso» (lo aveva già detto di fronte all’Alta Corte di Londra), ha accusato i genitori del bimbo, Thomas e Kate, di rifiutare tutte le opinioni mediche.

Diamond, ricordando che la famiglia è stata sempre al fianco del figlio senza mai lasciarlo, ha quindi ribattuto che questa è convinta che il «figlio mostri segni di capacità cognitive», perciò richiede «una nuova opinione medica» già offerta dall’ospedale Besta di Milano. Ma Mylonas sì è lamentato per le pressioni esterne da parte delle centinaia di migliaia di persone che sostengono Alfie in tutto il mondo. Un popolo stupido e credulone, dato che, secondo lui, sarebbe stato ingannato da quello che vede sui social network. 

Si poteva sperare che fosse solo Mylonas a pensarla così, invece il giudice ha continuato chiarendo che se «non si può fuggire dalle immagini di Alfie su internet…quello che vede Thomas Evans», e quindi tutti coloro che lo sostengono, «non è quello che potrebbero vedere altri». Motivo per cui «chi agisce per conto di Alfie» avrebbe «una responsabilità pesante in merito». Dice bene Hayden: davanti alle stesse immagini c’è chi reagisce battendosi per la vita del piccolo e chi vuole che muoia.

Come è possibile? È sempre il giudice a spiegarlo, lasciando trapelare la sua angoscia davanti alla condizione di Alfie: «Mi chiedo se fossi in un letto di ospedale in quello stato se vorrei che i miei video fossero visionati dal pubblico». Per cui se Hayden non ha ordinato la rimozione dei video dal web, ha però voluto che si dicesse a Thomas della sua preoccupazione per la «privacy» di Alfie che, poverino, non «può esprimersi». Poi l'attacco diretto al padre e la difesa dei "poveri" medici che «sono stati vittime della rabbia [di Thomas]...hanno sopportato le ingiurie del signor Evans con straordinaria pazienza».

Oltre all’ironia del fatto che il giudice si preoccupi del diritto alla "privacy" di un bimbo che sta per far morire, è davvero folle che Mylonas si sia allarmato per il fatto che i genitori avessero messo della cioccolata intorno alla bocca di Alfie quando sono mesi che lui si batte per il suo soffocamento.

Ma Diamond non ha mollato chiarendo che Thomas era scioccato dal fatto che l’offerta fatta dagli ospedali italiani non fosse stata vagliata e ricordando che «il signor Evans ha piene potestà genitoriali», per cui nessuno può impedirgli di entrare in ospedale e portare via suo figlio. «Questo - ha sottolineato la difesa - è permesso dalla legge inglese. Non c’è alcun ordine di detenzione». È un diritto umano e una disposizione dei trattati europei portare un cittadino europeo in un altro ospedale dell’Ue: «L’Ue rispetta le decisioni socioculturali degli Stati membri...Ha rispetto dei Paesi Bassi dove la prostituzione è un'attività a fini di lucro. Tuttavia, ciò che non fa è permettere che una legge nazionale annulli una disposizione del trattato». Ma il giudice ha risposto aggrappandosi al fatto che la Cedu aveva respinto l'appello di Thomas e Kate.

Così Hayden, che già prima di entrare in aula aveva deciso di non rivedere la decisione presa il 20 febbraio scorso, pur basata sui "secondo me" dei medici di un ospedale che "non rispetta quattro dei cinque standard di sicurezza" richiesti dalla sanità inglese, ha concluso che la ventilazione verrà rimossa anche senza il consenso dei genitori. Perché già «ero giunto alla conclusione alla fine di quell'udienza (del 20 febbraio, ndr) che il cervello di Alfie era stato così corrotto dalla malattia mitocondriale che la sua vita era inutile». Il giudice ha poi vietato di rendere pubblica la data sempre per motivi di "privacy". Ma sappiamo che la famiglia non ha mai desiderato alcun diritto se non quello della vita di Alfie e di dar voce ad esso e che l’unica preoccupazione di Hayden è stata quella di silenziare la stampa.

Intanto Alfie continua a respirare, spesso anche sa solo, a dormire, svegliarsi, muoversi. «Sta bene, combatte», conferma Thomas alla NuovaBQ. Sappiamo che Thomas non è disposto a fermarsi. Roger Kiska, del team legale della famiglia, ha rilasciato un'intervista al Boreau Media Group in cui spiega che è stato presentata una mozione, probabilmente per il fatto che è stato leso l'habeas corpus (l'intangibilità dell'integrità fisica naturale degli individui rispetto alle costrizioni operate dal potere): «Combatteremo fino alla fine, non abbiamo perso la speranza».

Affranto da un processo ingiusto, da un ospedale che opera con negligenza, dall'arroganza della sua amministrazione, dall'orgoglio presuntuoso dei suoi legali, al popolo di Alfie, resta solo la speranza nella tenacia della difesa e dei genitori di Alfie. E infine il miracolo, la domanda a Dio che mostri la Sua gloria senza possibilità di meriti umani. 

- SCANDALI E NEGLIGENZE DELL'OSPEDALE - di Benedetta Frigerio

http://www.lanuovabq.it/it/domani-lesecuzione-di-alfie-il-giudice-e-una-vita-inutile

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