ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 giugno 2019

L'emblema della legalità

Il povero rom di Bergoglio? È proprietario di 27 automobili

Gli avevano dato una casa popolare, il Papa stava con lui, era diventato un simbolo buonista. Ma la realtà è un'altra

È diventato l'emblema della legalità. Il Movimento 5 Stelle lo ha difeso a spada tratta. La Raggi è scesa in campo personalmente spiegando che quella casa gli spettava di diritto.
Lo ha ricevuto persino papa Francesco nella sagrestia della Basilica di San Giovanni in Laterano esprimendogli solidarietà cristiana dopo gli attacchi ricevuti. Lui, Imer Omerovic, il 40enne rom bosniaco con una moglie e 12 figli sulle spalle, è andato in tv a dire «che ha sempre lavorato, che ha una regolare partita Iva e che vende macchine su internet». Ecco, le macchine. Allo stato attuale Imer ne ha intestate 27. Sì, avete capito bene: ventisette. Due sono arrivate dopo la turbolenta assegnazione dell'alloggio popolare a Casal Bruciato. Si tratta di una Fiat Stilo 1.9 JTD, intestata il 22 maggio, e di una fiammante Bmw Serie 5 530D, intestata il 7 giugno.
La partita Iva della sua ditta individuale è regolare, ancora attiva e collegata al «commercio all'ingrosso e al dettaglio di autovetture e di autoveicoli leggeri». Peccato però che la sede sociale (e in realtà anche l'indirizzo di residenza) siano a Roma in via Pontina 601. E cosa c'è in quella via? Il nulla. O meglio, fino a qualche anno fa c'era l'ex campo nomadi di Tor de Cenci. Adesso l'area di proprietà del Comune è abbandonata. Ma dove sono le autovetture di Omerovic? Se svolge l'attività che dice di svolgere, il commerciante dovrebbe quantomeno avere un deposito, una lista di veicoli in esenzione fiscale, un registro di carico e scarico, delle fatture di vendita e quindi degli introiti. Tutte cose che non risultano. Anzi, effettuando una visura risulta che non ci sono bilanci depositati in camera di commercio dall'apertura dell'attività.
Ma è normale che a una persona che possiede 27 auto venga assegnata una casa popolare? Roberta Della Casa, presidente M5s del Municipio IV nonché una delle più attive nel garantire il diritto all'alloggio alla famiglia Omerovic, non si sbilancia ma ammette: «Mentre per ottenere il reddito di cittadinanza vengono fatte verifiche patrimoniali approfondite, per la domanda di assegnazione di una casa popolare i controlli sono più stringati ed è necessario solo l'Isee e la documentazione relativa allo stato di famiglia, stiamo cercando di rivedere il meccanismo per dare maggiori risposte». Di entrare nel dettaglio di Omerovic non se ne parla però: «Rispetto alle macchine intestate va verificato di cosa stiamo parlando, non mi pronuncerei, prendo per buona la sua versione e sarà mi premura approfondire la cosa con la Polizia Locale».
In realtà, la Polizia locale nel maggio scorso ne aveva beccata una di queste auto. Si trattava di una Lancia Lybra Wagon che circolava con una targa dismessa dal 2004 e sprovvista di Rc auto. Omerovic di vetture ne ha intestate parecchie. E di diverse tipologie. Dalla Peugeot 405 MI 16 del 1998 alla Bmw Serie 5 del 1999 alla Renault Megane 1.9 passando per la Ford Transit del 2014 a bolidi da 186 cv del 2014. E ancora Ford Transit e Fiat Ducato del 2015. Poi ci sono una Mercedes CLK 270 CDI, una Fiat Ulysse 2.0, una Mercedes Benz E 350 CDI, una Volkswagen Passat 1.9, due Ford Focus 1.8, una Peugeot Boxer 2.2, una Lancia Lybra 2.4 JTD, una Fiat Stilo 1.9. Cosa hanno in comune? Tutte prive di copertura assicurativa e con la revisione scaduta. Nel curriculum si annoverano poi auto come Audi A4 e Audi A6, Mercedes Classe C 220 CDI, Bmw Serie 3 330I, Mercedes Clk 270 CDI e Classe B 180 Cdi. Qui, il filo conduttore che le lega è la dicitura «radiazione per esportazione verso unione europea». Insomma, si trovano all'estero ma risultano ancora intestate a lui. Nel parco auto del rom c'è anche una sorta di diamante raro: una Fiat Croma 1.9 che risulta assicurata. Insomma, delle due l'una: o Omerovic è un prestanome a sua insaputa (per non pensar male) oppure svolge un'attività poco trasparente e sicuramente in nero. Tertium non datur.
(ha collaborato Elena Barlozzari)
La vignetta del giorno: la capitana della Sea Watch



Gli “umanitari” dell’odio.



La ha scelto di entrare a Lampedusa. Questa sera insieme a una delegazione del @pdnetwork e di altri gruppi sarò anche io lì, a ringraziare l'equipaggio per aver salvato delle vite umane. E a contrastare la barbarie di chi chiude i porti.





Mi vergogno di un governo che fa propaganda sulla pelle di 42 profughi. Non c’è alcuna emergenza, solo un comportamento indegno di un grande paese come l’Italia



La loro “umanità” è odio per gli italiani poveri, perché i miliardi spesi per mantenere i clandestini stranieri sono sottratti  a  loro.

Questi  commettono atti di guerra civile.   E l’avranno vinta, perché dalla loro hanno tutto: la “giustizia  Palamara” e  la “Europa”, la Marina militare,  la Rai-Tv, la 7, le ONG, El Papa,  la passività del popolo italiano.
Insieme all’Olanda e alla Germania, responsabili della Sea Watch e della sua comandante,  volevano dimostrare che Salvini è impotente.  E ci stanno riuscendo, perché la sola reazione adeguata  a questo atto di guerra sarebbe un atto di guerra – l’affondamento  – e  non si può fare.
Se  il popolo italiano non si mobilita dietro il NO a questi violatori e spregiatori dell’Italia,  se non tiene duro a sostegno del ministro Slavini,  il risultato sarà quello previsto: dopo questa “vittoria”, cento Sea Watch discaricheranno sulle nostre coste centinaia di miglia di negri, criminali di ogni parte del mondo che possano pagarsi il traghetto delle ONG  che hanno forzato l’Italia.  Ormai abbiamo qui quasi 9 milioni di clandestini ed extracomunitari.  La profezia  secondo cui nel 2025  saranno la maggioranza  degli abitanti, non  è lontana dal realizzarsi.
Ciò che ci succederà allora,  sta già succedendo..


Artista abruzzese ucciso, un arresto a Roma. Preso a pugni perchè aveva detto “non sporcate”

Stasera non ho più voglia di scrivere. Le parole, la ragione, l’intelligenza, non servono più a niente. Le azioni richiedono azioni.



Sea Watch, i costi dell'equipaggio: buonisti a 2mila euro al mese

I capitani e gli equipaggi a bordo delle navi delle ong non fanno volontariato. Ma hanno uno stipendio: ecco quanto guadagnano


Non chiamatelo volontariato. Perché quella delle Ong che fanno politica con gli immigrati è tutt'altro che semplice solidarietà. Fiumi di denaro scorrono nelle casse di tutte queste organizzazioni che vanno in tivù a predicare l'accoglienza e a sbraitare contro Matteo Salvini.
Tutti ci guadagnano, anche il capitano e l'equipaggio delle imbarcazioni che pattugliano il Mediterraneo in cerca di disperati da portare sulle nostre coste. Spulciando tra i conti pubblicati su internet, si scopre infatti che il personale (di terra e di mare) arriva a prendere fino a 2mila euro al mese.
"La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, a 23 anni mi sono laureata..."Carola Rackete è il capitano della Sea Watch 3. È stata lei a prendere la decisione di forzare il blocco imposto da Salvini e a portare la nave davanti al porti di Lampedusa. Ha detto di averlo fatto per i migranti. E per la stessa ragione ha raccontato di essersi imbarcata con l'ong tedesca. "Sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto, ho sentito l'obbligo morale di aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità". Come lei anche altri ultrà dell'accoglienza cercano di spacciare la vulgata del volontariato. Tra questi, per esempio, ci sono anche gli antagonisti guidati dall'ex tuta bianca Luca Casarini che hanno messo in piedi la "Mediterraneo Saving Humans" per aggirare il blocco del Viminale alle ong internazionali. In realtà tutti questi "volontari" sono tutti lautamente stipendiati. Le buste paga, come spiega QN"variano da caso a caso" e "da mansione a mansione, ma ballano tra i 1.500 e i 2mila euro".
Queste cifre trovano conferma nei conti della stessa Sea Watch. Stando ai registri, che l'ong ha pubblicato su internet e che risalgono fino all'ottobre del 2018, il team di terra e gli uffici di Berlino e Amburgo sono costati in totale 304.069,65 euro. Di questi, 230.060,08 sono serviti a coprire i costi del personale. Il "camp Malta" è costato altri 55mila e il team italiano ben 62mila, di cui 26.388,68 euro sono serviti a coprire gli stipendi del personale. Per quanto riguarda la nave, l'organizzazione non governativa non indica nello specifico il personalkosten (costo dell'equipaggio) come avviene, invece, per altre voci di spesa. Tuttavia, 102.172,57 euro sono segnati come externe dienstleister, ovvero "fornitori di servizi esterni". Di cosa si tratti di preciso, non è dato saperlo. Ma nel bilancio del team italiano, la stessa voce "externe dienstleister" è specificata come "costo del personale". È quindi plausibile che lo stesso valga per la Sea Watch 3, che avrebbe dunque sborsato oltre 102mila euro per stipendiare chi governa l'imbarcazione. Non poco rispetto all'1,2 milioni di euro raccolti l'anno scorso grazie alle donazioni.
Pubblica sul tuo sito
Che l'equipaggio e il capitano siano un costo ingente lo mette nero su bianco la stessa ong tedesca. "Con la messa in servizio di Sea Watch 3 - si legge nel documento consultato dal Giornale.it - è andata di pari passo un'ulteriore professionalizzazione delle nostre operazioni SAR, il ché, tuttavia, si riflette anche sul lato dei costi". Il motivo? "La nave - si legge ancora - richiede personale a causa delle sue dimensioni (capitano, nostromo capitano e meccanico) che è equipaggiato con certi certificati e viene impiegato da noi almeno per la durata dell'incarico e deve essere pagato". Con simili spese si trovano a dover fare i conti tutti gli ultrà dell'immigrazione che hanno deciso di mettere in mare una nave per andare a recuperare i migranti fin davanti alle coste libiche. Stesso discorso vale, per esempio, anche per la Mare Jonio, l'imbarcazione della Mediterranea Saving Humans. Qui solo gli stipendi dell'equipaggio marittimo sono costati 81.177,13 euro, a cui poi vanno ad aggiungersi 30.880,61 euro per la logistica e i trasferimenti dello stesso equipaggio e 32.899,98 euro per coprire consulenze professionali di "legali, ingegneri, periti nautici, consulenti del lavoro e tecnici ambientali, per la sicurezza del lavoro e alimentari".
Una montagna di denaro. Sapientemente utilizzata per far pressione sull'Italia e sbarcare immigrati sulle coste nostrane.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ecco-stipendi-degli-equipaggi-che-recuperano-i-migranti-mare-1717659.html


Sea Watch - Salvini:"Ecco come sono andate le cose..."


Pubblicato il 26 giu 2019
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Salvini spiega l'episodio della Sea Watch.

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