ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 21 marzo 2019

I frutti della propaganda al contrario

TENTATA STRAGE A MILANO
Chi soffia sulla propaganda al contrario dei morti in mare

I frutti della propaganda al contrario. Il senegalese che ha tentato la strage di 51 bambini nello scuolabus perché "bisogna fermare i morti in mare per colpa di Salvini" era integrato anche nella disinformazione. I morti sono quasi a zero proprio grazie ai porti chiusi. Ma la vulgata, i salotti e gli opinion maker raccontano un'altra storia. E chi viene indottrinato, ci casca. 


Vediamo già Francesco Merlo e Roberto Saviano appostati sulla tastiera. Quindi, prima che qualcuno prenda sul serio le parole di Ousseynou Sy e dia la colpa della tentata strage sullo scuolabus di San Donato milanese a Matteo Salvini, sarà bene ricordare un dato fondamentale e incontestabile a chiunque voglia leggere la realtà e non l’ideologia: i morti in mare sono così drasticamente calati, tanto che dall’inizio dell’anno ce n’è stato uno solo recuperato nel tratto di Mediterraneo di nostra competenza. E il merito di questo è da ascrivere al decreto Salvini, che chiudendo i porti, ha costituito il principale deterrente alla partenza dei trafficanti di uomini dall’Africa. L’odiato decreto Salvini, il pericoloso e dittatoriale decreto Salvini.


È grazie alla politica dei respingimenti e dei porti chiusi che sono cessati i morti nel Mediterraneo come testimoniano i dati resi noti recentemente dal Viminale che promuovono la politica del vicepremier leghista. 

È illogico dunque che il senegalese di 47 anni, con regolare cittadinanza italiana, che ieri ha preso in ostaggio 51 bambini di uno scuolabus con alcuni docenti, possa ascrivere le morti in mare alla responsabilità di Salvini e Di Maio, colpevoli, stando a quanto riferito dai testimoni accorsi sul posto, di uccidere gli africani in mare e in Africa. 

Follia e si potrebbe chiudere lì. A questo si aggiunge il fatto che l’uomo avesse precedenti penali per molestie su minori e dunque viene da chiedersi per quale motivo un uomo che ha avuto guai con la giustizia - per reati di quel tipo! - avesse a che fare con dei bambini. Saranno le indagini a chiarire il tutto. 

Quello che è importante sottolineare adesso è che ci sarà qualcuno che proverà ad alzare il ditino contro “il governo dei porti chiusi” per giocare al più classico del “tanto peggio, tanto meglio”. Della serie: “Gesto sbagliato, ma il clima è esasperato da questa politica che costruisce muri”. E dunque Salvini un po’ le sue colpe ce le ha. 

E’ di certo un peccato, ma una responsabilità ce l’avranno anche certi giornali o no? Certi maestri Kattivi alla Gino Strada o no? Certi fenomeni che urlano al regime, al fascismo, che parlano di un’Africa che affamiamo perché non vogliamo accogliere in Italia, o no? Dicevamo, è significativo che nessuno lo abbia detto a Ousseynou Sy che i morti del Mediterraneo sono cessati quando si è iniziato a chiudere i porti. Eppure la notizia c’era, ma nessun giornale di tiratura elevata l’ha messa in prima pagina con evidenza, nessun telegiornale ci ha aperto l’edizione delle 20, nessuna radio ha fatto approfondimenti su questo.

E Sy - che ora dovrà rispondere di tentata strage e sequestro di persona, ma al momento quella del terrorismo è solo un'aggravante - deve essere stato indottrinato molto bene dal mainstream per credere che in Africa si muoia per colpa di Salvini e Di Maio. 

No. in Africa si muore per tanti motivi che Salvini probabilmente non conosce nemmeno. Ma si muore più o meno per gli stessi motivi per i quali lui, 17 anni fa, è venuto in Italia per poi inserirsi, lavorare e farsi qua la famiglia. Piuttosto, il fatto che si imputi a Salvini una qualche colpa è probabilmente da ascrivere alla responsabilità di chi, qua in Italia, lo lascia credere. In questo bisogna dire che Sy era proprio ben integrato. Anche nel conformismo politico respirato.

Lo stesso conformismo, ammantato di nuova religione buonista mondiale, che ha messo in campo il vescovo di Crema Daniele Gianotti nell'esprimere vicinanza ai ragazzi dello scuolabus e alle loro famiglie: «Purtroppo, l’impegno che gli studenti hanno messo in atto per crescere nella conoscenza reciproca della diversità culturale e religiosa, deve scontrarsi con un crescente clima di ostilità e incomprensione, che avvelenano il clima sociale e culturale del nostro paese, e che gesti come questo di oggi alimentano insensatamente». Ecco qua che ritorna il cattivo Salvini.

Il vescovo invece di stringersi e basta attorno alla sua gente sembra sentirsi in dovere di ribadire che l'agenda del meticciato deve proseguire. Per Gianotti il problema dunque è che quanto accaduto darà ragione a chi si lamenta della Sinistra mondialista? E' un'immagine di una Chiesa che si perde nell'ideologia buonista per continuare ad alimentare una idea di società multi tutto: religiosa, civile, sociale, culturale. Ma priva della sua vocazione universale alla santità e della sua specificità cristiana che passa in secondo piano.

Qualcuno oggi rimarcherà il fatto che Sy è un cittadino italiano a tutti gli effetti, quindi non è certo colpa dei poveri migranti di oggi e richiedenti asilo. Il punto però non è questo. Il punto è che Sy è arrivato a pochi centimetri dal provocare una strage per aver seguito una teoria tanto falsa quanto pericolosa. E cioè che in Mediterraneo si continui a morire per colpa di Salvini e dei leghisti. E quando una teoria non è suffragata dalla realtà, ma per essa si compiono azioni sbagliate, questo si chiama ideologia.

Non sembra essere affiliato alle centrali del terrore dell'Isis. Ma dire che in Mediterraneo si muore per colpa di Salvini è di sicuro terrorismo verbale. Il fatto grave poi è che a dirlo non sono solo senegalesi che prendono in ostaggio i bambini, ma anche molti salotti, opinion maker e influncer della politica Made in Italy. E la cosa non lascia ben sperare per il futuro. 

Andrea Zambrano

http://www.lanuovabq.it/it/chi-soffia-sulla-propaganda-al-contrario-dei-morti-in-mare

TRAUMATIZZATO DA SALVINI































A furia di aizzare i migranti contro gli italiani prima o poi il fattaccio ci scappa. A San Donato Milanese un autista senegalese sequestra 51 bambini per “vendicare i morti in mare”. Speronato da 3 pattuglie negli attimi dell’arresto ha incendiato il bus. Voleva uccidere.

SGOZZA ITALIANO, PROFUGO VUOLE ASSOLUZIONE PERCHÉ “TRAUMATIZZATO DA VIAGGIO IN BARCONE”
Khalid De Greata, 27 anni, profugo proveniente dalla Nigeria, è seminfermo di mente e il suo disturbo paranoide di base sarebbe stato amplificato dalle vicissitudini legate al suo vissuto di profugo. Sono queste le conclusioni della seconda perizia psichiatrica effettuata sul nigeriano che il 15 ottobre 2017 ha ucciso Maurizio Gugliotta, 51 anni, di Settimo Torinese, accoltellandolo senza motivo mentre faceva un giro al mercato di libero scambio del Barattolo assieme a un amico, rimasto ferito

Solidarietà” – Nulla è più cattolico. Nemmeno le parole.

MARE JONIO - Le Balle sul Mare Forza 7 #MessoOra




Tutti i padri di Ousseynou Sy

Tutti i padri di Ousseynou Sy
Il quarantasettenne senegalese Ousseynou Sy, italiano dal 2004, che oggi ha provato a dare fuoco a 51 bambini imprigionati sul pullman che li doveva riportare a casa dopo una giornata di sport, ha inaugurato una stagione nuova. Disinteressiamoci per il momento del fatto che il signore avesse precedenti penali per abuso sessuale e per guida in stato di ebbrezza, circostanza che già da sola grida vendetta. Come è possibile infatti che a qualcuno con la sua storia personale venga affidata la guida di veicoli pesanti che circolano sulle strade, mettendo a repentaglio le nostre vite e quelle dei nostri figli? I gestori della linea sostengono che “non lo sapevano“, ma di certo sarà necessario implementare regolamenti e controlli definitivamente più stringenti.
Tralasciando in ogni caso questo aspetto – dicevo –, è il movente del suo gesto a destare francamente molto sgomento. Se avesse urlato “Allahu Akbar”, ci saremmo trovati di fronte all’ennesimo caso che i media avrebbero tranquillamente potuto classificare nel corposo faldone del cosiddetto terrorismo islamico. Certo: essendo il primo attentato a verificarsi sul suolo italiano, il fatto avrebbe drasticamente cambiato la statistica che vede Francia, Germania e Regno Unito dividersi il podio per numero di casi. Si sarebbe aperto un fronte politico infuocato, con l’entusiastico beneplacito dell’Europa Unita, avremmo capito di essere diventati un obiettivo anche noi e la discussione si sarebbe concentrata sulla necessità di restringere gli spazi di libertà per aumentare la sicurezza. Tutto già visto.
Invece no: il senegalese non urla contro gli infedeli in quanto occupanti illegittimi della sacra terra islamica, non ce l’ha con i cristiani in quanto espressione di una fede religiosa diversa, né con l’Occidente laico in quanto portatore di una innata blasfemia, e neppure ce l’ha con i bianchi per il colore della loro pelle, né con i colonizzatori che depredano le risorse africane (anche perché in quel caso sarebbe stato più logico prendersela con i francesi, che controllano l’Africa con il Franco CFA). No: Ousseynou Sy se la prende con i bambini, con i nostri bambini in quanto, per una brutale, feroce e paradossale legge del contrappasso, essi dovrebbero pagare per le morti dei migranti nel Mediterraneo, presumibilmente – andrebbe verificato – di tre delle sue figlie.
Stante il fatto che i pazzi sono ovunque, e che qualunque svitato può trovare in una qualunque motivazione la convinzione della necessità di compiere gesti efferati per trovare una qualche forma di compensazione alle ingiustizie della vita, resta il fatto che questo signore dichiara un movente che non è affatto casuale, e che guarda caso reclama soddisfazione proprio all’indomani di fatti (la questione della “Mare Jonio”) che incendiano l’opinione pubblica e la dividono, esacerbandola, e nel giorno stesso in cui al Senato della Repubblica si consuma un processo politico al Ministro dell’Interno Matteo Salvini (sul caso della nave Diciotti).
Cosa sottende il gesto sconvolgente dell’autista del Senegal, che solo per la prontezza di un bambino e per la bravura dei carabinieri non si è trasformato nella peggiore tragedia della nostra storia recente? Innanzitutto un’idea completamente sballata, ovvero che se molti esseri umani si sono spinti fino al mar Mediterraneo tentando di attraversarlo con mezzi di fortuna, alcuni andando incontro a una disgraziata morte, questo sia in qualche modo imputabile al nostro Paese, ai suoi politici e ai nostri figli. Questo Ousseynou si è cioè in qualche modo convinto che se gli africani scappano dai loro paesi e si imbarcano su un gommone, la colpa sia degli italiani. Ovviamente questo è falso: se anche ammettessimo la logica per la quale sia necessario individuare un colpevole al fine di punirlo, in un quadro di responsabilità geopolitica, questo deve essere cercato eventualmente nei paesi che ancora mantengono un’influenza coloniale sull’Africa e ne frenano la crescita: la gente, sfruttata e senza futuro, non trova altra soluzione che emigrare, tentando di raggiungere le aree del mondo più ricche. L’Italia centra come i cavoli a merenda. Ma c’è un’altra convinzione alla base del gesto criminale di oggi, un’idea ancora più campata per aria ma che probabilmente aveva messo radici profonde: qualcuno ha dato modo a questo italiano di origini senegalesi di pensare che i migranti muoiano perché nessuno li soccorre, ovvero che vengano lasciati deliberatamente annegare da un’Italia “che odia”, un’Italia “razzista”, un’Italia egoista, cinica e crudele: un’Italia assassina.
Ovviamente anche questa fantasia non ha alcun rapporto con il mondo reale: non c’è un solo migrante che sia morto perché deliberatamente non è stato soccorso, e nessun politico, mai, si è mai sognato di dire o anche solo di pensare che le persone che sono in difficoltà, in mare, non vadano soccorse e messe in sicurezza. Anzi: è una precisa e costante preoccupazione, per chiunque affronti oggi nel dibattito pubblico la questione migranti, precisare che prima di tutto vengono le vite umane. Quello che semmai è in discussione è l’opportunità, dopo avere prestato tutte le cure del caso, di acconsentire allo sbarco in Italia dei migranti – perlopiù economici – piuttosto che obbligare gli altri Stati membri della UE a fare la loro parte e dividersi l’onere dell’accoglienza. Nessuna politica dei “porti chiusi” ha mai messo in discussione la salute delle persone a bordo delle navi delle Ong: anche nel caso della Diciotti – quello più controverso – i migranti sono sempre stati assistiti dalle imbarcazioni della guardia costiera e della guardia di finanza che hanno provveduto a portare a bordo vivande, farmaci e medici. Peraltro, il numero dei migranti annegati recentemente si è drasticamente ridotto, come ricordato nel discorso del Ministro dell’Interno oggi al Senato.
Ciononostante, questo italiano di origini africane è arrivato a convincersi che la colpa delle vittime di questa immensa pressione migratoria sia nostra, degli italiani e di Salvini (così come riporta perfino un titolo del Corriere della Sera). E se ne è convinto a tal punto da arrivare a determinarsi di punire il nostro Paese nel peggiore dei modi, col sacrificio della vita di cinquantuno bambini innocenti, casualmente il giorno successivo in cui qualcuno ha forzato le regole, accusando implicitamente il Ministro dell’Interno di mettere a rischio la vita dei migranti sul peschereccio “Mare Jonio” (inventandosi un Mare Forza 7 in presenza di onde di due metri e mezzo), con la stampa e tutti i partiti sovvenzionati dai magnati alla George Soros (come quello di Emma Bonino) a rinforzare l’idea che il nostro Paese sia responsabile delle vittime nel Mediterraneo, per la sua politica di accoglienza diversa da quella dei governi precedenti. Ma, come abbiamo visto, la politica di accoglienza non ha nulla a che vedere né con le motivazioni che spingono i migranti a partire, né con il fatto che alcuni di loro sfortunatamente trovino la morte in mare. Anzi: si può intuitivamente argomentare che sia proprio la politica dei porti sempre aperti a spingere le persone a mettere a rischio la propria vita, illudendosi di trovare oltremare una facile via di uscita ai loro problemi.
Se  Ousseynou Sy si è convinto che la colpa di quello che succede in Africa sia dei bambini italiani, è perché è stato sobillato per mesi e mesi da campagne sovvenzionate da capitali stranieri, pro-immigrazioniste, che hanno strumentalizzato le disgrazie dei migranti economici per tentare di rovesciare il Governo ed ottenere nuovamente il potere a qualunque costo, con qualunque mezzo, anche quello giudiziario, campagne orchestrate da chi è stato disposto ad etichettare come assassini gli italiani i quali, dopo decenni di sbarchi programmati di centinaia di migliaia di semiclandestini raccolti al solo scopo di consegnarli al sottobosco dei lavoratori senza diritti per cooperative senza scrupoli, più che legittimamente vogliono solo ripensare le loro politiche di immigrazione. Se l’autista del pullmann dove viaggiavano cinquantuno bambini ha pensato che gli assassini siamo noi, gli italiani, e che andavamo puniti nel peggiore dei modi, è perché ci sono altri italiani – diversamente italiani – che a forza di bugie e strumentalizzazioni hanno finito per convincerlo che la colpa non può che essere nostra e solo nostra, esseri orribili che non siamo altro!
Chi sono questi italiani? Non c’è bisogno di elencarli uno per uno: sono quelli che alimentano il cosiddetto “pull factor”, fingendo di passare per caso in zone di mare dove invece sono già d’accordo per incontrare gommoni pieni di esseri umani spinti ad avventurarsi in mare, gommoni che poi bucano; sono quelli che illudono i migranti che in Italia c’è posto per tutti e li spingono così a partire, ma una volta arrivati qui li rinchiudono (loro sì) dentro a prigioni dalle quali spesso escono solo scappando (ma intanto i gestori si sono pappati una lauta e milionaria diaria elargita dallo Stato); sono quelli che dicono che noi non facciamo più figli, e invece di capire che non li facciamo perché hanno incentivato privatizzazioni e razzie, impoverendo il tessuto produttivo, progettano una popolazione di rimpiazzo composta da decine di milioni di nuovi “cittadini europei” come Ousseynou Sy, che prima o poi magari impazziscono per il dolore e danno fuori di matto; sono quelli che prendono a bordo i migranti sulle loro bagnarole ricondizionate, pagate da tutti tranne che dagli italiani, e poi fingono di avere un mare in condizioni avverse, così possono forzare i confini del territorio italiano (che se fossero in Spagna o in Australia verrebbero presi a fucilate, ma poi gli assassini siamo noi); sono quelli che prendono un Ministro della Repubblica eletto con un preciso programma elettorale e poi tentano di processarlo perché vuole realizzare la volontà degli italiani; sono quelli che prendono i soldi dai magnati della grande finanza mondiale, famosi per averci già messo in ginocchio negli anni ’90, e fondano partiti che hanno un unico punto nel programma: la dissoluzione dello stato italiano; sono quelli che controllano la stampa e si assicurano che faccia titoli frequenti su sciagure anche solo presunte, meglio se sbattendo foto strazianti di bambini in prima pagina per alimentare le agende dei talk show, al solo scopo di far accettare ai cittadini le politiche di smembramento territoriale più vantaggiose per chi detiene i capitali atti a sostenerle; sono quelli che odiano la vita – che è fatta di opposti che si attraggono – e vogliono riprogrammarla secondo un paradigma dell’indifferenziato, dove non esistano più tradizioni, gusti, abitudini, inclinazioni, valori e nuclei saldamente costruiti attorno ad essi, perché si arrivi ad una purea indistinta che non opponga più alcuna resistenza all’ingegneria sociale e alla disarticolazione definitiva dei processi produttivi dai lavoratori.
Ousseynou Sy è figlio loro, e io dico che sono e saranno loro i veri responsabili di questa nuova stagione di terrorismo che – Dio non voglia – potrebbe essersi aperta oggi.

DICIOTTI, SALVINI IN AULA SI EMOZIONA E SI DIFENDE: "L'HO FATTO PER IL MIO PAESE".


GLI ALTRI GOVERNI A PROCESSO!

    Il video consigliato. L'intervento del sen. avv. Simone Pillon della Lega : è stata una "Deportazione di massa" e stanno processando l’attuale governo? La normativa è chiarissima: sono i governi precedenti che dovrebbero essere messi sotto processo !  



Intervento del senatore Simone Pillon a difesa di Matteo Salvini


L'intervento del senatore Avv. Simone Pillon a difesa di Matteo Salvini, e che argomenta in maniera ineccepibile, norme alla mano sul caso della nave "Diciotti". Stanno processando l’attuale governo? La normativa è chiarissima: sono i governi precedenti che dovrebbero essere messi sotto processo e per “Deportazione di massa”! Per la cronaca il risultato della votazione è stato schiacciante a favore del ministro Matteo Salvini: 237 a 61!


Fonte: Lega Salvini Premier - Pubblicato il 20 mar 2019

Dal prestito in banca ai politici: chi c'è (davvero) dietro la Jonio

Il progetto nasce l'estate scorsa per aggirare la chiusura dei porti. Ma l'agguato viene messo in atto solo ora. Ecco chi c'è dietro Casarini e compagni


"Era tutto organizzato". Nella Lega la linea sulla nave Jonio è univoca: Luca Casarini, il disobbediente del G8 che si è messo a capo della Mare Jonio, ha messo in piedi una operazione politica proprio in concomitanza con il voto in Senato sul caso della Diciotti.
Una tesi prefigurata anche da alcuni report inviati all'intelligence e condivisa dai Cinque Stelle che però si sono mossi per evitare che si replicasse la vicenda della nave della Guardia Costiera bloccata per giorni di fronte al porto etneo, con 177 immigrati a bordo. Dietro questo agguato politico, oltre a Casarini e a Beppe Caccia, c'è il progetto "Mediterranea Saving Humans". Una organizzazione non governativa finanziata da Banca Etica che nasconde al proprio interno i soliti ultrà dell'accoglienza che in questi mesi infiammano le piazze facendo la guerra a Matteo Salvini.
"Non sappiamo quando - assicura Casarini - ma torneremo in mare insieme a tutti quelli che si riconoscono in un principio di una semplicità straordinaria: prima si salvano le vite umane, poi si discute del resto". Il punto politico di quanto successo nelle ultime quarant'otto ore resta il tentativo (fallito) dei centri sociali di creare un nuovo scontro alla vigilia del voto al Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini sul caso della nave Diciotti. Un vero e proprio agguato che, secondo i dati in possesso del Viminale, sarebbe stato organizzato da tempo per scavalcare il divieto di attracco nei porti italiani emesso l'estate scorsa dal Viminale per fermare le imbarcazioni delle ong che battevano bandiere straniere. Da qui l'idea di Cesarini e Caccia di mettere in mare una nave battente bandiera italiana.
Torniamo dunque all'estate scorsa. Casarini raduna attorno a sé alcuni esponenti dei centri sociali del Veneto che hanno già iniziato a scendere in piazza contro Salvini. "Non personalizziamo... - dice oggi al Corriere della Sera - io qui faccio la mia parte con umiltà, come uno dei tanti". In realtà, come ricostruisce Repubblica, è lui il capo missione che spinge a costituire una società armatrice per far partire l'agguato al governo. Nasce così la Idra Srl, attorno alla quale si stringono i più intranigenti fan dell'accoglienza, come l'Arci, le ong Ya Basta Bologna, Sea Watch e Open Arms, il centro sociale Esc di Roma e l'associazione "Baobab Experience". Grazie ai contatti politici con le Giunte di Palermo, Napoli e Milano e con i parlamentari di Sinistra italiana, riescono anche ad ottenere un cospicuo prestito da Banca Etica. Nelle tasce di Casarini e compagni arrivano, quindi, 460mila euro che servono per comprare e ristrutturare un vecchio rimorchiatore. Ovviamente gli antagonisti dei centri sociali non hanno il know how per trasformare la Mare Jonio in una imbarcazione "Search and rescue". Per questo arrivano alcuni volontari di Sea Watch e Open Arms.
Quello di lunedì scorso è stato il primo intervento in mare. E i sospetti sulle modalità di intervento sono a dir poco sospette. Tanto che in Forza Italia c'è chi li ha accusati di "pirateria". La stessa Guardia Costiera libica ha fatto sapere che si trovava "a cinque miglia dal gommone in panne", quando l'imbarcazione della Mediterranea è entrata in azione, e che "era in grado di recuperare in sicurezza tutte le persone a bordo""L'intervento della nave della Mediterranea non era necessario ed è stato pretestuoso", ha spiegato all'Agi il portavoce Ayoub Qassem accusando i "soccorritori" italiani di aver ostacolato le operazioni di salvataggio per "interessi certamente non umanitari". Ieri sera i pm di Agrigento hanno aperto un fascicolo. L'accusa è di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Ma non hanno iscritto ancora alcun nome. "Svegliatevi togati - commenta il senatore Maurizio Gasparri - invece di mandare documenti con consigli sbagliati al Parlamento, fate il vostro dovere. Contribuite a difendere la sicurezza e la legalità in Italia".

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