ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 3 maggio 2019

Una risposta all’altezza della sfida?

La nuova guerra di al-Baghdadi contro i cristiani. Ma anche l’Occidente attacca la Chiesa


Nella domenica e nel lunedì di Pasqua, in piazza San Pietro, papa Francesco ha fatto il possibile – in nome del dialogo con l’islam – per declassare ad atti generici e “mai giustificabili” gli attentati terroristici a catena che in Sri Lanka avevano ucciso centinaia di cristiani riuniti in chiesa a celebrare Gesù risorto, un quinto dei quali bambini.
Ma una settimana dopo, lunedì 29 aprile, è arrivata inequivoca la “giustificazione”. A cinque anni di distanza dal suo memorabile sermone nella grande moschea di Mosul è ricomparso in un video il capo supremo dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, che non solo ha rivendicato a sé l’ecatombe in Sri Lanka, ma l’ha indicata come modello di una nuova offensiva da scatenarsi su scala mondiale, specie in Africa e in Asia, con i cristiani come primi bersagli.

Intanto, in tutte le chiese dello Sri Lanka, la domenica dopo Pasqua non si sono celebrate le messe, e così la domenica successiva, nel timore di nuovi attentati. Lì i cristiani sono circa il 7 per cento della popolazione e sono stati come colpiti al cuore.
Espulso dai territori inizialmente conquistati in Siria e in Iraq, al-Baghdadi ha proclamato una nuova “guerra di logoramento”, in arabo “niqaya”, contro i “crociati”, senza più eserciti sul campo, ma con atti di guerriglia, assalti, omicidi, attentati, a opera di militanti dislocati e nascosti ovunque, anche in Europa, a giudicare dai numerosi “foreign fighters” rientrati in Francia, in Gran Bretagna, in Italia, in Belgio, in Germania, eccetera, dopo aver combattuto in Siria e in Iraq nelle file dello Stato islamico.
E tutto questo in nome di un’ideologia radicale musulmana di cui non solo “l’emiro dei credenti” al-Baghdadi si fa vanto ma che “è ancora diffusa e gode del sostegno, anche finanziario, di diverse persone, una visione jihadista, permeata di vendetta, basata sui testi del settimo secolo e su una interpretazione rigorosa della legge islamica”, ha dichiarato il 30 aprile ad “Asia News” il patriarca caldeo di Baghdad e cardinale Louis Raphael Sako. “Le autorità musulmane – ha aggiunto – hanno il compito e la responsabilità di sconfiggere questa ideologia”.
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Ma sale dall’Europa, dall’Occidente, da tutta la Chiesa cattolica una risposta all’altezza della sfida?
L’incendio del 15 aprile a Parigi della cattedrale di Notre-Dame ha originato un sussulto di identificazione con le radici “ebraico-cristiane” della Francia e del continente, anche in quell’opinione laica che anni fa si era battuta strenuamente per impedire che tale matrice avesse un cenno nei documenti fondativi dell’Unione europea.
Ma è dubbio che tale presa di coscienza sia duratura, vista l’indifferenza con cui l’Occidente continua ad abbandonare a se stesse le Chiese cristiane in Medio Oriente, fino a un recente passato anche fiorenti ma oggi in gran parte sull’orlo dell’estinzione.
Un documentatissimo racconto dell’odierno martirio delle comunità cristiane orientali è in questo saggio di Giulio Meotti uscito da poche settimane in Italia e definito dal grande filosofo inglese Roger Scruton “un libro potente su un crimine che colpisce al cuore la nostra civiltà”:
Ma anche il disinteresse e l’inettitudine con cui l’Occidente reagisce a questa tragedia esigono di essere analizzati. Ed è quello che fa questo documento della commissione teologica internazionale annessa alla congregazione per la dottrina della fede, prodotto in cinque anni di lavoro e approvato da papa Francesco lo scorso 21 marzo, per ora disponibile solo in italiano:
Questo documento è la più argomentata denuncia finora elaborata in Vaticano contro il “totalitarismo morbido” che espelle la religione dalla sfera pubblica, in nome di una falsa “ideologia della neutralità”.
Il fenomeno ha origine in Occidente e trova lì le sue più macroscopiche manifestazioni. Ma non è solo ideologico. È fatto sempre più spesso anche di aggressioni fisiche, in odio alla fede. In Francia, l’incendio accidentale di Notre-Dame ha fatto rivolgere per un attimo l’attenzione ai sempre più numerosi atti di vandalismo che hanno colpito in tempi recenti le chiese e le sinagoghe di questo stesso paese, patria della “laïcité”.
Su “L’Osservatore Romano” del 25 aprile Charles de Pechpeyrou ne ha dato un impressionante rendiconto:
“L’ultimo episodio, appena una settimana fa, riguarda le chiese di due villaggi in Normandia, i cui tabernacoli sono stati svuotati e le ostie consacrate gettate a terra. Una settimana prima era stata colpita la chiesa di San Pietro a Montluçon: il tabernacolo è stato danneggiato e il ciborio con le ostie consacrate rubato. Ma è stato il mese di febbraio a rivelarsi particolarmente buio: profanate alcune tombe del cimitero ebraico di Quatzenheim, in Alsazia, come pure cinque chiese cattoliche nell’arco di una sola settimana, a Digione, in Borgogna, a Nîmes, in Occitania o ancora a Maison-Laffitte, nei dintorni di Parigi. Una brusca intensificazione dopo il 2018 già segnato da numerosi episodi analoghi”.
“Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla gendarmeria nazionale – ha proseguito de Pechpeyrou – ogni giorno in Francia sono vandalizzate tre chiese. Un dato confermato dal ministero degli interni che dichiara 1.063 atti compiuti contro gli edifici cristiani, compresi i cimiteri, per il 2018, in aumento rispetto al 2017. Molto inquietante anche il numero di episodi di antisemitismo nel paese: in diminuzione nel 2016 e 2017, è cresciuto di quasi il 75 per cento nel 2018, anno in cui gli episodi sono passati da 311 nel 2017 a 541. Tra questi episodi, 183 sono atti di antisemitismo (81 casi di violenza, tentativi di omicidio e un omicidio, 102 atti diretti ai loro beni) e 358 minacce. Oggi le forze dell’ordine e i militari dell’operazione Sentinelle devono assicurare la protezione di 824 siti legati alla comunità ebraica. In diminuzione invece gli episodi di violenza contro i musulmani, al livello più basso dal 2010 con 100 casi registrati”.
Circoscrivendo l’anaiisi alla sola Chiesa cattolica, essa appare quindi sotto crescente attacco da più fronti, in Occidente come nel resto del mondo. Il radicalismo islamico non è l’unica minaccia ma è certamente la più aggressiva e sanguinaria. L’eccidio di Pasqua in Sri Lanka e la proclamazione di guerra di al-Baghdadi inaugurano forse una nuova stagione di martirio.
Settimo Cielo di Sandro Magister 03 mag


Vescovi tedeschi: "Il cristianesimo rischia di sparire dalla Germania"

Secondo i vertici cattolici e protestanti tedeschi, la graduale scomparsa del cristianesimo in Germania procederà di pari passo con un aumento costante della presenza islamica nel Paese

Le autorità cattoliche e luterane della Germania hanno di recente lanciato l’allarme circa la graduale scomparsa del cristianesimo” nel Paese teutonico.
I vertici delle due confessioni hanno infatti denunciato la costante diminuzione dei cittadini tedeschi che si dichiarano fedeli in Cristo, certificata da un recente dossier sugli effetti della secolarizzazione e dei flussi migratori sulle storiche comunità religiose nazionali.

Nel rapporto in questione, curato dalla Conferenza episcopale di Berlino in collaborazione con la Chiesa evangelica di Germania e con ricercatori dell’università di Friburgo in Brisgovia, si evidenzia la “profonda irreligiosità della società tedesca contemporanea, incline ormai a considerare i valori spirituali “poco importanti” per la vita di tutti i giorni. Sempre più cittadini teutonici, inoltre, considererebbero il cristianesimo come un sistema di principi “adatto esclusivamente alla Germania e all’Europa del passato” piuttosto che al contesto globale attuale.
Il crescente distacco dei Tedeschi dal retaggio culturale cristiano farà sì, in base alle previsioni contenute nel documento, che nel 2050 cattolici e protestanti costituiranno una “minoranza” nel Paese del papa emerito Ratzinger. Nella Germania del futuro, infatti, i fedeli passeranno dagli attuali 45 milioni di individui a “meno di 20 milioni”, decretando in questo modo la definitiva trasformazione della nazione teutonica in una realtà “scristianizzata”.
Nel Paese “post-cristiano” del 2050, inoltre, il vuoto lasciato da cattolici e protestanti verrà colmato dagli adepti di un’altra religione abramitica: l’islam. In tale anno, sempre in base al rapporto curato da vescovi e pastori, i fedeli musulmani stanziati in Germania eguaglieranno la somma di cattolici e protestanti, passando dagli attuali 4,7 milioni a quasi 20 milioni. Tale incremento della presenza musulmana nella nazione teutonica viene attribuito dal documento, oltre al crescente “disinteresse” dei nativi per la loro identità cristiana, principalmente all’“alto tasso di natalità” riscontrabile nelle comunità di immigrati africani e mediorientali.
I dati sul progressivo abbandono della fede cristiana da parte delle nuove generazioni di tedeschi hanno subito indignato la formazione politica nazionalista AfD. Gli esponenti del partito sovranista hanno infatti reagito ai moniti contro la scristianizzazione della Germania contenuti nel dossier accusando i governi del passato e quello attuale, capeggiato da Angela Merkel, di non avere salvaguardato con forza l’identità nazionale tedesca e di avere incoraggiato la “perdita di valori” all’interno della società. I partiti tradizionali, Cdu e Spd, sono stati poi biasimati dai deputati di AfD per avere “alzato bandiera bianca” davanti all’aggressiva penetrazione dell’islam nel Paese.

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