ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 aprile 2018

Un modo per uscire a riveder le stelle

COME USCIRE DALL'INFERNO


 Il gran segreto:«E quindi uscimmo a riveder le stelle». Il problema dell'uomo moderno è solo che ha smarrito la propria identità o l’umanità è divenuta il campo di un esperimento planetario in cui il diavolo l'ha presa all’amo 
di Francesco Lamendola  

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Il problema dell'uomo moderno è quello di trovare una via, un modo per uscire a riveder le stelle. Si è sprofondato in un baratro infernale e non è capace di andare avanti, né sa risolversi a tornare indietro. Eppure deve prendere una decisione: non può rimanere dove è adesso, perché adesso è nel nulla. I suoi piedi poggiano letteralmente sul nulla; la sua società, la sua economia, la sua tecnica poggiano sul nulla. Basta una speculazione finanziaria per polverizzare i suoi risparmi; basta un black-out per cancellare le sue informazioni; basta un evento qualsiasi per azzerare il suo sapere, perfino l'idea che ha di se stesso. In realtà, egli non ha più alcuna idea di se stesso: ne ha avute tante, troppe, in rapida successione: quella di un essere privilegiato, di un padrone dell'universo, di un animale evoluto a caso, di un povero malato divorato dalla nevrosi, di una vittima dello sfruttamento di classe, di un essere gettato fortuitamente nella vita, senza meta e senza scopo. In breve, ha smarrito la propria identità; ha tagliato il legame col passato; ha reciso la continuità fra le generazioni. Va avanti, ma per forza d'inerzia; e intanto la sua tecnologia gli sfugge sempre più di mano, lo porta verso traguardi sempre più ambiziosi e sempre più mostruosi. La clonazione, la fecondazione eterologa, il sogno dell'immortalità a portata di mano, magari passando per la fase di quiescenza dell'ibernazione. Oscilla fra desideri e progetti sempre più titanici e smisurati e ondate di scoraggiamento sempre più frequenti e profonde. 

I suoi sedicenti intellettuali non gli sono, né mai gli sono stati, di alcun aiuto; semmai il contrario. Essi hanno sempre profuso i loro sforzi nell'accentuare la sua crisi, il suo disagio, nel compiacersi ad accarezzare la sua malattia, a coltivare metodicamente la pianta velenosa della sua disperazione, affinché non appassisca e non muoia. Se qualcuno di essi osava od osa proporre una via d’uscita dalla crisi, se osava od osa parlare di valori, di verità, di giustizia, di bene, di dovere, veniva e viene subito zittito, insultato, ridotto al silenzio. Proibito proporre qualcosa di positivo; proibito porgere consolazione o conforto; unica libertà: quella d’incentivare l'angoscia e la disperazione. Tutto questo, naturalmente, è stato voluto, studiato, pilotato e coltivato; soprattutto, è stato ed è tuttora finanziato. Rientra nei piani della élite globale: l'uomo moderno non deve evadere dalla prigione della disperazione; e, per tenercelo ben dentro, va bene tutto, anche concedergli l'uso di qualche ninnolo di lusso, di qualche sostituto della droga, come i telefonini multifunzionali che si regalano già ai bambini di cinque o sei anni, affinché s’incretiniscano ancor prima di scoprire che cos’è il mondo. L’umanità moderna è divenuta il campo di un esperimento planetario: come si possa trascinare la creatura più intelligente verso la stupidità più macroscopica; la più bella, verso l’amore della bruttezza, sino ai limiti dell’orrido, e anche oltre; la più sensibile, verso la totale indifferenza. E se qualcuno pensasse che stiamo esagerando, che tutto questo è troppo mostruoso per essere vero, che è troppo diabolico perché delle menti umane arrivino a concepirlo, rispondiamo che sì, è vero: è diabolico, alla lettera. Dietro a tutto questo c’è realmente il diavolo, l’eterno nemico di Dio e l’eterno seduttore dell’uomo.
È chiaro, tuttavia, che quasi nessuno dei suoi zelanti servitori ha la minima idea di chi sia il padrone ultimo, quello che sta in cima alla piramide; anzi, essi non sospettano nemmeno che vi sia una piramide nascosta, da cui parte tutta questa strategia. Per la maggior parte, si tratta di poveri imbecilli che si credono addirittura più intelligenti della media, e blaterano e pontificano tutto il dì sui diritti della persona e i diritti delle minoranze, sulla giustizia, sulla libertà, sul progresso, sulle conquiste di civiltà e su cento altre belle cose di tal genere. Ma sono tutti a libro paga, e da ciò li si può riconoscere facilmente: è in quel modo che il diavolo li ha presi all’amo, tutti, uno dopo l’altro, come tanti stupidi pesci. Qualcuno si è fatto prendere con l’esca dell’ambizione, e quindi con la smania di successo e di potere; qualche altro con l’esca della lussuria; qualche altro ancora con l’esca del denaro. Tutti gli utili idioti hanno un prezzo, tutti sono in vendita: e il guaio è che la loro cattiva coscienza si è talmente sprofondata nel fango della inconsapevolezza, che molti non se ne rendono neppure conto. Sono al servizio del diavolo, ma non lo immaginano affatto; si considerano, al contrario, delle menti libere, delle persone evolute e razionali, addirittura dei campioni del bene, o, quanto meno, della “liberazione” dell’uomo. Per liberarlo, infatti, lo bombardano ogni giorno con dosi industriali di messaggi negativi, osceni, demenziali, pessimistici, nichilisti: tale è la loro funzione, tale è la loro professione.
Prendiamo il caso di un regista di film pornografici: si crede un artista, nel suo genere: riceve ordini dal produttore, è ben pagato, non gl’interessa da dove prenda i soldi il produttore, e meno ancora quel che accadrà alle anime che i suoi film si accingono a corrompere, specialmente quelle dei giovani. Non è affar suo, semplicemente. A un livello più alto, si fa per dire, pensiamo a uno scrittore di romanzi che non sa parlar d’altro che di noia, sesso, perversioni: si crede pure lui un grande artista, ha trovato un editore che lo tratta con i guanti bianchi; che motivo avrebbe di lamentarsi? Ha vinto dei premi letterari, guadagna molto bene, si è comprato la casa e anche la villa al mare, ha divorziato dalla moglie cinquantenne per mettersi con una ragazza di vent’anni, più giovane di sua figlia: bella la vita per lui, non c’è che dire. E intanto seguita a sfornare romanzi il cui messaggio è fatto sempre e solo di noia, pessimismo, sesso animalesco in tutte le varianti. Si è mai chiesto se c’è qualcuno dietro il suo editore? La critica lo tratta piuttosto bene, non mancano i critici che scorgono chissà quali profondità esistenziali nei suoi libri: dopo tutto, è uno scrittore che contribuisce a svelare il lato oscuro del mondo, a denunciare i meccanismi dell’alienazione, e sia pure indirettamente; a far vedere dove si arriva quando il capitalismo trasforma tutto in merce, anche l’amore. Infatti, il nostro uomo è di sinistra: lo è sempre stato, ed è così che ha fatto carriera. La sinistra che diceva di voler difendere gli ultimi e che è divenuta l’ultimo rifugio dei ricchi degenerati, di quelli che si annoiano a morte perché non hanno mai lavorato seriamente un giorno solo nella loro vita. Infine, a un livello ancora più nobile, sempre si fa per dire, ecco il filosofo del momento, il maitre á penser dei nostri giorni: barba da filosofo greco, capelli ossigenati, giacca di lana stile anni ’70, magari coi rinforzi di pelle sui gomiti, pantaloni di velluto e scarpe basse; aria perennemente caustica e annoiata, labbra serrate in un ghigno di disprezzo, da osservatore esterno della commedia umana. Anche lui ha dietro le spalle una grossa casa editrice, che distribuisce i suoi libri in ogni angolo d’Italia ed è riuscita a vendere i diritti anche all’estero, lo leggono pure in Francia e in Gran Bretagna, persino negli Stati Uniti, il che è tutto dire: quando uno arriva lì, significa che è arrivato per davvero. E che dice, il nostro illustre pensatore, la nostra brillantissima testa d’uovo? Miagola e raglia nel coro come tutti quanti, solo adoperando vocaboli un po’ più sofisticati; anzi, diciamo pure che il suo vero stile è l’oscurità, quasi nessuno ci capisce niente, ma quel che conta è il risultato: essendo di sinistra pure lui, ha la strada spianata innanzi a sé, i salotti televisivi se lo contendono, trenta secondi per dire una delle sue solenni cazzate valgono tanto oro quanto se ne può versare nel crogiolo. Le sue elucubrazioni cervellotiche, le sue fumisterie da professore che non scende mai di cattedra sono divenute celebri, come quel suo ghigno sardonico e carico di sufficienza. È una maschera pirandelliana, la sua, che, di Pirandello, ha anche la dimensione umoristica: lui però non ci pensa affatto, anzi, si prende più che mai sul serio: e perché non dovrebbe? Lo prendono tutti sul serio, lo invitano, se lo contendono, lo ascoltano devotamente, fanno la fila alle sue conferenze, perché ponga la sua firma sulle copie dei suoi libri allo studente trepidante o alla casalinga annoiata che vuol sentirsi un poco intellettuale pure lei, anche se non ha letto niente e comunque non capirebbe niente. Ma c’è davvero qualcosa da capire? Ohimè lasso, direbbe Petrarca; ai posteri l’ardua sentenza.
Ebbene: sono tutti collaboratori del diavolo; sono tutti a libro paga di un potere che sfrutta le debolezze umane; sono tutti creature di fango, che sguazzano nel fango: estetico, intellettuale o morale. C’è poi chi sguazza nel fango della politica; chi in quello di una scienza diabolica, dove si fanno esperimenti orrendi e si testano armi sempre più micidiali per la distruzione di popoli interi; chi, poi, si avvoltola beato nel fango delle pseudo religioni, dei culti esotici, delle spiritualità alternative, delle sette occulte, della manipolazione mentale eretta a nobile professione per la salvezza delle anime smarrite. Creature di fango pure queste; parassiti e vampiri che campano sulla sofferenza e sull’angoscia altrui; uomini e donne i quali – per adoprare le parole del Vangelo - sarebbe stato meglio se non fossero mai nati.  Il loro “lavoro” consiste nell’adoperarsi in ogni modo affinché gli uomini restino sprofondati e intrappolati in quello stesso fango, sotto quel cielo buio e sanza stelle. Noi siamo tutti quanti immersi in questa palude, in questo stagno infernale. Questa è la nostra condizione: la condizione dell’uomo moderno. Cui aggiriamo nel pantano e ogni tanto trangugiamo grosse manciate di fango è il solo nutrimento che di cui ci par d’essere degni. Se provassimo a desiderare qualcosa di meglio, ci sentiremmo in colpa. I nostri cani da guardia prezzolati, i nostri bravi intellettuali, salterebbero su a dirci, in tono aspro: E chi mai credi di essere, tu, per desiderare un cibo diverso e migliore da quello che mangiamo anche noi? Pensi forse di essere migliore di noi? Ti reputi al di sopra di noi, che la sappiamo così lunga, tu, un uomo qualunque? In effetti, in ciò consiste la loro sordida professione: devono sorvegliare che nessuno si azzardi a uscire dalla palude. Non solo: che nessuno ne provi mai un reale, concreto desiderio. Perché, in tal caso, gli uomini potrebbero scoprire il gran segreto: che la cosa è assai più facile di quel che si possa immaginare… basterebbe volerlo. Ecco perché bisogna minare quotidianamente, implacabilmente, sgretolare, spezzare, annientare, la volontà dell’uomo moderno. Bisogna ridurlo a un verme, a un lombrico che striscia per terra, sempre nello stesso fango. Guai se gli venisse il sospetto di non essere un verme, dopotutto, ma un uomo; e che lo sfiorasse la mente che dire uomo significa dire: fatto per veder le stelle.


«E quindi uscimmo a riveder le stelle»

di Francesco Lamendola

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