ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 29 marzo 2019

Il tremendo capolavoro del diavolo

SGOMENTO NEL PERDERE L'ANIMA?


 A che pro guadagnare il mondo, se si perde l’anima? La sola espressione: dovrebbe far tremare di "sgomento", qualsiasi vero credente. La "falsa dottrina" studiata dalle 3 grandi forze, che vogliono distruggere l’opera di Cristo 
di Francesco Lamendola  

 0 apocalisse 165 

Dopo aver annunciato ai suoi discepoli che il Suo prossimo destino sarebbe stato quello di soffrire e morire per volontà degli anziani del popolo, ma che al terzo giorno sarebbe resuscitato, e dopo aver respinto con durissime parole Simon Pietro, che si era scandalizzato di quell’annuncio, Gesù si rivolse alla folla dei Suoi seguaci (Marco, 8, 34-38):
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».


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La sola espressione: perdere la propria anima dovrebbe far tremare di sgomento qualsiasi vero credente. Non di paura, o comunque non solo di paura: di sgomento. Lo sgomento è ciò che si prova quando si è davanti a qualcosa d’inaudito, d’inconcepibile, a qualcosa che esce da tutti i nostri schemi e che minaccia l’ordine stesso della nostra mente.

È una domanda che continua a interrogarci, a duemila anni di distanza, e che sempre risuonerà nelle profondità della coscienza di qualsiasi cristiano: che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? Infatti, non giova a nulla. E, una volta che l’abbia perduta, non c’è nulla, assolutamente nulla, neppure i tesori più grandi del mondo intero, che un uomo potrebbe offrire in cambio di essa. Si tratta di un concetto molto semplice e, soprattutto, auto-evidente: non c’è bisogno di spiegarlo, lo capisce benissimo anche un bambino. Eppure, la concupiscenza dell’uomo, frutto e conseguenza del Peccato originale, lo trascina continuamente lungo strade che gli fanno dimenticare questa semplice verità. Ed ecco la folla disordinata delle passioni, delle brame, dei desideri smodati: la sete del guadagno e della ricchezza; la sete dei godimenti e dei piaceri; la sete e l’avidità del potere, in tutte le sue forme, anche a prezzo di basse furberie, compromessi, disonestà e a volte di autentici crimini; e della propria anima gli uomini non si prendono più cura, come se fosse la cosa meno importante di tutte.
Il destino dell’anima è di andare a Dio; di conoscerlo, amarlo, adorarlo e servirlo; di uniformarsi in ogni cosa alla sua volontà, che è giusta e perfetta, anche se non sempre appare comprensibile alla mente dell’uomo. Il quale, evidentemente, non può pretendere di saper e di capire tutto, altrimenti non vi sarebbe alcuna differenza sostanziale fra la creatura e il suo Creatore, il che è illogico e manifestamente impossibile; ciò che fa esclamare al gran padre Dante (Purgatorio, III, vv. 34-39): Matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer la infinita via / che tiene una sustanza in tre persone. / State contenti, umana gente, al quia; / ché, se potuto aveste veder tutto, / mestier non era parturir Maria.  Questo è ciò che la dottrina cattolica chiama la salvezza delle anime: perché in Dio è la pace, l’appagamento, la beatitudine, già qui, in questa vita, ma molto di più, in maniera perfetta perché finalmente libera dal peso della carne, nella dimensione futura, della vita eterna; mentre allontanarsi volutamente da Dio, respingere il suo Vangelo, rifiutare il suo Amore, significa perdersi in un oceano di disperazione, ed è ciò che si suole chiamare inferno. Scandaloso e tristissimo a dirsi, oggi una parte del clero sembra essersi dimenticata che la ragion d’essere della Chiesa, fondata non da mano d’uomo, ma da Dio stesso, nella Persona del Signore Gesù Cristo, è appunto condurre le anime verso la salvezza; mentre si è fatta lei stessa propagatrice di errori esiziali, di deviazioni ed eresie dottrinali e di pestiferi travisamenti sul piano della morale. Chi avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere? La Chiesa, voluta e fondata da Gesù per la salvezza delle anime, è divenuta, in non pochi dei suoi ministri, specialmente quelli che stanno al suo vertice, veicolo di confusione, traviamento e perdizione: mysterium iniquitatis.

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È tempo che si torni a parlare dell’anima e del suo destino eterno. La contro-chiesa massonica ha parlato anche troppo! Voi non vi siete consacrati alla giustizia sociale, né alla madre natura: vi siete consacrati a Cristo, e lo scopo della vostra missione è pascere le pecorelle, cioè prendervi cura delle anime.

Questo è il tremendo capolavoro del diavolo; e, anche se sappiamo che la sua vittoria non sarà che di durata passeggera, perché così è stato divinamente promesso, nondimeno l’animo di tanti credenti è quasi sommerso dall’ amarezza, dallo sconforto e dall’angoscia. Questa è l’ora di Satana e tutti i seguaci di Cristo potrebbero dire con Gesù Cristo: L’anima mia è triste fino alla morte. Perché, davanti al trionfo apparente delle forze demoniache, un trionfo così vasto e completo quale mai si era visto finora; e rendendosi conto che esso è stato reso possibile dalla ignavia, dal conformismo e dall’ignoranza di un grandissimo numero di cattolici, o sedicenti tali, si provano quasi le vertigini, come di fronte a un mistero abissale, che fa sentire piccolissimi gli esseri umani e ricorda loro che, senza l’aiuto di Dio, sono veramente nulla: creature deboli, vacillanti, insidiate da cento agguati esterni e interni, che un soffio di vento può spazzare via e disperdere come la sabbia.

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Il tremendo capolavoro del diavolo è che la Chiesa voluta e fondata da Gesù per la salvezza delle anime, è divenuta, in non pochi dei suoi ministri, specialmente quelli che stanno al suo vertice, veicolo di confusione, traviamento e perdizione: mysterium iniquitatis.

La sola espressione: perdere la propria anima dovrebbe far tremare di sgomento qualsiasi vero credente. Non di paura, o comunque non solo di paura: di sgomento. Lo sgomento è ciò che si prova quando si è davanti a qualcosa d’inaudito, d’inconcepibile, a qualcosa che esce da tutti i nostri schemi e che minaccia l’ordine stesso della nostra mente. La possibilità che un’anima umana, creata a immagine di Dio, possa perdersi da se stessa; che possa scegliere di andare contro il suo Creatore, disprezzare la sua Redenzione e tenere in nessun conto il suo Amore; e che possa, con ciò stesso, privare di ogni significato la propria esistenza terrena, oscurare ogni vera luce che possa guidarla, e affrettarsi da se stessa, in piena libertà e coscienza, verso il baratro delle tenebre eterne, ove nulla è bello e tutto è scuro, angoscioso, orribile: questa possibilità, se l’anima la vede e la soppesa anche solo per una frazione di secondo, dovrebbe essere tale da incuterle un sacrosanto terrore e, nello stesso tempo, un ardentissimo desiderio di evitare un simile destino, di cogliere l’opportunità che le viene offerta, e di porsi sulla via luminosa, con piena confidenza in Colui che ha detto: Non vi lascerò mai soli. Eppure, incredibilmente, beffardamente, proprio dalle anime consacrate a Dio, proprio quelle che hanno giurato di servirlo dedicando a lui tutta la loro vita, e la cui missione è essere di guida a tutte le altre anime del gregge loro affidato, proprio loro da bel po’ di tempo – a partire dagli anni del Concilio Vaticano II – hanno incominciato ad essere di scandalo, a seminare dubbi micidiali, a turbare le coscienze con insegnamenti seducenti, ma fallaci, che si sì discostano in maniera sostanziale dal vero e solo Vangelo di Gesù Cristo.

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Gesù ha sempre parlato chiaro, senza alcuna ambiguità, esattamente al contrario del falso papa argentino, che non sa o non vuole fare un solo discorso dal quale non sorgano diverse e contrastanti interpretazioni!

Già san Paolo ammoniva che di Vangeli ce n’è uno solo, quello di Cristo; che non esiste un vangelo di Paolo, così come non esiste vangelo di alcun altro di coloro i quali lo annunciano: perché colui che annuncia il Vangelo annuncia la Parola di Dio, non la propria. La parola umana è debole, inadeguata, soggetta all’errore; tutto quel che si chiede a un’anima consacrata, a un ministro di Dio, è di custodire il suo gregge con fedeltà assoluta, e con coerenza di vita; poi, se possibile, di accogliere nel gregge anche altre pecorelle, che non ne fanno parte, ma Dio desidera accogliere, affinché, come dice Gesù Cristo, vi siano un solo gregge ed un solo pastore. E sia alle anime che già fanno parte del gregge di Cristo, e che l’anima consacrata deve custodire anche a prezzo di dare la sua stessa vita, sia alle anime che non ne fanno parte, ma che Dio vuole che ne facciano parte, appunto per mezzo dell’annuncio del Vangelo, essa non deve porgere altra dottrina che quella della santa Chiesa fondata da Cristo, senza nulla aggiungere e senza nulla togliere, e soprattutto senza minimamente curarsi di andare incontro allo spirito del mondo e di compiacere i sentimenti della folla. La folla è pigra, la folla è incostante, la folla è indulgente verso i vizi umani, forte del suo numero e della mancanza di responsabilità individuale: perciò l’anima consacrata non deve rivolgersi mai alla folla, quando annuncia il Vangelo, ma sempre e solo ai singoli individui che si trovano in essa, esortandoli, uno per uno, come se fosse Gesù medesimo che bussa alla porta della loro casa, ad accogliere il Vangelo e a convertirsi, a mutar vita. Perché senza mutamento di vita non c’è conversione: ed è questa la ragione per cui l’anima consacrata, per prima, quando annuncia il Vangelo, deve far vedere, con la testimonianza della sua stessa vita, ancor prima che con le parole, che si è convertita, che in lei è avvenuta una conversione e cioè un profondissimo, radicale mutamento, e che essa non è più un’anima carnale, schiava e bramosa delle cose di questo mondo, ma è divenuta un’anima spirituale, che vuol piacere unicamente a Dio, e a nessun altro.

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 La cerimonia "tristissima" del funerale del cardinale Danneels.

Anime consacrate come quella del cardinale Danneels – non c’era nessuno al suo funerale, è stata una cerimonia tristissima, benché fossero state predisposte addirittura le transenne per contenere la folla: ma questi cardinali massoni, frequentatori dei salotti radical-chic, non sono amati, né rimpianti dal popolo – si sono costantemente preoccupate di piacere al mondo, e hanno travisato e svenduto la dottrina di Cristo per sostituirla con una falsa dottrina cattolica, studiata a tavolino dalle tre grandi forze che, da secoli, si adoperano per distruggere l’opera di Cristo: il giudaismo talmudico, la massoneria e il protestantesimo. Queste anime consacrate, le quali, come Giuda, hanno tradito Gesù Cristo e hanno ingannato e fuorviato le anime che erano state loro affidate, hanno agito alla stregua di ladri e di falsari: ladri, perché hanno svenduto, a prezzi di saldo, il Vangelo di Gesù, che non è di certo una proprietà loro; falsari, perché hanno mistificato diabolicamente le Sue parole, facendogli dire quel che non ha detto e facendogli tacere quel che non ha taciuto.

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Oggi la Chiesa è occupata (abusivamente) da cardinali massoni, frequentatori di salotti radical-chic, che si sono costantemente preoccupati di piacere al mondo, e hanno travisato e svenduto la dottrina di Cristo per sostituirla con una falsa dottrina cattolica, studiata a tavolino dalle tre grandi forze che, da secoli, si adoperano per distruggere l’opera di Cristo: il giudaismo talmudico, la massoneria e il protestantesimo!


A che pro guadagnare il mondo, se si perde l’anima?

di Francesco Lamendola
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