ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 settembre 2019

L'allarme papulismo

Papa Francesco contro il populismo: "È un pericolo"

Il Pontefice attacca anche l'ergastolo: "Non è la soluzione dei problemi, ma un problema da risolvere. Mai privare del diritto di ricominciare"

Papa Francesco lancia l'allarme populismo: "È un pericolo di questo tempo della nostra civiltà: i particolarismi che diventano populismi e vogliono comandare e uniformare tutto".
L'anno scorso il Pontefice aveva dichiarato che l'unico populismo possibile è quello cristiano: "Abbiate paura della sordità di non ascoltare il popolo, questo è l'unico populismo cristiano: ascoltare il popolo".
Il Santo Padre, ricevendo in Udienza i vescovi orientali cattolici in Europa in occasione dell'incontro annuale organizzato dal Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa, ha parlato anche della comunione cattolica: "Fa parte della vostra identità particolare ma non le toglie nulla, anzi contribuisce a realizzarla pienamente, ad esempio proteggendola dalla tentazione di chiudersi in sé stessa e di cadere in particolarismi nazionali o etnici escludenti". Si tratta di una fedeltà "preziosa del vostro patrimonio di fede, un segno distintivo indelebile, come ci ricorda uno dei martiri romeni che, davanti a chi gli chiedeva di abiurare la propria comunione cattolica, disse: 'La mia fede è la mia vita'".

No all'ergastolo

Sua Santità ha toccato anche il tema dell'ergastolo: "Non è la soluzione dei problemi, lo ripeto: l'ergastolo non è la soluzione dei problemi, ma un problema da risolvere. Perché se si chiude in cella la speranza, non c'è futuro per la società. Mai privare del diritto di ricominciare!". Un monito è arrivato anche al problema del sovraffollamento: "Accresce in tutti un senso di debolezza se non di sfinimento. Quando le forze diminuiscono, la sfiducia aumenta. È essenziale garantire condizioni di vita decorose, altrimenti le carceri diventano polveriere di rabbia anziché luoghi di ricupero".
Tra le tante questioni trattate anche quella delle disuguaglianze e delle divisioni: "Minacciano la pace. Sentiamoci chiamati ad essere artigiani di dialogo, promotori di riconciliazione, pazienti costruttori di una civiltà dell'incontro, che preservi i nostri tempi dall'inciviltà dello scontro. Mentre tanti si fanno risucchiare dalla spirale della violenza, dal circolo vizioso delle rivendicazioni e delle continue accuse reciproche, il Signore ci vuole seminatori miti del Vangelo dell'amore".

Ocean Viking esulta: "Dopo 14 mesi siamo la prima nave a sbarcare in Italia"

Ocean Viking riceve istruzioni per sbarcare 82 naufraghi a Lampedusa e lancia una stoccata all’ex Governo

Ocean Viking è la prima nave umanitaria autorizzata negli ultimi 14 mesi a sbarcare in un porto italiano.
La Ocean Viking è stata informata dal MRCC di Roma che un place of safety le è stato assegnato per sbarcare gli 82 immigrati che sono stati prelevati nel Mar Mediterraneo centrale in due diverse operazioni. Saranno sbarcati nel porto di Lampedusa e ricollocati in diversi Stati dell'Unione europea. E già gli ultrà dell'immigrazione esultano e chiedono a Bruxelles di "creare un meccanismo efficace, coordinato e prevedibile, che garantisca orti sicuri per sbarcare le persone soccorse in mare".
Quattordici ore dopo l'ingresso nella Lybian Search and Rescue Region, la nave di Sos Mediterranea e Medici senza frontiere è stata informata di un primo gommone, che aveva 50 clandestini a bordo, lo scorso 8 settembre. Il secondo soccorso e trasferimento del 9 settembre è stato effettuato con condizioni meteomarine in rapido peggioramento dopo che la situazione a bordo della Josefa (una nave a vela di 14 metri) è diventata un'emergenza. Nonostante ripetuti tentativi di contattare le autorità libiche la Ocean Viking non ha ricevuto istruzioni fino al 10 settembre quando il centro di coordinamento libico le ha assegnato il porto di Zawiyah per sbarcare i naufraghi.
Sos Mediteranée, che noleggia la Ocean Viking con Medici Senza Frontiere, è soddisfatta di aver ottenuto dalle autorità italiane il via libera a entrare in un porto italiano. È il primo segnale della nuova linea buonista adottata dal governo giallorossa. Ancora una volta una coalizione di Stati europei ha fornito una soluzione ad hoc per lo sbarco degli immigrati che, per il momento, rimarranno in Italia. "Aver ricevuto un porto sicuro è una buona notizia - dichiara Nicola Stalla, coordinatore dei soccorsi sulla Ocean Viking -. Ma dovere aspettare da qualche giorno a qualche settimana non è accettabile. Chiediamo agli Stati europei di creare un meccanismo efficace, coordinato e prevedibile, che garantisca orti sicuri per sbarcare le ersone soccorse in mare".
Il place of safety risponde alla legislazione internazionale che stabilisce che coloro che sono soccorsi in mare siano velocemente sbarcati in un luogo in cui la loro sicurezza sia garantita e che i loro bisogni fondamentali siano soddisfatti. Tuttavia, sulla base dei due decreti Sicurezza approvati dal precedente governo, l'imbarcazione di Sos Mediteranea e Medici Senza Frontiere non potrebbe sbarcare in Italia. "Per le persone che sono fuggite da circostanze disperate nei loro Paesi e sofferto terribili abusi in Libia, la sicurezza non arriva mai abbastanza presto - dice Erkinalp Kesikli coordinatore di MSF su Ocean Viking - Sos Mediterranea sostiene fermamente che i valori umanitari debbano essere difesi dagli Stati membri dell'Unione europea e che debba essere trovata una risposta umanitaria alla crisi in atto nel Mediterraneo centrale".
Adesso Sos Mediterranea già alza il tiro. E si fionda a sollecitare gli Stati dell'Unione europea a rispondere all'urgente necessità di assetti search and rescue nel Mediterraneo centrale, a stabilire un meccanismo di sbarco coordinato, condiviso e sostenibile che garantisca la salvaguardia di vite umane e a porrre termine alla "criminalizzazione delle Ong che operano nel Mediterraneo". Ora che Matteo Salvini non è più al ministero dell'Interno, i talebani dell'immigrazione sono tornati alla carica sapendo di poter contare su un governo pro accoglienza.

Quel patto tra il Pd e le Ong

Il Pd esulta per lo sbarco della Ocean Viking: "Finalmente è finita l'era Salvini". Il viceministro agli Esteri propone "un'alleanza con le ong"

"Finalmente si passa alla sostanza e non c'è più propaganda, è la differenza tra il prima e il dopo Salvini". Marina Sereni, viceministro agli Esteri, racchiude in una sola frase il pensiero di tutti gli esponenti Pd che hanno esultato dopo lo sbarco degli 82 migranti della Ong Ocean Viking.
Una sfilza di dichiarazioni in cui i vertici del Pd hanno avuto come principale bersaglio l'operato dell'ex ministro degli Interni. "Sicurezza e umanità stanno camminando insieme, con Salvini era solo propaganda", ha chiosato la Sereni margine della convention di AreaDem, dopo che in un'intervista al Corriere della Sera aveva persino proposto "un'alleanza con le ong". "C'è stato uno schiacciamento sulla propaganda di Salvini e una criminalizzazione del concetto di solidarietà. Ora dobbiamo recuperare", ha dichiarato. Ma stamane, ad aprire le danze contro il leader della Lega, era stato il tweet del suo capo corrente, ossia il ministro del Mibact Dario Franceschini che ha descritto lo sbarco della Ocean Viking come la "fine della propaganda di Salvini sulla pelle di disperati in mare". Ora, grazie al Pd (è il sottointeso), "tornano la politica e le buone relazioni internazionali per affrontare e risolvere il problema delle migrazioni". Cinguettìo subito ritwittato dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti e da Matteo Renzi, principale artifice della nascita del Conte-bis.
L'ex premier, rilanciando il tweet di Franceschini, ha commentato: "Bene così. Adesso un grande piano Marshall per l'Africa. Più cooperazione, più investimenti. Avanti". Anche l'ex segretario Maurizio Martina che, sempre su Twitter, ha accolto la decisione del governo con soddisfazione. Un'azione svolta " Senza ostaggi e senza propaganda. Con serietà e umanità la strada giusta Ocean Viking". Matteo Orfini ci va un po' più cauto e scrive:"piccoli segnali di #discontinuità". Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, invece, commentando la notizia, considera questo un momento favorevole per la Riforma del Trattato di Dublino e "per dare la possibilità all'Europa di avere i poteri per affrontare il fenomeno dell'immigrazione".
L'ong sbarca in Italia . il sindaco Totò Martello "Perché qui? Non siamo cretini"

Uno "scudo" di soldati e filo spinato per fermare i migranti

Oltre 10mila migranti fermati in Croazia. E la Slovenia applica la tolleranza zero nei confronti di chi vuol venire in Europa


(Podgorje) Il soldato sloveno in mimetica, fucile mitragliatore a tracolla, caricatori di riserva ed elmetto appeso al giubbotto tattico avanza nella boscaglia. Baffi e pizzetto biondi chiude la pattuglia con un altro militare davanti e un poliziotto in mezzo.
Al loro fianco si srotola nella vegetazione il filo spinato per fermare i migranti sul confine fra Slovenia e Croazia di Podgorje. Il punto di passaggio più ambito dal flusso di clandestini che arriva dalla Bosnia, a soli 13 chilometri dall'Italia.
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I militari, che si mimetizzano fra gli alberi in assetto da combattimento, sono quasi tutti veterani delle missioni all'estero dal Mali all'Afghanistan. La Slovenia non si vergogna, come da noi, di mobilitare l'esercito e innalzare una barriera lunga 179 chilometri di reticolato e pannelli nella "guerra" contro l'immigrazione illegale. Quest'anno sono stati intercettati dal confine croato 10.040 clandestini fino al 9 settembre, un'impennata rispetto al 2018 che ha registrato 9149 fino al 31 dicembre. Altri 5048 sono riusciti a passare in Friuli-Venezia Giulia da gennaio secondo i dati della prefettura di Trieste. In pratica un numero di poco minore rispetto ai 5793 sbarchi sul fronte del mare.
"Il nostro compito è osservare, monitorare e proteggere la polizia nella lotta all'immigrazione illegale. Dallo scorso agosto l'intervento delle Forze armate sui confini nazionali è stato incrementato", spiega il maggiore Nataša Zorman, una donna alta e vigorosa. Un elicottero Bell 206 pattuglia dal cielo individuando anche di notte i migranti con la camera termica. Nelle immagini dall'alto si vedono dei puntini neri avvicinarsi alla barriera. I migranti seguono il tragitto via google map condiviso da chi li ha preceduti e usano delle cesoie per aprirsi un varco nel filo spinato. L'esercito sloveno ha messo in piedi tre basi lungo il confine con la Croazia. E schierato nei pattugliamenti cinque plotoni di fanteria, 150 uomini, che utilizzano visori notturni, camere termiche e droni. "Per sorvegliare il confine una squadra specializzata lancia i velivoli senza pilota tattici, che hanno un raggio di azione di 40 chilometri", spiega il maggiore Zorman.
Viljem Toškan, comandante della polizia di frontiera di Capodistria (Koper) che parla italiano, ne ha viste tante. "In Slovenia gli immigrati illegali si nascondono e marciano di notte per non farsi scoprire - osserva l'ufficiale - Quando raggiungono l'Italia camminano apertamente per strada e aspettano che la polizia venga a prenderli. Il loro obiettivo è arrivare da voi". E fare domanda di asilo politico anche se non ne hanno diritto. "Nella nostra area di competenza abbiamo rintracciato 3100 migranti, il 25% in più rispetto all’anno scorso. Solo in luglio 800 e negli ultimi cinque giorni 150, ma appena il 20% chiede asilo politico", spiega Toškan. Gli altri vengono in gran parte rimandati indietro ai croati, che li riportano in Bosnia usando spesso le maniere forti. I migranti si lamentano di venire pestati e maltrattati con telefonini fatti a pezzi, zaini e scarpe sequestrati per evitare che ripassino il confine. "Una volta abbiamo beccato un afghano che ci aveva provato 31 volte", ricorda il comandante di Capodistria.
Ogni settimana sono previste quattro pattuglie miste con i poliziotti italiani lungo il confine fortemente volute dal precedente ministro dell'Interno Matteo Salvini. Da luglio hanno rintracciato appena 95 migranti. Questa mattina al castello di San Servolo, che domina dalla Slovenia la periferia di Trieste, gli agenti italiani di turno hanno dato forfait. Forse una malattia "diplomatica" in vista dell'insediamento del nuovo governo giallo rosso che giurava a Roma.
I poliziotti sloveni perlustrano i sentieri nel bosco e ci portano su uno dei punti di maggiore passaggio trasformato in improvvisato bivacco a cielo aperto. Accanto a un rudere nascoste dalla fitta vegetazione ci sono ancora le coperte distese a terra dai migranti. "Si cambiano i vestiti usati durante il viaggio per rimettersi in sesto prima di scendere da questo sentiero che porta all'Italia", spiega un agente sloveno delle pattuglie miste. Più che un sentiero è un budello nella boscaglia, che attraverso una scarpata spunta nella zona industriale di Trieste. Tutto attorno sono stati abbandonati un paio di scarponcini in buone condizioni, vestiti sporchi e laceri oltre a zainetti vuoti. I poliziotti fanno notare una bottiglia d'acqua minerale usata durante la traversata: "Guarda la marca. Viene dalla Bosnia".
Fino a due, tre anni fa venivano intercettati anche jihadisti provenienti dalla Siria e altri Paesi islamici: "Erano segnalati nella lista europea dei sospetti terroristi. E sono stati riconosciuti nei video di propaganda della guerra santa". Adesso i migranti illegali arrivano soprattutto dal Pakistan, dall'Afghanistan, ma pure dal Bangladesh, Turchia e Algeria. "Talvolta quando li fermiamo ci chiedono: 'Siamo in Italia?'", racconta uno dei poliziotti.
Da gennaio sono stati arrestati in Slovenia 273 passeur, 98 solo nel distretto di Capodistria compreso un italiano con il permesso di soggiorno. I migranti vengono guidati a piedi nella boscaglia nell'attraversamento dei confini oppure caricati in macchina o mini van come sardine. L'ultima retata, il 5 settembre a Celje, ha portato all’arresto di dieci persone, che avevano fatto passare almeno 280 migranti.
"Il viaggio completo dal Pakistan può costerà fino a 10mila euro - rivela il comandante Toškan - Dalla Bosnia pagano sui 2mila euro il pacchetto completo per arrivare alla destinazione finale che può essere l'Italia, ma pure la Francia. Oppure 300 o 500 euro ad ogni passaggio di confine".
L'aspetto incredibile è che i passeur "vengono a prendere i migranti illegali anche da Paesi del Nord Europa con auto a noleggio, furgoni o camper. E usano pure i taxi". La polizia slovena ha fermato pachistani e afghani che avevano richiesto l'asilo politico in Italia per poi venire a prendersi i connazionali in Slovenia guidandoli nel passaggio clandestino del confine. Fra i 91 passeur condannati a Capodistria quest'anno c'era chi proveniva dalla Spagna, dalla Svezia e dalla Germania.
"Siamo arrivati la scorsa notte a piedi dopo avere camminato per 15 giorni dalla Bosnia attraverso Croazia e Slovenia fino in Italia", spiega un gruppetto di migranti pachistani davanti alla stazione ferroviaria di Trieste. "Entrano in Friuli-Venezia Giulia ogni giorno", spiega una fonte del Giornale in prima linea su questo fronte. I dati ufficiali indicano che nel 2019 sono stati rintracciati 3204 migranti e altri 1844 si sono presentate spontaneamente nei posti di polizia.
L'ultima settimana di agosto erano arrivati in 305 soprattutto a Trieste. Solo quattro kosovari sono stati rimandati in Slovenia. al momento, però, i richiedenti asilo in regione sono 2795, il 40% in meno rispetto all’insediamento dello scorso anno del governatore leghista Massimiliano Fedriga. Molti migranti vengono trasferiti o si muovono in treno verso altre città.
"Vengo da Bihac (il capoluogo del cantone bosniaco dove si concentrano migliaia di migranti, Nda) e adesso prendo il treno per Milano", annuncia sorridente Alì, nome probabilmente inventato. In mezzo al gruppetto dei nuovi arrivati ci sono due "facilitatori" pachistani che parlano italiano e vivono a Trieste. I migranti hanno il loro numero di cellulare e ascoltano i "consigli" su come andare a fare la richiesta di asilo e del permesso di soggiorno in Questura o prendere il treno per Milano, Bologna o Firenze. Tutto organizzato quasi alla luce del sole, come se fosse una rete ben collaudata. E forse sarà per questo che due giovani del Bangladesh incrociati su una strada del Carso ammettono: "Siamo venuti dalla Bosnia perchè l'Italia is good".

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