Papa Francesco in aereo
Dunque è ufficiale: si può dire che le parole o le azioni di un certo Papa – non del Papa in quanto tale – non piacciono. Non solo, ma il Papa si può criticare. Non solo, ma chi lo critica, ama la Chiesa. Non è scismatico. Chi lo ha detto? Ma il Papa. Papa Francesco, di ritorno dall’Africa: «Quando si dice: “Questo del Papa non mi piace”, faccio la critica e aspetto la risposta, vado da lui e parlo e scrivo un articolo e gli chiedo di rispondere. Questo è leale, questo è amare la Chiesa».

È del tutto evidente che la critica, per essere lecita, deve essere oggettiva: bisogna giudicare i segni dei tempi, non le persone. Per una buona fetta della pubblicistica attuale è proprio così. Una valanga di articoli, dove sono elencate tutte le riserve sulla situazione odierna, tanto sul pontificato di Bergoglio, quanto sulla Chiesa in generale.
Si può fare? Certo, dice Bergoglio: «Questo è leale, questo è amare la Chiesa». Ma la lealtà è tutta contenuta in questa affermazione: «Questo del Papa non mi piace». Non dice: «Questo Papa non mi piace»: sarebbe, infatti, un giudizio soggettivo, un giudizio illecito sulla persona. E invece è lecito dire: «Questo del Papa». È lecito perché oggettivo. È lecito perché è un giudizio sul tempo presente, secondo le parole di Gesù Cristo: «Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?» (Lc 12, 56).
Guai a giudicare le persone. Sarebbe una sostituzione a Dio. Ma guai a non giudicare questo nostro tempo. Sarebbe ipocrisia farisaica. È difficile, anzi impossibile, non varcare il confine tra giudizio temerario e giudizio santo, senza l’aiuto della grazia.
Parte della pubblicistica contiene anche invettive contro la persona. «Questo Papa non ci piace» – era ed è questa la posizione di molti. Non «questo del Papa», ma proprio «questo Papa». Va riconosciuto che, in tal caso, il giudizio sulla persona è, però, sempre accompagnato da giudizi oggettivi in quantità. È insolito trovare un testo che contenga un elenco di pure invettive o insulti. È, al contrario, frequente quel genere di critica che proviene da chi ama il Papa e la Chiesa.
Se è vero che santa Caterina di Siena ha sempre avuto una misura nel criticare papi e vescovi, è anche vero che si è trattato di critica reale, circostanziata, oggettiva, improrogabile.
Ed è questo che muove l’apologetica di ogni tempo. Essa è improrogabile. Perché di apologetica si tratta, di ricerca di ragioni oggettive sulla storia, sulle persone, sui fatti, sulla fede, sulla religione. Diceva Vittorio Messori, durante un’intervista del 2016, che «l’apologetica è un discorso a difesa della ragione umana […] è la difesa del nostro intelletto». L’apologetica autentica è una «difesa della buona reputazione della Chiesa cattolica», che non dev’essere mai «eccessivamente aggressiva». L’apologetica, insomma, «è benefica ma può essere pericolosa, da maneggiare con cura: se non è rigorosa e pacata, può fare più male che bene».
È umanamente assai difficile rimanere rigorosi e distaccati. L’apologeta dovrebbe essere come quei medici che rimangono impassibili durante l’operazione chirurgica. Il medico rischia la morte del malato, l’apologeta rischia lo scisma. Eppure il giudizio è richiesto, come già affermava Giovanni Paolo II: «abbiamo bisogno di una nuova apologetica», diceva nel 2002 (ai vescovi delle Antille). E aggiungeva: essa «non consiste nel conquistare argomenti, ma anime, nell’impegnarci in una lotta spirituale, non in una disputa ideologica, nel difendere e promuovere il Vangelo, non noi stessi».
Non basta dover leggere i segni dei tempi; è necessario saperlo fare. Sempre Messori: «L’apologeta deve saper leggere i segni dei tempi». I “segni” sono solo tratteggi impercettibili delle cose, non sono le cose. Gesù non ci chiede di leggere i tempi, ma di leggere i “segni” (da semeion) dei tempi. È qualcosa di enormemente più delicato.
di Silvio Brachetta

Il suicidio dell'Occidente: così ha sacrificato religione e famiglia in nome della libertà

La religione cattolica e la famiglia tradizionale, due dei pilastri portanti dell'Occidente, sono stati travolti da un progresso velenoso. Così la società occidentale rischia l'implosione


L'Occidente alza le mani e sventola bandiera bianca.
La religione e la famiglia, due dei pilastri portanti dell'intero sistema occidentale, sono stati travolti da un progresso velenoso.
Una valanga che ha reso liquidi due concetti che dovrebbero invece essere le basi più solide a cui potersi appigliare.
La religione è implosa dall'interno, in parte a causa della fine del sostegno delle istituzioni sociali e in parte per lo scarso aiuto offertole da quelle legate alla Chiesa.
In poche parole, la religione si è soggettivizzata e privatizzata: ciò significa che non è più tramandata dalla società, che anzi mira quasi a nasconderla sotto il tappeto in nome del politicamente corretto. L'atto di fede, semmai, è concepito sempre di più come una mera scelta personale da esercitare nel tempo libero.
Ogni persona, inoltre, interpreta la religione nel modo che ritiene più opportuno, in base al proprio stile di vita e alle proprie esigenze. In alcuni casi, c’è addirittura chi arriva a mescolare modi di credere di culti tra loro diversi.

La decadenza dei concetti di religione e famiglia

La famiglia è sempre stata una sorta di cellula della società. È attraverso la sua azione che sono sempre stati tramandati i valori più importanti: da quelli religiosi a quelli morali.
Oggi, proprio come la religione, anche la famiglia ha perso ogni dimensione collettiva. Si è ridotta a fatto privato, un semplice rifugio affettivo in cui gli stessi componenti hanno stravolto ogni loro ruolo sociale sulla base di una concezione arbitraria della realtà.
È così che anche l’uomo, inteso come maschio nella sua accezione biologica del termine, ha perso importanza. Quella del padre è diventata una figura a tratti ingombrante, non più necessaria, esattamente come il genere sessuale, da scegliere in piena autonomia.

Senza il fardello della religione e senza il peso della famiglia, le società occidentali si sentono libere. Ma i loro componenti non si sono accorti di star naufragando nel buio, senza bussola e senza meta. Il vuoto che si è creato dalla perdita di valori è sempre più profondo, ed è pronto a inghiottire l’intero Occidente.
Con un passato dimenticato, un presente liquido e un futuro ignoto, il cortocircuito finale potrebbe arrivare da un momento all’altro.

SE L’ISLAM DENIGRA I CRISTIANI GLI “ALTER BERGY” NON SCHERZANO.

12 Settembre 2019 Pubblicato da  15 Commenti --

Marco Tosatti

Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci ha inviato una sua riflessione, che mi sembra molto azzeccata e interessante, nascendo, fra l’altro dalla sua profonda esperienza sul campo della realtà dei Paesi a maggioranza islamica. Buona lettura. 

الله

Perché i musulmani sono orgogliosi dell’islam e i cattolici nicchiano?

Vivendo in alcuni paesi laici a maggioranza musulmana, ho potuto constatare che i canali radio-tv d’impronta islamica, finanziati dal governo e/o dalle monarchie arabe, sono rispettati e seguiti. Nei talk show delle reti di Stato che trattano dell’islam, raramente invitano un contraddittorio, ma spesso permettono la partecipazione degli utenti telefonicamente. Da ciò veniamo a sapere che la conoscenza del popolo musulmano sul cristianesimo è artefatta e divisiva, direbbe il buonista.
Da certi imam ho sentito dire cose tipo: Madre Teresa di Calcutta era per l’aborto, perché toccava con mano le sofferenze dei poveri. Per questo motivo era in conflitto con la Chiesa (Turchia pre- Erdoğan).
Gesù non si sposò perché gay (Libano anni ’90).
Come sono stati scelti i quattro vangeli? Dopo aver posato tutti i vangeli su un tavolo, hanno cominciato a scuoterlo per le gambe. I primi quattro libri che sono caduti sul pavimento sono diventati canonici (Turchia anni ’90).
Se queste idiozie avvengono nei paesi laici, cosa dicono sul cristianesimo nei paesi dove vige la sharia o dove i governanti hanno il fiato sul collo degli imam? Tutto sommato queste reti mediatiche fungono da megafoni lava cervello che, attraverso mezze verità e menzogne, mirano a stimolare l’orgoglio musulmano e a denigrare il cristianesimo.
Dopo queste esperienze, tornando in occidente trovai più o meno le stesse tendenze. Il  cristianesimo è la fede più bersagliata. Nonostante le decine di attacchi terroristici, le migliaia di morti per mano musulmana e i versetti coranici che non lasciano dubbi sulla dottrina della sopraffazione, l’islam viene protetto attraverso il neologismo islamofobia. Come sappiamo, con questo escamotage l’ONU ha intimato ai governi occidentali di perseguire legalmente chiunque rechi offesa all’islam e ai suoi fedeli.
E nelle chiese? Beh, lo sappiamo. L’islam viene addirittura coccolato. I preti elargiscono un’infinità di meaculpa e falsità storiche da far ammattire i santi e i meno santi che per secoli hanno difeso l’Europa dall’invasione musulmana.
Da alcuni decenni i principali nemici di Gesù Cristo non sono atei o laicisti, ma quelli che dovrebbero essere Alter Christus, i quali oggi condividono i paradossi papali. Questi tipi curiosi non sono nati con l’attuale pontificato. Esistono perlomeno dal Vaticano II, cresciuti e nutriti di dubbi dottrinali e di superficialità. Quando è stato eletto Bergoglio la strada era già spianata.
Ignoranti e privi di dignità, sono diventati Alter Bergy alla velocità della luce. Col buon senso non si capisce perché questi svuotachiese abbiano scelto la vita sacerdotale. Ma studiando un po’ di storia si apprende che i preti massoni e della Gaystapo infiltrati nella Chiesa, dopo aver creato un corpo docente astuto e cinico, hanno selezionato un numero impressionante di sprovveduti irrecuperabili per poi conferirgli il ruolo di prete. Pecchiamo di complottismo?
Nella ricerca storica “I Papi e la massoneria” la professoressa Angela Pellicciari riporta alcuni passi di uno tra i tanti documenti della Carboneria e della massoneria internazionale che dimostra come, a partire dall’800, fossero intenzionati ad occupare la Chiesa per distruggerla dall’interno.
Il carbonaro noto col nome di Vindice al cugino Nubio (tra carbonari si definivano cugini) scrive: «Dovete presentarvi con tutte le apparenze dell’uomo serio e morale. Una volta che la vostra buona reputazione sia stabilita nei colleghi, nei ginnasi, nelle università e nei seminari, una volta che abbiate catturato la confidenza di professori e studenti, fate in modo che a cercare la vostra compagnia siano soprattutto quanti sono arruolati nella milizia clericale […]. Si tratta di stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia [frase coniata da Martin Lutero – ndt], che il clero marci sotto la vostra bandiera, mai dubitando di seguire quella delle chiavi apostoliche. […] È la corruzione alla grande che abbiamo cominciato, la corruzione del popolo attraverso il clero e del clero per mezzo nostro, la corruzione che senza dubbio ci porterà un giorno a seppellire la Chiesa».
Adesso, con un po’ di fantasia, proviamo a immaginare cosa sarebbe la cattolicità se papi e preti preparati e tosti, invece di promuovere l’ecologismo, l’immigrazionismo e la lotta per la biodiversità diffondessero una fede rocciosa e ragionevole, (poiché la dottrina cattolica – leggere per credere – è la più umana e razionale). Le chiese di tutto il mondo diventerebbero strumento di vera pace, rispetto e giustizia, perché sostenute da quell’Evento che cambia il cuore dell’uomo.
Certo, non è che col cristianesimo siano arrivati rose e fiori, ma sappiamo che rinnegando il Cristo, come nel ‘900 ateo, l’inferno è arrivato in terra. In Europa in trent’anni di conflitti il numero dei morti ammazzati supera abbondantemente i morti causati dalle guerre degli ultimi duemila anni. Oggi, come nel Novecento, sono le idee politiche decise a tavolino da improbabili “saggi” che dettano la via maestra della società. Temo che falliranno nuovamente. Non è un caso se Gesù Cristo ammonisce: “Senza di me non potete fare nulla”. Parole che i bergogliani assoggettati ai “saggi” laicisti, hanno declassato, se non derise.
Tranne alcune eccezioni, oggi è più probabile trovare un pinguino imperatore a passeggiare nei corridoi degli Uffizi di Firenze che un prete preparato in storia della Chiesa, apologetica, teologia e sociologia.  Se al posto di questi analfabeti della dottrina avessimo preti innamorati di Cristo, sgamati e consapevoli della loro missione, siamo certi che le ideologie laicista e islamista sarebbero rimaste al palo. E molto probabilmente il numero delle conversioni al cattolicesimo sarebbe in crescita esponenziale. Cosa che, al solo pensiero, ai bergogliani fa venire la pelle d’oca.
Agostino Nobile