ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 12 ottobre 2019

È il tumore che deve essere estirpato

Siamo prossimi all’abominio della desolazione?


http://www.carrozzecavalli.net/wp-content/uploads/2014/11/four-horses-of-apocalypse.jpg(immagine aggiunta)

Data la valenza qualitativa del genitivo, l’espressione andrebbe tradotta con abominio devastante, ma nell’uso corrente è diventata usuale la resa parola per parola. Essa compare per la prima volta nel libro di Daniele (9, 27; 11, 31; 12, 11), dove profetizza, secondo il senso storico, l’erezione di un altare dedicato a Zeus Olimpio sopra l’altare dei sacrifici nel Tempio di Gerusalemme, decretata dal re seleucida Antioco IV Epifane nel 167 a.C. (cf. 1 Mac 1, 54). Il Signore Gesù, nel cosiddetto Discorso escatologico, in cui la profezia sulla caduta della Città santa si intreccia con la prospettiva della fine del mondo, riprende la medesima locuzione per indicare l’inizio della grande tribolazione (cf. Mt 24, 15ss.). Storicamente possiamo considerarlo avvenuto, nel 70 d.C., con la presa della città ribelle da parte di Tito, cui seguirono l’incendio del Tempio e i sacrifici offerti, al suo interno, alle insegne romane; rimane ancora incompiuto, invece, l’evento futuro che quelle terribili profanazioni del passato hanno soltanto prefigurato.


Non si sono accontentati di piantare un ulivo in un’aiuola triangolare (simbolo del luciferino “grande architetto dell’universo”, delle tre religioni monoteistiche o di cos’altro?) nei Giardini Vaticani. Non era bastato che a un imam, in quell’occasione, fosse data la possibilità di pronunciare le sue preghiere (che cominciano regolarmente con una maledizione degli infedeli) non lontano dal luogo in cui san Pietro e innumerevoli martiri hanno pagato la loro fedeltà al Signore con supplizi raccapriccianti. Non era stato sufficiente convocare all’Accademia delle Scienze un’assemblea di idolatri per siglare con loro, col pretesto della tratta di esseri umani, un patto di fraternità, libertà e uguaglianza. No, la gnosi anticristica al potere in Vaticano non poteva farsi mancare la celebrazione di un rito pagano della fertilità per opera di sciamani amerindiani, ben equipaggiati di feticci osceni, che nei Giardini hanno invocato spiriti immondi, attirandone così i nefasti influssi. Ora, che molti prelati della Curia Romana praticassero il culto del fallo, non era certo un mistero: non c’era alcun bisogno di esibirvisi pubblicamente. Non ancora paghi di cotante imprese, tuttavia, han pensato di portare gli idoli in processione fin sulla tomba dell’Apostolo. Il passo era breve per arrivar sull’altare: a quel punto l’abominio si sarebbe compiuto?


La volgare contraffazione ecclesiastica che si nutre con le risorse della Chiesa di Cristo e si sostiene con le sue strutture visibili non è altro che un tumore cresciuto all’interno della componente terrena del Corpo Mistico. L’infiltrazione di cellule cancerogene è iniziata almeno un secolo fa, ma si è resa manifesta con coloro che presero il controllo del Concilio Vaticano II. I loro continuatori sono ormai giunti a detenere i principali posti di comando, secondo quella prassi di occupazione degli spazi che proprio il loro capo attuale rinfaccia ai suoi oppositori al fine di delegittimarli. Persino fra i pochi prelati apparentemente buoni c’è chi si profonde in sperticate dichiarazioni di lealismo, limitando la propria analisi di questa situazione catastrofica ad accuse generiche e prive di ogni mordente, per quanto veementi nella lettera, perché non indirizzate a nessuno in particolare e lontane dalla radice del problema. Come potrebbero coglierla, d’altronde, a partire da presupposti tipicamente luterani e modernisti, qual è – giusto per fare un esempio – una concezione della fede come incondizionata fiducia in Dio che nasce dall’esperienza di un incontro personale?


La fede non è un sentimento soggettivo basato su vicende psicologiche, bensì adesione dell’intelletto alla verità rivelata, atto mosso dalla volontà sostenuta dalla grazia che segue la ragione illuminata dallo Spirito Santo. È innegabile che, lungi dal rimanere un fatto puramente intellettualistico, l’atto di fede inneschi un’esperienza religiosa che coinvolge la persona umana in tutte le sue dimensioni, ma non è questa la sua vera essenza. Se uno pone a fondamento di tutto l’edificio tale premessa erronea (derivante dalla protestantizzazione degli studi biblici avviata alla fine degli anni Sessanta), che cosa potrà mai costruirvi sopra? di quale fede denuncerà la crisi? come potrà diagnosticarne la contraffazione? come la combatterà efficacemente? quale rimedio potrà proporre per uscire da questa tragedia? Alla fine viene il sospetto che la facile identificazione del tradimento di Giuda con gli abusi del clero sui minori non sia altro che un diversivo per distogliere l’attenzione generale dall’odierno Giuda in carne e ossa, il tetro e imbronciato apostata di bianco vestito che ha di fatto inaugurato la nuova religione unica, quella in cui credenti di ogni specie si abbracciano appassionatamente a prescindere dal rispettivo credo, ormai del tutto irrilevante…


Allora, quale via seguire? Amputarsi dal corpo con le proprie stesse mani per lasciare che il cancro avanzi senza più trovare alcun ostacolo? Lo ribadisco per l’ennesima volta: no! È il tumore che deve essere estirpato, ma questo non è alla nostra portata: l’unico che possa farlo è il Medico celeste, che può eventualmente servirsi di uno o più strumenti di Sua scelta, ma sempre di Sua iniziativa. Prima dell’intervento radicale, tuttavia, Egli sta curando la propria Sposa con le nostre preghiere, penitenze e sacrifici. Nel frattempo dobbiamo rimanere fermi, con l’aiuto della grazia, nello spirito valoroso di Mattatia e della sua famiglia: «Anche se tutte le genti obbediscono al re Antioco, così che ognuno si allontani dal servizio della legge dei suoi padri e acconsenta ai suoi comandi, io, i miei figli e i miei fratelli obbediremo alla legge dei nostri padri» (1 Mac 2, 19-20). Nessuno, ripeto: nessuno al mondo può penetrare nel santuario della nostra coscienza e obbligarci a credere alla menzogna o ad agire in modo contrario alla verità.


Occorre evitare due estremi, ambedue rovinosi: l’uno è la rivolta che spinge alla divisione, effetto di una tentazione diabolica sotto apparenza di bene e frutto di una visione della Chiesa prettamente umana, carente di fede, speranza e carità; l’altro è il rifugiarsi nello spiritualismo, tentazione che si ammanta di pretesa santità ed espressione di una vita interiore disincarnata. In entrambi i casi, lo scopo è sentirsi al sicuro in un gruppo che, in virtù della propria indipendenza o di una speciale rivelazione, si considera la “vera Chiesa”. Nel primo caso, cedendo alla mentalità divorzista ormai imperante e separandosi dal Corpo Mistico, si cessa di contribuire dall’interno al suo bene reale e di riceverne altresì i benefici; ma chi ama davvero non abbandona la sposa ammalata o in pericolo. Nel secondo, selezionando le comunità secondo il gusto e l’emozione, si cade nella dipendenza e ci si condanna alla sterilità sul piano soprannaturale: la fede è rimpiazzata da un fideismo cieco, il Vangelo da valanghe di messaggi o locuzioni, la gerarchia da presunti veggenti o carismatici e così via. Non è facile tenere la barra diritta fra marosi del genere, ma nemmeno impossibile, se si coltiva l’umiltà nell’obbedienza ad una buona guida spirituale.


La fede autentica ci avverte che la preghiera, unita alla riforma di vita e a un saggio apostolato, può ottenere molto più di quel che pensiamo. Quando però si tratta di pregare, soprattutto in pubblico, gli appelli, per quanto diramati per tempo e mediante organi di ampia diffusione, non riscuotono l’adesione delle folle. Ad occhio umano, il piccolo resto evangelico sembra davvero esiguo, ma il Signore non ha bisogno dei grandi numeri. All’iniziativa di sabato scorso hanno sicuramente aderito anche molti che non si son potuti muovere di casa; i presenti hanno recitato il Rosario con grande raccoglimento. Poco più lontano, la basilica di San Pietro era invasa, in occasione del concistoro per la creazione di nuovi cardinali, da una folla variopinta che comprendeva ministri pagani di svariati culti nelle fogge più curiose, eretici luterani in nere palandrane e colletti inamidati, apostati de noantri in sari arancione e – dulcis in fundo – squilibrati teutonici con le facce pittate alla moda delle Amazzoni… Nei circhi di un tempo, per invogliare gli spettatori ad acquistare il biglietto, si soleva gridare: «Venghino, siori, venghino! Più gente entra, più bestie si vedono!».


Dopo la cerimonia, uno dei novelli porporati, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, è stato collocato nel Palazzo Apostolico per ricevere quella che si chiama, in gergo, visita di calore (le congratulazioni). Proprio di fronte a lui, nella Sala Regia, campeggiava l’affresco che commemora la presa di Tunisi da parte di Carlo V, che per impulso di papa Paolo III, al fine di debellare la pirateria, la espugnò nel 1535, massacrandone poi gli abitanti. Decisamente, un modo un po’ diverso di dialogare… C’è da sperare che i musulmani presenti non conoscessero il latino dell’iscrizione esplicativa, anche se la scena era comunque abbastanza eloquente grazie ai turbanti dei vinti rappresentati, del tutto simili ai loro. Casuale fatalità o scelta studiata? e con quale intento? Come presagio, ad ogni modo, non è certo dei più rosei: le vendette islamiche, per quanto tardive, possono risultare feroci, specie quando trovano braccia aperte e porte spalancate. Mi sa tanto che la Provvidenza non userà il bisturi per rimuovere il tumore, ma lame più massicce. Onde scongiurare un infarto nel momento in cui arriverà l’abominio della desolazione con il relativo castigo, per ora cerchiamo di sorridere (finché possiamo).


Non abbiate paura delle parole di un uomo peccatore, perché la sua gloria è sterco e vermi: oggi è esaltato e domani non ci sarà più, perché sarà tornato alla terra e il suo pensiero sarà svanito. Voi dunque, figli, fortificatevi e agite virilmente nella legge, perché in essa sarete gloriosi (1 Mac 2, 62-64).

Pubblicato da Elia

1 commento:

  1. Comment:
    Credo che perderemo l'Eucaristia in tutte le chiese pubbliche, più o meno, a Pasqua 2024, per motivi che ho spiegato nella seconda parte del mio articolo:
    I Segni di Dio vs. I Segni di Satana
    (Una Donna Vestita Di Sole - Un Enorme Drago Rosso (Nibiru))
    http://cibo-spir.blogspot.it/2016/12/segni-dio-vs-satana.html

    Vorrei tanto incoraggiare le persone di leggere:
    “Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna” (http://madonna-sacerdoti.blogspot.it/).

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