ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 4 ottobre 2018

L'improbabile girotondo di tutte le fedi

UN DIABOLICO PARADISO IN TERRA


La tentazione diabolica del paradiso in terra. L’idea è diabolica perché pretende di fare dell’uomo "il dio di se stesso" ma com'è possibile non vedere una cosa tanto evidente? la chiesa la vede eccome: è questa la cosa paurosa di Francesco Lamendola  
  
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Se dovessimo sintetizzare in un concetto l’essenza dell’eresia che sta trascinando l’intera Chiesa cattolica, tradita da molti suoi pastori e fuorviata da troppi suoi teologi, o pretesi teologi, nonché dall’impazienza, dalla superficialità e dalla superbia di molti laici, potremmo dire: un messianismo materialista, incentrato sull’idea che si può e si deve concentrare ogni cura e ogni sforzo nel migliorare le relazioni sociali fra gli uomini, le loro condizioni economiche, la loro integrazione culturale e, se possibile, il loro affratellamento anche sul piano religioso, incoraggiando un improbabile girotondo di tutte le fedi, nel quale ciascuna di esse ceda delle quote di identità e di “sovranità” per venire incontro alle altre, con il bel risultato della loro elisione reciproca e, quindi, di una radicale relativizzazione del vero e secolarizzazione della Chiesa. Il male, l’essenza del male, per un cristiano, è qui: trasformare il cristianesimo da dottrina di salvezza in ideologia sociale, volta alla trasformazione del mondo in senso liberaldemocratico, ambientalista, pluralista, progressista, relativista, scientista, storicista; tutto, tranne che cristiano.


0 JESUS
Il  mondo lo salva Gesù, non lo salvano gli uomini; lo redime Lui, non lo redimono loro; anzi, lo ha già redento col suo Sangue, e il suo Sacrificio si rinnova continuamente, nel divino mistero della santa Messa: che altro si vuole?

Ebbene, è esattamente quel che sta accadendo nella Chiesa, a partire dal Concilio Vaticano II. E questo stravolgimento della retta prospettiva, questo spostamento della visione del reale da Dio all’uomo (la famosa “svolta antropologica” di Karl Rahner), questa messa fra parentesi di tutta la dimensione soprannaturale, spirituale e mistica, a esclusivo vantaggio della dimensione terrena, economica e sociale, battendo incessantemente sul concetto, ambiguo o eretico, della “chiesa dei poveri” (eretico perché la Chiesa, quella vera, non è dei poveri più di quanto sia dei ricchi: è la Chiesa di Cristo, semplicemente, che si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà), è quanto stanno facendo gli attuali vertici della chiesa, a partire dal Concilio, ma con una straordinaria accelerazione da quando è stato eletto al soglio di san Pietro il signore argentino che salutò i fedeli dicendo loro: Buonasera. E tutto sta avvenendo in una maniera tale, che la maggioranza dei cattolici non si rende conto del formidabile crimine che si sta perpetuando contro di loro: quello di spingerli verso l’apostasia, ingannandoli e nascondendo loro la perversa volontà dei pastori di snaturare il Vangelo. Uno che aveva visto lontano è un grande scrittore volutamente dimenticato e rimosso dalla cultura oggi dominante, Giovanni Papini, del quale, non essendo mai stato di sinistra, e non avendo fatto alcuno sforzo per ingraziarsi i poteri culturali imperanti dopo il 1945, i nostri giovani ignorano perfino il nome; a scuola non lo si ricorda neppure, mentre si dedica ampio spazio a scrittori insulsi e conformisti come Alberto Moravia o Umberto  Eco. Lo sguardo di Papini era lucido e acuto, la sua parola affilata; sapeva andare dritto al cuore dei problemi, e anche in questo caso aveva perfettamente intuito, ancora in pieno pontificato di Pio XII, il grave pericolo che la Chiesa correva, anzi che da sempre corre ma che allora, alla metà del XX secolo, si era fatto più che mai minaccioso. Scriveva, dunque, Giovanni Papini nel suo Il diavolo. Appunti per una futura diabologia (Firenze, Vallecchi, 1954, p. 196):
Disse Cristo: “Il mio  regno non è di questo mondo.” Il Diavolo, dunque, per combattere il Cristianesimo, che promette la felicità eterna sol dopo la morte, doveva ricorrere, tra le altre astuzie, a quella di far credere agli uomini , o almeno a quanti più uomini poteva, che si può preparare e ottenere, nel futuro, una specie di paradiso in terra, un regno della felicità terrestre.
È chiaro, perciò, che tutti coloro i quali immaginano e promettono una convivenza perfetta e felice in questa vita, sia pure in un remoto avvenire, cioè gli utopisti, i visionari, i messianici materialisti, i sognatori di un Eden sociale, tutti coloro che annunziano e vagheggiano, invece del Regno dei Cieli, un regno umano e terreno, sono ispirati, lo sappiano o no, da Satana. Il quale ha escogitato anche queste fantasie perché gli uomini non si curino più della loro vera destinazione oltremondana, e sian condotti, perciò, ad abbandonare il Cristianesimo.

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La tentazione "diabolica" del paradiso in terra. L’idea è diabolica perché pretende di fare dell’uomo "il dio di se stesso", ma com'è possibile non vedere una cosa tanto evidente? la neochiesa la vede eccome: è questa la cosa paurosa !

Quando gli uomini smettono di puntare al vero fine e alla vera destinazione della loro vita? Quando mettono in secondo piano il pensiero dell’eternità e si concentrano sull’oggi, sul qui e ora. Un cristianesimo che si appiattisce sull’oggi, sul presente, inevitabilmente finisce per privilegiare la dimensione materiale rispetto a quella spirituale, cioè per snaturarsi e per scivolare nell’apostasia. Il vero cristianesimo è una dottrina spirituale ed è, nello stesso tempo, una fede: la fede in Gesù Salvatore del mondo. Il  mondo lo salva Gesù, non lo salvano gli uomini; lo redime Lui, non lo redimono loro; anzi, lo ha già redento col suo Sangue, e il suo Sacrificio si rinnova continuamente, nel divino mistero della santa Messa: che altro si vuole? Gli uomini non sono chiamati a rifare il mondo, magari meglio di come Dio lo abbia fatto e di come Gesù lo abbia redento; no, non sono chiamati a fare questo, e nessuno, neanche Dio, pretende da loro che salvino o che redimano o che raddrizzino il mondo. Avrete sempre i poveri da accudire, ha detto Gesù, una volta, a quanti criticavano la donna che aveva speso del denaro per comprare un unguento prezioso col quale profumargli i piedi. I poveri li avrete sempre: ciò significa che gli uomini sono capaci di creare un sistema economico e sociale che instauri la giustizia in maniera definitiva; se lo fossero, sarebbero dei, non uomini. I poveri ci saranno sempre, perché la povertà è il frutto della imperfezione umana; e anche l’ingiustizia e lo sfruttamento lo sono. Quel che gli uomini sono chiamati a fare, è lavorare su se stessi, cambiar vita, convertirsi: ascoltando e mettendo in pratica la parola di Gesù. È un errore gigantesco quello di pensare che il cristianesimo abbia lo scopo di cambiare il mondo in senso sociale e materiale. No: il cristianesimo vuol cambiare il cuore degli uomini, di ogni singolo uomo. La conversione di un singolo uomo può apportare benefici grandissimi a milioni di altri uomini; ma nessun uomo sarà mai capace di sradicare definitivamente l’egoismo e lo sfruttamento, perché in loro c’è il retaggio del peccato di Adamo ed Eva, l’inclinazione alla concupiscenza, che conduce al peccato. Se gli uomini potessero vincere il peccato definitivamente, potrebbero istaurare il paradiso in terra; ma non lo possono, perché non sono capaci di perseverare stabilmente nel bene, e perché per uno che si converte e fa il bene, ce n’è almeno un altro che fa il male e vanifica lo sforzo del suo fratello. Si pensi ad una famiglia, nella quale prevalga l’egoismo di un membro, per esempio del padre. La madre ed i figli avranno un bell’esercitare la pazienza, la carità, la capacità di perdonare offese e maltrattamenti; ma se quel padre sciagurato non sceglierà di convertirsi e mutar vita, la situazione di quella famiglia non potrà mai migliorare stabilmente. La storia ci mostra che gli uomini non sono capaci di perseverare nel bene, tanto meno nel bene altruistico: al massimo, perseverano nella ricerca del proprio bene. Perseverare nel vero bene è il risultato di un’azione non puramente umana, ma di un’azione sorretta, ispirata e confortata dalla grazia divina: senza di quella, nessun uomo è capace di perseverare nel bene.

0 GALLERY CHIESA MORTA
I poveri ci saranno sempre, perché la povertà è il frutto della imperfezione umana; e anche l’ingiustizia e lo sfruttamento lo sono.

Ora, la società moderna è il risultato di un distacco da Dio, di un rifiuto e di una rivolta contro Dio: gli uomini moderni sono convinti di poter rifare il mondo, da soli, con le loro forze, con la loro intelligenza; e di rifarlo meglio di come lo hanno trovato, ossia di essere capaci di correggere e migliorare la creazione di Dio. Ogni volta che riescono a isolare un virus, a debellare una malattia, a prevenire una disfunzione, a mandare una missione spaziale verso pianeti lontani o a selezionare il dna per creare nuovi organismi studiati a tavolino, essi sono convinti di aver trovato gli strumenti, scientifici e tecnologici, per fare quel che Dio non ha saputo o voluto fare, o magari quel che la natura ha fatto in assenza di Dio, lasciando gli uomini alla mercé delle forze della natura. Resi orgogliosi dai risultati sin qui ottenuti, gli uomini sognano di andare ancora oltre, di creare una realtà artificiale totalmente slegata dalla realtà naturale; di fare della loro vita e del loro pianeta tutto quel che vogliono. Sono convinti di avere il diritto di fare tutto ciò: di cambiare sesso, se ne hanno voglia, mediante una cura ormonale e un intervento chirurgico; oppure di coltivare le fragole al Polo Nord, perché i mezzi scientifici e tecnici dei quali dispongono fanno sì che tali cose siamo alla loro portata. Questo senso di onnipotenza sulla materia li ha definitivamente convinti che Dio non c’è, non c’è mai stato, ma che, quand’anche ci fosse, è un Dio che merita di essere obliato, dato che non ha saputo fare la creazione meglio di come la stanno correggendo loro. Questa è l’essenza della civiltà moderna: una essenza faustiana, una spinta a sottomettere sempre di più le forze della natura per innalzare sempre di più se stesso. Fino a dove? Non ci sono limiti: il progresso che l’uomo moderno ha deciso di perseguire, è un progresso illimitato: tanto è vero che appare sempre più orientato a risolvere problemi, e sempre meno a scegliere in quale direzione dirigersi. Esso si basa sulla razionalità dei mezzi, non sulla razionalità dei fini: mentre il vero progresso definisce sempre il proprio scopo e si pone sempre la domanda di dove voglia andare. L’obiettivo ultimo, anche se non apertamente dichiarato, almeno per ora, è abbattere le frontiere della vita e della morte. L’uomo non si sentirà mai del tutto padrone di se stesso e del mondo in cui vive, fino a quando l’ombra della morte peserà su di lui. La nascita indesiderata l’ha già rifiutata: ora egli è in grado di sopprimere i nascituri che, secondo lui, non hanno i requisiti necessari per nascere. Allo stesso modo, si sta organizzando per sopprimere i malati terminali che non hanno più i requisiti per vivere ancora: e chiama tali operazioni conquiste di civiltà. Ma naturalmente gli resta ancora da affrontare il nodo più arduo: quello della morte causata dall’invecchiamento. Semplicemente, egli non accetta il fatto di dover invecchiare e di dover morire; e non si darà pace fino a quando non sarà riuscito a sconfiggere questo “ingiusto” destino. Per intanto, si industria di allungare, strappando alla morte un anno dopo un altro anno, la durata media della vita umana: ma in realtà non ha ottenuto proprio niente, perché la vita media si è allungata semplicemente perché è crollata la mortalità infantile, non perché le persone anziane vivano realmente più a lungo di quanto non accadesse ai loro genitori o ai loro nonni.

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Osservateli bene, questi teologi progressisti, questi sacerdoti e questi vescovi che hanno sempre in bocca il vocabolario semi-marxista del sindacalista o del sociologo; e questo signore argentino che svilisce e deride la dottrina. Osservate i loro volti, i loro occhi, la loro bocca, mentre dicono tali cose: siamo convinti che sia possibile scorgervi l’ombra del demonio. 

 
La tentazione diabolica del paradiso in terra

di Francesco Lamendola



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