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venerdì 1 marzo 2019

Aspettano….. e diffidano

Un summit vaticano sugli abusi che non ha voluto affrontare tutti i nodi che sono da sciogliere

Phil Lawler, giornalista e scrittore americano, esprime il suo giudizio piuttosto critico sull’incontro mondiale in Vaticano che si è concluso domenica scorsa, e che si è occupato solo degli abusi sui minori.
Ve lo propongo come spunto di riflessione, nella mia traduzione.
Incontro mondiale sugli abusi 2019 - messa - (Giuseppe Lami - Pool Photo via AP)
Incontro mondiale sugli abusi 2019 – messa – (Giuseppe Lami – Pool Photo via AP)
Come avevo previsto una settimana fa, il “summit” vaticano sull’abuso sessuale ha prodotto poco più che dichiarazioni forti: dichiarazioni del tipo che i laici cattolici si aspettano….. e di cui diffidano.

I vescovi che si sono riuniti a Roma la settimana scorsa non hanno fatto nulla per affrontare la rabbia dei laici cattolici americani. Non hanno detto nulla sullo scandalo McCarrick, su come si sia verificato e su chi sia stato coinvolto. Nonostante un appello pubblico dei cardinali Burke e Brandmüller, e un’esortazione separata dell’arcivescovo Viganò, non hanno detto nulla sull’influenza esercitata dalle reti omosessuali in Vaticano.


I vescovi hanno parlato di responsabilità, ma non hanno preso alcuna azione per garantire che sarebbero stati ritenuti responsabili. In un confronto rivelatore, quando un giornalista televisivo (vedi il video sotto) ha chiesto ai vescovi come potevano aspettarsi di riconquistare la fiducia del loro popolo, il cardinale Blase Cupich ha risposto che lui si sarebbe mantenuto responsabile. Ma se ho appreso  che non posso fidarmi di te, non puoi certamente riconquistare la mia fiducia dicendo, in effetti, “Fidati di me”.

Papa Francesco, nelle sue stesse dichiarazioni pubbliche, ha ripetuto le sue familiari promesse che la Chiesa non tollererà gli abusi. Ma, triste a dirsi, la leadership della Chiesa ha tollerato gli abusi, e il Pontefice non ci ha dato motivo di aspettarci un radicale cambiamento.

Al contrario, le dichiarazioni di Papa Francesco hanno creato l’impressione che il Vaticano stia iniziando solo ora ad affrontare seriamente un problema che affligge la Chiesa da due decenni. Quando ha offerto le sue riflessioni per i vescovi partecipanti, ha iniziato con il suggerimento: “Preparare un manuale pratico che indichi i passi che le autorità devono compiere nei momenti chiave quando emerge un caso”.

Dobbiamo dunque credere che a quest’ultima data non esista già un manuale di questo tipo? Sono passati quasi cinque anni da quando papa Francesco ha creato la sua Pontificia Commissione per la tutela dei minori.  Che cosa ha fatto quel gruppo per tutto questo tempo? Perché non abbiamo sentito parlare delle proposte della Commissione?

Infatti la Pontificia Commissione (per la tutela dei minori,ndr) è stata praticamente ignorata durante il “summit”. Il presidente del gruppo (cioè della Pontificia Commissione per i minori, ndr), il cardinale Sean O’Malley, non è stato membro del comitato organizzatore dell’evento, né è stato uno degli oratori presenti. L’incontro non è iniziato con un ordine del giorno fornito dal gruppo vaticano che ha lavorato su questo tema, né si è concluso con l’impegno a rafforzare l’autorità della Commissione. L’arcivescovo Mark Coleridge ha suggerito la creazione di un nuovo ufficio vaticano per gestire lo scandalo degli abusi sessuali, trascurando il fatto che tale ufficio esiste già!
Per diversi anni, la Commissione del cardinale O’Malley ha spinto per un meccanismo formale che ritenesse i vescovi responsabili della gestione delle denunce di abusi sessuali. (Papa Francesco si è spinto fino a creare quel tribunale, ma poi, sotto pressione, ha ritirato la sua approvazione e ha lasciato morire l’iniziativa). Al vertice, l’arcivescovo Charles Scicluna ha detto ai giornalisti che l’attuale sistema per ritenere i vescovi responsabili è superiore a un tribunale, perché dà al Papa una maggiore libertà d’azione. Ma questo è stato un freddo conforto, in un momento in cui i titoli dei giornali italiani hanno raccontato storie di vescovi che sono stati promossi da Papa Francesco, anche dopo che erano stati accusati di tollerare o addirittura di aver commesso abusi.

Prima dell’inizio dell’incontro, ho espresso una sottile speranza che alcuni coraggiosi vescovi – forse del nostro continente americano – si sarebbero opposti alla macchina delle relazioni pubbliche vaticane e avrebbero chiesto risposte serie a domande serie. Ahimè, non doveva essere così.

Probabilmente il Vaticano ritiene che l’indignazione pubblica per lo scandalo degli abusi sia un fenomeno esclusivamente americano, che può essere tranquillamente ignorato. Se è così, stanno operando sotto una pericolosa illusione. Sì, è vero che lo scandalo ha prodotto la reazione più grande – e più inferocita – qui negli Stati Uniti. Ma lo scandalo continua a diffondersi in tutto il mondo e la rabbia e la frustrazione è destinata ad aumentare.

Basti pensare alle storie che sono scoppiate sui media solo in quei quattro giorni del vertice:
1 – Un sacerdote americano, che lavorava in un tribunale vaticano (quello della Signatura, ndr), era rimasto al suo posto per mesi nonostante un’accusa credibile di abuso. (L’ufficio stampa vaticano, con un tipico disprezzo per la trasparenza, si è rifiutato di commentare il caso.)

2 – Il cardinale Oswald Gracias, membro del Consiglio dei cardinali e partecipante al vertice, è stato accusato di aver rifiutato di ascoltare una vittima di abusi nella sua arcidiocesi di Mumbai, India.

3 – In Sicilia, la diocesi di Acireale si è opposta alle lamentele secondo cui i suoi leader avrebbero ignorato gli abusi da parte del leader di un movimento popolare laico.

4 – Dall’Argentina sono arrivate nuove prove secondo le quali l’Arcivescovo Gustavo Zanchetta è stato promosso dal Papa a un posto sensibile in Vaticano (all’APSA, ndr) dopo che la sua cattiva condotta sessuale era stata denunciata a Roma. [La giornalista] Inés San Martin, che si è occupata della storia per [la rivista] Crux ha chiesto:  “Come possiamo credere che questa sia l’ultima volta che sentiremo ‘niente più insabbiamenti’ quando, in fin dei conti, Papa Francesco ha coperto qualcuno in Argentina che aveva un porno gay che coinvolgeva i minori?”
5 – E l’arcivescovo Coleridge, che ha tenuto l’omelia alla Messa di chiusura del vertice, è ora sotto inchiesta in Australia, per aver coperto prove di abusi.

Lo scandalo continua ad inasprirsi; la pentola continua a bollire; la frustrazione e la rabbia dei laici continuano ad aumentare. Il “summit” vaticano può aver rinviato il “Giorno del Giudizio”, ma quel Giudizio sta arrivando.
Qui l’intervento della gioranlista (minuto già impostato) di cui parla Lawler nell’articolo:

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