ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 19 maggio 2018

Un antidoto alla spudorata degenerazione

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Deriva della gerarchia cattolica: come uscirne?

Omnes declinaverunt, simul inutiles facti sunt: non est qui faciat bonum, non est usque ad unum. Tu vero, Deus, deduces eos in puteum interitus (Sal 52, 4; 54, 24).

«Sono tutti andati fuori strada, insieme son diventati inutili: non c’è chi faccia il bene, non ce n’è neppure uno. Ma tu, o Dio, li farai finire in un abisso di rovina». Chi devia dal retto sentiero della dottrina e della prassi cattoliche non soltanto si rende inutile e stolto, ma corre pure il rischio di precipitare all’Inferno con tutti quelli che lo seguono. Ma com’è possibile che buona parte della gerarchia cattolica sia venuta meno al suo compito e stia andando miseramente alla deriva? Deve pur esserci una spiegazione. Un dato meramente cronologico indica che le attuali guide della Chiesa si sono formate – guarda caso – dopo il Concilio Vaticano II. In maniera sintetica, si può affermare che nell’ultimo mezzo secolo sono state imposte un’educazione teologica, una forma liturgica e una prassi pastorale che hanno assunto e incorporato la contraddizione, il soggettivismo e il relativismo, deformando la mente dei chierici e assuefacendola ad essi.


È così che anche gli avvenimenti più sconvolgenti possono essere “normalizzati” con una cortina fumogena di vuote parole e di volgare ipocrisia, regolarmente quanto clamorosamente smentite dagli atti. La casta clericale non ne è minimamente scossa, assorbita com’è dalla sua vita beata e gaudente; il suo cervello registra unicamente informazioni filtrate e ingentilite dal politicamente corretto dei quotidiani. Se mai fossero costretti a guardare in faccia la realtà, d’altronde, sarebbero colti da una crisi di panico, trovandosi totalmente sprovvisti delle risorse psicologiche e spirituali necessarie per far fronte alla temibile presa di coscienza. Questo mondo buono, progredito e civile, retto da apparati costituzionali, partiti omo-democratici, commissioni europee, agenzie delle nazioni unite, organizzazioni non governative, comunità di sant’egidio, gruppi abele e mafie varie, incarna i più alti ideali del loro umanesimo integrale… cioè della nuova religione che ha sostituito quella cattolica. Sareste così crudeli da svegliarli dal loro bel sogno?

Ora ci domandiamo: esiste un antidoto a tale spudorata degenerazione? Ovviamente, sì: avrebbe forse potuto, lo Sposo della Chiesa, abbandonarla tutta a questa deriva? Ebbene, no: ci ha lasciato i mezzi indispensabili per immunizzarci dall’errore. Chi ne è stato inizialmente infettato, rispetto a chi ne è rimasto del tutto esente, ha il vantaggio di esserne vaccinato e di aver sviluppato potenti anticorpi, che gli hanno poi permesso di individuare gli antidoti e di assumerli in modo equilibrato, evitandone frequenti effetti collaterali. Se le menti del clero sono state contaminate dai virus di una formazione, di una liturgia e di una prassi improntate a princìpi contraddittori, soggettivistici e relativistici, la cura non può consistere se non in una regolare assunzione della teologia classica, della Messa e del Breviario antichi, nonché della disciplina tradizionale di chierici e religiosi.

L’unico rimedio, dunque, non può essere altro che una riappropriazione della Tradizione al fine di reinnestarsi, con l’aiuto della grazia, sull’albero da cui si è stati recisi, così da riconnettersi alle radici. Per Tradizione, evidentemente, non intendiamo un guscio vuoto di forme e precetti esterni sclerotizzatosi negli anni Cinquanta nell’illusorio tentativo di frenare una crisi di fede già avanzata, bensì l’intero patrimonio cristiano, il quale abbraccia venti secoli e comprende sia l’Oriente che l’Occidente. Ma senza la teologia patristica e scolastica, la liturgia di sempre e un po’ di ascesi è impossibile anche solo comprendere gli scritti e le vite di Santi e Dottori: sarebbe come studiare la vita dell’orso polare nel deserto del Sahara. In altre parole, bisogna rientrare, per quanto possibile, nel loro ambiente vitale; altrimenti li si tratta come mero pretesto di esercitazioni intellettuali o come lontane autorità di una sterile precettistica che non santifica nessuno.

La marea montante del male sta travolgendo tutto con la benedizione del clero; è un’inarrestabile inondazione che non trova più alcuna barriera. Anche le persone di retta coscienza assistono impotenti al dilagare istituzionale di crimini orrendi, immoralità innominabili, plateali menzogne, dissacrazioni blasfeme e accecanti ingiustizie. Gli agenti del nemico sono ormai presenti ovunque, comprese le scuole e le parrocchie, dotati di un potere incontrastato che sembra paralizzare qualsiasi opposizione. Con il pretesto dell’educazione sessuale obbligatoria, bambini e adolescenti, per essere poi violabili anche nel corpo, sono violati nella mente e nella psiche da commissari del regime che nessuno può fermare e che con le proprie “lezioni”, dove ce ne fosse ancora bisogno, tolgono i freni inibitori alle loro più morbose pulsioni per incitarli alle più ripugnanti forme di perversione, che possono pure filmare e divulgare sulla Rete praticamente in diretta.

Su un altro versante, certi “giochi” alla moda (come le tavolette Ouija o il Charlie challenge) li avviano a forme apparentemente innocue di occultismo, esponendoli alle infestazioni maligne tramite sedute spiritiche semplificate. Alle devastanti sofferenze psichiche causate in loro dalla crisi del matrimonio, quella stessa società in dissoluzione che l’ha provocata propone a rimedio lo Yoga o la meditazione trascendentale, di recente illustrata in Vaticano da una cantante lesbica dedita al satanismo. Il dialogo aperto auspicato dal cardinal Ravasi, curiosamente, dà la parola sempre e soltanto ai nemici della fede, senza che sia mai data un’opportunità di replica. Ma, a parte questo caso eclatante di sodomia intellettuale, le risposte gerarchiche all’assalto di demoniaca perversione di cui siamo testimoni sono immancabilmente ambigue, compiacenti o prone ai poteri occulti in nome della tolleranza verso una diversa visione del mondo, se non in aperta apologia del vizio contro natura, celebrato in tutta Italia con chiesastiche veglie e fiaccolate.

Il moderno “clero giurato”, castrato dal rispetto della legalità e delle istituzioni democratiche, non sa far altro che irridere, ostracizzare o compatire le poche Cassandre che stanno suonando l’allarme. Di questa realtà allucinante, che supera la più accesa fantasia, le loro menti offuscate si sforzano di fare letture pacate, analisi articolate, valutazioni equilibrate… come se fosse possibile conciliare la verità e il bene con il vizio, la menzogna e l’errore. L’assimilazione acritica di una pseudoesegesi storicistica che nega persino i dati fondamentali della fede, di una pseudoteologia antropocentrica che potrebbe fare a meno anche di Dio, di una pseudostoria della Chiesa impregnata di pregiudizi illuministici e di leggende nere, di una pseudomorale della situazione che dissolve ogni norma oggettiva, di una pseudospiritualità psicologistica o socialeggiante, a seconda dei gusti… ha creato dei filtri mentali che ottundono il giudizio intellettuale e rendono sospetta qualsiasi affermazione netta e precisa sulla realtà oggettiva.

Nel bel mezzo del marasma, imperturbabili nella loro ignavia sanza ’nfamia e sanza lodo, ci sono loro, gli ineffabili conservatori conciliari, ai quali ben si addice la lucida, severa e poco conciliante analisi dei semiariani da parte di un grande vescovo che anche oggi sarebbe cacciato ed esiliato, sant’Atanasio d’Alessandria († 373): «Volete essere figli della luce, ma non rinunciate ad essere figli del mondo. Dovreste credere alla penitenza, ma credete alla felicità dei tempi nuovi. Dovreste parlare della grazia, ma preferite parlare del progresso umano. Dovreste annunciare Dio, ma preferite predicare l’uomo e l’umanità. Portate il nome di Cristo, ma sarebbe più giusto se portaste il nome di Pilato. Siete la grande corruzione, perché state nel mezzo. Volete stare in mezzo tra la luce e il mondo. Siete maestri del compromesso e marciate col mondo. Io vi dico: fareste meglio ad andarvene col mondo e ad abbandonare il Maestro, il cui regno non è di questo mondo».

Quelli che stanno nel mezzo, i funamboli del normalismo, sono un fattore di putrefazione perché, per difendere le proprie posizioni, né si oppongono efficacemente agli eretici né permettono ai credenti di seguire la volontà di Dio manifesta, sic et simpliciter, senza artificiosi sofismi. Le loro critiche ai primi sono sempre garbate, sfumate, mai sopra le righe, mentre la coerenza dei secondi mette in imbarazzo la loro deliberata mediocrità o ne intralcia i meschini interessi. Così, da una parte, lasciano libero corso ai virus che infettano il Corpo mistico; dall’altra, neutralizzano i rimedi che potrebbero risanarlo. Il loro culto più intenso, dopo il denaro e il potere, va al fondatore (già canonizzato o in via di esaltazione) piuttosto che a Gesù Cristo, trattato tutt’al più come un soggetto letterario o un reperto archeologico. Chi vuole facili sicurezze, in ogni caso, non deve far altro che aggregarsi a loro e lasciarsi indottrinare. Ma noi, grazie a Dio e a Maria, abbiamo ormai trovato il vero antidoto, unica via verso una santità reale, che non sia soltanto una parola.

Fiant sicut foenum tectorum, quod priusquam evellatur exaruit, de quo non implevit manum suam qui metit, et sinum suum qui manipulos colligit. Sacerdotes tui induantur iustitiam, et sancti tui exsultent* (Sal 128, 6-7; 132, 9).

* Siano come l’erba dei tetti, che secca prima ancora d’esser strappata, di cui non si riempie la mano chi miete né il grembo chi raccoglie covoni (= il Signore nel giudizio dei salvati; cf. Mt 3, 12; Ap 14, 15-16). I tuoi sacerdoti indossino la giustizia e i tuoi fedeli esultino.

Per i più arditi:
http://lascuredielia.blogspot.it/p/maledictio-contra-seductores.html

Pubblicato da Elia
http://lascuredielia.blogspot.it/2018/05/deriva-della-gerarchiacattolica-come.html

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