ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 12 maggio 2018

Il mestiere del diavolo

RIHANNA: "LA PAPESSA NERA"


Rihanna, la papessa nera col vizietto del "satanismo". La tendenza alla trasgressione e l’ambizione distruttiva "tipica della cultura Usa": i suoi video sono pieni di messaggi in cui viene proclamata la Regina degli Illuminati 
di Francesco Lamendola  

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Ebbene, sì, lo confessiamo senz’altro: non sapevamo praticamente nulla di lei; non abbiamo mai ascoltato una sua canzone, né visto un suo film; conoscevamo a malapena il suo nome, e solo per averlo udito incidentalmente. E nemmeno uno dei due miliardi di ascolti in streaming che la riguardano, è partito da noi. Evidentemente, vivevamo in due mondi distinti e pressoché privi di comunicazioni: di quel che fa una ragazzotta afroamericana, nativa delle Barbados, agitandosi nel mondo dello spettacolo, fra musica pop, cinema hollywoodiano e sfilate sul tappeto rosso dell’alta moda, ovviamente passando per il mondo dei soldi e dell’impresa in stile americano (è lei stessa stilista di moda, oltre che indossatrice, e proprietaria di una linea di cosmetici) poco c’importa; le nostre frequentazioni culturali e musicali sono di un genere leggermente diverso, senza dubbio alquanto démodé; e le grazie di questa formosa trentenne, un tantino troppo esibite e, per i nostri gusti, irrimediabilmente volgari, non destano in noi una particolare ammirazione. Pure, la vita offre sempre agli ignoranti almeno una buona occasione per colmare le loro lacune più vistose, e così ci siamo imbattuti in lei in occasione del Met Gala di New York dei giorni scorsi, quando, in buona compagnia di attori e attrici, ha indossato con estrema disinvoltura i paramenti papali autentici fatti venire dal Vaticano, dietro pagamento di una cospicua somma (pecunia non olet), non senza esibire le gambe nude fino all’inguine sotto lo spacco della splendida e sontuosa veste pontificale. 

E così ci è venuta la curiosità di sapere qualcosa di più su questa pantera nera dallo sguardo da maliarda, che non provava il benché minimo imbarazzo nel farsi ammirare e fotografare in quelle pose audaci e provocanti, con quei sacri abiti sul suo corpo voluttuoso: tanto per entrare un po’ nella sua psicologia, visto che un’altra, al suo posto, magari si sarebbe sentita tremare, almeno un poco, le vene e i polsi; mentre il suo sguardo di ghiaccio diceva che lei era perfettamente a suo agio durante l’intera, blasfema cerimonia (della quale gli attuali inquilini del Vaticano, sia detto fra parentesi, dovranno un giorno rendere conto, se non agli uomini, certamente a Dio). In tal modo siamo venuti a sapere alcune cosette interessanti, e abbiamo pensato che anche altri potrebbero essere interessati a conoscerle; sebbene non si tratti affatto di segreti e sia sufficiente qualche minuto di pazienza per conoscere dei particolari che, se vivessimo in una società un po’ meno impazzita di quella in cui ci troviamo, dovrebbero mettere qualche pulce nell’orecchio a più di una persona dotata di buon senso, compresi i suoi più sperticati fan e ammiratori. Non che la frizzante signora barbadiana faccia poi così eccezione, nel bel mondo dorato che frequenta abitualmente; in verità, si tratta di una delle tante falene che ronzano attorno a una fiamma assai pericolosa – la fiamma di satana -; ad ogni modo, ecco quel che abbiamo scoperto.

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Rihanna, la papessa nera col vizietto del "satanismo"

Leggendo la corposa voce a lei dedicata da Wikipedia, non abbiamo notato nulla di strano; a parte la solita lacrimosa infanzia da Cenerentola (padre cocainomane, divorzio dei genitori e relativo trauma per la piccina). Al contrario, è risultato che gode fama, come altre stelle e stelline di Hollywood, di grande benefattrice dell’umanità: ha creato la fondazione Believe, con lo scopo di assistere i bambini affetti da malattie terminali, e ha pubblicato un album per raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro: insomma, una autentica fatina buona. Nondimeno, una ragazza che viene su dal nulla e arriva a vincere nove Grammy Awards (l’equivalente dell’Oscar per il cinema), che vende 60 milioni di album e 215 milioni di tracce musicali, e che viene ascoltata da due miliardi di persone in streaming, qualche ricetta magica, qualche segreto interessante lo deve avere. E infatti, tralasciando l’apologetica e melensa biografia di Wikipedia, e cercando altrove, qualche cosa è saltato fuori; e anche più di qualche cosa. È saltato fuori che la signora Rihanna, la diva di centinaia di milioni di ragazzi e di ragazze, è una satanista convinta e “impegnata”; e, siccome il diavolo è sempre generoso nel fare promesse, ci siamo chiesti se almeno una parte di quel successo strepitoso, di quel realizzarsi di un sogno che pareva impossibile, non abbiano per caso a che fare con i tenebrosi rituali che il signore dell’abisso pretende dai suoi adoratori. Perché, a quei livelli – livelli miliardari – sia ben chiaro che il satanismo non è un gioco per quattro sfigati che non sanno come passare le serate, ma è qualcosa di molto, di terribilmente serio.
Ecco cosa scrive il giornalista Bruno Giurato su il Giornale.it del 05/01/2016, citando un paio di monografie del ricercatore Emanuele Fardella – Il lato occulto della musica e Oltre la musica. Simboli e messaggi subliminali - secondo il quale la pop star è affiliata alla loggia satanica degli Illuminati, che ha nel rapper Jay Z, marito di Beyoncé, uomo da 21 Grammy Award e cento milioni di copie vendute nei soli Stati Uniti d’America, uno dei suoi personaggi-chiave:
Le sue fotografie [di Jay Z] sono infatti un tripudio di terzi occhi (con piramide o meno), i suoi testi, come quello di “Empire state of mind”, cantata con Alicia Keys, non mancano di messaggi anticristiani (“Gesù non può salvarti / la vita inizia quando la Chiesa finisce”), certe sue t shirt parlano chiaro: su quella che indossa nel video di “Run this town” si vede la scritta “Do what thou wilt”” (“Fai ciò che vuoi”), motto della O.T.O., Ordo Templi Orientis di Aleister Crowley. (…)
Buona parte delle pop star attuali sarebbe il prodotto del cosiddetto “Progetto Monarch”, una branca del progetto Mk Ultra, messo in piedi dalla Cia nel periodo della guerra fredda “allo scopo di influenzare il comportamento di determinate persone” e a sua volta derivato da esperimenti nazisti. C’è tutta una letteratura, non sappiamo bene quanto attendibile scientificamente, sulle tecniche di persuasione occulte usate dai servizi segreti di vari Paesi. La costante sarebbe la volontà di ri-programmare il comportamento creando dei violentissimi traumi (fatti di abusi, droga, satanismo) che si trasformerebbero in rimozioni e trasformerebbero le vittime in soggetti pilotabili. Vera o meno che sia la spiegazione d’appoggio è suggestivo nel senso del noir dare un’occhiata ai simboli. Ad esempio, scrive Fardella, il video di“Russian Roulette” di Rihanna comprenderebbe diversi segni Monarch, uno per tutti la protagonista in cella mentre un addetto manipola i suoi pensieri.

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Un tempio degli adoratori di satana

Sul sito Presa di Coscienza, invece, si possono leggere cose come queste:
L’industria dell’intrattenimento, in particolare della musica, è spesso “sponsorizzata” da simpatizzanti dell’occhio che tutto vede, conosciuto col nome di “Illuminati”. Molto viene detto su Rihanna, considerata appunto “la regina degli Illuminati”. Riassumo brevemente la sua storia. Nel momento in cui la cantante stava emergendo le è stato chiesto da alcuni appartenenti dell’industria musicale se fosse stata interessata ad avere un successo planetario, soldi e fama. Questo accade a moltissimi attori e cantanti. Rihanna ha accettato, la sua musica è cambiata, il suo look è stato scelto da esperti di comunicazione ed è davvero diventata la star che tutti noi conosciamo. Rihanna però si è anche fatta messaggero degli stessi Illuminati. Per questo ostenta il triangolo e nei suoi concerti si è fatta portatrice di molti simboli massonici (sia nei suoi video, che nei suoi concerti).  I suoi video sono letteralmente pieni di messaggi in cui viene proclamata la Regina degli Illuminati.

Rihanna, la papessa nera col vizietto del satanismo

di Francesco Lamendola
continua su:
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/storia-e-identita/storia-moderna/5856-la-papessa-nera



#MetGala. La Chiesa e il rapporto con la bellezza perduta


di Andrea Michele Gazzola
Ormai è noto. Lo scorso 26 febbraio, la Santa Sede ha aperto gli armadi di casa e concesso, dopo oltre due anni di suppliche, al curatore Andrew Bolton, di poter esporre al Metropolitan Museum of Art di New York un numero di 40 tra oggetti e paramenti sacri. Ovviamente accostati alle realizzazioni di numerosi stilisti, a partire da Coco Chanel fino a Balenciaga e Versace, dove vi è una chiara ispirazione, se non copiatura, dei più pregevoli manufatti delle migliori sagrestie.

Così, pochi giorni fa tutto il gotha dello spettacolo e della moda è accorso ad una delle serate più mondane: un gala benefico per sostenere le attività del Costume Institute e l’inaugurazione appunto dei 5.500 metri quadrati dell’esposizione, visibile da maggio ad ottobre, dal titolo: “Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination“ (Corpi Divini: la moda e l’immaginario cattolico).

Cattolico, appunto. Ma tra il clamore suscitato per le mise di alcune star al limite del blasfemo, è andata in scena forse la più grande e a tratti certamente involontaria attestazione di "devozione" nei confronti della Tradizione, Cattolica appunto, tridentina per di più!

Solo e solamente cattolica non certo protestante o filobergogliana. Manifestazione in se ovviamente difettosa e mancante, se non a tratti da dimenticare, ma umanamente involontaria e sincera perché nell’imitazione si cela inequivocabile la stima e la volontà di voler essere qualcosa che non si è. 

Per i più potrà sembrare uno sfregio, frutto della mondanità che crede di servirsi, oggi, anche dei mezzi propri della divina liturgia, invece, nonostante i reiterati tentativi di depauperare la Santa Liturgia da parte di molti all’interno della Chiesa, Essa rifulge da oggi anche per mano di coloro che tutt’altro hanno che dei servitori della Santa Chiesa; ciò non fosse per screditare ulteriormente le sciatterie di parati illecitamente confezionati in plastica e di bassa fattura, frutto delle aberranti teorie sessantottine di una “chiesa povera”, non oltre specificato cosa. Ma la meraviglia e lo stupore di tutto ciò non sono nuovi.

Il potere esercitato dagli oggetti liturgici ed ecclesiastici in genere va con strabilio da sempre ben oltre il sacro e le persone del sacro. Il paramento nasce da umane necessità tanto quanto le rappresentazioni bibliche all’interno delle chiese, ad esempio l’opera di Giotto nella Basilica di Assisi. Se non rispondessero ad una funzione non avrebbero motivo d’essere dove sono, chiaro sia che per decorazione avrebbero potuto fare qualsiasi altra cosa. Dunque la necessità ne prescrive la presenza e ne obbliga l’utilizzo, la funzione del parato e degli oggetti sacri non è fine a se stessa, ma complementare nel veicolare il messaggio.

Ora il problema, dalla riforma liturgia si è voluto accantonare non degli “oggetti” ma delle necessità provocandone un immenso quanto inspiegabile vuoto, concretamente visibile ed espresso nelle chiese vuote di fedeli. Ciò che accade oggi al Gala non è altro che la profana e parziale realizzazione dei capolavori prelevati dalle sagrestie vaticane: meravigliare, affascinare, destare emozioni e raccontare significati antichissimi che dalla riforma post-conciliare ad oggi sono stati accantonati, nascosti, bistrattati finendo nel migliore dei casi musealizzati, in Vaticano.

La differenza tra un museo in stato Vaticano o all’estero non esiste perché la funzione non viene espressa in nessuno dei due casi. Le emozioni che desterà, ai visitatori, il triregno di Pio IX, saranno solo una parte di quelle che un turista o pellegrino in visita a Roma poteva vivere nel vederlo sulla testa del legittimo portatore con tutto quanto ne conseguiva di seguito. Sarà questa l’ennesima occasione verso la riscoperta della vera chiesa ?! Qualcuno si accorgerà che le contraddizioni attuali altro non sono che il frutto di errate teorie che hanno spinto la sposa di N.S. ad un ciarpame di sciatteria accompagnato da menestrelli in chitarra ?!

Certamente il Gala tutto è tranne che l’intenzionale oscuramento della bellezza voluto dalla chiesa di Roma da cinquant’anni ad oggi. Bellezza copiata già nel 1955/56 quando l’atelier delle Sorelle Fontana produsse per un film di Fellini, che non fu mai girato, il modello cosiddetto “Pretino”. Si trattava di un abito per Anita Ekberg, lunghezza da abito da cocktail, che nient’altro era che una talare filettata cremisi, abbottonata al femminile e completata da un saturno con tanto di nappe. Le tre stiliste temettero la scomunica, ma qualche tempo dopo ricevettero udienza presso il Santo Padre, Pio XII con la famiglia e le maestranze dell’azienda.

Bellezza in dialogo già alcuni secoli prima, dove era usanza tra le nobildonne donare i propri abiti realizzati con i tessuti più preziosi, alla chiesa, per farne confezionarne parati. Dunque niente di nuovo, se non un ancor più chiaro ritorno tramite la bellezza dalla tradizione cattolica di sempre attraverso i secoli, perché si sa, il brutto non ha mai suscitato interesse e non ha mai prodotto niente in nessuno. 

Accuse verso il brutto della chiesa “moderna” che furono già malcelatamente mosse nel 1972 da Federico Fellini nel film “Roma” dove una quasi rassegnata, ma battagliera principessa dell’aristocrazia nera (i più acuti sapranno leggerci una similitudine con un’assai nota principessa difenditrice della tradizione tridentina), esprime il suo scetticismo nei confronti del futuro imperante. La principessa ospita nel suo palazzo una sfilata sacra alla presenza di un cardinale amico di famiglia. Tra le uscite, fantasiose monache à la page che si scontrano con chierici coperti di cotte gricce nella chiara esasperazione di mons. Enrico Dante, fino a giungere alle più dichiarate intenzioni moderniste, “nuovi tessuti !”, profetiche anticipazioni del raccapricciante piviale indossato per l’apertura della Porta Santa del 1999. Saggio invece lo stizzito commento di una  Badessa, seduta fra i blasonati ospiti e certamente ‘old school’: “È il mondo che deve seguire la Chiesa, non il contrario”. Forse è davvero giunto il momento che anche i duri d’orecchie ascoltino. 

IN VERITÀ VI DICO: DAVANTI A QUELLA DONZELLA SACRILEGA DEL CARDINALE GIANFRANCO RAVASI LA STILISTA DONATELLA VERSACE FIGURA COME UN AUTENTICO MONUMENTO DI MASCHILITA’

Don Ariel Levi di Gualdo
Si potrebbe tentare una difesa affermando che anche gli eterosessuali sono narcisisti, vanitosi ed esibizionisti come lo è il Cardinale Gianfranco Ravasi. È vero, ma come qualsiasi specialista in scienze psicologiche può spiegare si tratta di due modi completamente diversi di manifestare il narcisismo, la vanità e l’esibizionismo. È infatti proprio dai modi differenti di manifestare questi tre attributi che si riconosce più che mai la personalità dell’omosessuale e quella dell’eterosessuale.

Anzitutto una premessa: se l’Autorità Ecclesiastica mi rendesse oggetto anche di un flebile ammonimento, desidero ricordare che per farlo in modo legittimo e conforme alle leggi canoniche deve prima dichiarare la piena legittimità e opportunità dell’agire del Cardinale Gianfranco Ravasi, che alla mostra «Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination» [cf. QUIQUI], svoltasi a New York, ha esposto dei paramenti sacri presi dalle sacrestie storiche della Città del Vaticano ed appartenuti e indossati dai Sommi Pontefici; paramenti finiti mescolati su una passerella di donne che hanno sfilato mezze nude con delle mitrie episcopali in testa e con dei simboli da sempre preziosi alla fede cattolica, posti in rilievo sulle parti più inopportune dei loro corpi, più nudi che vestiti.
per molto meno, Gesù Cristo prese a frustate i mercanti nel cortile interno del Tempio di Gerusalemme. Cosa sarebbe accaduto se avesse visto le attricette dell’antica Giudea vestite con le insegne del Sommo Sacerdote?

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la stilista Donatella Versace
posa accanto alla tiara del Beato Pontefice Pio IX

Non è certo mia intenzione rigettare eventuali ammonimenti della legittima Autorità Ecclesiastica, alla quale prima di ricevere il Sacramento dell’Ordine Sacro ho promesso liberamente in età più che matura filiale e devota obbedienza. Però, siccome l’oggetto della mia critica è il pubblico comportamento di un Cardinale, è bene chiarire che io posso essere ammonito, ed in seguito persino condannato, solo dopo che l’Autorità Ecclesiastica avrà prima dichiarato legittimo e conforme alla migliore tutela della dignità e della sacralità di Santa Romana Chiesa l’agire del Cardinale Gianfranco Ravasi, dimostrando e motivando che a cadere in errore sono stato invece io per averlo criticato con una durezza proporzionata a ciò che di grave ha fatto lui. Se prima non sarà chiarito questo, ogni ammonimento ― peggio qualsiasi eventuale censura ― ricadrebbe sotto quella invalidità che la renderebbe nulla, poiché non conforme a quanto disposto dalle leggi ecclesiastiche [can. 1339-1340, can. 1341-1353, can. 1720-1728].
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la corona di spine di Nostro Signore Gesù Cristo ridotta a collanina sotto la testa di una figura androgina
sfilata …

(Il resto da leggere su:


https://www.maurizioblondet.it/in-verita-vi-dico-davanti-a-quella-donzella-sacrilega-del-cardinale-gianfranco-ravasi-la-stilista-donatella-versace-figura-come-un-autentico-monumento-di-maschilita/

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