ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 24 maggio 2019

La conquista del vertice della chiesa cattolica

STORICISMO E ANORMALITA'


E' il clima storicista a rendere normale l’anormalità. Tutti al servizio del grande potere finanziario? Nuovo Ordine Mondiale, omofilia e la conquista del vertice della chiesa: chi controlla la cultura controlla tutto il resto! 
di Francesco Lamendola  

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In questi ultimi anni - è accaduto sotto il nostro naso e continua ad accadere, incessantemente, un giorno dopo l’altro, un’ora dopo l’altra - sono diventate “normali”, cioè sono state accettate e legalizzate, e sono stati criminalizzati i loro oppositori, una serie di pratiche, di atti, di comportamenti, che la società riteneva anormali, devianti, dannosi e immorali: e in ciò erano d’accordo sia il giudizio istintivo delle persone comuni, sia quello delle élite intellettuali, sia, infine, il legislatore, il quale era chiamato a sanzionare, a volte con estrema severità, gli individui che violavano platealmente e pervicacemente il codice etico universalmente accettato, perché in essi e nei loro  stili di vita ravvisava una seria minaccia contro l’equilibrio, la stabilità e l’ordine complessivo dell’intero corpo sociale.


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Il colpo da maestro è stato la conquista del vertice della chiesa cattolica, preceduta e resa possibile da una lunga, paziente e silenziosa infiltrazione. Uomini come Bergoglio altro non sono che i ventriloqui del grande potere finanziario, che si serve di loro, direttamente o indirettamente per abbattere l’ultimo ostacolo e trasformare la sola istituzione che godeva del prestigio sufficiente per opporsi, nel suo più valido e prestigioso sostegno all’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale.

Prendiamo il caso dell’inversione sessuale. A mero titolo d’esempio, e lo scegliamo perché si tratta di un autore che riflette sia la cultura accademica, sia quella cattolica, citiamo una pagina di uno scrittore gesuita molto noto fra gli anni ’40 e i ’60, Ignace Lepp, nato in Estonia nel 1909 e spentosi presso Parigi nel 1966, esperto in psicologia e fautore della psicosintesi (non quella di Roberto Assagioli, ma una di orientamento cattolico). Benché sia stato un personaggio eccentrico rispetto alla cultura cattolica del Novecento, non tanto per le sue origini – era un ex propagandista dell’ateismo e del comunismo sovietico che si era convertito, come narra nel suoItinérarire de Karl Marx à Jésus Christ – quanto per la sua formazione sotto la guida di Henri de Lubac e la sua ammirazione perTeilhard de Chardin, che lo rendono sospetto di un’adesione al cattolicesimo venata di motivi larvatamente modernisti, resta il fatto che per quasi un trentennio, da quando venne ordinato sacerdote, nel 1941, fu una figura non secondaria nell’ambito della cultura cattolica, le cui opere erano tradotte in varie lingue, e rispettato anche come studioso accademico e come praticante professionale di psicologia e psicanalisi, con preferenza per Jung rispetto a Freud. Affermava dunque in uno dei suoi libri più apprezzati, anche perché scritto in uno stile chiaro e scorrevole, Luci e tenebre dell’anima (titolo originale: Clarté et ténèbres de l’âme, Paris, Aubier, 1956; traduzione dal francese delle Bendettine di Rignano sull’Arno, collana Psychologica diretta da Valentino Gambi e Licinio Galati, Roma, Edizioni Paoline, 1959, pp. p. 94-95):
… Nella serie delle deviazioni sessuali CIRCA L’OGGETTO, la più frequente è l’INVERSIONE. Invece di tendere verso il sesso opposto, o, per meglio dire, complementare, l’appetito sessuale si rivolge verso i rappresentanti dello stesso sesso (OMOSESSUALITÀ). Gli invertiti completi provano attrazione unicamente per gli individui del proprio sesso: spesso sono addirittura inadatti dal punto di vista fisico ad ogni rapporto eterosessuale.
Ma esiste anche, ed è più frequente di quanto non si creda, l’ermafroditismo psicosessuale: in questo caso l’oggetto può appartenere indifferentemente all’uno o all’altro sesso.
Infime ci sono gli invertiti occasionali, che ricorrono all’omosessualità perché le relazioni eterosessuali sono occasionalmente impossibili: così succede nelle origini, in certi collegi, e, più generalmente, in tutti gli ambienti sociali, in cui i costumi rendono difficili gli incontri tra uomini e donne (per es. nei paesi islamici).
Sotto l’influsso dei costumi del gruppo sociale al quale appartiene, l’invertito può, alle volte, considerare la sua tendenza come perfettamente normale. Tale è ad esempio l’atteggiamento di certi ambienti artistici e intellettuali da quando André Gide ha fatto l’apologia dei Coridoni.
Spesso però l’invertito riconosce il suo stato di pervertito e di malato, si vergogna della sua anomalia e la nasconde accuratamente.
D’altra parte ci sono pervertiti che sono attirati unicamente da bambini, altri dagli animali ecc.

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Il gesuita padre James Martin, esponente della neochiesa di Bergoglio

Senza dubbio questo brano di prosa farebbe oggi infuriare il gesuita James Martin, che lo getterebbe tra le fiamme, ma susciterebbe anche un fortissimo imbarazzo in gran parte del mondo cattolico, per non parlare del mondo laico; imbarazzo tanto più forte in quanto, fino agli anni 50 e ’60 del Novecento – gira e rigira, lo spartiacque è sempre quello – tanto la psicologia accademica quanto la morale cattolica condividevano l’idea dell’omofilia come una grave deviazione del normale istinto sessuale. Fin dal linguaggio, l’autore viola tutti i codici del lessico attuale politically correct: parla senza problemi di deviazione, inversione, perversione, malattia, vergogna; definisce la bisessualità ermafroditismo sessuale; ironizza un po’ sullo sdoganamento letterario della pederastia da parte di André Gide. Da ultimo, cosa senza dubbio più grave di tutte, opera tranquillamente l’accostamento che oggi fa arrabbiare più di ogni altra cosa l’universo gay-friendly, quello fra l’omofilia e la pedofilia, osservando candidamente che alcuni pervertiti sono attirati unicamente dai bambini; e per dose supplementare accenna anche all’attrazione sessuale verso gli animali, accostandola all’inversione. Il tutto con un tono di disinvoltura e quasi di sufficienza (anche se all’elenco dei luoghi che favoriscono la pratica omosessuale mancano i seminari, cosa di cui allora era proibito parlare, mentre oggi vediamo esplodere il problema in tutta la sua gravità, con numerosissime cause penali in corso per abusi di sacerdoti sui minori), tanto da liquidare l’argomento in meno d’una paginetta, nel contesto di un grosso libro di oltre 300 pagine. Eppure, in questa paginetta l’autore ha il merito – o, secondo i punti di vista, il torto – di mettere il dito sulla piaga giusta: ossia di individuare nell’ambiente culturale la percezione del fatto dell’inversione sessuale, come cosa anormale o come normalissima. Egli cita il caso di certi ambienti artistici e intellettuali, ed è chiaro che si riferisce non solo a Parigi, ma anche aHollywood e ad altri ambienti permeati dallo spirito delle avanguardie culturali – tale era anche Berlino prima dell’avvento del nazismo -; ma oggi il contesto si è allargato a dismisura, è diventato il mondo, nel senso che la tolleranza e la piena accettazione, non di rado la fierezza e l’ostentazione dell’inversione, sono diventate abituali anche al di fuori di tali ambienti, praticamente in ogni tipo di contesto sociale, perlomeno nell’ambito del mondo occidentale. Perciò la domanda che dobbiamo porci è la seguente: come è stato possibile che sia la cultura laica accademica, sia quella cattolica, siano giunte a modificare così radicalmente il loro giudizio sulla pratica omosessuale, passando, nel giro di pochissimi anni, dalla riprovazione più esplicita all’accettazione più benevola? Riuscire a dare una spiegazione di questo fatto significa trovare la giusta chiave di lettura per comprendere tutta una serie di altri fatti, non solo afferenti la sfera dei comportamenti sessuali, ma anche quella estetica, intellettuale, specialmente filosofica e teologica, nonché l’ambito ritenuto più “sano” di tutti, quello sportivo. Come e perché, a un certo punto, la stampa e la televisione hanno cominciato a parlare apertamente della compagna che la famosa tennista Martina Navratilova si portava dietro, ad assistere alle sue competizioni sportive, con lo stesso tono di normalità adoperato per un fidanzato o un marito? E quando decisioni come quella del compositore Elton John, o del cantante Ricky Martin, che vivono con dei compagni di sesso maschile e hanno ottenuto dei figli tramite la maternità surrogata, leggi utero in affitto, hanno cessato fare scandalo, ma sono state viste come manifestazioni assolutamente legittime della libertà dovuta a qualsiasi individuo nella sfera sessuale? Meglio ancora: quando e come l’utero in affitto è diventato una pratica talmente normale da venire elegantemente definita mediante l’asettica e quasi elegante perifrasi maternità surrogata?

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La cultura della nostra società ha radicalmente cambiato atteggiamento verso l’anormalità, dichiarandola perfettamente normale!

Attenzione. Non è questa la sede per svolgere una riflessione sull’inversione sessuale in sé e per sé (noi seguitiamo a chiamarla inversione, e non omosessualità, perché accettare il linguaggio oggi imposto dalla vulgata del politicamente coretto è già un segno di resa, senza contare l’assoluta erroneità del vocabolo stesso omosessuale, che indica una cosa inesistente in natura): ci limitiamo a dire che nutriamo il massimo rispetto per le persone che vivono in modo discreto tale condizione, ma aggiungiamo subito dopo che la riteniamo estremamente rara, mentre ciò che ha dilatato a dismisura il fenomeno, oltre alla massiccia propaganda omosessualista, è stato il clima culturale oggi dilagante, che permea di sé l’immaginario collettivo e che spinge gli individui a sperimentare, come cosa perfettamente lecita, ogni sorta di comportamenti devianti dalla norma. Il fatto è che la norma, il Nomos, non c’è più, si è dissolto: tanto è vero che anche il vocabolo deviazione è stato espunto dal linguaggio, per non dire il vocabolo perversione. Che cosa ha fatto sì che le persone, a cominciare dagli esperti, ossia gli psicologi, si autocensurassero, e non adoperassero più le parole che hanno sempre usato per definire i comportamenti anomali, per esempio la parola deviazione? Il fatto che non c’è più la norma. Il concetto di deviazione è legittimo fino a quando una società possiede, rispetta e onora una norma, la quale, a sua volta, scaturisce da un codice morale: ogni Nomos, infatti,  rimanda a un Ethos. Ma nella nostra società sono spariti sia il Nomos che l’Ethos, e ad essi è subentrata la cultura della libertà assoluta, al servizio dell’individualismo più estremo, tutelato e garantito per legge. È questo che ha reso possibile l’equiparazione delle unioni di fatto, anche omofile, al matrimonio; è questo che ha reso possibile, in successione, la legalizzazione del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, della fecondazione eterologa, dell’adozione di bambini da parte di coppie omofile e della cosiddetta maternità surrogata; ed è sempre questo che sta preparando il terreno all’accettazione della pedofilia. Già vengono avanti proposte legislative e bozze di documenti, sia a livello dei parlamenti occidentali, sia delle istituzioni internazionali, come l’ONU e la sue derivazioni, tipo l’UNESCO, nei quali si propone di togliere ogni valenza negativa, e ovviamente ogni conseguenza penale, ai rapporti sessuali fra un adulto e un minore, purché quest’ultimo sia consenziente, perché il fatto dell’età non deve essere visto come motivo di discriminazione, proprio come ha cessato di esserlo il fatto dell’appartenenza allo stesso sesso.

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Tutti al servizio del grande potere finanziario? Nuovo Ordine Mondiale, omofilia e la conquista del vertice della chiesa: chi controlla la cultura controlla tutto il resto! 


È il clima storicista a rendere normale l’anormalità

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