ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 2 ottobre 2019

Come i trecento alle Termopili

In difesa dei tortellini (e della tradizione)

Monsignor Matteo Maria Zuppi (LaPresse)Difendere. A oltranza. Con fatica. Al giorno d’oggi è una battaglia che affrontano in pochi: parare gli urti di una falsa modernità, schermirsi dai colpi del laicismo. Gli assalti vengono sferrati ogni giorno e, poco alla volta, minano la nostra identità privandocene pezzo per pezzo. Finché non ci troveremo nudi e indifesi. Senza la memoria che forgia il nostro presente. E così i veri reazionari sono i nuovi opliti che fanno scudo a questi attacchi e provano a non arretrare in questa guerra ad armi impari. Alla lunga sanno che avranno la peggio, ma nonostante questo continuano a proteggere le proprie tradizioni, a difendere la propria cultura e preservare la propria identità. Finché non soccomberanno.

Arriverà un giorno in cui il laicismo avrà la meglio e i crocifissi verranno effettivamente banditi dalle aule scolastiche. Quando facevo le elementari il crocifisso stava lì, sopra la testa della maestra, e a nessuno sarebbe venuto in mente di tirarlo via. Oggi se ne parla. Qualche giudice lo toglie dalla propria aula di tribunale. Prima o poi, però, arriverà il giorno in cui una legge lo vieterà definitivamente. Allo stesso modo arriverà un giorno in cui i diktat della legge coranica non solo avranno la meglio sui menù delle mense scolastiche, ma cambieranno addirittura le tradizioni che per anni hanno accompagnato le nostre ricorrenze religiose. Non stupirà più vedere un cardinale riscrivere la ricetta dei tortellini da servire alla festa del Santo patrono per eliminare la carne di maiale e non urtare la sensibilità della comunità islamica. E non stupirà più vedere il prete di turno rileggere la Natività per raccontare il dramma dei migranti. Tutti novelli Efialte. È a piccoli passi che il nostro passato viene smantellato. Poi arriverà il giorno in cui, guardandoci allo specchio e rivedendoci negli occhi dei nostri nipoti, non ricorderemo più da dove siamo venuti.
Consultado la Treccani, mi ha colpito il primo esempio usato dal vocabolario per spiegare il verbo difendere: “Difendere la patria dai nemici”. Oggi i nemici della nostra patria, di quel luogo a cui sentiamo di appartenere “per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni”, sono gli avvocati del laicismo, gli ultrà del multiculturalismo, i sostenitori del dialogo multireligioso e i portavoce del progressismo. Questi  vestono i panni degli insegnanti, sentenziano dai pulpiti delle cattedrali e dettano legge dalle aule dei tribunali. Sono loro che smontano le nostre tradizioni e gettano nell’oblio la nostra identità predicando l’accoglienza e il dialogo. Non sono nuovi a questo gioco al massacro. Ma se in passato gli opliti pronti a difendere la nostra patria erano un esercito silenzioso ma nutrito, oggi sono rimasti un piccolo manipolo. Come i trecento alle Termopili.




Fioramonti, amico di Ravasi e in lotta con il crocifisso

Il ministro dell'Istruzione, che ha lavorato da Soros, lancia la crociata contro il crocifisso nelle scuole subito dopo essere stato a braccetto del cardinale Ravasi. Ma Fioramonti non conosce le leggi italiane e europee che invece sul simbolo dei cristiani sono molto chiare nel riconoscergli uno spazio pubblico.


Crocifiggere il Crocifisso, l’Italia non cambia mai. Non che il nostro buon Gesù lo riviva per la prima volta in questi duemila anni e poi lui le pecorelle le voleva riprendere tutte con sé. Invece Fioramonti si è perso nel gregge.  “Un giorno da Pecora”, geniale trasmissione radiofonica, ha tirato fuori il meglio dal Ministro dell’Istruzione che è riuscito in una settimana a partecipare all’evento del Cardinale Ravasi e a cestinare il crocefisso. Il 22 Settembre con il Prefetto Vaticano della Cultura e l’esperto ONU-Vaticano Jeffrey Sachs, il nostro aveva aperto l’evento sulla Chiesa universale e organizzato dal Cortile di Francesco dal titolo In-contro: comunità, popoli, nazioni.

Sette giorni dopo, alla simpaticissima trasmissione radiofonica ha dichiarato di voler sostituire il crocifisso affisso nelle aule scolastiche con un bella cartina geografica del globo terracqueo, non senza aggiungere una personalissima interpretazione del principio di laicità (la scuola deve “essere laica”) e sui simboli religiosi (“un’accozzaglia”)

Ideona geniale, per nulla originale e probabilmente ispirata dal quel sentimento che già l’aveva spinto a promuovere caldamente la prima bigiata autorizzata per l’ambiente venerdì. Non possiamo dimenticare che tra le sue prime decisioni c’è stata quella di posticipare l’insegnamento dell’educazione civica al prossimo anno ma, solo dopo un confronto con docenti e studenti. Aspettiamoci una rivisitazione totale della legge voluta da Bussetti ed una probabile sostituzione della Costituzione Italiana con i testi dei discorsi di Greta Thunberg, dei nuovi esperti ministeriali sullo sviluppo sostenibile (Vandana Shiva, Jeffrey Sachs, Enrico Giovannini) e di ogni gender e transgenderismo di cui è capace la mente umana. Un inizio di mandato da Scherzi a parte. Non scherziamo invece sul crocifisso nelle aule scolastiche e che dovrebbe campeggiare anche in quelle dei tribunali come in ogni ufficio pubblico. Non chiediamo l’inno di Mameli, come per altro si fa anche nella Francia di Macron, ma non accettiamo scherzi su Gesù Cristo crocifisso, simbolo di redenzione e del riscatto della umanità, credente e non credente, e segno culturale proprio della cultura e storia nazionali.

Non facciamo una colpa al Ministro se non ha avuto tempo di venire a conoscenza, nel periodo dei suoi impegni professionali alla Università di Pretoria o alle Fondazioni Rockfeller e all’OpenDemocracy di Soros, dei trascorsi che ha dovuto subire recentemente il crocifisso nel nostro Paese ed in sede europea. Dispiace che non si sia informato, prima di prefigurare future censure verso Gesù Crocifisso. Le reazioni di coloro che hanno cercato di rappezzare l’uscita del Ministro dicendo che “è un argomento divisivo”, sono “polemiche inutili” o invitandolo a “non ingolfarsi”.

Peggio mi sento! Le sentenze di tribunali nazionali e della Suprema Corte Europea dei Diritti Umani, dal 13 febbraio 2006 al 18 marzo 2011 hanno ben chiarito che “nei paesi a tradizione cristiana, il cristianesimo possiede una legittimità sociale specifica che lo distingue dalle altre credenze filosofiche e religiose”. Poiché l’Italia è un paese di tradizione cristiana, il simbolo cristiano può legittimamente avere una visibilità preponderante nella società. Al Ministro consegnamo la sentenza della Gran Camera, così da leggersela o affidarla ad uno studio dei suoi collaboratori. Quanto al principio di laicità, già invocato dal Premier nel suo discorso estivo del 20 agosto scorso  e ripreso maldestramente da Fioramonti per giustificare la censura di Gesù in croce e la sostituzione con il globo terracqueo, ricordiamo che il “principio di laicità”, ancora recente in Italia, è stato definito e consacrato come principio costituzionale con una sentenza della Corte Costituzionale del 1989 (Sentenza n.203 del 12 aprile 1989) nella quale si chiarisce che esso “non significa indifferenza dello Stato verso le religioni, ma salvaguardia della libertà religiosa, in un regime di pluralismo culturale e confessionale” ma è invece un atteggiamento “aperto e inclusivo, più vicino all’equidistanza, e rispettoso della distinzione e dell’autonomia tra gli ambiti temporali e spirituali, senza privatizzare e senza escludere la religione dall’ambito pubblico”.

Luca Volontè




Abbasso i tortellini al pollo, la peggiore "accoglienza"

Bologna celebrerà San Petronio il 4 ottobre. Il piatto tipico, i tortellini, non può essere gradito da tutti. Qualcuno ha proposto la nuova ricetta dei tortellini al pollo, rispettosi dell'islam. L'idea balzana, che probabilmente non avrà seguito, è solo l'ultimo esempio di un'accoglienza ideologica, che impone a noi tradizioni altrui e censura le nostre.


Bologna si prepara a celebrare il 4 ottobre la festa del suo santo patrono, San Petronio. Come ogni anno l’Associazione delle sfogline preparerà i tortellini della tradizione che tutti potranno gustare in Piazza maggiore. Proprio tutti tutti no. La pasta è fatta con farina di grano e uova, il ripieno contiene mortadella, prosciutto crudo, carne tritata di maiale, uova e formaggio, il brodo in cui si cucinano è fatto con carne di manzo e di gallina secondo la ricetta della Dotta confraternita del Tortellino, depositata con atto notarile il 7 dicembre 1974, “affinché le tracce delle origini siano conservate e non si perdano nel tempo” a garanzia del “gusto classico e tradizionale del vero tortellino, ovvero la ‘farcia’ che da secoli si prepara e si gusta  nelle famiglie e nei ristoranti di Bologna”.

Con questa ricetta i tortellini non li mangiano vegetariani, vegani, crudisti, per motivi etici e convinzioni alimentari, per motivi di salute ciliaci e allergici e intolleranti al lattosio (che in Italia sono tanti, e in certi paesi asiatici e africani raggiungono percentuali elevatissime, fino al 90% dei cinesi), e per rispetto di prescrizioni religiose il 100% degli indù, dei jains, degli ebrei e dei musulmani. Forse quest’anno dirà “no, grazie” ai tortellini di San Petronio persino qualche ambientalista, in lotta contro il metano, gas serra considerato più pericoloso ancora del CO2, emesso dai bovini allevati per la carne (e per il latte) e contro i raccolti necessari a nutrirli, coltivati a scapito delle foreste.

Insomma, i tortellini sono davvero un piatto molto irrispettoso, molto “politically incorrect”, che non tiene conto dei bisogni, della sensibilità, dei valori e del credo di innumerevoli persone. Chissà quanti, di fronte allo spettacolo di migliaia di persone che scodellano, vendono e consumano quintali di tortellini, oltre che imbarazzati, offesi, si sentiranno esclusi, toccheranno con mano di essere “diversi”, percepiranno di essere estranei se non stranieri, inevitabilmente (ingiustamente?) esclusi da un bel momento conviviale, importante occasione di aggregazione, che per essere tale andrebbe aperto a tutti. Questo deve essersi detto chi, per primo, ha avuto un’idea: quest’anno far preparare alle sfogline anche dei tortellini in cui nella farcia la carne di pollo sostituisce quella di maiale. Li chiamano “tortellini dell’accoglienza”. Ma di fatto “accolgono” solo ebrei e musulmani e forse, nelle intenzioni, vogliono “accogliere” questi ultimi perché gli ebrei vivono da secoli a Bologna, la prima testimonianza della loro presenza risale alla fine del IV Secolo e dalla seconda metà del XV Secolo si sa di una grossa comunità ebraica, ma per loro non si era ancora sentito il bisogno di cucinare tortellini senza carne di maiale.

Se sono pensati per i musulmani, c’è da dire che di tortellini al pollo potrebbero avanzarne tanti la sera del 4 ottobre. Quella di San Petronio è una festa cristiana. Posto che i riferimenti alla fede siano ancora evidenti, è probabile che molti musulmani non desiderino prendervi parte. Possono considerare haram, vietato dall’islam, o comunque inopportuno partecipare a una festa istituita per celebrare un santo (per Gesù, al limite, si può perché secondo i musulmani è uno dei profeti che hanno preceduto Maometto).

L’intenzione è buona, dicono, dobbiamo dimostrare la nostra condiscendenza, la nostra capacità di accogliere, la nostra volontà di mettere a proprio agio chi arriva da lontano e ha bisogno di essere rassicurato, e con lui tutti i “diversi” per qualsiasi motivo, che non devono più sentirsi tali. L’intenzione è giusta, dicono, perché l’integrazione dei nuovi arrivati è utile, necessaria. Solo che l’integrazione non si realizza a forza di partite di calcetto, istallazioni artistiche (per san Petronio l’associazione Cantieri Meticci ne realizza una intitolata “Bologna portici aperti” che consiste in una mappa della città realizzata con una rete di stoffe da decorare liberamente per tutto il giorno), mostre, festival di danze e musiche africane, cene etniche… e tortellini al pollo.

Non è il caso di sguainare le spade per dei tortellini al pollo. Ma mentre proprio gli islamici, a beneficio dei quali quei tortellini verranno cucinati, non rinunciano neanche a modificare id al-adha, la festa del sacrificio, alla fine del mese del pellegrinaggio alla Mecca, e così ogni anno anche in Italia si sgozzano decine di migliaia di animali, forse centinaia di migliaia, noi togliamo crocifissi e immagini sacre nei luoghi pubblici, proibiamo i presepi nelle scuole, auguriamo Buone Feste e non più Buon Natale, cambiamo le parole dei canti natalizi, evitiamo luminarie con angeli e comete, tentati di togliere dai programmi scolastici Dante, che mette Maometto all’inferno, e altre letture “offensive”.

E allora l’accoglienza supera il limite: per far sentire tutti a casa, non si lascia che violino la legge soprattutto se questo comporta l’esecuzione di un rito cruento, e tanto meno si permettono matrimoni forzati, segregazione domestica, mutilazioni genitali femminili… E l’accoglienza diventa ideologia che altera e cancella segni, simboli, memorie, testimonianze del passato, necessari alla formazione dell’identità individuale e collettiva, delle consapevolezza del proprio valore di civiltà: alleata con altre ideologie contro l’Occidente cristiano.

Anna Bono
http://www.lanuovabq.it/it/abbasso-i-tortellini-al-pollo-la-peggiore-accoglienza

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