ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 6 settembre 2019

Levatrici cattofluide

MOSTRO ROSSOGIALLO/ESULTA 'AVVENIRE' E CANONIZZA LUCA CASARINI

http://internationalwebpost.org/set/files/fotogallery/cms_14067/avvenire.jpg(immagine aggiunta)

Partorito come previsto, dopo una gravidanza nascosta durata alcuni mesi e con la collaborazione di solerti levatrici cattofluide, il mostro rossogiallo. Euforico l’ex-giornale cattolico ‘Avvenire’ per l’esclusione dal nuovo governo della Lega e in particolare di Matteo Salvini, per il quale si sognano – con la consueta misericordia - le sbarre di San Vittore. In attesa si eleva agli onori degli altari cattofluidi il noto disobbediente ‘convertito’ Luca Casarini…


E’ ormai in carica il governo rossogiallo. E scriviamo rossogiallo per tre motivi. Primo: è un governo che ha un premier il cui cuore batte da sempre per il centro-sinistra (come da sua confessione). Secondo: è un governo che il Pd ha preparato già a partire dalle Europee di maggio con i Cinquestelle terrorizzati dal crollo elettorale e si è già concretizzato in occasione delle nomine di Ursula von der Leyen e di David Sassoli. Terzo: è un governo che comprende anche la sinistra radicale di Liberi e Uguali, 3,3% alle politiche del 2018 per il Senato e quattro senatori (preziosissimi per il nuovo governo). Quarto: non vorremmo offendere i tanti tifosi giallorossi di Roma, Benevento, Catanzaro, Lecce, Bassano, Messina, Poggibonsi (chiediamo scusa per eventuali dimenticanze) indignati politicamente per quanto successo.
E’ un governo guidato da un premier che in scena sa rivestire sia i panni del Devotissimo (esibendo nel salotto televisivo di Bruno Vespa il santino di padre Pio)  che la toga di Vishinsky, lo spietato inquisitore dei Grandi Processi staliniani del 1937 (come – in funzione anti-Salvini- ha fatto nell’incredibile requisitoria del 20 agosto in Senato).
E’ un governo certo non incostituzionale, dato che rispetta la lettera della costituzione… e però ne sfregia lo spirito che all’articolo 1 proclama che la sovranità appartiene al popolo: in effetti è un governo oggi di chiara minoranza tra gli italiani, un’alleanza tra i due perdenti degli appuntamenti elettorali regionali ed europei registrati dell’ultimo anno e mezzo.
E’ un governo che ha dei collanti formidabiliil mantenimento delle poltrone da parte dei grillini e dei parlamentari renziani (che nuove elezioni politiche avrebbero molto probabilmente falcidiato); l’odio della sinistra e degli eredi della peggiore Democrazia Cristiana contro Matteo Salvini, disturbatore pericolosissimo degli equilibri costituiti da anni dai poteri forti (e, in attesa di probabili procedimenti giudiziari, contro Salvini sono stati scagliati ancora più insulti che contro Berlusconi, un tempo sparigliatore di carte); la pressione dei vertici dell’Unione europea, mirante a sferrare un colpo mortale alle ambizioni dell’area continentale ‘sovranista’ e ‘identitaria’; la volontà in prospettiva di mantenere la Presidenza della Repubblica nelle mani della sinistra più o meno camuffata.
Di quanto è successo non si può essere né sorpresi né scandalizzati più di quel tanto. Purtroppo la politica italiana ci ha abituato a questo, anche se stavolta la spregiudicatezza utilizzata ha raggiunto l’apice nella pur lunga e a tratti ingloriosa (specie nel secondo decennio del XXI secolo) storia della Repubblica.
Per quanto ci riguarda, vi proponiamo alcune considerazioni molto significative che la nota senatrice Monica Cirinnà, altoparlante (nel vero senso del termine) dell’altrettanto nota lobby, ha scritto per il giornalone degli Agnelli (i neretti sono nostri): “La Stampa mi ha chiesto di individuare alcune possibili linee di convergenza tra PD e M5s in materia di diritti. In questi anni di lavoro parlamentare, ho toccato con mano che M5s sui diritti ha una posizione complessa e plurale, che alterna posizioni di apertura a chiusure anche brusche. Ci sono però alcuni temi sui quali si può senza dubbio ipotizzare un lavoro comune in Parlamento. Penso ad una legge contro l’omotransfobia: in Senato ci sono due ddl, uno a firma della collega Maiorino e uno a mia firma, che sono largamente sovrapponibili.
Ma penso anche al fine vita, alla legalizzazione delle droghe leggere, a temi più complessi (ma che non possono essere dimenticati) comematrimonio egualitarioomogenitorialità e riforma delle adozioni per tutte e tutti. Penso ancora al ddl Pillon, contestato da esponenti di M5s, e finora condizionato dalle dinamiche interne
 alla ex maggioranza (…) . Nulla di sorprendente nella Cirinnà: è ben conosciuta per i suoi obiettivi libertari e distruttori del tessuto comunitario. Purtroppo c’è da scommettere che sui temi indicati la nuova maggioranza, guidata dal Devotissimo, si muoverà nella direzione indicata dalla lucidamente folle pasionaria piddina… Potrebbe starsene inattivo allora, dall’alto dei Cieli, san Pio da Pietrelcina? In terra non era certo un carattere facile, ancor meno un modello di politicamente corretto…
Intanto valutiamo come indecente e traditrice della dottrina sociale della Chiesa  la collaborazione attiva a tale scempio di una parte di quello che si suol definire ‘mondo cattolico’ e che invece più onestamente si dovrebbe indicare come ex-cattolico, cattofluido insomma.
In prima linea, ça va sans dire, tra gli ex-cattolici il quotidiano della Cei, l’Avvenire (ormai ci si vergogna a mostrarne la testata, per cui lo si inserisce ben nascosto tra la Verità Libero). Spesso in questi ultimi anni ci siamo curati dei deliri del foglio diretto da Tarquinio il Superbo, per cui ci limiteremo – solo con qualche integrazione particolarmente pregnante - a evidenziare nei suoi aspetti più clamorosi il tifo ultrà che da quelle pagine è scaturito incessante, accompagnando il trafficare politico del Devotissimo (che pure, da coerente fustigatore dei comportamenti ‘sacrileghi’ di Salvini, ha esibito trionfante la foto con il Papa, nella sagrestia di San Pietro al termine dei funerali del cardinale Silvestrini).
Avvenire del 27 agosto: titolo di apertura “Conte verso il bis”, a pagina 5 titolone “Conte-bis si avvicina al traguardo, a pagina 6 titolone “Conte muta pelle: non sarò notaio”.
Avvenire del 28 agosto: titolo di apertura “Conte avanti piano”

AVVENIRE’ O LA MESCHINITA’ MISERICORDIOSA CATTOFLUIDA
Avvenire del 29 agosto: titolo di apertura “Conte fa i conti con Pd”, a pagina 4 titolone “L’avvocato divenuto perno di stabilità”, a pagina 5 titolone “Ecco il Conte-bis: oggi al Colle”. Nell’ambito dell’odio esplicito contro Salvini ecco, a pagina 8, il titolone “L’ultima guerra del Capitano è al gommone dei bambini” (il titolo è stato segnalato al Premio Tartufo d’autore 2020). E, sempre sul tema, a pagina 5 troviamo un corsivo super-illuminante, da Premio Nobel del disprezzo e della meschinità misericordiosa cattofluida: “Il quasi ex-ministro Salvini continua imperterrito, nei suoi comizi digitali, a calunniare le opere caritative e sociali della Chiesa (…) Auguri a chi continua a bersi ciò che la botte Salvini riversa addosso a noi tutti. Auguri all’aggressivo quasi ex-ministro (che, a quanto pare, tra breve avrà meno privilegi e invulnerabilità di casta, di diventare, lui, tutta un’altra botte”.

‘AVVENIRE’, CON MAURIZIO AMBROSINI, DETTA ALCUNI PUNTI FONDAMENTALI DEL PROGRAMMA DEL GOVERNO ROSSOGIALLO. VA ADDIRITTURA POTENZIATO IL NOTO UNAR…
Avvenire del 30 agostosottotitolo di apertura “Conte accetta con riserva e annuncia novità: valori e primato della persona” (NdR: deve essere andato a lezione da ‘Avvenire’). Nell’editoriale del turiferario d’occasione, il sociologo immigrazionista Maurizio Ambrosini, si legge tra l’altro: “Se c’è un tema in cui la novità (del nuovo governo) dovrebbe subito tradursi in fatti concreti, è quello delle politiche migratorie. Proprio perché sull’ ‘invasione immaginaria’ di migranti provenienti dall’Africa il populismo sovranista ha impostato e imposto per mesi la sua agenda, occorre ora una svolta netta”. Jawohl, mein General! “(…) Il primo punto dovrebbe essere l’immediata cancellazione di parti importanti dei due cosiddetti Decreti Sicurezza congegnati da Matteo Salvini, con le loro nefaste conseguenze. (…) Se necessario, imponendo la fiducia in Parlamento”. (…) “Il secondo punto è l’approvazione di una nuova legge sulla cittadinanza”. Il terzo punto dell’agenda riguarda un prudente rilancio dell’ immigrazione per lavoro’”. (…) Da ultimo, c’è da bonificare e risanare ( NdR: da notare i verbi da pulizia etnica ‘bonificare’ e ‘risanare’) il tessuto sociale, culturale e persino linguistico del Paese, dopo i guasti del sovranismo. Solo pochi conoscono (…) l’esistenza dell’Unar, l’ufficio preposto a combattere le discriminazioni razziali. Questa istituzione va rilanciata, rafforzata e resa autonoma dalla Presidenza del Consiglio, da cui ora dipende. Un ufficio controllato direttamente dal Governo non si vede come possa vigilare ed eventualmente contrastare le derive discriminatorie che potrebbero provenire dal Governo stesso e dai suoi sodali a livello locale, e neppure come possa sanzionare i discorsi eventualmente xenofobi di politici di opposizione, senza cadere sotto l’accusa di promuovere interessi di parte”. (…) La novità del Governo che nasce, il suo profilo culturale e identitario, i suoi valori ispiratori, il ‘nuovo umanesimo’ di riferimento – per usare un’espressione cara anche a Giuseppe Conte, che l’ha utilizzata (NdR: qui la nebbia d’incenso è tale che ci ha annebbiato la vista e non siamo qui riusciti a leggere)… Create un posto per Ambrosini nel nuovo Governo, mettetelo Ministro della Sostituzione Etnica o della Polizia cattofluida del Pensiero (magari di ambedue)!
Ma non è finita: l’Avvenire del 30 agosto offre anche un articolo del turiferario pro ‘taxi del mare’ per eccellenza Nello Scavo, un cattofluido che sprizza odio e disprezzo contro Salvini da ogni poro (e da ogni cronaca). In questo caso, sotto il titolo a tutta pagina, “L’odissea fra onde alte 2 metri”, accusa di crudeltà l’allora Ministro dell’Interno: “Biberon e ciucci, a quanto pare, non suscitano alcuna pietà. (…) Ogni ora in più trascorsa a bordo è un supplizio consumato per capriccio di chi, dovendo scegliere tra una firma per aprire i porti e una per schiaffeggiare vite già provate, ha scelto la seconda”. 
Avvenire del 31 agosto: titolo di apertura “Conte, ombre gialle”. Nell’editoriale il collaudato turiferario demo-quirinalista Angelo Picariello tiene una lezione (a solo euro 1,50) su “Democrazia, la via maestra”. Che così si conclude: “Stavolta, quindi, ci sarà bisogno di tutta l’abilità e la lungimiranza del presidente incaricato per condurre in porto un’operazione in qualche modo storica. Che riporta al centro la democrazia parlamentare, ossia il Parlamento, ossia il bene comune”. E più non vi leggemmo avante, perché l’incenso era talmente forte che ci bruciava gli occhi. A pagina 5, titolone “Conte media e rassicura Zingaretti”.
Avvenire del primo settembre: grande titolo di prima pagina “Presto e bene”, sottotitolo “Conte stringe sulla squadra per martedì, senza vice”. A pagina 12 il già citato Nello Scavo, riferendo dei migranti a bordo della nave ‘Mare Ionio’, sotto il titolo “Un altro ‘no’ al porto. ‘Pronta la denuncia’ “ avverte con palese compiacimento che sono stati “forniti direttamente alla Magistratura gli elementi per una denuncia che potrebbe rivelarsi esplosiva”. Che il sogno (ossessivo) di Scavo sia Salvini a San Vittore?

AVVENIRE DELIRA CON NELLO SCAVO: LUCA CASARINI SUGLI ALTARI, MATTEO SALVINI IN GATTABUIA
Avvenire del 3 settembre: titolo d’apertura, di una tartufaggine everestiana, “Aspettando Rousseau” con nel sottotitolo l’annuncio “Conte, cambiamo l’Italia”. A pagina 9 Nello Scavo in pieno delirio misericordioso, sotto il titolo “Finalmente tutti a terra: ‘Liberi!” rileva: “Non è stata solo una vittoria del buonsenso, ma lo sbarco dei 31 migranti trasbordati da una motovedetta della Guardia Costiera segna la fine della disumana ‘dottrina Salvini’ “. Accanto sempre il turiferario delle Ong beatifica seduta stante Luca Casarini, esperto di disobbedienza alla legge, un tempo e anche oggi. Un vero cittadino modello, che dunque Scavo pone sugli altari cattofluidi di Avvenire (da non confondere con quelli cattolici). Assaporate con noi la prosa scavagna: “E’ così che, dopo una notte insonne (ma Casarini è assurto a Innominato manzoniano?) un anno fa decise che era inutile contestare le politiche contro i migranti se stava solo sui social a lagnarsi (…)…” Racconta qui il Casarini ringalluzzito : ‘Mi venne in mente così che dovevamo comprare una nave e andarli a salvare, perché la Libia è un infernoLeggevo le denunce dell’ONU, i reportage di ‘Avvenire’ (oibò… quelli di Nello Scavo… che onore per il quotidiano ex-cattolico!), ascoltavo il Papa implorare un aiuto per queste persone. E non potevo guardare i miei figli senza combinare un tubo”. Continua Scavo, in veste di postulatore delle cause dei santi (cattofluidi): “Quando gli dicono che è la ‘nave dei centri sociali’, ride lisciandosi la barba da marinaio dell’antica Serenissima’ (NdR: notare il lirismo lagunare)”. E poi “con gli occhi azzurri e addolciti dagli anni, guarda sul computer i messaggi di vescovi, parroci, cardinali, associazioni cattoliche e laiche”. Una vera icona in una cornice di assenso politicamente corretto: ecco un santo cattofluido, al cui culto si è ufficialmente dato avvio il 3 settembre sulle pagine dell’organo di casa.
Avvenire del 4 settembre: titolo d’apertura C’è il sì al Conte bis”. A pagina 8, ancora Nello Scavo si straccia le vesti per il sequestro della ‘Mare Ionio’ e la multa connessa, scrivendo con la solita amorevole misericordia anti-salviniana: “Un atto impulsivo che ha innescato uno scontro senza precedenti tra apparati dello Stato. (…) Un gioco di Palazzo orchestrato da chi non ha saputo incassare la sconfitta per la sostanziale demolizione del decreto sicurezza, andato a infrangersi contro il diritto internazionale e il ‘diritto del mare’ (una menzogna immigrazionista tra le più oscene), ristabiliti dopo che Mediterranea ha salvato 98 naufraghi, dal primo all’ultimo sbarcati in Italia senza che il ministro Salvini riuscisse a respingerne neanche uno” (e lo Scavo sfrontatamente si vanta anche della disobbedienza alle leggi vigenti…) Non basta. Leggiamo la conclusione dello Scavo, in sublime veste misericordiosa: “Il quasi ex-ministro dell’Interno Salvini ha dichiarato ieri che ci sono ad Agrigento ‘due inchieste contro di me’. Se andassero, queste sì, in porto, un’eventuale richiesta di autorizzazione a procedere difficilmente incontrerebbe il salvacondotto offerto dal Parlamento come nel caso Diciotti”. Eh, la forza rieducativa delle manette… colpirne uno per educarne cento e dunque – spera ardentemente il turiferario immigrazionista di ‘Avvenire’ – Salvini dietro le sbarre! C’è da vergognarsi… per fortuna non sono più cattolici, ma cattofluidi!

TARQUINIO ESULTA: BASTA CON SALVINI!
Avvenire del 5 settembre: titolo d’apertura “Il bisConte giallo-rosso”. Con accanto l’editoriale di Tarquinio il Superbo. Che, in gara con Nello Scavo, sprizza anch’egli odio da tutti i pori contro Salvini. Ecco l’esordio: “E’ un volto di donna (e uno si chiede: ma sta parlando della Madonna?) che disegna con più nettezza i lineamenti del secondo governo della XVIII Legislatura repubblicana. Non se ne abbiano a male gli altri ministri e le altre ministre della rivoluzionata compagine del Conte Secondo, ma lo stile del precedente inquilino del Viminale ha così ‘segnato’ i quindici mesi del Conte Primo che la nomina limpida e ‘tecnica’ di Lamorgese (NdR: in realtà da prefetto di Milano si è scontrata duramente con i sindaci leghisti della provincia) alla guida dell’Interno assume un potente significato politico”. Ecco il punto per Avvenire: basta con Salvini, in ogni caso e con ogni mezzo. Infatti, osserva il Marco cattofluido: “ Deve finire il feroce can can a cui abbiamo dovuto assistere, che i più deboli hanno subito e che ha avvelenato pensieri e occhi di troppi italiani: calci (e porte e porti chiusi) ai poveri e infamanti schiamazzi in faccia a chi si occupa di loro, italiani e stranieri. Sì, deve finire tutto questo”. Degna conclusione, straripante di menzogne, di un editoriale all’altezza del Tarquinio, una vera icona di mitezza, verità e lungimiranza. Anche perché, forse il Tarquinio non lo sa, ma – Avvenire o non Avvenire – il popolo tornerà pur a votare a livello nazionale. Quando? Non si sa. Ma non potrà essere tra decenni. Come sogna invero la democrazia cattofluida di cui è portavoce l’ex-giornale cattolico.  
MOSTRO ROSSOGIALLO/ESULTA AVVENIRE E CANONIZZA LUCA CASARINI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 5 settembre 2019

Conte Bis: il governo del nichilismo antipolitico e la demolizione della democrazia


di Eugenio Capozzi.
Lo spregiudicato “ribaltone” con cui il Movimento 5 Stelle è passato in poche settimane dall’alleanza con la Lega a quella con il Partito democratico (sancito peraltro dalla farsesca “democrazia diretta” virtuale controllata dal suo proprietario) non è soltanto la più estrema forzatura della logica democratica mai avvenuta in Italia in epoca repubblicana. Esso rappresenta l’esito logico di una parabola inaugurata circa 40 anni fa: l’ascesa e il trionfo dell’antipolitica. Fino alla totale disarticolazione del nostro sistema rappresentativo.
Durante la guerra fredda la democrazia italiana – già fragile per profonde divisioni sociali e culturali – era “bloccata”, costretta al consociativismo tra i partiti senza alternanza al governo a causa della forza condizionante del partito comunista, estraneo ai princìpi occidentali. A partire dagli anni Settanta, questa stagnazione e questa ambiguità cominciarono a produrre nella società civile una crescente avversione rancorosa alla classe politica e ai partiti in quanto tali, sempre più condannati in blocco come inetti, approfittatori o tout court corrotti. Un’avversione che venne alimentata da circoli intellettuali e giornalistici radical-progressisti – su tutti “La Repubblica” di Scalfari e il gruppo “L’Espresso” di de Benedetti – con l’obiettivo di “pilotare” la democrazia verso un approdo tecnocratico, in cui la rappresentanza sociale dei partiti sarebbe stata sostituita dalla guida “illuminata” di élite economiche e intellettuali, e di una magistratura eletta a guardiana della moralità pubblica.
Da qui la delegittimazione sistematica dei partiti in nome della “questione morale”, culminata nella “rivoluzione giudiziaria” di Mani Pulite, che demolì letteralmente il quadro politico del dopoguerra, e l’esaltazione dei “tecnici”, cominciata nella transizione dei primi anni Novanta e ripresa sistematicamente ad ogni impasse del sistema fino ad oggi. Da qui anche la costante demonizzazione dei leader che hanno tentato di riattivare e rafforzare gli spazi di decisione politica, il potere esecutivo, il rapporto diretto tra governanti e governati: Bettino Craxi, Francesco Cossiga, Silvio Berlusconi, infine oggi Matteo Salvini.
Il Movimento 5 Stelle fondato da Beppe Grillo è il frutto avvelenato di questo morbo distruttivo, la trasposizione politica dell’antipolitica, che in quanto tale non poteva esprimersi che in un vuoto pneumatico. Una forza politica di proprietà di una impresa privata, strutturata come una setta: tanto più elitaria, verticalizzata e refrattaria ad ogni logica di dibattito, trasparenza, democazia interna quanto più insisteva su un’idea giacobina di democrazia diretta assoluta, trasparenza totale, rifiuto del professionismo.
Sebbene la crescita enorme dei consensi al movimento sia legata al decennio della crisi dell’economia globalizzata, ed esso abbia catalizzato l’adesione di strati sociali pesantemente frustrati dalle aspettative di benessere calanti così come dal senso di decadenza da essa indotti, non è corretto classificare il movimento stesso come “populismo”; né esso si può accostare alla fenomenologia dei partiti e movimenti “sovranisti”, sorti in Europa, e non solo, come reazione al disordine e alle incertezze della globalizzazione. Al fondo, i Cinque Stelle sono espressione innanzitutto di una pura voragine antipolitica, della tendenza alla distruzione di ogni fiducia nel processo democratico-rappresentativo e nelle istituzioni costituzionali, di un totale nichilismo ideale, che si incarna perfettamente nella loro cieca opposizione alla crescita economica, alle opere pubbliche, alle infrastrutture, alle forze produttive.
Non è un caso quindi che nel 2018, al culmine del loro successo elettorale, i Cinque Stelle abbiano accettato di stipulare non una alleanza di coalizione, ma un semplice “contratto” di governo con la Lega di Salvini, come a sottolineare di non volersi “sporcare le mani” con un vero dialogo democratico. E ancor meno oggi stupisce che nell’anno trascorso dall’inizio di quel governo essi abbiano sistematicamente demolito ogni possibile concordanza con il liberal-sovranismo leghista, abbracciando una sterile “politica del no” su tutti i temi cruciali. E che contemporaneamente, mentre sempre più perdevano il consenso degli elettori sconcertati dal loro immobilismo, essi si siano lasciati in breve tempo risucchiare nel mainstream progressista-globalista-europeista: un po’ per contrapposizione disperata ai loro partner di governo, un po’ per la mancanza di un qualsiasi ubi consistam ideologico che non fosse, appunto, quello dell’odio feroce per le forme e la sostanza delle democrazie liberali occidentali. Fino a stringere frettolosamente una alleanza con il partito agli antipodi della Lega, per giunta fino a poco fa dichiarato da loro stessi incompatibile con le loro posizioni, ossia il Pd. E, per colmo, mantenendo in carica lo stesso presidente del consiglio Conte.
D’altra parte, la loro operazione spudorata ha potuto essere condotta a compimento anche perché il nichilismo del quale essi sono spiccati interpreti ormai ha conquistato quella che un tempo è stata la sinistra italiana. Il Pd, infatti, ha ormai come unica connotazione ideologica il relativismo globalista “politicamente corretto”, come unica forma politica una rete di apparati abbarbicati alle istituzioni statali, locali ed europee, e come prassi consolidata la totale acquiescenza a lobby economiche, politiche e statuali estere, senza nessuna residua nozione di interesse nazionale. Esso è quindi disposto a qualsiasi avventura, a qualsiasi acrobazia e incoerenza, pur di rimanere nelle aree di potere da cui dipende la sua sopravvivenza, a dispetto di una condizione sempre più stabilmente minoritaria nel consenso popolare. E non ha avuto difficoltà a rimangiarsi anni di improperi e polemiche sanguinose nei confronti dei grillini, preparandosi ad assorbirli e “digerirli” come l’ennesima forma aggiornata, trasformista, “nuovista” della sinistra.
Nel “buco nero” totale di cultura politica e di strategia descritto dall’incontro tra queste due forze ha potuto, dunque, facilmente inserirsi l’influsso dell’asse franco-tedesco della Ue, di molti poteri economico-finanziari transnazionali, persino di una Chiesa italiana mai così politicamente attiva negli ultimi decenni. Interessati, tutti questi attori, a vincere le resistenze sovraniste e liberal-conservatrici per rendere l’Italia di nuovo allineata all’ortodossia della politica economica di un’Unione sempre più verticista, permeabile a flussi migratori senza regola, utilizzabile per manovre geopolitiche filo-cinesi e anti-americane.
Il “governo dei perdenti”, nato dichiaratamente per evitare il ricorso alle elezioni anticipate e mettere fuori gioco Matteo Salvini, ha potuto così vedere la luce perché ormai le istituzioni democratico-repubblicane italiane sono ridotte ad un rudere squassato da ogni vento. Chi dovrebbe imporre il rispetto delle regole del regime parlamentare ne accetta il sistematico stravolgimento, e l’opinione pubblica sembra ormai priva di anticorpi culturali contro il tradimento della sovranità popolare.
L’antipolitica sembra aver compiuto la sua “missione” distruttrice. A meno che il disfacimento in atto, che questo governo accelererà, non giunga a tali livelli di allarme per la decadenza economica e la sicurezza da risvegliare l’istinto di sopravvivenza della società civile, suscitando un sussulto di rivolta in grado di raddrizzare l’edificio delle istituzioni, riportare al centro del dibattito l’interesse nazionale, imporre una nuova stagione di centralità dei poteri e delle responsabilità decisionali.
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Il governo Conte (Dracula)


di Giuliano Guzzo
Dunque, all’Istruzione abbiamo un signore che ha lavorato per la Fondazione Rockfeller e scrive su Open Democracy, il sito Web emanazione della Open Society di George Soros, all’Agricoltura una signora con la licenza media, all’Economia uno laureatosi in 6 anni in lettere (ah, la competenza) che figurava nell’elenco dei politici ritenuti «affidabili» nelle mail trafugate da WikiLeaks alla Open Society di Soros, alla Famiglia una sostenitrice delle unioni civili (vedrei meglio, a confronto, Morticia Addams testimonial di creme abbronzanti). Con l’elenco della squadra di governo mi fermerei per ora qui, per spero comprensibili ragioni di tachicardia. E a chi volesse un mio giudizio complessivo sui neoministri del Conte bis, dirò solo che non avrei mai detto – mai – che un giorno avrei considerato Luigi Di Maio alla Farnesina la buona notizia del giorno.

Maria Giovanna Maglie: Ha giurato la nuova casta a Roma, ma è come se avessero giurato a Bruxelles.


Enzina Pasquali  Pubblicato il 5 set 2019
https://www.youtube.com/watch?v=T2aeOGSHPAM

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