ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 settembre 2018

Il ruolo ambiguo del Pontefice in tema di abusi non si ferma qui

ABUSI SESSUALI, HERDER KORRESPONDENZ: IL PAPA HA BLOCCATO LA CREAZIONE DEL TRIBUNALE PER I VESCOVI RESPONSABILI.


Dopo l’importante inchiesta di Der Spiegel sul Pontefice , intitolata “Non dire falsa testimonianza”, anche un altro giornale tedesco, che certamente neanche il più forsennato bergoglista potrebbe giudicare di area conservatrice, l’ “Herder Korrespondenz” si occupa del vertice della Chiesa, dei suoi personaggi discutibili e delle sue ambiguità-

Benjamin Leven, un noto teologo ed editore tedesco racconta in un saggio come, in base alle sue fonti vaticane è stato il card. Francesco Coccopalmerio, uno degli uomini più fidati di papa Bergoglio, che alla Congregazione per la Dottrina della Fede ha promosso un atteggiamento di indulgenza nei confronti dei sacerdoti responsabili di abusi sessuali. Grazie alla traduzione in inglese di Maike Hickson siamo in grado di offrire ai lettori di Stilum Curiae queste notizie, certamente interessanti vista la fonte e il mezzo di comunicazione. Coccopalmerio secondo alcuni avrebbe interceduto presso il Pontefice a favore di don Mauro Inzoli, il sacerdote di CL condannato per abusi sessuali, e che era stato reintegrato nelle sue capacità ministeriali.
Coccopalmerio è stato presidente del Consiglio Pontificio per i Testi Legislativi fino all’aprile 2018. Nel 2010 è stato nominato membro della Congregazione per la Dottrina della Fede. Papa Francesco lo ha nominato nel 2015 membro di un nuovo organismo della Congregazione che esamna gli appelli dei sacerdoti accusati di abusi. Secondo la testimonianza dell’arcivescovo Viganò Coccopalmerio fa parte della corrente filo-gay in Vaticano.
L’autore del saggio di Herder Korrespondenz, Benjamin leven, vive a Roma, e ha contatti molto stretti in Vaticano. Il suo saggio si intitola “Francesco e l’Abuso. Il Segreto papale” discute il problema degli abusi, e il ruolo del papa. Leven racconta del party omosessuale innaffiato di droga che ha avuto luogo nell’appartamento del palazzo della Congregazione della Fede occupato da mons. Luigi Capozzi, segretario di Coccopalmerio. Leven conferma la notizia secondo cui Capozzi ha ottenuto l’appartamento “che era destinato ad un’altra persona” grazie all’intervento del Pontefice. Aggiunge che “gli avvertimenti dati sono stati ignorati” dal papa, addirittura “si stava pianificando l’elevazione di Capozzi al ruolo di vescovo”.
Leven ricorda che Coccopalmerio “generalmente ha parlato contro la laicizzazione di un prete come punizione”, perché si sarebbe trattato dell’equivalente di “una condanna a morte”. Una posizione che il cardinale ha mantenuto, e infatti, scrive Leven, “ha regolarmente proposto pene lievi” per gli abusatori alla Congregazione. Leven con questa affermazione rivela che potrebbe essere stato proprio Coccopalmerio che si è opposto al card. Müller nella sua linea dura contro gli abusi sessuali, quando l’ex prefetto ha rivelato che c’erano “persone di fiducia del papa” che pensavano che Müller  avesse “mancanza di misericordia” nel trattare i responsabili di abusi. Solo il 20 per cento dei colpevoli è stato laicizzato, “ma anche questo era troppo per alcuni uomini di fiducia del Papa (Papsteinflüsterer)”.
Leven racconta che la Congregazione ha perso, per intervento del Pontefice, diversi preti che lavoravano nella sezione disciplinare responsabile dei casi di abusi. “Queste posizioni non sono ancora state rimpiazzate”. E en passant ricordiamo che questi licenziamenti arbitrari , per cui Müller protestò, hanno dato occasione al Pontefice di dire pubblicamente una menzogna, davanti ai giornalisti, come potete leggere qui.
Ma il ruolo ambiguo del Pontefice in tema di abusi non si ferma qui. Leven rivela che è stato papa Francesco stesso che ha fermato il piano “per stabilire un tribunale criminale permanente per i vescovi” implicati in casi di abusi sessuali. La Congregazione della Fede non ha giurisdizione sui vescovi, “qui, il Papa in persona è il giudice”. Secondo Leven il Pontefice ha abbandonato il piano di un tribunale per i vescovi. L’autore conclude che “Così, sembra esserci un’immagine ambivalente: il Papa affronta il problema, è in grado di intervenire, e incontra le vittime di abusi. Allo stesso tempo guarda da un’altra parte in casi individuali e dimostra di essere impermeabile ai consigli”.
In un’altra parte del saggio, Leven scrive che le fonti vaticane gli hanno detto che la testimonianza di Viganò è vera, ma nche “le cose in realtà sono anche peggiori”. Ci sono molte persone in Vaticano che non amano l’andazzo attuale, e se qualcuno di essi decidesse di parlare “non resterebbe pietra su pietra”. Il saggio si conclude con una domanda drammatica: “La gerarchia cattolica avrà la forza di purificarsi?”.
Marco Tosatti
Vescovi statunitensi investigheranno su 4 diocesi, anche se il Papa ha bocciato indagine vaticana su McCarrick
Interessante questo articolo di Christopher White e Inés San Martín. Come noto, i vescovi statunitensi avrebbero voluto una indagine su McCarrick guidata dal Vatican, cosa che avrebbe aperto gli archivi e obbligato invescovi delle diocesi a collaborare. Il Vaticano ha però bocciato questa richiesta, impegnandosi però a fornire una relazione sul caso. Come dice Crux, il timore però di alcune fonti è che la relazione si riveli non trasparente, e che invece di rispondere alle domande fondamentali si aggiunga solo all’elenco delle incognite.
Christopher White e Inés San Martín ci spiegano alcuni particolari e “retroscena”.
Foto: Papa Francesco e card. Daniel DiNardo (foto CNS)
Foto: Papa Francesco e card. Daniel DiNardo (foto CNS)
 Ad un mese dalle accuse esplosive contro la gestione da parte di Papa Francesco della storia di abusi dell’ex cardinale Theodore McCarrick, è diventato chiaro che la richiesta dei vescovi statunitensi di un’indagine guidata dal Vaticano non andrà avanti, portando i prelati a riflettere su ciò che verrà dopo. (Un’indagine guidata dal Vaticano avrebbe messo a disposizione della proposta commissione di laici qualificati coadiuvata da funzionari vaticani gli archivi della nunziatura a Washington e del Vaticano stesso, ndr).
Il mese scorso, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affermato in una “testimonianza” di 11 pagine che Papa Francesco non solo era a conoscenza della storia di abusi di McCarrick, ma che Francesco aveva rimosso le sanzioni imposte a McCarrick da Papa Benedetto XVI.  Questo ha portato il capo della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), il cardinale Daniel DiNardo, a sostenere con più forza la sua richiesta di incontrare Papa Francesco nella speranza (di ottenere) un’indagine condotta dal Vaticano su come McCarrick ha potuto scalare le fila degli alti esponenti all’interno della Chiesa.

Il 13 settembre DiNardo, insieme al vicepresidente dell’USCCB, l’arcivescovo Jose Gomez di Los Angeles, il cardinale Sean O’Malley di Boston nonché presidente della Pontificia Commissione per la protezione dei minori, e monsignor Brian Bransfield, segretario generale della conferenza, hanno avuto un’udienza molto attesa con Papa Francesco.

Anche se, come ha detto a Crux, O’Malley era presente soprattutto come “osservatore”, è colui che ha consegnato al pontefice la lettera dei vescovi americani che hanno richiesto l’incontro.

In seguito a quell’incontro, l’USCCB rilasciò una dichiarazione in cui diceva di aver condiviso con Francesco “come il corpo di Cristo è lacerato dal male dell’abuso sessuale”, e l’incontro fu definito un “lungo, fruttuoso e buono scambio”.

I dettagli di ciò che è accaduto all’interno di quell’incontro, tuttavia, sono rimasti sommari. Tuttavia, durante le interviste con più di due dozzine di vescovi a Roma e negli Stati Uniti, insieme a più di una dozzina di alti funzionari vaticani e personale dell’USCCB, è emerso un quadro più chiaro di quali saranno i prossimi passi da compiere mentre i vescovi americani cercano di trovare risposte, di correggere gli errori del passato e di stabilire un nuovo corso d’azione nella politica della Chiesa per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili.

Nella stanza dove è avvenuto l’incontro
Entrando (nella stanza) dell’incontro con Francesco, l’obiettivo desiderato (dei vescovi statunitensi, ndr) era (ottenere) un’indagine ufficiale del Vaticano su McCarrick, nota come “visita apostolica”. DiNardo aveva annunciato questo durante una conferenza stampa dopo il rilascio di una dichiarazione dell’USCCB il 16 agosto.

Diverse fonti hanno confermato che il pontefice ha fatto una “controfferta”, suggerendo invece che i vescovi sospendessero la loro prossima riunione di novembre a favore di un ritiro di una settimana in stile ignaziano. Al momento, il comitato amministrativo dell’USCCB è incline a lasciare i programmati piani per la sua assemblea autunnale, aggiungendo solo un ritiro di un giorno la domenica e un possibile ritiro più lungo ad una data ancora da determinare.

Senza alcuna visita apostolica in vista, Crux ha appreso che l’USCCB ha optato per un’indagine condotta principalmente da laici, in collaborazione con i vescovi statunitensi, che si concentrerà sulle quattro diocesi in cui McCarrick ha servito: New York; Metuchen, New Jersey; Newark; e Washington, D.C.

Una tale indagine, tuttavia, sarà limitata alla cooperazione volontaria delle quattro diocesi coinvolte, poiché l’USCCB non possiede l’autorità canonica (qui) affinché il mandato sia obbligatoriamente corrisposto. (Solo l’ispezione del Vaticano, la “visita apostolica”, può obbligare i vescovi delle diocesi a collaborare, ndr)

Nel frattempo, il 10 settembre, il Vaticano ha annunciato che presto avrebbe rilasciato “chiarimenti necessari” su McCarrick. Fonti hanno indicato che il processo di raccolta di informazioni sul caso McCarrick è guidato dal Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, che ha fatto parte dell’entourage della visita di Papa Francesco dal 22 al 25 settembre ai Paesi Baltici.

Non può essere un promemoria redatto dal Dipartimento della Difesa
Molteplici fonti hanno indicato che l’atteso documento della Santa Sede potrebbe fare molto per spegnere alcuni degli incendi accesi dallo scandalo McCarrick, dalla lettera di Viganò e dalle tante domande che sono sorte di conseguenza.

Crux ha anche appreso che il cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, ha consegnato il materiale del suo ufficio su McCarrick al segretario di Stato.

Un’altra fonte ha notato che durante il mandato di Viganò come nunzio, se un collegio cattolico avesse cercato di premiare un esperto della Teologia della liberazione, l’istituzione avrebbe ricevuto una telefonata dalla nunziatura che annunciava un reclamo o un avvertimento. Secondo questo funzionario, non sono mai state fatte chiamate quando McCarrick, che si supponeva fosse sottoposto a sanzioni da parte del Vaticano, ha ricevuto onorificenze, alcune delle quali sono già state annullate. (dopo lo scoppio dello scandalo McCarrick, alcune istituzioni hanno ritirato le onorificenze conferite da loro in precedenza a McCarrick, ndr)
Perché è avvenuto questo?”, hanno chiesto.  
 
Infatti, come è stato ampiamente riportato, Viganò è apparso in molteplici eventi a fianco di McCarrick durante gli anni in cui sarebbero state in vigore le presunte sanzioni, e lui stesso ha consegnato a McCarrick un premio, elogiandolo a una cena del 2012 come “cardinale che tutti amiamo molto”. (Ricordiamo però che Viganó era stato da pochi mesi nominato nunzio, e che la cerimonia era pubblica, quindi gli elogi si può ipotizzare fossero di circostanza e dovuti perché pubblici, ndr)

Se ci fossero state infatti restrizioni di qualche tipo imposte a McCarrick – come diverse fonti sia a Roma che negli Stati Uniti hanno indicato a Crux pare sia stato il caso – molti osservatori hanno insistito sul fatto che la Santa Sede era più interessata a “salvare la faccia”, piuttosto che affrontare il conto di un uomo che aveva portato non una ma due diocesi a sottoscrivere risarcimenti con uomini di cui (McCarrick) aveva abusato quando erano giovani adulti.
Diverse fonti hanno anche espresso il timore che l’imminente documento del Segretario di Stato sia così rielaborato da assomigliare a un documento riservato del Dipartimento della Difesa, e che invece di rispondere alle domande si aggiunga solo all’elenco delle incognite.

Altri sospettano che mancherà la trasparenza necessaria per rispondere alle due domande chiave:  Perché a McCarrick è stato permesso di scalare le fila della leadership della Chiesa e quali sono stati gli attori chiave coinvolti in quella decisione?

Mentre alcuni osservatori hanno criticato il ruolo di Papa Giovanni Paolo II per aver facilitato la nomina di McCarrick ad arcivescovo di Washington, D.C., e subito dopo averlo nominato Cardinale, molti altri insistono sul fatto che il cerchio di ferro (“cerchio magico”) dei suoi consiglieri più vicini abbia il peso della responsabilità.

Quel cerchio di ferro comprende il cardinale italiano Angelo Sodano, all’epoca segretario di Stato vaticano, il cardinale polacco Stanislaw Dzwisz, segretario personale di Giovanni Paolo II, e il cardinale argentino Leonardo Sandri, che nel 2000 è stato nominato sostituto degli Affari Generali, tecnicamente parlando, la terza posizione più importante all’interno del Vaticano, che serve essenzialmente come capo di stato maggiore del Papa.

Come ha notato un vescovo quando ha parlato della carriera di McCarrick con Crux, il prelato popolare è stato ignorato diverse volte quando si sono presentate opportunità per lui di essere promosso all’interno della Chiesa degli Stati Uniti, indicando che alcuni attori influenti all’interno del Vaticano erano probabilmente a conoscenza di voci sul comportamento o la reputazione di McCarrick.
Nel frattempo, alcuni hanno sostenuto che le dimissioni di McCarrick come arcivescovo di Washington, dove è stato nominato per la prima volta nel 2001, sono state accettate cinque anni dopo, quando ha compiuto 75 anni, potrebbero essere viste come una sorta di “prima restrizione”, dato che è insolito che un papa accetti le dimissioni di un cardinale a quell’età in cui ogni vescovo è obbligato a presentarle.

Nelle settimane a venire, la leadership dei vescovi statunitensi lavorerà a sforzi più concreti per (portare avanti) le proprie indagini interne Ciò includerà piani già annunciati per un sistema di segnalazione da parte di terzi riguardo a denunce di abusi sessuali su minori da parte di un vescovo e molestie sessuali o cattiva condotta sessuale con gli adulti, nuove modifiche al diritto canonico per i vescovi che sono stati rimossi o che si sono dimessi a causa di abusi, e un Codice di condotta in questo senso.  
 
Tutto questo dovrebbe essere finalizzato in forma di bozza, nella speranza di raggiungere un consenso su quella che promette di essere una riunione di alto profilo dell’Assemblea Generale dei vescovi statunitensi a Baltimora il prossimo novembre.

Eppure, come ha detto a Crux un alto funzionario della Chiesa, mentre spetta ai vescovi statunitensi riformare le proprie politiche per la gestione dei vescovi negligenti, l’informazione che conta davvero si trova “dall’altra parte dell’Atlantico”.
 Fonte: Crux

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