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mercoledì 20 marzo 2019

Gretini pullulano

Il sacro Canada diventa secolarizzato: chiudono 9mila chiese


Dalle volte costolonate ad arco acuto della chiesa anglicana di St. Jax, eretta 150 anni fa nel centro di Montreal, in Canada, può capitare di veder penzolare di tanto in tanto gli acrobati del circo, accompagnati da fumi, luci a led e rulli di tamburi. Sono alcuni protagonisti dello spettacolo di cabaret organizzato dalla compagnia Le Monastère, che affitta il luogo di culto dal pastore anglicano Graham Singh in questo strano connubio tra sacro e profano. Il tutto per consentire alla comunità ecclesiastica di sopravvivere generando qualche introito extra, utile per pagare le bollette e finanziare qualche lavoro di ristrutturazione. Una scelta pragmatica ma obbligata, per evitare che St. Jax faccia la stessa fine delle migliaia di chiese che stanno chiudendo battenti in tutto il Canada. Nel 2009, c’erano 27.601 edifici di culto, formazione o promozione di proprietà di organizzazioni religiose sparse per il paese, ma l’ente benefico National Trust for Canada stima che 9000 tra questi sono destinati a scomparire nel prossimo decennio. Circa un terzo del totale.

Il responsabile del progetto di rigenerazione del Ntc, Robert Pajot, dice a Cbc News che ogni comunità del Paese vedrà almeno uno dei vecchi edifici ecclesiastici chiusi, venduti o demoliti. Insieme a loro andranno persi non solo notevoli esempi di sacralità e la bellezza secolare, ma anche l’inestimabile senso di comunità che rappresentano.
Le chiese infatti non sono un semplice punto di riferimento domenicale, ma ospitano senzatetto, rifugiati, alcolisti anonimi, lezioni di pianoforte e incontri politici. Oltre, ovviamente, a matrimoni e funerali.
“I luoghi di fede sono stati, per generazioni, i centri di gran parte della vita comunitaria. Svolgono de facto un ruolo di hub comunitario, un ruolo di servizio alla comunità”, confessa Pajot.
Nelle zone rurali le comunità si stanno riducendo a causa del passare degli anni e dell’abbandono delle campagne. Nelle città, invece, i luoghi di culto restano deserti per via della secolarizzazione della società, unita alla comparsa di nuove pratiche spirituali. Con meno persone sui banchi e meno soldi nelle casse, l’aumento dei costi di manutenzione dei vecchi edifici ha costretto molte congregazioni ad alzare bandiera bianca. Tante altre, invece, si stanno arrangiando.
Detto dell’esperimento delle chiese-circo, il National Trust for Canada sta collaborando con un gruppo no-profit di Toronto chiamato Faith & the Common Good per tenere sessioni di formazione e insegnare alle congregazioni come gestire il patrimonio immobiliare a disposizione. Sulla scia di questi insegnamenti il reverendo Victoria Scott della chiesa anglicana di St. Luke a Ottawa ha deciso di demolire un’intera ala dell’edificio per far spazio ad appartamenti e garage. Così le messe della domenica, pur ristrette, sono sopravvissute e il piano interrato è stato riallestito a mensa per poveri e centro per programmi diurni per il supporto degli emarginati.
Altri edifici invece sono stati venduti ai privati e riutilizzati come biblioteche, sale concerti e addirittura fabbriche di birra.
La Hazlet Lutheran Church, a nord-ovest di Swift Current, Sask., è rimasta vuota per quasi 25 anni, finché due amici, Lindsay Alliban e Erin McKnight, l’hanno acquistata nel 2016 e l’hanno trasformata in uno spazio di musica dal vivo. Will e Victoria Sutherland, invece, hanno acquistato la chiesa anglicana di San Giovanni sconsacrata cinque anni fa e hanno trasformato il vecchio edificio in una casa con quattro camere. In qualche modo è comunque un salvataggio, visto che il precedente proprietario voleva utilizzarlo come magazzino.
“Abbiamo avuto persone che bussano alla porta e dicono: Mi sono sposato in questa chiesa, posso vedere cosa state facendo? – dice Victoria -. Se le persone hanno un legame emotivo con questo luogo e sono grate per quello che facciamo mi sento quasi obbligata a lasciarle entrare nel nostro spazio perché, in un certo senso, è anche il loro spazio”.
È il messaggio che intende promuovere il National Trust for Canada, per cui qualsiasi riutilizzo resta bene accetto pur di evitare la demolizione.
“Vedere un edificio che viene abbattuto finisce per essere un momento straziante per la comunità – conclude Pajot -. A volte c’è si percepisce un misto di vergogna, imbarazzo e rabbia. Si tratta di un vero e proprio cocktail volatile, un mix di emozioni che deve essere, molto delicatamente, elaborato e gestito”.
DANIELE DELL'ORCO

Mostra sul Cristo leopardato e lgbt: a Massa saltano vicesindaco e assessore

Il sindaco di Massa, Francesco Persiani, che guida una maggioranza di centrodestra, ha ritirato le deleghe al vicesindaco Guido Mottini (che si occupava di turismo, attività produttive, lavoro, sicurezza e polizia municipale), e all’assessore Eleonora Lama


A Massa è scoppiato un grande polverone politico, con il vicesindaco e un assessore rimossi dall'incarico.
Come si legge su L'Arno.it il sindaco Francesco Persiani, che guida una maggioranza di centrodestra, ha tolto le deleghe al vicesindaco Guido Mottini (che si occupava di turismo, attività produttive, lavoro, sicurezza e polizia municipale) e all’assessore Eleonora Lama (cultura, sport e decoro). Entrambi in quota Lega.
Ufficialmente la rimozione è stata decisa per "il venir meno della necessaria armonia per portare avanti il mandato amministrativo ma anche di divergenze di vedute circa le modalità di gestione delle deleghe loro affidate". Ma il sindaco ha assicurato che "con la Lega, principale forza politica di maggioranza, non sussiste alcun problema".
Concetto ribadito dal segretario provinciale del Carroccio, Andrea Cella, entrato in giunta come vicesindaco: "La Lega di Massa è coesa attorno al progetto di Francesco Persiani sindaco. Il nostro gruppo è stato il primo a proporre e credere nel nome di Persiani, scelta più che azzeccata e che ci ha permesso di cambiare colore all’amministrazione della città dopo decenni. La nostra fiducia è stata ricambiata dal sindaco ed è rinnovata anche oggi".
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, causando l'allontanamento dei due esponenti dalla giunta, sarebbe stata la mostra "blasfema" dell'artista Giuseppe Veneziano (leggi l'articolo), in cui tra le altre opere era esposto un Cristo con un costume leopardato e la scritta "Lgbt" (l'acronimo che indica la comunità gay e transgender) al posto di "Inri". Mostra che aveva suscitato grandi polemiche e lo sdegno della comunità cattolica.

INSAZIABILE SETE (VESCOVILE) DI VILIPENDERE IL CROCIFISSO


Il vescovo di Innsbruck presenta il nuovo orologio appeso nella chiesa dell’ospedale: un Cristo a testa in giù le cui braccia fanno da lancette. Si può vedere anche il “segnale orario in azione” #modernartLERI
Blasfemia sulla cattedrale di Innsbruck con il beneplacito del vescovo Glettler
«Fino a quando Dio avrà la barba io sarò femminista». Così recita il provocatorio e blasfemo slogan scritto a caratteri cubitali, che in questi giorni campeggia indisturbato sulla facciata della Cattedrale di San Giacomo di Innsbruck
: il vescovo si chiama Hermann Glettler. Qui mentre sfoggia un modello di casula molto, molto innovativo

Il Cristo-orologio capovolto, simbolo di una Chiesa ribaltata
(di Lupo Glori) Un’installazione colorata con una enorme insegna al neon davanti all’altare e un Cristo-orologio, appeso a testa in giù con le braccia crocifisse a fungere da lancette orarie. Potrebbe essere l’ennesima provocazione all’interno di qualche spazio artistico contemporaneo in cerca di pubblicità ma, ahinoi, ci troviamo invece, niente di meno che, all’interno della cattedrale di San Giacomo di Innsbruck e nella Spitalkirche zum Heiligen Geist, la storica chiesa dell’Ospedale del capoluogo del Tirolo settentrionale.
Le opere, che potranno essere visitate durante il periodo liturgico della quaresima, sono state realizzate dall’artista austriaco Manfred Erjautz e sono state commissionate direttamente dal vescovo della diocesi locale in persona, Hermann Glettler, meglio conosciuto come il vescovo-artista e, per questo, responsabile dell’area “Arte e cultura” presso la Conferenza episcopale austriaca.
Il vescovo Glettler danzante con Kristina Ploder, Chairman of the Board of Trustees of Caritas
Quello tra Glettler e Erjautz è un sodalizio artistico rodato e “fortunato” visto che, già nel 2004, quando l’attuale vescovo di Innsbruck era ancora parroco a Graz, l’insolito duo si era guadagnato le prime pagine dei giornali e delle principali riviste d’arte per aver realizzato un servizio fotografico in cui mons. Glettler si era fatto immortalare con indosso una “casula in PVC”.
Il vescovo Glettler con indosso l’innovativa casula in pvc
Un’ “opera” che, per il suo alto “valore artistico”, era addirittura finita sulla copertina del catalogo d’arte 2018 del museo benedettino dell’abbazia austriaca di Admont. Oltre che per essere l’autore del paramento sacerdotale in cloruro di polivinile, Erjautz è noto per avere realizzato, sempre nel 2004, una croce composta da mattoncini LEGO, sormontata da un camioncino al posto del corpo di Gesù che è stata installata sull’altare della Jesuiten kirche (Chiesa dei Gesuiti) di Vienna con l’obiettivo “artistico” dichiarato di dare un tocco di “giocosità”, relativizzando la serietà e la sacralità della cerimonia liturgica.
L’impegno del vescovo di Innsbruck per la promozione dell’arte moderna (blasfema) all’interno degli spazi sacri è continuato poi negli anni successivi. Prima di essere nominato vescovo del capoluogo tirolese da papa Francesco il 27 settembre 2017, Glettler si è infatti distinto per le proprie “doti artistiche”, nel 2014, attraverso una particolarissima installazione d’arte, intitolata Wounded Light, che rappresentava una rivisitazione in chiave moderna della statua del Sacro Cuore di Gesù.
Mentre, solo pochi mesi fa, nell’ottobre 2018, il vescovo tirolese ha confermato il suo ruolo di mecenate dell’arte contemporanea sacrilega, dando il proprio beneplacito all’affissione sulla facciata della cattedrale di San Giacomo della scritta a caratteri cubitali «Fino a quando Dio avrà la barba io sarò femminista». Un’iniziativa dell’artista austriaca Katharina Cibulka volta a prendere di mira, secondo i dettami politically correct dell’odierna agenda gender, i principali simboli istituzionali di stampo “patriarcale”.
Il vescovo di Innsbruck, Hermann Glettler, (secondo da sinistra) assieme al vescovo di Linz Manfred Scheuer
Il vescovo di Innsbruck, Hermann Glettler, assieme al vescovo di Linz Manfred Scheuer
Le installazioni di arte contemporanea all’interno degli spazi sacri promosse dal vescovo di Innsbruck fanno parte di una strategia ben precisa che vede nell’arte, poco importa se blasfema, un moderno strumento di evangelizzazione. Il 13 marzo 2019 Glettler, invitato presso la Catholic Private University di Linz a tenere una conferenza dal titolo, Per un plus di vitalità: un contributo alla missione culturale attuale della Chiesa, ha infatti chiarito il proprio pensiero in materia, spiegando come il compito della Chiesa odierna sia quello di fare proprio lo spirito del Concilio Vaticano II, inteso come un cambio di paradigma che porti ad una trasformazione della Chiesa stessa da rigido luogo di conservazione ad un fluido luogo di innovazione e apertura all’altro e al diverso.
In tale prospettiva, il Cristo-orologio appeso a testa in giù all’interno della storica cattedrale di San Giacomo, principale luogo di culto cattolico della città di Innsbruck, segna l’ora drammatica della Chiesa cattolica odierna, offesa e ribaltata per mano dei propri stessi pastori. (Lupo Glori)

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