ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 30 agosto 2018

Ciò che non si dice quasi mai

Come superare la crisi? Con il Santo Curato d’Ars!


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIH6SDxLQLF5qu-r0f6L84wXdfgLiURFIdxfpbTM8IEleGhhalKhtqBKH17pAIuvWzTQmTjBRaerOjprgdLAU9d3RLfnbq0tyY4omrwaCaF0Pe9ZIycEy33JkGUG6VNuaMp_RANJlwywx-/s1600/peccato%252C+diavolo%252C+curato+d%2527ars.jpg (immagine aggiunta)
    Durante tutta questa nuova crisi dolorosamente vissuta dalla Chiesa a causa delle varie vicende di abusi sessuali sono rimasto colpito dal modo burocratico, ma forse sarebbe meglio dire manageriale, di affrontare la questione da parte dei vescovi degli Stati Uniti. Con poche eccezioni (da segnalare quella del vescovo Morlino), essi parlano come amministratori d’azienda alle prese con bilanci da far quadrare e campagne di immagine da realizzare. Annunciano piani, percorsi, esami, discettano di prove e comitati esecutivi, si occupano di procedure e politiche, valutano azioni di coordinamento e normative, dicono che le situazioni vanno disciplinate. Tutto giusto, per carità. Ma l’impressione generale è di freddezza. Anche se continuamente ci sono richieste di perdono, sembra che questi pastori non sappiano parlare con il cuore in mano. Avverti che sono lontani, immersi in un mondo parallelo che non è quello in cui vivono tutti i giorni le persone comuni. Capisco le responsabilità che pesano su di loro e la necessità di rispondere a campagne di stampa a volte molto dure, ma forse se almeno ogni tanto si ricordassero di non essere dirigenti e gestori di un’azienda, ma padri, risulterebbero più convincenti e i fedeli li guarderebbero con maggiore fiducia.

Ciò che non si dice quasi mai, o troppo raramente, è che la crisi attuale è la crisi del prete e del vescovo. È crisi di queste due figure centrali e insostituibili per la vita della Chiesa. Ed è crisi spirituale, con radici teologiche, prima che crisi funzionale.
Chi è il prete? Chi è il vescovo? Ecco le domande che vanno poste di nuovo. È sull’identità sacramentale di queste due figure che ci si deve interrogare. Le procedure e le normative vengono dopo.
Anziché preoccuparsi tanto di rispondere all’opinione pubblica con le parole giuste al momento giusto, secondo logiche di tipo amministrativo e politico, farebbe bene ai pastori rileggersi qualche pagina, che so, del santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney.
Sentite qui: «Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore… Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra… Che ci gioverebbe una casa piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni».
«Lasciate una parrocchia, per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie».
«Il prete non è prete per sé, lo è per voi».
«Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù».
«Bisogna fare come i pastori nei pascoli durante l’inverno: accendono il fuoco, ma di volta in volta corrono a raccattare legna da tutte le parti per mantenerlo acceso. Se noi sappiamo, come i pastori, ravvivare continuamente il fuoco dell’amore di Dio nel nostro cuore attraverso le preghiere e le buone opere, non si spegnerà mai».
Non vogliamo lunghi documenti, ma preti e vescovi santi!
Di fronte alle tante lettere che in questi ultimi tempi sono state scritte nel tentativo di far fronte al fenomeno degli abusi sessuali, vengono in mente le parole che don Divo Barsotti riservò ai documenti conciliari, quando scrisse: «Io sono perplesso nei confronti del Concilio: la pletora dei documenti, la loro lunghezza, spesso il loro linguaggio, mi fanno paura. Sono documenti che rendono testimonianza di una sicurezza tutta umana più che di una fermezza semplice di fede».
E ancora: «Nulla mi sembra più grave, contro la santità di Dio, della presunzione dei chierici che credono, con un orgoglio che è soltanto diabolico, di poter manipolare la verità, che pretendono di rinnovare la Chiesa e di salvare il mondo senza rinnovare se stessi».
Alla luce di quanto sta succedendo oggi, vengono i brividi.
Che cosa potrà mai migliorare nella Chiesa se l’episcopato pensa (è ancora don Barsotti che parla) «di poter rinnovare ogni cosa obbedendo soltanto al proprio orgoglio, senza impegno di santità, in una opposizione così aperta alla legge dell’evangelo che ci impone di credere come l’umanità di Cristo è stata strumento dell’onnipotenza dell’amore che salva, nella sua morte»?
Datemi del sempliciotto, ma manderei i signori vescovi americani, con tutto il rispetto, a lezione dal Santo Curato d’Ars e da don Divo Barsotti.
Tutta da leggere è la riflessione del bravo vescovo Robert Morlino di Madison.
«Siamo una Chiesa fatta di peccatori, ma siamo peccatori chiamati alla santità. Allora, che cosa c’è di nuovo? La novità è l’apparente accettazione del peccato da parte di alcuni nella Chiesa e gli sforzi apparenti di coprirlo da parte loro e di altri. A meno che e finché non prendiamo sul serio la nostra chiamata alla santità, noi, come istituzione e come individui, continueremo a soffrire il “salario del peccato”».
«Per troppo tempo abbiamo diminuito la realtà del peccato – ci siamo rifiutati di chiamare peccato un peccato – e abbiamo scusato il peccato in nome di un’errata nozione di misericordia. Nei nostri sforzi per essere aperti al mondo siamo diventati fin troppo disposti ad abbandonare la Via, la Verità e la Vita. Allo scopo di evitare di offendere, offriamo a noi stessi e agli altri buone maniere e consolazione umana».
«Ma per essere chiari, nelle situazioni specifiche che ci stanno interessando, stiamo parlando di atti sessuali devianti – quasi esclusivamente omosessuali – fatti da chierici. Stiamo parlando anche di proposte omosessuali e di abusi contro seminaristi e giovani sacerdoti da parte di potenti sacerdoti, vescovi e cardinali. Stiamo parlando di atti e azioni che non solo violano le sacre promesse fatte da alcuni, in breve, il sacrilegio, ma violano anche la legge morale naturale per tutti. Chiamarli altrimenti sarebbe ingannevole e non farebbe che ignorare ulteriormente il problema».
«Ci si è impegnati a fondo per mantenere separati gli atti che rientrano nella categoria degli atti di omosessualità, ormai accettabili dal punto di vista culturale, dagli atti di pedofilia pubblicamente deplorevoli. Vale a dire che fino a poco tempo fa i problemi della Chiesa sono stati dipinti solo come problemi di pedofilia – questo nonostante chiare prove del contrario».
«È giunto il momento di essere onesti sul fatto che i problemi sono entrambi e che sono più numerosi. Cadendo nella trappola di analizzare i problemi in base a ciò che la società potrebbe trovare accettabile o inaccettabile, si ignora il fatto che la Chiesa non ne ha MAI considerato accettabile nessuno – né l’abuso dei ragazzi, né l’uso della propria sessualità al di fuori della relazione coniugale, né il peccato di sodomia, né l’ingresso di chierici in rapporti sessuali intimi, né l’abuso e la coercizione da parte di coloro che hanno autorità».
«È tempo di ammettere che c’è una sottocultura omosessuale all’interno della gerarchia della Chiesa cattolica che sta scatenando grandi devastazioni nella vigna del Signore. L’insegnamento della Chiesa dice chiaramente che l’inclinazione omosessuale non è di per sé peccaminosa, ma è intrinsecamente disordinata in modo da rendere ogni uomo che sia stabilmente afflitto da essa inidoneo ad essere sacerdote. E la decisione di agire su questa inclinazione disordinata è un peccato così grave che grida al cielo vendetta, specialmente quando si tratti di sfruttamento dei giovani o dei vulnerabili. Tale malvagità dovrebbe essere odiata con un odio perfetto. La stessa carità cristiana esige che si odi la malvagità così come si ama il bene. Ma mentre odiamo il peccato, non dobbiamo mai odiare il peccatore, che è chiamato alla conversione, alla penitenza e alla rinnovata comunione con Cristo e con la sua Chiesa, attraverso la sua inesauribile misericordia».
Grazie vescovo Morlino!
Aldo Maria Valli

"Sono un Sacerdote cattolico: felice ed orgoglioso della mia vocazione" la lettera al New York Times che commuove

Un Sacerdote da 20 anni missionario in Angola il 28 agosto scorso ha scritto al prestigioso New York Times ma la sua lettera potrebbe essere indirizzata a tutti i giornali del mondo che in questi giorni in vari modi stanno mettendo in croce il Sacerdozio Cattolico: una persecuzione super mediatica che dura da diversi decenni.
Il Missionario sottolinea: "non è mia intenzione fare un'apologia della Chiesa e dei sacerdoti.Il sacerdote non è né un eroe né un nevrotico".
Il Papa ricorda pure che «dietro ogni persecuzione, sia a cristiani sia agli umani, c’è il diavolo, c’è il demonio» QUI 
AC


La Lettera di un sacerdote cattolico al NEW YORK TIMES 
di Padre Martin Lasarte sdb

"Caro fratello e sorella giornalista, sono un semplice sacerdote cattolico.
Sono felice ed orgoglioso della mia vocazione.
Da ventanni vivo in Angola come missionario.
Vedo in molti mezzi di informazione, soprattutto nel vostro giornale, l'ampliamento del tema dei sacerdoti pedofili, con indagini condotte in modo morboso sulla vita di alcuni sacerdoti.
Così si parla di uno di una città negli Stati Uniti negli anni 70, di un altro nell'Australia degli anni '80, e cosi a seguire di altri casi recenti...
Certamente questo è da condannare!
Si vedono alcuni articoli giornalistici misurati ed equilibrati, ma anche altri pieni di preconcetti e persino di odio.
Il fatto che persone, che dovrebbero essere manifestazioni dell'amore di Dio, siano come un pugnale nella vita di innocenti, mi provoca un immenso dolore.
Non esistono parole che possano giustificare tali azioni.
E non c'è dubbio che la Chiesa non può che schierarsi a fianco dei più deboli e dei più indifesi. 
Pertanto ogni misura che venga presa per la protezione e la prevenzione della dignità dei bambini sarà sempre una priorità assoluta.
Tuttavia, incuriosisce la disinformazione e il disinteresse per migliaia e migliaia di sacerdoti che si spendono per milioni di bambini, per tantissimi adolescenti e per i più svantaggiati in ogni parte del mondo!
Ritengo che al vostro mezzo di informazione non interessi che io nel 2002, passando per

zone minate, abbia dovuto trasferire molti bambini denutriti da Cangumbe a Lwena (in Angola), poiché né se ne occupava il governo, né le ONG erano autorizzate.
E neanche vi importa che io abbia dovuto seppellire decine di piccoli, morti nel tentativo di fuggire dalle zone di guerra o cercando di ritornare, né che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone in Messico grazie all'unica postazione medica in 90.000 Km2, e grazie anche alla distribuzione di alimenti e sementi.
Non vi interessa neppure che negli ultimi dieci anni abbiamo dato l'opportunità di ricevere educazione ed istruzione a più di 110.000 bambini...
Non ha risonanza mediatica il fatto che, insieme ad altri sacerdoti, io abbia dovuto far fronte alla crisi umanitaria di quasi 15.000 persone tra le guarnigioni della guerriglia, dopo la loro resa, perché non arrivavano alimenti né dal Governo, né dall'ONU.
Non fa notizia che un sacerdote di 75 anni, Padre Roberto, ogni notte percorra la città di Luanda e curi i bambini di strada, li porti in una casa di accoglienza nel tentativo di farli disintossicare dalla benzina e che in centinaia vengano alfabetizzati.
Non fa rumore che altri sacerdoti, come Padre Stefano, si occupino di accogliere e dare protezione a ragazzi picchiati, maltrattati e persino violentati.
E non interessa che Frate Maiato, malgrado i suoi 80 anni, vada di casa in casa confortando persone malate e senza speranza.
Non fa notizia che oltre 60.000, tra i 400.000 sacerdoti e religiosi, abbiano lasciato la propria terra e la propria famiglia per servire i loro fratelli in un lebbrosario, negli ospedali, nei campi profughi, negli istituti per bambini accusati di stregoneria o orfani di genitori morti di AIDS, nelle scuole per i più poveri, nei centri di formazioneprofessionale, nei centri di assistenza ai sieropositivi...o, soprattutto, nelle parrocchie e nelle missioni, incoraggiando la gente a vivere e ad amare.
Non fa notizia che il mio amico, Padre Marco Aurelio, per salvare alcuni giovani durante la guerra in Angola li abbia condotti da Kalulo a Dondo e sulla strada di ritorno alla sua missione sia stato trivellato di colpi; non interessa che frate Francesco e cinque catechiste, per andare ad aiutare nelle aree rurali più isolate, siano morti per strada in un incidente; non importa a nessuno che decine di missionari in Angola siano morti per mancanza di assistenza sanitaria, per una semplice malaria; che altri siano saltati in aria a causa di una mina mentre andavano a far visita alla loro gente.
Nel cimitero di Kalulo si trovano le tombe dei primi sacerdoti giunti nella regione...nessuno è arrivato ai 40 anni!
Non fa notizia accompagnare la vita di un sacerdote "normale" nella sua quotidianità, tra le sue gioie e le sue difficoltà, mentre spende la propria vita, senza far rumore, a favore della comunità di cui è al servizio.
La verità è che non cerchiamo di fare notizia, bensì semplicemente cerchiamo di portare la Buona Notizia, quella che senza rumore iniziò nella notte di Pasqua.
Fa più rumore un albero che cade, che non un bosco che cresce. 
Non è mia intenzione fare un'apologia della Chiesa e dei sacerdoti.
Il sacerdote non è né un eroe, né un nevrotico.
È un semplice uomo che, con la sua umanità, cerca di seguire Gesù e di servire i suoi fratelli.
In lui ci sono miserie, povertà e fragilità come in ogni essere umano; ma ci sono anche bellezza e bontà come in ogni creatura...
Insistere in modo ossessivo e persecutorio su un tema, perdendo la visione di insieme, crea realmente caricature offensive del sacerdozio cattolico e di questo mi sento offeso.
Giornalista: cerchi la Verità, il Bene e la Bellezza.
Tutto ciò la renderà nobile nella sua professione. Amico... le chiedo solo questo...
In Cristo, Padre Martin Lasarte sdb

"Il mio passato, Signore, lo affido alla tua Misericordia; il mio presente al tuo Amore; il mio futuro alla tua Provvidenza".
Speriamo che tutti noi cattolici possiamo fare un po' da contrappeso, non solo condividendo questo messaggio, ma con l'esempio della nostra vita. (Prima Pagina News)
Martedì 28 Agosto 2018

Fonte: Prima pagina news, PPN Agenzia Stampa Nazionale QUI 
http://blog.messainlatino.it/2018/08/sono-un-sacerdote-cattolico-felice-ed.html

Il passato di Viganò raccontato da Andrea Tornielli e altri


Mentre Bergoglio, invitato a dire qualcosa sul dossier Viganò, non risponde e non nega, sarà bene andare indietro nel tempo,  nel 2012, all’epoca in cui esplode il primo caso Viganò.
Andrea Tornielli presenta Viganò come un ecclesiastico impegnato a sconfiggere sprechi ed abusi, con il beneplacito di Benedetto XVI, e molti nemici che remano contro, in primis il problematico Bertone:
” C’è un episodio non detto nella polemica che da giorni riguarda le accuse rivolte dall’allora segretario del Governatorato, il vescovo Carlo Maria Viganò, nominato nunzio negli Stati Uniti dopo aver scritto drammatiche lettere al Papa e al Segretario di Stato Tarcisio Bertone, nelle quali si parla di episodi di «corruzione» in Vaticano. Le lettere riservate del prelato – la cui vicenda venne rivelata da Vatican Insider lo scorso 26 giugno – indirizzate a Benedetto XVI e al suo principale collaboratore, sono state esibite dal giornalista Gianluigi Nuzzi durante la puntata della trasmissione d’inchiesta di La7 «Gli intoccabili».
In quelle lettere, Viganò al quale era stato ormai comunicata la decisione del Papa di nominarlo nunzio negli Stati Uniti che lo allontanava (promuovendolo) dal Governatorato dopo neanche due anni e dopo innegabili risultati di moralizzazione e di tagli alle spese, si diceva vittima di un complotto, che era passato anche attraverso alcuni articoli anonimi pubblicati su «Il Giornale», e indicava nomi e cognomi degli ispiratori, citando come ispiratore ultimo monsignor Paolo Nicolini, delegato per i settori amministrativo-gestionali dei Musei Vaticani.
In una lettera inviata l’8 maggio 2011 al cardinale Bertone, Viganò attribuisce alla responsabilità di Nicolini «contraffazioni di fatture» e ammanchi, una «partecipazione di interessi» in società inadempienti verso il Governatorato «per almeno due milioni duecentomila euro e che, antecedentemente aveva già defraudato “L’Osservatore Romano”, per oltre novantasettemila Euro e l’Apsa, per altri ottantacinquemila». Inoltre Viganò accusava Nicolini di «arroganza e prepotenza nei confronti dei collaboratori che non mostrano servilismo assoluto nei suoi confronti, preferenze, promozioni e assunzioni arbitrarie fatte a fini personali».
Nella replica alla trasmissione di La7 che il giorno successivo padre Federico Lombardi ha reso nota su mandato della Segreteria di Stato, sono state fornite indicazioni dalle quali risulta che l’innegabile opera moralizzatrice e risanatrice della gestione Viganò sui bilanci – il presepe in piazza San Pietro, ad esempio, è passato da un costo di 550.000 euro a 300.000 – è stata un merito non attribuibile soltanto al suo impegno, ma anche a quello del suo superiore diretto, il cardinale Giovanni Lajolo, come pure alla gestione più oculata dei Musei Vaticani: tutto ciò ha permesso ai conti di tornare in attivo di qualche milione di euro, mentre in precedenza di registrava un pesante deficit.
Quello che non è stato rivelato dal comunicato della Santa Sede, è che sulle accuse di Viganò a Nicolini è stata svolta un’inchiesta interna, affidata a una commissione disciplinare, presieduta da un ex uditore della Rota Romana, monsignor Egidio Turnaturi. La commissione ha ascoltato i testimoni citati nelle drammatiche lettere del prelato. Per quanto riguarda gli articoli anonimi su «Il Giornale», si è concluso con l’«indimostrabilità» delle attribuzioni messe nero su bianco da Viganò, mentre dopo le indagini si sono rivelate non fondate altre accuse relative a monsignor Nicolini, anche se la commissione ha ritenuto riscontrati i rilievi riguardanti il suo carattere e ha suggerito di prendere provvedimenti.
Questo tassello è importante per ricostruire la vicenda, perché altrimenti si potrebbe essere indotti a pensare che le segnalazioni di irregolarità o di reati rimangano senza seguito Oltretevere. «Ovviamente – spiega a Vatican Insider un’autorevole fonte vaticana – monsignor Viganò ha fatto il suo dovere denunciando riservatamente ai superiori ciò che riteneva necessario denunciare. Ma non si deve immaginare che le sue denunce siano state considerate carta straccia o prontamente archiviate».
La decisione del Papa, messo a conoscenza degli esiti dell’inchiesta e consultati Bertone e Lajolo, è stata di nominare l’arcivescovo nunzio apostolico negli Stati Uniti: innegabilmente un «promoveatur ut amoveatur», se è vero che al prelato era stata in qualche modo «promessa» la successione ai vertici del Governatorato con annessa porpora cardinalizia. La decisione è stata presa a motivo del clima di tensione che si è venuto a creare nello Stato della Città del Vaticano. E le parole di Lombardi sulla piena fiducia nutrita dal Pontefice verso Viganò, sta a indicare il riconoscimento dei suoi meriti nel processo di risanamento. Certo, ci si potrebbe anche domandare per quale motivo, se si sono considerate tutte infondate le accuse rivolte dal prelato nelle lettere, lo si è considerato poi degno di ricoprire un incarico delicato e di prestigio qual è quello di capo dell’ufficio diplomatico di Washington, responsabile dei rapporti con la Casa Bianca e stretto collaboratore del Papa nella scelta della classe dirigente della Chiesa statunitense. Un incarico che richiede equilibrio, riservatezza e ottime capacità diplomatiche.
Un’altra domanda riguarda la continuazione o l’eventuale rallentamento, del processo di risanamento operato da Viganò. E su questo dovrebbe rimanere alta l’attenzione, fuori e dentro le mura, per evitare che si ripetano o continuino episodi oggettivamente scandalosi, tanto più un periodo di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo. È stato scioccante apprendere che un presepe composto di una stalla o di una grotta ricostruita in Piazza San Pietro costava tanto quanto una bifamiliare nella campagna romana. Quest’anno, il primo dopo la «cura Viganò», il presepe è costato come l’anno precedente, 300.000 euro, e secondo alcune indiscrezioni si starebbe lavorando per dimezzarne il costo nel 2012.
Di certo, anche se nel comunicato padre Lombardi tendeva a stemperare le tensioni affermando come non corrisponda alla realtà presentare il Vaticano attraversato «da liti, divisioni e lotte di interessi», l’immagine che esce dalle lettere e dal fatto che le lettere siano state divulgate, è invece proprio quella. È innegabile che la vicenda Viganò si inserisca in un panorama più ampio: quello dei persistenti problemi di governo interni alla Segreteria di Stato guidata dal cardinale Bertone. La diffusione delle lettere scritte appena qualche mese fa, sta a indicare che queste lotte ci sono state, ci sono, e prevedibilmente continueranno.
Precedentemente Tornielli aveva presentato così la nomina di Viagnò al governatorato:
Il Governatorato non naviga in buone acque: la crisi ha bruciato quasi la metà dei suoi investimenti e il buco è diventato considerevole, tanto che si parla della possibilità di una sorta di commissariamento per quanto riguarda la gestione dei conti”

Altri giudizi su Carlo Maria Viganò:
l’arcivescovo ingenuo ma onesto“, Marco Lillo, Il fatto quotidiano (27 gennaio 2012)
è persona di intelligenza vivissima, si muove come fosse un manager o un imprenditore. Non lascia nulla all’improvvisazione. E’ uomo di fede profonda, dotato di carattere deciso, che lo porta ad assumere anche posizioni scomode e rischiose. E’ intransigente, ha coraggio, ottime capacità e forza di volontà. Così rompe presto gli indugi e denuncia al pontefice, nero su bianco, ammanchi, casi di corruzione, appalti gonfiati…” (Gialuigi Nuzzi, in Peccato originale)

di Masismo Franco, in La crisi dell’impero vaticano
Nel luglio del 2009 Benedetto XVI aveva scelto Viganò come segretario generale del governatorato, l’ente che gestisce tutti gli acquisti, gli appalti e le costose ristrutturazioni edili d’oltretevere. Monsignor Viganò è un uomo amante del rigore e della trasparenza, ha un carattere brusco e diretto ed è subito mal sopportatoto nelle alte sfere degli ambienti vaticani. I suoi nemici sono molti perchè lui taglia interessi e privilegi consolidati.
Anche Tarcisio Bertone è un suo nemico, ed è un nemico potente che è riuscito a costruire una ragnatela di potere nominando cardinali e monsignori di sua fiducia alla guida di numerosi enti chiave in Vaticano. Viganò in poco più di un anno e mezzo (dal luglio del 2009 al 22 marzo 2011) aveva lavorato molto bene risanando i conti a lui affidati, portandoli da un profondo passivo all’attivo; ma il 22 marzo del 2011 fu convocato da Tarcisio Bertone. che gli comunicò che doveva lasciare il suo incarico con tre anni di anticipo perché il suo lavoro stava provocando dei dissapori in Vaticano. Viganò ne uscì furibondo perchè non solo non gli veniva riconosciuto il buon lavoro fatto ma, addirittura, lo si licenziava con tre nni di anticipo. Anche lui, come fece Dino Boffo, cominciò ad indagare per scoprire quali e quanti fossero i suoi nemici dentro e fuori le mura Vaticane e, da tali indagini, ne derivò una fitta corrispondenza fra gli alti vertici di tanta “santità” in cui si scoprono cattiverie e nefandezze degne della più bassa plebe. Tale carteggio avrebbe dovuto rimanere segreto, per l’ipocrisia e il “buon nome” di certe “santità”, ma, grazie alla rivolta silenziosa dei “corvi” è emersa ed è stato resa pubblico. In ogni caso la sorte di Viganò fu quella tracciata dai suoi nemici: all’età di 71 anni egli dovette lasciare l’Italia per prendere servizio a Washington: un esilio dorato per chi troppo sa e troppo ha visto” (Nuzzi, in Sua Santità)
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2018/08/vigano-raccontato-a-suo-tempo-da-andrea-tornielli/

Per non rispondere alle accuse del vescovo Viganò adesso si inventano il complotto

https://www.laverita.info/per-non-rispondere-alle-accuse-del-vescovo-vigano-adesso-si-inventano-il-complotto-2600167445.html

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