ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 30 agosto 2018

Perché allora tace ?

Viganò, tra congetture e richiesta di chiarezza

Mentre Viganò torna a farsi vivo per chiarire le motivazioni che lo hanno spinto a rendere pubblico il suo dossier sul caso McCarrick, emerge una richiesta di chiarezza rivolta direttamente al Pontefice. A farsene carico è il presidente della Conferenza episcopale americana Di Nardo.


Dal luogo nascosto in cui si è ritirato, l’arcivescovo Viganò parla con il vaticanista Aldo Maria Valli, e chiarisce, ancora una volta, i motivi di una decisione sofferta e clamorosa. “Ho parlato – ha detto Viganò a Valli - perché oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa. Mi rivolgo ai giornalisti: perché non chiedono che fine ha fatto la cassa di documenti che, l’abbiamo visto tutti, fu consegnata a Castelgandolfo da papa Benedetto a papa Francesco? Tutto è stato inutile?”. Una richiesta di chiarezza, dunque.


La stessa che sembra muovere il presidente della Conferenza episcopale statunitense, il card. Daniel Di Nardo, che ha auspicato di potere incontrare presto il Pontefice per avere il suo appoggio in un’indagine che prende le mosse dalle dichiarazioni di Viganò. “I problemi sollevati richiedono risposte che siano conclusive e basate sull’evidenza. Senza queste risposte, uomini innocenti possono essere macchiati da false accuse e i colpevoli lasciati liberi di ripetere gli errori del passato”. Già in precedenza Di Nardo aveva suggerito una visita apostolica della Santa Sede, “per cercare la verità”.

Sono passati solo quattro giorni, da quando la testimonianza bomba di Viganò è apparsa sui giornali; e sono passati solo quattro giorni da quando il Pontefice sull’aereo si è rifiutato di rispondere. In particolare alla domanda che lo coinvolge in maniera più diretta. E cioè se sia vero, o no, che nel giugno 2013 l’allora nunzio Viganò gli abbia detto chiaramente, rispondendo a una sua domanda, chi era McCarrick; che c’era un grosso dossier a suo carico alla Congregazione per i Vescovi; che aveva rovinato generazioni di seminaristi e giovani preti; e che era stato sanzionato da Benedetto XVI.

C’è chi si lamenta che chiedere chiarezza su questo punto sia come ripetere un mantra; e scrive fiumi di parole per cercare di minare la credibilità dell’ex Nunzio. C’è come un’ironia della storia, in tutto questo. Uno dei grilletti che hanno deciso Viganò a parlare è stato leggere in un articolo scritto da un fedele del Pontefice, allusioni a omissioni da parte dei due nunzi che l’hanno preceduto, Montalvo e Sambi, e da parte di Benedetto XVI. Lo zelo eccessivo di un difensore di papa Bergoglio ha contribuito a creare al Pontefice una difficoltà difficile da gestire e superare.

Mentre anche commentatori certamente non ostili al papa, su testate laiche chiedono che ci sia una risposta, i difensori non si rendono conto che il loro lavorio di screditamento dell’arcivescovo, di ricerca di mandanti occulti  e di complotti internazionali, in realtà dà già per scontato che il Pontefice non riesca a uscire dall’empasse in cui si trova.

È come se implicitamente avessero espresso il loro giudizio; e allora freneticamente, sparano su bersagli secondari: il caratteraccio di Viganò, le sue beghe familiari, le sue ambizioni (e su questo punto, e anche altri, risponde molto bene nell’intervista telefonica ad Aldo Maria Valli).

Sul punto centrale però, quel famoso colloquio del giugno 2013, silenzio assoluto. Ci chiediamo: ma non sarebbe possibile che qualcuno dei colleghi e delle colleghe che il Pontefice chiama per nome, e che hanno accesso sia telefonico che fisico all’ultimo piano di Santa Marta, gli ponesse la semplice domanda: è vero oppure no? E poi la riferisse a tutti i cattolici che in Italia e nel resto del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, come può facilmente vedere chi lavora sui social, la attendono?

Una risposta sarebbe veramente liberatoria e consolante per tutti. Tanto, nel giro di qualche settimana, dare una risposta potrà essere inevitabile. Dal 22 al 25 settembre è previsto il viaggio apostolico in Lituania. Ci sarà uno, o due incontri con i giornalisti sull’aereo. Non pensiamo che sarà possibile al Direttore della Sala Stampa, Greg Burke, convincere i colleghi, in particolare quelli americani, a non fare domande dirette e precise, schivate nel viaggio di ritorno dall’Irlanda. E sarà meglio che ci sia una risposta; è in gioco una credibilità scossa pesantemente nei mesi scorsi dalle vicende del Cile e dell’Honduras.

Marco Tosatti

http://www.lanuovabq.it/it/vigano-tra-congetture-e-richiesta-di-chiarezza

SUPER EX FA LE PULCI PERSONALI AI DETRATTORI PERSONALI DI MONS. VIGANÒ. E UN DOSSIER CHE CONFERMA LE ACCUSE…

Cari Stilumcuriali, oggi avrete diritto a una doppia razione. Infatti ci ha scritto Super Ex (Ex di Avvenire – meglio per lui! – Ex di Movimento per la Vita e di altre cose, ma ancora, a quanto pare, stupefacentemente non ex cattolico) per parlare della vergognosa campagna di stampa diretta contro l’arcivescovo Viganò dalla Press Gang Bergoglio, una campagna focalizzata non sulle denunce fatte dal coraggioso ex nunzio, ma su di lui, per cercare di togliergli credibilità. Una tecnica ben collaudata. Ma dopo Super Ex pubblichiamo un testo che ci ha inviato un lettore, che ringraziamo, corredato di link e foto. Ci è sembrato molto interessante, e un completamento quasi naturale e provvidenziale a quanto scrive Super Ex.
Buona lettura.
«Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Così risponde Gesù al Sommo Sacerdote di quella Sinagoga che non lo sa riconoscere.
“Se ho parlato male, ditemi dove è il male, l’errore, la menzogna; se ho detto la verità, perchè vi affannate a screditare non ciò che ho scritto, ma la mia persona?”: così potrebbe rispondere Carlo Maria Viganò, a tutti quei signori di nome Alberto Melloni, Fabio Marchese Ragona, Andrea Tornielli eccetera… intenti a infangare il suo passato, e ad inventare e suggerire orrende motivazioni dietro la chiarissima denuncia.
Siccome poi i giornalisti citati sono nomi noti, verrebbe anche da aggiungere qualcosina: i detrattori di Viganò hanno tutti una vita specchiata? Sono davvero super partes? Sono piissime verginelle incaricate di inquisire il peccatore?
Di Alberto Melloni si potrebbero ricordare la simpatia per certo mondo massonico; la grande abilità nel raccogliere finanziamenti dalla Chiesa e dallo Stato; l’invettiva scritta contro Benedetto XVI, dopo il suo messaggio in occasione della morte del cardinal J. Meisner (messaggio in cui Ratzinger elogiava il cardinale oppositore di Bergoglio, e definiva la Chiesa una “barca che sta per capovolgersi”).
Di Tornielli potremmo ricordare le incredibili capriole politiche ed ecclesiastiche; il passato come direttore di quel giornale online, La Bussola quotidiana, che oggi spende tanto tempo a denigrare; e molto altro… Quanto a Fabio Marchese Ragona, beh, è meglio non infierire perché in questo caso manca davvero il quid su cui discutere: de minimis non curat praetor.
Ma il fatto è questo: “chi sono io per giudicare” Melloni, Ragona, Tornielli, e la loro vita personale, i loro interessi più o meno evidenti, i loro legami politico-ecclesiastici? Nessuno.
A me interessa solo leggere ciò che hanno scritto sul dossier Vigano: pettegolezzi, chiacchiere da osteria, fumo… Non si sono neppure chiesti se la denuncia, nella sostanza, è vera o falsa. Hanno solo cercato di ribaltare il processo, di capovolgere l’accusa, di screditare un uomo che ha avuto presso Benedetto un grande credito (dice nulla il fatto che Ratzinger potrebbe smentirlo, e non lo fa?).
Si vede che non avevano altro… Ma siccome devono mangiare, e hanno l’obbligo di scrivere, non hanno potuto fare come Bergoglio, che richiesto di dire qualcosa ha deciso di giocare, come con i Dubia, a nascondino.

Il dossier Viganò.
Proviamo a vedere se il dossier di Carlo Maria Viganò è credibile o meno, analizzando articoli ed indagini precedenti al 26 agosto, cioè alla pubblicazione del dossier medesimo.
Procediamo.
Il primo accusato di peso, da parte di Viganò, è il cardinale Angelo Sodano.
Vediamo cosa si sapeva sul suo conto.
Scriveva Sandro Magister il 2 marzo 2006, rendendo conto della volontà di Benedetto di allontanarlo dalla Segreteria di Stato:
“Via lui (Sodano, ndr), cadrebbe anche un ostacolo a una decisione circa la sorte del potente fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel, al quale Sodano è legatissimo” (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/46410.html)
Interessante un altro aneddoto: era stato un nunzio apostolico in Messico, monsignor Justo Mullor Garcia, a denunciare a Sodano, senza esito, le malefatte sessuali di padre Maciel (https://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/vaticano_funerali_nunzio_apostolico_maciel_marcial_degollado_mullor_garcia_sodano_pedofilia-2173719.html )
Dunque l’accusa di Viganò a Sodano appare credibile. Diciamo così: 1 a 0.

Il secondo accusato è Tarcisio Bertone, segretario di Stato di Benedetto.
I suoi molteplici e fallimentari intrallazzi sono noti.
Viganò si sofferma sulla sua tendenza a promuovere omosessuali.
Emiliano Fittipaldi, in Lussuria (Feltrinelli), ricorda: “Le più alte cariche della Santa Sede, tra cui per esempio il Cardinal Bertone hanno bloccato o insabbiato numerosi processi ritenendo più appropriato un ‘salutare ammonimento’ per i preti pedofili” (https://www.youtube.com/watch?v=1NS1FMdAO0w ).
Per Fittipaldi anche il cardinal Oscar Maradiaga, scelto da Bergoglio come coordinatore del C9, avrebbe “addirittura ospitato un pedofilo latitante”. L’accusa non è provata, ma ritorna fuori, prepotentemente, alcuni anni dopo, spingendo il vice di Maradiaga alle dimissioni (http://www.lastampa.it/2018/07/20/vaticaninsider/honduras-si-dimette-il-vescovo-ausiliare-del-cardinal-maradiaga-ZBpuVQmjA9bJWeQSucBf1O/pagina.html; http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/12/26/news/l-ultimo-scandalo-vaticano-35-mila-euro-al-mese-per-il-cardinale-maradiaga-1.316467 ).
Anche le accuse di Viganò a Bertone e Maradiaga, dunque, sono quantomeno credibili. Siamo 3 a 0.
Nel dossier Viganò ci sono riferimenti anche al cardinale super bergogliano Francesco Coccopalmerio.
Così titolava Il Fatto quotidiano del 5 luglio 2017: “Vaticano, festino gay con droga per il segretario del cardinale Coccopalmerio. Nuova grana per papa Francesco” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/05/vaticano-festino-gay-con-droga-per-il-segretario-del-cardinale-coccopalmerio-nuova-grana-per-papa-francesco/3708967/).
E’ pubblico il fatto che il segretario del cardinale, da lui segnalato per la promozione, fu preso con le mani nel sacco durante una orgia a base di sesso omosessuale e droga.
4 a 0.
Bergoglio e McCarrick

Viganò tira in ballo anche il cardinal T.E. McCarrick: l’accusa, come si sa, è provata, visto che l’omosessuale McCarrick è colpevole confesso di abusi ed è stato costretto a rinunciare alla berretta cardinalizia poche settimane fa, dopo aver imperversato per vari anni.
Viganò ricorda che fu McCarrick a suggerire prima la nomina del cardinal Donald Wuerl, poi, all’epoca di a Bergoglio, insieme a Maradiaga e Wuerl, le nomine cardinalizie di Blase Cupich, William Tobin (già segretario della CIVSVA ai tempi dell’invio del visitatore apostolico ai FFI di padre Manelli, ma presto allontanato da quell’incarico da Benedetto per le sue idee progressiste), Kevin Farrell (con cui aveva convissuto per molti anni)
 McCarrick e Cupich
Qui basta una semplice ricerca per trovare dovunque traccia del solido rapporto tra McCarrick e I quattro cardinali americani citati, oltre che riscontro della loro comune disposizione a mettere in discussione, più o meno apertamente, la dottrina della chiesa riguardo all’omosessualità ( https://www.lifesitenews.com/news/francis-appointed-cardinal-praises-pro-lgbt-priest-as-foremost-evangelizer; http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/08/02/mccarrick-e-i-suoi-protetti-la-miracolosa-carriera-del-cardinale-farrell/; https://gloria.tv/article/YPSTCKi3Hy1r4Huxp4jMi1GAj).
Siamo 7 a 0.
McCarrick e Wuerl;  Wuerl e Bergoglio
Quanto a McCarrick e al suo legame con Bergoglio, non c’è solo la celebre foto dell’abbraccio entusiasta tra lui e Francesco a testimoniare un caldo rapporto tra i due (https://www.lifesitenews.com/opinion/predator-cardinal-mccarrick-was-bergoglios-dc-lobbyist); ci sono anche, come si è detto, il grande spazio dato a Donald Wuerl, eletto da Francesco nella Congregazione dei vescovi, e le nomine dei già citati pupilli di McCarrick (Cupich, Farrell, Tobin); ci sono anche prove del fatto che McCarrick era stato, almeno a suo dire, un suo attivo supporter, nel 2013, di Bergoglio: https://fromrome.wordpress.com/2015/02/25/cardinal-mccarrick-confesses-that-he-was-lobbied-to-support-cardinal-bergoglio/;  https://www.youtube.com/watch?v=b3iaBLqt8vg; https://books.google.it/books?id=nQIxDwAAQBAJ&pg=PT135&lpg=PT135&dq=McCarrick+bergoglio+election&source=bl&ots=56SVv6k4E8&sig=vetM_G2Dcs2ZuZJwKCTaeCJJHk0&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjTtJKskY7dAhXF-yoKHY2uBGU4ChDoATAAegQIARAB#v=onepage&q=McCarrick%20bergoglio%20election&f=false
C’è altro da dire?
Sì, che Viganò nomina anche il segretario di Bergoglio, mons. Pedacchio, senza dire che la rete abbonda di accuse anche nei suoi confronti; oppure che cita, en passant, il vescovo Vincenzo Paglia, inserendolo, a ragione, nel partito filo-gay (http://www.lanuovabq.it/it/e-paglia-ando-in-cielo-con-trans-e-gay).
In conclusione, potranno i detrattori di Viganò continuare nel tentativo di ignorare le accuse, infangando il coraggioso accusatore? Chi sa, parli, ha detto Bergoglio.
Ma chi può sapere più di lui, che è il capo; che ha scelto personalmente moltissimi cardinali; che ha avuto tra le mani le inchieste ordinate da Benedetto prima delle sue dimissioni? Perchè allora tace, anche di fronte ad accuse così precise e circostanziate?
Marco Tosatti

Viganò e le accuse al Papa: “Nessuna vendetta, ma voglio che la verità venga a galla”

L’ex nunzio a Washington dopo aver chiesto le dimissioni di Francesco: «Ho parlato perché oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia»

«Ho parlato perché oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa. Non nutro rancori, voglio solo che la verità emerga». A parlare è monsignor Carlo Maria Viganò l’ex nunzio a Washington che è arrivato a chiedere le dimissioni del Papa, parlando ad Aldo Maria Valli da un rifugio segreto. A quanti sostengono che sarebbe animato da rancori personali nei confronti del Pontefice, Viganò replica: «Forse perché sono ingenuo e portato a pensare sempre il bene per le persone, ma soprattutto riconosco che è un dono che mi ha fatto il Signore, non ho mai avuto sentimenti di vendetta o di rancore in tutti questi anni in cui sono stato messo alla prova da tante calunnie e falsità sul mio conto».  


“Nessuna cospirazione”  
«C’è chi non sa più dove attingere il veleno per distruggere la mia credibilità. Qualcuno ha persino scritto che sono stato ricoverato due volte con trattamento obbligatorio (TSO) per uso di droga; c’è chi si immagina cospirazioni, complotti politici, trame di ogni genere, eccetera, ma ci sono anche molti articoli di apprezzamento e ho avuto modo di vedere messaggi di sacerdoti e fedeli che mi ringraziano, perché la mia testimonianza è stata per loro un barlume di speranza nuova per la Chiesa».  

L’appello ai tre cardinali incaricati da Benedetto XVI  
«Come ho scritto all’inizio della mia testimonianza - dice ancora Viganò - avevo sempre creduto che la gerarchia della Chiesa avrebbe trovato in se stessa le risorse per sanare tanta corruzione. Lo scrissi anche nella mia lettera ai tre cardinali incaricati da papa Benedetto di indagare sul caso Vatileaks, lettera che accompagnava il rapporto che consegnai loro: «Molti di voi - scrissi - sapevate, ma avete taciuto. Almeno ora che avete avuto questo incarico da Benedetto abbiate il coraggio di riportare con fedeltà quanto vi è stato rivelato di tante situazioni di corruzione». 
CITTÀ DEL VATICANO

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