ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 2 aprile 2019

Al di qua delle buone intenzioni

Su Verona anche la menzogna clericale

Non bastava l'odio laicista, sul Congresso mondiale delle Famiglie svoltosi a Verona si è abbattuta la menzogna clericale con due narrazioni: la storia delle piazze contrapposte che danneggiano le famiglie vere e il complotto conservator-tradizionalista che unisce Usa ed Europa.


                                     Un momento della marcia di domenica

Della marea di odio e menzogna che i media laicisti e i vari partiti e organizzazioni progressiste hanno volentieri rovesciato sul Congresso mondiale delle Famiglie di Verona si è già detto: un’operazione violenta e scorretta con pochi precedenti. Ma in questi giorni ciò che ha colpito forse ancor di più è la menzogna clericale: di quei giornali e di quei personaggi che, ritenendosi gli unici titolati a parlare in nome del mondo cattolico, non hanno esitato a sparare ad alzo zero sul Congresso di Verona. Non parliamo qui di legittime critiche o di appunti che si possono tranquillamente fare a questo o a quell’aspetto dell’organizzazione. Parlo proprio della menzogna scientemente diffusa per infangare un’iniziativa autonoma del laicato. Lo avevano già fatto con i Family Day, lo hanno ripetuto in dosi massicce per una iniziativa che non intendeva neanche avere la portata e l’ambizione di quei grandi raduni romani.


Impossibile qui elencare tutti i tweet e i commenti al veleno di tanti personaggi, da padre Spadaro a don Ciotti. Mi limiterò ad evidenziare i due filoni principali di menzogna. Il primo segue il sentiero tracciato già dalle lobby Lgbt e femministe: una narrazione inventata per poter demonizzare e delegittimare l’evento veronese, descritto come un raduno di estremisti provocatori che alla voglia dello scontro hanno sacrificato il vero interesse delle famiglie. È la linea data dalla Conferenza Episcopale Italiana, sostenuta dal quotidiano Avvenire e testimoniata dal Forum delle Associazioni Familiari.

Dopo settimane di silenzio davanti alle incredibili accuse che arrivavano da sinistra, e non solo, sulla battuta del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, in risposta a un giornalista che gli chiedeva un parere («Siamo d’accordo sulla sostanza, c’è qualche differenza sulle modalità»), si è costruita la strategia. Intanto quella «qualche differenza» è diventata per Avvenire un perentorio «non siamo d’accordo sul metodo», poi ecco la tesi precostituita: a Verona si è radunata una piazza che vuole la guerra, e che quindi ha provocato la risposta di un’altra piazza, un muro contro muro sterile che danneggia le vere famiglie, che sono in mezzo – ovviamente rappresentate da Cei, Avvenire e Forum Famiglie – e cercano invece il dialogo per il bene vero.

Si potrebbe dire quel dialogo grazie al quale hanno ottenuto la legge Cirinnà sulle unioni civili, che si sarebbe probabilmente potuta evitare se la Cei non avesse sponsorizzato il Partito Democratico. Ma non infieriamo. Limitiamoci a constatare che questa lettura di quanto avvenuto a Verona è pregiudiziale, menzognera e politicamente interessata.

Dispiace rilevare che a teorizzare questa linea sia stato il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, con una intervista a Il Giornale lo scorso 22 marzo: la famiglia «non è terreno di scontro, deve vederci uniti», diceva Bassetti. E poi denunciava: «Da una parte chi la usa per legittimare le discriminazioni e le divisioni, dall’altra chi la considera ormai superata e retrograda… Ma in mezzo ci sono le famiglie vere, quelle che chiedono risposte…». Con tutto il rispetto per il cardinale Bassetti, tale definizione dei partecipanti al Congresso di Verona è menzognera e gravemente offensiva.

Quali «discriminazioni e divisioni» si sarebbero volute legittimare? Piuttosto certe irresponsabili dichiarazioni davano ancora più forza a quanti in quei giorni stavano facendo opera di intimidazione per impedire lo svolgimento del Congresso. E il tutto per voler promuovere il Forum delle Famiglie come unico interlocutore delle istituzioni; certo, perché è totalmente controllato dalla Cei e piegato alle politiche di una certa gerarchia ecclesiastica.

Non è neanche bastata quella splendida marcia di domenica a cui hanno partecipato festosamente oltre ventimila persone: non sono «famiglie vere» queste? Evidentemente no, per il cardinale Bassetti, che ieri nel discorso di apertura del Consiglio permanente della Cei ha riproposto la narrazione delle due piazze contrapposte e delle istanze familiari che sarebbero rappresentate soltanto dal Forum delle Famiglie. Del resto chi fa ideologia, quando decide una linea va avanti fino in fondo, e tanto peggio per la realtà. Come fa, fedele alla linea, Avvenire, soprattutto preoccupato della presenza a Verona di certi leader politici, che da mesi vengono descritti quotidianamente come l’incarnazione del demonio.

Esemplificativo l’editoriale di domenica del direttore Marco Tarquinio, sul copione già scritto: si è concesso solo un tocco di creatività parlando di «tenaglia» che avrebbe preso in mezzo la «povera, povera famiglia», ma il tema è lo stesso: il Congresso ha «alla fine trasmesso un messaggio polemicamente inutile», le idee sono state secretate nei gruppi di lavoro, all’esterno sono stati comunicati «solo comizi di partito e gadget». Se davvero ha visto solo comizi di partito, Tarquinio ne chieda conto al suo inviato a Verona Luciano Moia; c’è stato molto altro e bastava volerlo vedere. Sicuramente non c’erano quei gadget di cui parla Tarquinio, su cui tanto hanno polemizzato – e inventato - altri giornali. Ridicolo anche il tentativo di minimizzare la marcia di domenica per non dover ammettere che le famiglie vere erano lì, in numero comunque superiore ai lettori veri di Avvenire.

C’è stato poi un secondo filone di menzogne, quello secondo cui il Congresso di Verona aveva in effetti soltanto un obiettivo da colpire: papa Francesco. Ci spiegava Vatican Insider il 30 marzo che si tratta di una “crociata” dell’ala conservatrice che «utilizza i temi “famiglia” e “vita” per indebolire Bergoglio». In questo senso sarebbe stata importata in Italia «una tensione politico-culturale-religiosa che nasce e si è amplificata negli Stati Uniti». Insomma una storiella che gira da un po’ di tempo secondo cui ci sarebbe un complotto conservator-tradizionalista anti-Francesco che unisce ricchi cattolici americani alle frange estreme del cattolicesimo in Europa e soprattutto in Italia. Dunque, se capiamo bene, il Congresso mondiale delle famiglie è stato fondato nel 1997 e si è svolto già in dodici paesi, per colpire papa Francesco che è stato eletto nel 2013. Complimenti agli organizzatori per la straordinaria preveggenza.

La lettura del complotto è molto gettonata nel circolo dei collaboratori più stretti del Papa, secondo i quali è evidentemente Francesco e non Cristo il criterio di giudizio del mondo. E infatti ieri non poteva mancare la parola definitiva di Alberto Melloni su Repubblica, che ribadisce: «Il bersaglio non era questa o quella legge. Era papa Francesco come espressione della fede cristiana». Ma poi entra nel dettaglio, ed ecco un esempio della sua inconfutabile ricostruzione del complotto: «Il mondo reazionario che occupa e cannibalizza i conservatori europei deve infatti espugnare il papato per poter consolidare l’Amalgama Nera che per questo obiettivo salda la componente clerico-fascista del tradizionalismo cattolico, l’evangelicalismo suprematista antisemita e le correnti dell’ortodossia contaminate dall’autoritarismo. Una Amalgama Nera trans-confessionale il cui odio investe tutte le ossessioni dell’integrismo: donne ed ebrei, istituzioni democratiche e antropologie, libertà». Giuro che ha scritto proprio così. E non c’è altro da aggiungere.

Riccardo Cascioli

http://www.lanuovabq.it/it/su-verona-anche-la-menzogna-clericale

PEZZO GROSSO, MELLONI, IL PAPA E “L’AMALGAMA NERA”. O MACCHIA NERA DI TOPOLINO?

Stilumcuriali, Pezzo Grosso si è presentato ieri con una richiesta che lì per lì mi ha lasciato stupito. Poi ho letto il resto del messaggio, e ho capito. Anche se questa storia dell’Amalgama Nera mi ha fatto un po’ sorridere pensando a Topolino e Macchia Nera. Che, nell’originale, si chiamava Phantom Blot, Macchia Fantasma. Ecco, i Neri! Incombono! Siamo ancora ai fantasmi d’antiquariato? Forse a Bologna…
“Caro Tosatti; questa volta potremmo ospitare sul suo blog Stilum Curiae nientepopò di meno del gigante; appendice italiana dell’Unesco, Alberto Melloni? Giovannino Guareschi per lui avrebbe persino rinunciato al “trinariciuto” avrebbe inventato il “ pentanariciuto “
Questo è quello che scrive oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) Alberto Melloni su Repubblica; non credo ci siano bisogno commenti. Melloni è considerato un <intellettuale, cattolico, adulto>. Con questo incipit all’articolo di oggi su Repubblica smentisce tutte e tre le connotazioni :
<Il congresso di Verona ha chiuso i battenti avendo mancato il bersaglio grosso. Che non era questa o quella legge. Era papa Francesco come espressione della fede cristiana. Bersaglio in certo modo necessario. Giacché il mondo reazionario che occupa e cannibalizza i conservatori europei deve infatti espugnare il papato per poter consolidare l’Amalgama Nera che per questo obiettivo salda la componente clerico-fascista del tradizionalismo cattolico, l’evangelicalismo suprematista…>.
Definendo Papa Francesco come “espressione della fede cristiana”; Melloni la dice lunga sulla competenza che ha della fede “cattolica”. Accusando un “mondo reazionario” che occupa e cannibalizza i conservatori europei per espugnare il papato Melloni dimostra di non aver capito neppure che significa l’espressione “reazionario”. Per lui è sinonimo di anti-progresso; non avendo capito che tutti i disastri che stiamo vivendo son frutto di un sistema politico, (in cui sembra riconoscersi) che nulla ha a che vedere con il progresso vero per l’uomo. Il cosiddetto reazionario; che Melloni disprezza sta solo reagendo contro il “regresso” a bestia degli esseri umani; dell’uomo, capito Melloni?
Sostiene che si vuole espugnare il Papato per consolidare l’Amalgama Nera. Mi son domandato cosa abbiano capito altri che non sono usi al linguaggio melloniano. L’amalgama è una lega usata oggi dai dentisti per otturare i denti; ieri era usata dagli alchimisti per dissolvere gli altri metalli. Devo dedurre che vede nella Lega (quale partito politico) un elemento dissolutore; dissolutore di che? Lasciando intendere che questa Amalgama Nera salda la componente clerico-fascista del tradizionalismo cattolico, si capisce meglio. Melloni deve aver ben assimilato questa definizione del “Manifesto” con cui si definivano i cattolici proibizionisti sulla droga (contro i Pannella e  le Bonino) e si connotavano i cattolici anticomunisti. Accusandoli in pratica di esser più attaccati al potere che al vangelo. Lo stesso Padre Pio fu accusato di essere “clerico-fascista”.
Parlando di evangelicalismo suprematista Melloni sembrerebbe cercare di difendere la teologia della liberazione; visto che detto evangelicalismo (così chiamato il risveglio spirituale protestante; sospettato di avere un disegno geopolitico in America Latina) fu accusato di esser il braccio spirituale dell’imperialismo USA in America latina. Ecco come il nostro Melloni, professandosi storico e cattolico, ha sintetizzato in quattro righe il Congresso di Verona”.
PG
Marco Tosatti
2 Aprile 2019 Pubblicato da wp_7512482 12 Commenti --


DOPO VERONA

Politica ancora inaffidabile, per il voto serve una lobby


La riuscita kermesse di Verona non deve far dimenticare che su aborto e divorzio, la politica - compresi Salvini e Meloni - e un certo mondo ecclesiale non sono affidabili. La difesa dei principi non negoziabili ha il suo campo privilegiato nella cultura, ma in quello politico sono i partiti che devono trovare appetibile il voto pro life e pro family. Come? Facendolo pesare.
- EROI SENZA CAPI, MA CON UNA DONNA di Gianpaolo Barra


Huston abbiamo un problema e il problema è bello grosso. “Le conquiste sociali non si toccano, non si discute sulla revisione dell'aborto del divorzio, della libertà di scelta per donne e uomini". “Divorzio, aborto […] non sono in discussione”. “Lo ripeto: legge 194, diritti civili e di scelta non sono in discussione né nei programmi del governo”. Chi lo ha detto? La Bonino? No, Matteo Salvini il 27 e il  29 marzo, ripetendolo anche il 30 marzo poco prima di arrivare al Congresso Mondiale delle Famiglie, così come riportato rispettivamente dall’Ansa e dal Corriere.
“Io penso che nessuno in Italia voglia abolire la legge 194. Io non voglio abolire la 194. Nessuno In Italia vuole abolire la legge 194, siamo seri.[…] La legge 194 è una legge fatta benissimo e non si tocca” dal minuto 7,30”). Chi lo ha detto? Lo ha detto la Boldrini? No, lo ha detto l’on. Giorgia Meloni il 27 marzo scorso alla trasmissione Accordi e disaccordi sul canale Nove.
“L’oggetto del convegno [il Congresso Mondiale delle Famiglie] non è mai stato di mettere in discussione la legge 194, così come le altre conquiste sociali di questo paese”. Chi mai potrebbe parlare di aborto come conquista sociale del Paese? Zingaretti? No, il sindaco di Verona, di centrodestra, Federico Sboarina. Il quale ammette anche di aver concesso sale comunali per eventi antagonisti al Congresso di Verona: “In questi stessi giorni a Verona anche il circolo Pink ha utilizzato sale comunali per esprimere la propria idea”. Per tacere del convegno “Il ruolo del gender e della famiglia nella mobilitazione e nelle politiche della destra. Solidarietà femminista e prospettive rivoluzionarie” svoltosi il 29 marzo scorso presso la sala civica Elisabetta Lodi.
La famiglia va distinta dalle “unioni civili rispettabilissime con tutti i diritti che possono avere”. Al nostro personaggio misterioso l’intervistatore porge questa domanda: “E non sono una minaccia alla famiglia?”. E Mr X risponde: “Per niente, per niente”. Chi questo Mr X? L’on. Monica Cirinnà? No, il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti.
A margine ma non troppo. Eva Crosetta, conduttrice dei momenti più salienti del Congresso, in una intervista svoltasi proprio nell’auditorium alla Gran Guardia, sede dei lavori congressuali, si è detta a favore dell’aborto terapeutico, delle unioni civili e dell’affido di minori a coppie omosessuali (per tacere di altre amenità che potrete trovare in questo video.
Salvini, Meloni, Sboarina e Zenti hanno tutti partecipato al Congresso di Verona ed hanno anche detto cose apprezzabili e a volte apprezzabilissime. Un nota bene. Non vale l’obiezione: costoro hanno inciampato solo su un punto, ma sull’altro piatto della bilancia dobbiamo mettere mille ottime argomentazioni a difesa della vita e della famiglia da loro articolate. Risposta all’obiezione: basta un solo omicidio per finire giustamente in galera. Le affermazioni di lor signori o sono insincere e dettate da opportunismo oppure rivelano una visione antropologica globale intrinsecamente e radicalmente erronea.
Salvini, Meloni, Sboarina e Zenti sono nell’immaginario collettivo il paradigma del perfetto retrogrado oscurantista omofobo sessista, etc. Ma Salvini, Meloni, Sboarina e Zenti hanno fatto affermazioni, chi per una cosa chi per l’altra, in perfetta sintonia con le prospettive culturali progressiste, illuminate e inclusive più in voga oggi. Salvini, Meloni, Sboarina e Zenti hanno detto cose sbagliate. Anzi, gravissime. C’è chi non vuole toccare la 194 e la legge sul divorzio e chi vuole riconoscere diritti soggettivi specifici delle relazioni omosessuali. Siamo all’incomprensione dell’ABC dei principi morali e quindi politici, dato che la buona politica deve ispirarsi a tali principi per tutelare il bene comune.
Dunque un paio di giorni prima del Congresso o addirittura salendo le scale che portano alla Gran Guardia si dice bianco e poco dopo si dice nero. E’ come se Tizio si dichiarasse a favore del surriscaldamento globale, del buco dell’ozono, dello sversamento dei veleni nei fiumi, della desertificazione e dopo due giorni fosse invitato in pompa magna al Congresso Mondiale degli Ambientalisti. Affermare di non voler toccare la 194 e la legge su divorzio comunicando così che l’aborto e il divorzio sono scelte giuste e poi parlare in una kermesse che, per sua natura, è chiamata, tra gli altri temi, ad affermare l’opposto entra in rotta di collisione con il principio di non contraddizione. Perché è accaduto tutto questo? Nella prospettiva politica e ecclesiastica perché è sempre bene lisciare il pelo per il verso giusto. Microfono che incontri, versione che cambi.
Nulla di nuovo sotto il sole: rebus sic stantibus, la politica e un certo mondo ecclesiale non sono affidabili. Occorre dunque evitare il pericolo di credere che alcuni eventi, per acquisire legittimazione, necessitino dell’imprimatur di personalità eccellenti e che i principi non negoziabili per essere difesi debbano essere difesi in primis dalla politica e dal clero. Oggi di certo non è così. Da loro attualmente quasi nessuno aiuto potrà venire. Anzi può accadere che mentre il ministro e il parlamentare non si spostano su posizioni eticamente sostenibili, il cattolico, pur di avere il loro appoggio, potrebbe iniziare a smussare ed inquinare le proprie posizioni.
La difesa dei principi non negoziabili deve essere a tutto campo e il campo privilegiato ora è quello culturale. Ciò non significa che ci dobbiamo disinteressare dell’ambito politico. Ma, guardando al futuro, diventa sempre più inaccettabile svendere le proprie posizioni affinché i politici appoggino la causa, proprio perché se scendi a compromessi su ciò che non può essere oggetto di contrattazione, la causa che il politico dovrebbe difendere scompare. In questo senso si è fatto bene a ribadire dal palco al termine della marcia che l’aborto è un omicidio, smarcandosi così da alcune affermazioni dei politici non condivisibili, seppur qualche confusione nella testa del sig. Rossi è rimasta a dir la verità. E’ dunque una strategia perdente quella della quaestua al politico e gli effetti sono quelli indicati all’inizio.
Bene invece da una parte, come hanno scritto Toni Brandi e Jacopo Coghe in un comunicato stampa, pungolare i politici iniziando, come ovvio, da coloro che sono meno distanti dalle istanze cattoliche. Meritevole dunque intrattenere rapporti privati con i politici, sia quelli più sensibili a certe tematiche, anche se fortemente claudicanti, sia con quelli agli antipodi che però siedono nella stanza dei bottoni. D’altronde il medico viene per il malato. Bene altresì coinvolgere il politico anche su un piano più pubblico. E dunque: pretendiamo un impegno pubblico di alcuni politici su temi eticamente sensibili? Potrebbe essere una buona idea quella di far sottoscrivere ai politici alcuni punti programmatici stilati dagli organizzatori a conclusione della tre giorni.
Su altro fronte è altresì necessario diventare culturalmente così rilevanti e politicamente così appetibili da costringere chi sta a Roma a chiedere la quaestua ai movimenti pro-life (meta oggi lontanissima). Obbligarli a dire sempre no all’aborto, a dichiarare che si batteranno per l’abrogazione della 194 altrimenti non avranno il voto di quel numeroso popolo prolife e pro family che vogliono rappresentare. Dobbiamo diventare portatori di interesse anche per loro. La dinamica quindi deve essere rovesciata: non più la politica che attrae a sè il mondo cattolico inquinandolo e omologandolo nella difesa di leggi ingiuste, bensì il mondo cattolico che attrae la politica costringendola a rigare dritto altrimenti le voterà contro. Negli States, le azioni di lobbismo, funzionano così: vedi Trump e le realtà pro-life e religiose. Ovvio che il politico partecipa a certi eventi pro domo sua – per raccogliere consensi e voti, per tentare di tesserare il frontman della manifestazione o per chiedergli di candidarsi - ma chi siede in cabina di regia deve essere così abile da non farsi strumentalizzare, bensì deve riuscire ad orientare la presenza del politico – smarcandosi da lui in modo esplicito quando occorre – per i propri fini.
Tommaso Scandroglio

Dove eravate?

Oggi vi sottopongo quello che mi ha scritto un amico.
“Ieri con moglie e figlia ho partecipato alla marcia del congresso mondiale delle famiglie. Eravamo decine di migliaia, mentre l’argomento avrebbe richiesto la guerra civile e le barricate nelle strade. Gli organizzatori cantano vittoria, e forse hanno ragione ad esultare, vista l’esiguità delle sigle che hanno aderito. La lista dei non pervenuti, invece, sembra essere infinita. Esito vero del congresso: le gerarchie hanno fatto ostruzionismo, la maggior parte dei sacerdoti ha invitato alla defezione (ho preso Messa in Veneto, ho udito l’invito del sacerdote con le mie incredule orecchie), il forum delle famiglie si è defilato, i principali movimenti cattolici hanno voltano le spalle, i cattocomunisti hanno remato contro.
In termini militari, truppe non regolari hanno dispiegato le forze senza avvisare lo stato maggiore. I generali non hanno potuto evitare lo schieramento e non hanno fornito alcun appoggio per non provocare l’esercito nemico. Anzi, hanno invitato alla diserzione. Le truppe regolari sono rimaste ferme ad osservare, quando non hanno dato man forte all’avversario. Il tutto sotto il più impressionante fuoco di sbarramento mai visto negli ultimi tempi.
Perché tutto questo? Perché ora la parola d’ordine è il dialogo. Si ha paura a dire la verità. In termini militari, la resa condizionata. Non è una resa onorevole. E’ un disimpegno in cambio di agevolazioni e quieto vivere.
Ora, non portiamo più la verità ai nostri figli, nelle parrocchie, dai pulpiti, nel lavoro, nelle amicizie, nei movimenti. Si capisce che sono un po’ arrabbiato?
Aggiungo che sono stufo – ma proprio stufo, per usare un eufemismo- di spendere tempo, soldi ed energie per partecipare ad eventi dove mi aspetterei di avere la gerarchia in prima linea a mostrare il crocefisso, invece mi dicono che il merito – sì, quello va bene – ma il metodo no. Pastori, non volete più i vescovi pilota? Bene, se abdicate al vostro ruolo, almeno non rompetemi gli zebedei.
Ma quel maledetto prete, pieno di boria, che Domenica mattina con sufficienza ha ironizzato sul congresso, (e io lì, che avevo guidato di notte, e l’ora legale mi aveva dato il colpo di grazia); lui, serissimo, a pontificare sulla nuova accoglienza (ed io lì, con il pensiero di una consegna urgente per un cliente che ho dovuto rimandare alla notte successiva) e il suo rifiuto di recitare il Credo in favore della nostra proiezione di Dio (ed io lì, a rodermi con una figlia sola a casa a studiare, i miei vecchi malandati da spedire in Toscana per la radioterapia di mia madre); beh, giuro che gli avrei spolverato la schiena con una panca della Chiesa.
Ecco, scrivo velocemente e confusamente queste righe ed ho paura, tanta paura, perché quando il sale perde sapore…”
***
Fin qui ciò che mi ha scritto. Io aggiungo solo un paio di considerazioni mie.
E’ da un pezzo che sostengo che la guerra vera è altrove, e che certe battaglie sono di retroguardia. Ma ciò non esime dal combattere. Ciò non esime dal mettersi comunque in gioco. Aiutare chi si batte, se non altro non ostacolarlo.  Non piace il metodo? Almeno si è fatto qualcosa. Non c’era la “società civile”, mancava un altro punto di vista, era politicizzato univocamente? Beh, perché non eravate lì a sostenere la vostra posizione? A dire cosa è importante? La furiosa reazione nemica – sì, parlo di nemici – dice che si è colpito un nervo scoperto. Si è ottenuto qualcosa? Se non altro di parlarne, di dare l’occasione per un giudizio.
Disertori, traditori, pacifinti e opportunisti vari, che hanno fatto? E voi che leggete, cosa state facendo?
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SUPER EX: DI VERONA IL PONTEFICE ERA STATO INFORMATO DA TEMPO. NON È VERO CHE “SEGUIVA POCO”.



Cari amici di Stilum Curiae, Super Ex ci ha inviato un’indiscrezione molto interessante. Riguarda il Pontefice regnante, e la sua frase sul Congresso Mondiale delle Famiglie a Verona. In risposta a una collega, il Pontefice ha detto: “A dire il vero non è che lo stia seguendo tanto. Ho letto la posizione della Cei e quello che un po’ di tempo fa ha affermato il segretario di Stato. Parole che ho trovato equilibrate e giuste”. A margine possiamo dare una nostra impressione: e cioè che la distanza della Chiesa dal Congresso di Verona sia stata influenzata anche dall’operazione in atto, di cui ci sono diversi segnali, della formazione per le Europee di un partito dei cattolici (con non pochi ex UDC dentro…). In questo quadro rientra anche l’incredibile tentativo di collocarsi al centro – fra il Congresso e le organizzazioni LGBT, abortiste, pro utero in affitto e via dirittando, del Forum delle Famiglie, il braccio esecutivo della CEI in questo settore. Come se un cattolico potesse esprimere equidistanza fra chi sostiene l’aborto chi lo combatte. Ma evidentemente nella CEI di Bassetti e nell’Avvenire di Tarquinio si può, si può.
Ma leggete che cosa dice Super Ex.
Qualche tempo fa, dalla Santa Sede, mi venne una confidenza :”Mister x (uno dei capi del Congresso Mondiale delle famiglie) verrà ricevuto da Bergoglio. Sembra vogliano chiedergli un messaggio, o ancora meglio la presenza di Parolin, già partecipe al passato Congresso”. PERCHÉ rivelo questa confidenza? Perché non è pensabile che gli organizzatori, molti dei quali fedeli devoti a Beroglio, non gli abbiano mai detto nulla. E infatti gli avevano raccontato e chiesto! Ma allora quando Beroglio dice di non sapere, mente? Sì, ed è evidente. Perché non puoi dire che non sai nulla ma condividi sostanza e non metodo. Se condividi la sostanza è perché la conosci. Se non condividi il metodo è perché ti sono chiari anche i dettagli, le modalità appunto. Non puoi fare dei distinguo se non conosci! Resta da capire se davvero sostanza e metodo possano essere così divaricati, se davvero il metodo sia più importante della sostanza, se è vero che cambiando metodo si ottengono davvero grandi risultati (l’effetto Beroglio tendente al disastro sembra negarlo), se non accade che a forza di distinguo sul metodo non rimanga poi nulla della sostanza.
Super ex

Marco Tosatti

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