ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 9 agosto 2019

La decomposizione istituzionale del paese

Uno scenario inedito per l'Italia 

Saprà Matteo Salvini capitalizzare positivamente il consenso “virtuale” che riscontra nel Paese? Saprà vestire i “panni di statista”, di cui l’Italia ha bisogno? Saprà abbandonare la politica dei selfie e dei comizi sulle spiagge per offrire al Paese un’opportunità di carattere storico?


Sono in molti a temere che la crisi di Governo aperta da Matteo Salvini si trasformi – dopo il passaggio parlamentare, in realtà non necessario, perchè basterebbe che Conte rassegnasse le dimissioni al Presidente della Repubblica – nella proposizione di un Governo tecnico, magari presieduto da Mario Draghi, simile a quello che nel 2011 portò al Governo Mario Monti, nominato senatore a vita da Giorgio Napolitano prima di ricevere l’incarico.

Il timore è comprensibile, ma non è fondato. Lo scenario è completamente diverso da quello di otto anni fa. Per almeno tre motivi. 1) Allora, il cosiddetto Governo tecnico fu sostenuto, nei fatti, da quasi l’intero schieramento dei partiti, uniti nel consegnare ai desiderata dell’Europa i destini del nostro Paese; 2) Prima della nomina di Monti non si era svolta una competizione elettorale, come invece è accaduto nel maggio scorso, quando la Lega ha raddoppiato il consenso ricevuto nel marzo 2018; 3) E’ molto difficile comprendere chi dovrebbe sostenere in Parlamento il Governo tecnico. Un’immaginaria alleanza PD-M5S, come vorrebbe Dario Franceschini? E’ poco credibile. Equivarrebbe a sancire la definitiva distruzione di queste due forze politiche, già lacerate al loro interno, da una parte dal peso che esercita Renzi nei confronti della leadership di Zingaretti, dall’altra dalla divisione tra una componente “movimentista”, che ha in Di Battista e Fico i suoi esponenti più significativi e una componente “governativa”, rappresentata da Di Maio.

Il Governo Conte ha terminato la sua esperienza con il voto delle europee, che ha sancito una situazione anomala: l’esistenza di un Governo che ha visto ribaltare il rapporto di forza al suo interno tra Lega e M5S. Questo è stato il “vulnus” che si è prodotto, non l’esistenza dei “no” dei Cinquestelle, che ci sono sempre stati, sin dall’inizio di quest’esperienza, sulle riforme necessarie al Paese. E’ in forza di quel risultato che Salvini avrebbe preso la sua decisione ed anche della consapevolezza che con quel risultato – se confermato – sarà lui a determinare l’esito dell’ancora più importante scadenza politica che si profila all’orizzonte: l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica nel 2022, senza escludere che Mattarella, nel nuovo “scenario” che si determinerebbe, possa prendere la decisione di rimettere prima il suo mandato. Scrivo “avrebbe” perchè dovrà essere certificata nella sede opportuna. Non basta un comizio sul litorale di una spiaggia.

Una decisione tardiva, che espone il Paese all’esercizio provvisorio della situazione finanziaria e ad ulteriori vessazioni da parte dell’Unione europea? Forse, ma questo non è il punto decisivo. Il rapporto con l’Europa è uno dei punti centrali da affrontare per governare questo Paese: i diritti, gli interessi e i bisogni dei suoi cittadini vengono prima di qualsiasi diktat europeo e da questo punto di vista, l’eventuale campagna elettorale che Salvini si appresta a svolgere dovrà essere molto chiara.

Quale Italia vuole Salvini? Un’Italia asservita all’Europa o un’Italia che decida del suo “destino” all’interno di una rivisitazione dei Trattati europei, che abbia come obiettivo quello di escludere l’intromissione dell’Europa sugli affari interni dei singoli Stati? Qual è la posizione di Salvini sulla moneta comune? Può continuare un’associazione privata come la BCE a determinare la politica economico-finanziaria di un intero continente? Quale rapporto deve avere l’Europa nel contesto della politica globale e con i singoli soggetti che ne fanno parte, gli Stati Uniti, la Russia e la Cina? Che ruolo deve esercitare l’Italia nell’ambito delle numerose crisi aperte nel Mediterraneo e quali iniziative deve intraprendere attraverso la sua politica estera?

Sul piano “interno”, si renderà conto Salvini ed opererà di conseguenza, per rompere l’assoggettamento che in questo Paese dura da 70 anni alla cultura di stampo post-comunista, che domina tutti i gangli nevralgici della vita sociale e civile?

Sono tutte domande alle quali Salvini dovrà rispondere e nelle risposte non potrà utilizzare la tecnica comunicativa che l’ha portato ai risultati fin qui raggiunti: i 140 caratteri dei tweet, i selfie o le dirette facebook. Dovrà approfondire. Proporre nelle sue liste un ceto politico in grado di governare il Paese, perchè non c’è alcun dubbio che se elezioni dovessero davvero tenersi ad ottobre, Salvini non ha bisogno di proporre alcuna coalizione. La Lega può presentarsi da sola, come “Partito della Nazione”, in senso opposto all’idea che aveva – e forse ancora ha – Matteo Renzi. Poi, dopo i risultati elettorali, si potrà discutere di un’alleanza con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Politicamente, non conviene a nessuno dei due presentarsi uniti alle elezioni. Una postilla, merita il nuovo Movimento di Toti, Quagliariello e compagnia: spero che Salvini non voglia neanche prendere in considerazioni “patti” pre-elettorali di alcun tipo con questi signori.

Ci sono, a mio avviso, rebus sic stantibus, tutte le condizioni perchè Salvini si candidi a Premier come espressione del “suo” Movimento politico. Perchè questo accada, il leader della Lega avrà bisogno di effettuare un salto di qualità: non considerare più “suo” il Movimento che ha fatto crescere così tanto. Avrà bisogno di un atto di umiltà, di “fidarsi”, di inserire all’interno del Movimento le migliori esperienze intellettuali, civili, sociali, politiche, presenti nel Paese. “Aprire” alla cosiddetta “società civile”, non per imbarcare ceti politici riciclati, ma soggetti nuovi, che abbiano i connotati e la preparazione simili a quelli di un Alberto Bagnai o di Giulio Sapelli. Senza temere di essere “offuscato” da questo tipo di collaborazioni, ma al contrario consapevole che solo apporti di una certa levatura e preparazione possono restituire all’Italia la sua sovranità, la sua dignità e la sua libertà.

Da ultimo, è necessario rivolgere a Salvini un consiglio. I suoi richiami alla protezione della Santa Vergine Maria sull’Italia devono tradursi in un impegno diretto, non per ingraziarsi il voto cattolico, ma per effettuare, attraverso la sua azione politica, interventi che corrispondano a quel richiamo. Coerenza imporrebbe di prendere l’impegno di abrogare tutte quelle leggi che nel corso di questi anni hanno leso i principi dell’ordine naturale e divino e di impedire che altre leggi – quella sull’eutanasia e sulla liberalizzazione delle droghe, in particolare, che avrebbero certamente trovato la luce grazie all’accordo PD-M5S e frattaglie di sinistra – siano approvate in una prossima eventuale legislatura. La Santa Vergine Maria ha i Suoi diritti, che vanno rispettati, specialmente se La si invoca.

- Danilo Quinto - 09.08.'19

https://gloria.tv/article/RhN8RRt4fzyA2XvDwcFPCsBpV

LA CRISI DEL GOVERNO GIALLO VERDE: LA RIVINCITA DELLA DESTRA LIBERISTA E FILO ATLANTISTA

di Luciano Lago
Come si poteva prevedere l’esperimento inedito del governo giallo/verde, dilaniato da contrasti e sabotaggi vari, è giunto al termine.
Non è una buona notizia poichè, nonostante tutte le sue contraddizioni, l’esperimento tra due forze una (pseudo)sovranista e l’altra marcatamente populista, poteva portare a qualche cosa di nuovo.

Quanto meno poteva portare l’Italia a smarcarsi dalla dittatura finanziaria, dal ricatto dei mercati, oltre che dalla ottusa ottemperanza alle direttive della Commissione Europea e istituzioni della UE , chiaramente dettate da interessi anti-italiani.
Il governo è imploso e quello che poteva essere un laboratorio di nuove idee è crollato lasciando spazio all’avvento di un liberismo sfrenato e di una ossequiosa subordinazione alle centrali atlantiste nell’ abituale servaggio verso il potere USA che ha già manifestato la sua interferenza nella politica italiana. In prospettiva, i presupposti ci sono tutti.

Per l’avvenire possiamo aspettarci la posizione di un nuovo governo (che sia un Conte bis o governo tecnico) ossequioso verso le oligarchie di Bruxelles e i potentati finanziari, attento allo spread ed al debito pubblico, con misure pronte a salassare gli italiani mediante aumento di imposte, tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni.
Tuttavia in pochi osservano che la crisi attuale rivela un fatto più grave che non la semplice caduta di un governo: oggi ci troviamo di fronte alla decomposizione istituzionale del paese. Si devono includere in questo sia le istituzioni della Repubblica, occupate di fatto da gruppi di potere che rispondono ad interessi particolari, sia la magistratura a sua volta preda di correnti politiche e consorterie massoniche (come il caso Palamara insegna), sia le entità finanziarie che rispondono a centrali estere.
E’ una crisi che investe i corpi dello stato, inclusi quelli che dovrebbero esercitare la garanzia. In tale quadro è probabile che tutti questi organismi si chiuderanno a riccio per non permettere che persone o gruppi estranei al sistema si possano infiltrare e diventare arbitri delle prossime scelte, come per l’elezione del Presidente della Repubblica, del nuovo CSM e dei membri della Corte Costituzionale e delle altre Istituzioni fondamentali.
Sarà fondamentale capire da oltre Atlantico quali veti saranno posti sulle figure che si andranno a contendere la poltrona di Palazzo Chigi e quale sarà il candidato favorito su tutti, se e come si eserciterà il potere di veto del Presidente della Repubblica, solerte guardiano delle centrali di potere che soprassiedono alla politica italiana. Un potere di veto che già abbiamo visto in occasione della mancata nomina del ministro Savona. Un veto che potrà manifestarsi nel rifiuto di sciogliere il Parlamento e nella ostinazione a ricercare soluzioni transitorie adducendo motivi di opportunità e di emergenza finanziaria. Un copione già visto con l’ex presidente Napolitano.



Salvini- Mattarella, incontro

Per quello che riguarda la politica internazionale dell’Italia, con una nuova maggioranza, che il presidente imporrà , facile prevedere che si apriranno le porte agli europeisti dell’Europa . Questi , assieme agli pseudo sovranisti della Lega, applaudiranno freneticamente la Brexit, come piace a Steve Bannon, mentre da Washington minacceranno di rifilarci altre sanzioni (oltre a quelle già in vigore per la Russia, sulle importazioni di alluminio e acciaio), ci intimeranno di versare altri soldi per finanziare la Nato, che è strumento del potere egemonico USA e lavora per i loro interessi globali, ci rinnoveranno in casa nostra quella settantina di bombe atomiche sotto il loro esclusivo controllo, ci rifileranno gli F35 , un aereo pieno di difetti e dai costi esorbitanti ma che è essenziale per i profitti delle industrie aerospaziali USA.
Da notare che il nuovo governo, se prima poteva esserci qualche tentennamento, ci obbligherà a decidere da chi dobbiamo comprare gas e petrolio (naturalmente il gas scisto super caro degli USA) e persino quali stati possiamo frequentare. La Russia no, la Cina no, l’Iran no, la Siria di Assad esclusa, il Venezuela no, e anche sui nostri vicini di casa qualche dubbio ci sarà, secondo le inclinazioni decise da Trump e da Pompeo, grandi amici di Salvini e Giorgetti. Staremo a vedere ma il futuro non sarà roseo per questo paese, stretto dalla morsa dei poteri forti e globali.

Qual è la strategia di Salvini? - Danilo Quinto - 21.07.’19

Basta un rimpastino per realizzare le Riforme di cui il Paese ha bisogno? Perchè la tela che viene fatta durante il giorno viene disfatta di notte e la mattina seguente ricomincia una telenovela che sembra non avere mai fine?



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Possibile che la crisi in cui si trova il Governo si risolva in un rimpastino? Sì, è possibile. Eppure, tutti i fatti che si sono svolti nelle ultime due settimane, lasciavano prevedere che sarebbe stato vicino il redde rationem
Eccoli, i fatti: 1. L’iniziativa politica presa dalla comandante della Sea Watch, l’eroinadella sinistra Carola Rackete, rispetto alla quale il Governo ha sostanzialmente taciuto – con il Ministro della Difesa che ha definito il blocco navale un atto di guerra- mentre l’intero sistema mass-mediatico ha praticato contro il Ministro dell’Interno, colpevole di aver voluto difendere i confini nazionali, il massimo grado di violenza, nel tentativo di isolarlo politicamente, come mai aveva fatto negli ultimi tredici mesi. 2. I presunti rapporti tra emissari di Matteo Salvini – e di Salvini stesso – con esponenti vicini a Vladimir Putin, sui quali sta indagando la Magistratura di Milano e rispetto ai quali l’alleato Luigi di Maio, ha ripetutamente chiesto che il leader della Lega rispondesse in Parlamento, minacciando una Commissione d’inchiesta sui finanziamenti ai partiti. 3. L'iniziativa inusuale presa da Salvini di riunire al Viminale i rappresentanti delle parti sociali per discutere insieme a loro il varo della prossima legge di bilancio, scavalcando di fatto le competenze dell’esecutivo. 4. L’elezione a Presidente della Commissione europea di Ursula Gertrud von der Leyen, la signora d’Europa, come viene definita, votata con il consenso determinante degli eletti Cinquestelle, che in cambio – si dice – otterranno la vice-presidenza del Parlamento europeo. 5. L’inoperosità del Governo rispetto ai temi più urgenti da affrontare, tra i quali: l’autonomia delle Regioni del Nord, Veneto e Lombardia, sancita peraltro da referendum popolari che si sono svolti due anni fa; la riforma della Giustizia, che significa ridefinire anche i rapporti che devono intercorrere tra i poteri dello Stato (esecutivo, legislativo, giudiziario); il varo di consistenti e necessarie opere pubbliche relative a infrastrutture, che sono ferme da decenni; la revisione del regime fiscale, con conseguente abbassamento delle aliquote; Scuola e Università, per inserire elementi di discontinuità con la cultura del pensiero unico dominante, che ha asservito ai suoi disegni generazioni di italiani; la difesa della Famiglia Naturale, che oltre dalla cultura del gender, come si è visto nelle ultime settimane con il caso di Bibbiano, è attaccata al di là di qualsiasi immaginazione; la promozione della natalità, per garantire sussidi economici seri alle coppie che decidono di procreare, perchè un Paese che non genera figli è un Paese già morto.
Basta un rimpastino rispetto a questi fatti? E’ certo che non basta. Tant’è che è lo stesso Salvini a dire che il problema non sono solo i Ministri delle Infrastrutture e della Difesa, ma è lo stesso Presidente del Consiglio, che negli ultimi sei mesi – aggiungiamo noi – è stato abile nel ritagliarsi un suo ruolo, specie nei rapporti con l’élite europea, in contrapposizione ad uno dei punti che avevano qualificato la nascita di questo Governo: un’interlocuzione seria con l’Europa, che nel corso degli ultimi dieci anni ha trattato l’Italia, tra le maggiori potenze industriali del mondo e tra i maggiori contribuenti delle Istituzioni europee, come un bambino che fa i capricci.  
Nella situazione attuale, Salvini può contare in Parlamento sul 17% dei voti ottenuti alle elezioni politiche del 2018 e per approvare le leggi che ha a cuore ha bisogno del 33% dei voti ottenuti dal M5S. E’ questo ilcul-de-sac in cui si trova. Perchè sia il consenso quasi raddoppiato delle europee sia i sondaggi che danno la Lega ancora in netta crescita, sonovirtuali rispetto alla situazione reale. Non hanno cambiato nulla rispetto ai rapporti di forza tra le due formazioni politiche che compongono la maggioranza di Governo.
L’unico modo che ha Salvini per conseguire l’obiettivo di realizzare le Riforme che ha promesso agli italiani – che si aggiungerebbero al fronte sicurezza, i cui risultati sono evidenti, ma non possono costituire l’unica sua politica – è quello di far cadere il Governo e di andare subito al voto. Di tanto in tanto fa balenare quest’ipotesi, ma quello che viene detto la mattina si volatizza la sera.
Salvini, in sostanza, sembra non avere alcuna intenzione di far cadere il Governo. Perchè? Vuole mantenere – come dice - la parola data con il contratto firmato con i Cinquestelle? Va bene, ma c'è un limite a tutto. Il Paese ha bisogno di affrancarsi dal dispotismo dell'Europa e il M5S sembra non adoperarsi su questa linea e allora le Riforme con quali risorse economiche si fanno, con i vincoli imposti dalla Comissione europea e sotto la sua vigilanza, che è stata già ribadita dalla sua neopresidente? Non si fida di Berlusconi e preferisce lasciar trascorrere ancora del tempo per avere campo libero nel centrodestra? Quest’obiettivo – politicamente comprensibile - potrebbe conoscere presto una débâcle, perchè i poteri che gli sono contro si sono palesemente posti il fine di non mollare finchè non realizzano la sua eliminazione dalla scena politica.
Non è in gioco solo il potere contingente. La vera partita è quella dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica,  prevista nel 2022: i poteri che hanno dichiarato guerra a Salvini intendono impedire che egli ricopra un ruolo centrale in quell’occasione. Hanno già trovato il successore di Mattarella: Mario Draghi, che presto lascerà la presidenza della BCE - al suo posto è già stata indicata la Lagarde – è pronto. Anche per fare il Presidente del Consiglio di un governo tecnico – magari sorretto da una maggioranza eterogenea, come alcuni sostengono, i Cinquestelle, o una loro parte, il PD e forse anche quel che rimane di Forza Italia - che Mattarella nominerebbe se Salvini facesse cadere l’attuale Governo per impedire nuove elezioni?
Noi non lo crediamo possibile. E’ vero che negli ultimi anni ne abbiamo viste di tutti i colori: Monti e le lacrime della Fornero, con l’esplosione del debito pubblico italiano, Letta a cui è succeduto Renzi, dopo averlo salutato con stai sereno, poi il conte Gentiloni, quando l’ex Sindaco di Firenze pensava di poter stravincere. Ma operare oggi una forzatura così evidente della volontà popolare avrebbe tutti gli elementi di un vero e proprio golpe all’arma bianca.
Salvini sta sbagliando. Non pensiamo per superficialità. E’ più probabile che, come accade a quasi tutti gli uomini di potere, non ascolti alcun consiglio e, come spesso capita in politica, chi gli sta attorno, pur di conservare un buon rapporto con il capo, non svolge il primo compito di chi collabora, che è quello di confrontarsi e di parlar chiaro. E’ da mettere nel conto che Salvini non abbia ben ponderato, sottovalutandolo, il ruolo che può svolgere quella parte assai consistente del Paese che sta dalla sua parte e che nutre la consapevolezza che per superare il baratro in cui si trova l’Italia è necessario sconfiggere quel pensiero ancora dominante di origine comunista, che permea, soffocandoli, tutti i gangli della società italiana, che vuole liberarsi, con le armi della non violenza, della libertà e della verità, da quest'incredibile “assedio” che l'Italia sopporta da oltre 70 anni, che vuole divenire “popolo”, a sostegno di un progetto di vera e propria liberazione.
Saprà Salvini essere leader di questo progetto? Solo se troverà il coraggio di ribaltare schemi pre-costituiti, che hanno concorso - insieme ad una classe politica e dirigente ambiziosa, ma priva di moralità - alla dissoluzione della realtà italiana, se non si farà condizionare da influenze esterne, internazionali, di cui occorre sempre tener conto e se sarà disponibile a rischiare, tenendo presente che quella parte che sta perdendo non mollerà la presa.
Danilo Quinto
https://daniloquinto.tumblr.com/post/186443223883/qual-%C3%A8-la-strategia-di-salvini-danilo-quinto

BERGOGLIO “CONTENTO” DELLA PRO LGBT URSULA VON DER LEYEN


Domanda: È contento (Santità) della designazione di una donna alla carica di presidente della Commissione europea?
«Sì. Anche perché una donna può essere adatta a ravvivare la forza dei Padri Fondatori. Le donne hanno la capacità di accomunare, di unire».
Lo ha detto Francesco durante l’intervista concessa a La Stampa il 6 agosto, 41° anniversario della morte di Paolo VI, e diffusa oggi. 

Lo ha detto Bergoglio assieme a varie altre cose che si potrebbero riassumere così:
– migranti = bene;
– sovranismo/populismo = male;
– panteismo in salsa ecologica;
– più Europa (o + Europa).
Ma tornando al virgolettato di partenza si è può essere contenti, da cattolici, dell’elezione di Ursula Von der Leyen? 
Evidentemente no: per il fatto che la signora che tanto allieta il Sedente è – come hanno rilevato recenti interventi di Pro Vita ed In Terris – fautrice convinta del gender, della sua diffusione nelle scuole, e della sua attuazione in termini di diritti civili dall’adozione di bambini da parte di coppie LGBT, etc. fino alla presenza di omosessuali e transessuali nell’esercito.

Ora, posto che il genderismo (come teoria e come prassi) non è altro che l’orgogliosa pretesa di autodeterminarsi rispetto alla legge naturale e divina e che questo sprezzante e dissacrante rigetto della legge eterna, rigetto che si spinge fino ad attentare, a modificare la stessa corporeità biologica che per noi ha stabilito la provvidenza amorosa di dio Creatore è l’eco dell’orgoglio di chi prima dei secoli orgogliosamente si sollevò contro Dio, crediamo che non ci sia nulla di cui esser contenti a riguardo dell’elezione di chi lo condivide e lo traduce in “leggi”.
E non possiamo nemmeno essere contenti dell’unione che può ravvivare e rafforza chi ha fatto propri certi falsi principi. Sicuramente non è l’unità vera, quella che solo il Cristo, che è Via Verità e Vita, può dare tramite la sua dottrina e i suoi sacramenti elargiti dalla Chiesa.
Richiama piuttosto l’unità di coloro di cui parla il Salmo: “I principi si adunarono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo” (II, 2), che ben si applica all’unione delle logge e delle lobby, quella è ha distrutto la vera Europa costruita dai Romani Pontefici e dagli Imperatori e Re a loro fedeli sul campo fecondato dalla predicazione degli Apostoli e dal Sangue dei Martiri, una nella professione della Fede Romana.
Tenete a mente questo intervento la prossima volta che l’Inquilino di Santa Marta parlerà contro il gender.
Fonte: Radio Spada

1 commento:

  1. Potrebbe sembrare assurdo,ma forse in questo momento storico,per un rapido ritorno alle urne,il miglior alleato di Salvini potrebbe essere proprio Zingaretti:ormai orfano di papà ( è passato al giudizio di DIO,il padre di Montalbano) il suo"successo "politico come fratello del commissario è destinato a calare,quindi andare a votare oggi gli garantirebbe un posto di leader come capo dell'opposizione di sinistra ,non avendo quest'ultima nessuno da proporre come alternativa;piuttosto che niente è meglio piuttosto,inoltre verrebbe di fatto allontanato dal Pd lo scisma di Renzi e i suoi accoliti in quanto questi ultimi non avrebbero il tempo materiale per organizzarsi e fondare un nuovo partito per l'elezioni di ottobre!Di diverso parere dovrebbe essere invece la posizione dell'altro Pd con una l in più:quest'ultimo infatti non avrebbe nulla da guadagnare ad elezioni anticipati non avendo alcun leader da proporre( Berlusconi è impensabile)con un Toti in uscita e un Renzi non ancora entrato....meglio un governo tecnico per guadagnare tempo;se Salvini ha commesso un errore nelle elezioni politiche del 2018 è stato quello di non aver avuto il coraggio di candidarsi da solo senza stringere alleanze,che si sono dimostrate essere una palla al piede!!La lezione è servita e ora sembra pronto per essere un vero leader:ma deve ancora affrontare il suo peggior nemico POLITICO...Sergio Mattarella

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