ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 28 novembre 2019

Il soggettivismo dell’utile idiota

Wojtyla e Ratzinger: che stupidi sono stati, a non pensarci prima…!


A scanso di equivoci è bene capire chi è, in questo nostro specifico, “l’utile idiota“… di dostoevskiana memoria…. Prendiamo in prestitoliberamente, alcuni passaggi su questo strano “soggetto“:

Chi è costui? Egli è un soggetto comune spesso dalle  capacità mediocri, ma sopravvalutato  dalla società, dalla quale riceve onori e prebende e rispetto. Eppure, questa illusione continua nelle menti delle persone, senza che le stesse ricevano vantaggi e attenzioni dalle presunti capacità dell’utile idiota. Il conformismo sociale, continua nella perseveranza  dello scorrere del tempo quotidiano carsicamente, silenziosamente, lentamente, costantemente. L’utile idiota  dispensa consigli, profonde analisi, dibatte temi Nazionali ed Internazionali, con piglio e acume senza eguali, guardandosi bene però dal dibattere tematiche locali!!! La folla striminzita, lo ascolta molti lo criticano in silenzio qualcuno lo contesta timidamente, altri fingono di ascoltare per imparare capire e comprendere, per non urtare la suscettibilità dell’utile idiota. Spesso il ruolo sociale dello stesso accompagna i viandanti dell’utile idiota senza se e senza ma. Le regole sono semplici, consigliare sempre non esporsi mai. Stare sempre con chi vince e comunque mai contro chi vince. Insomma una vita grama. Nelle società odierne, forse il ruolo di questi soggetti potrebbe essere anche capito. Se infatti gli ideali traballano perché esporsi senza avere un vero interesse come tornaconto? Ed allora secondo alcune scuole di pensiero potrebbe essere anche compreso… Certo che i tempi sono cambiati e anche parecchio. In passato l’uomo del sapere era colui che metteva la barra al centro, che dispensava consigli ai bisognosi, che spesso aveva funzioni di rappresentanza importanti,  che aveva e dava rispetto, insomma quel che si dice un SignoreDovremmo forse riscoprire gli ideali ed i classici greci ed il vero valore intrinseco della religione Cattolica, oggi sempre più in crisi di identità confondendosi con la odierna società..
Potremmo dire infatti, che persone tipo quelle illustrate sin d’ora, sono la sintesi della confusione tra un autorevolezza presunta ed un autorevolezza reale e tangibile. …  Analizzare se stessi, conoscere se stessi per conoscere gli altri, è questa la nostra azione più importante per non incorrere in atteggiamenti tipici dell’utile idiota apparentemente funzionale alla società, ma in realtà inutile perché utilizzato da essa.


 Che cosa è accaduto, dunque? Che due Vescovi di Santa Romana Chiesa hanno deciso di dare una svolta, definitiva, a tutti gli imbarazzi già suscitati a suo tempo dalla esortazione di papa Francesco Amoris Laetitia.  Un testo del quale, si continua a dire: “non vi è contenuta alcuna eresia, ma l’ambiguità…” sulla questione, soprattutto, dei divorziati-risposati ai quali, ragionevolmente, è negata la Comunione Eucaristica.
Bergoglio aveva già “chiarito” le idee a chiunque dubitasse delle sue intenzioni espresse nel testo. Non contento dei famosi Dubia dei 4 cardinali ai quali non ha mai risposto infatti, e a tutte le polemiche suscitate proprio da quel dire e non dire, approvare o non approvare, egli ha tuttavia onorato, apprezzato pubblicamente, appoggiato, sostenuto e premiato chiunque – specialmente tra i vescovi – la “pensasse come lui”.
Ma come “la pensa” papa Francesco? Per chi avesse ancora dei dubbi è giunta, finalmente, la parola di due Vescovi: mons. Renato Marangoni, vescovo di Belluno, le cui esternazioni gravi sono state spiegate benissimo qui dall’Isola di Patmos, e mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, vedi qui. Se Gesù ebbe a dire: “Allora conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32)», oggi quell’utile idiota del Modernismo sposato da questa gerarchia al governo della Chiesa, ribaltando la Scrittura stessa, arriva così ad affermare: “Allora se starete con noi la nostra verità vi farà liberi” (Modernismo)».
E’ vero, come abbiamo detto migliaia di volte, che papa Francesco non ha mai legittimato il dare la Comunione ai divorziati-risposati, ma è anche vero che ha caldamente IMPOSTO come si fa nei migliori regimi dittatoriali, la sua prassi. C’è un sottile masochismo all’interno di questa new-chiesa modernista che è quello di infliggersi da se stessi inutili e farisaici flagelli per le “colpe del passato“, come iniziò a fare il concilio Vaticano II fino al Giubileo del 2000 con il famoso “Mea Culpa“….
Tuttavia qui siamo andati ben oltre, qui si è arrivati ad affermare che Gesù Cristo in Persona ha sbagliato e che, lo Spirito Santo, avrebbe inflitto ai poveri divorziati un regime offensivo ed umiliante, nella matrigna Chiesa del passato… a proposito dei “sensi di colpa“, ascoltate Leo Moulin qui.
Vi abbiamo messo i link per seguire le due notizie in dettaglio e per non appesantire questo editoriale di cronaca vogliamo invece concludere, sintetizzando, alcuni passaggi del Magistero della Chiesa.
Dobbiamo sapere, infatti, che in tutto il testo di Amoris Laetitia non si fa MAI, mai e poi mai riferimento al n. 1650 del Catechismo della Chiesa Cattolica, con il quale tutto è chiarito, tutto è stabilito da Dio stesso:
  • 1650 Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (« Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio »: Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza.
  • Si legga anche il n.1651 che spiega il vero accompagnamento.
Le parole del Catechismo non lasciano dubbi, la scelta NON E’ ARBITRARIA, non è lasciata alla libera interpretazione e non può essere  IMPOSTA DA ALCUN VESCOVO, FOSSE ANCHE IL PAPA IN PERSONA, questa Legge  esiste per LA FEDELTA’ ALLE PAROLE DI GESU’ CRISTO… chiunque modificasse queste regole andrebbe e va contro la fedeltà a Gesù Cristo. Nessuno nega il concetto di un ACCOMPAGNAMENTO che la Chiesa ha ritenuto di sottolineare con le innovazioni intraprese dal concilio attraverso le quali, per altro, si tolse anche dal Dritto Canonico la scomunica ai divorziati-risposati… tuttavia è palese che i due numeri del Catechismo non vanno disgiunti e neppure separati.
Benedetto XVI riprese questi concetti molte volte nel suo Pontificato. Fermiamoci a  due interventi quasi fossero stati, provvidenzialmente, un chiaro testamento: il primo è stato dall’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, quando disse:
  • 29. Se l’Eucaristia esprime l’irreversibilità dell’amore di Dio in Cristo per la sua Chiesa, si comprende perché essa implichi, in relazione al sacramento del Matrimonio, quella indissolubilità alla quale ogni vero amore non può che anelare. Più che giustificata quindi l’attenzione pastorale che il Sinodo ha riservato alle situazioni dolorose in cui si trovano non pochi fedeli che, dopo aver celebrato il sacramento del Matrimonio, hanno divorziato e contratto nuove nozze. Si tratta di un problema pastorale spinoso e complesso, una vera piaga dell’odierno contesto sociale che intacca in misura crescente gli stessi ambienti cattolici. I Pastori, per amore della verità, sono obbligati a discernere bene le diverse situazioni, per aiutare spiritualmente nei modi adeguati i fedeli coinvolti. Il Sinodo dei Vescovi ha confermato la prassi della Chiesa, fondata sulla Sacra Scrittura (cfr Mc 10,2-12), di non ammettere ai Sacramenti i divorziati risposati, perché il loro stato e la loro condizione di vita oggettivamente contraddicono quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata ed attuata nell’Eucaristia. I divorziati risposati, tuttavia, nonostante la loro situazione, continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione, nel desiderio che coltivino, per quanto possibile, uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla santa Messa, pur senza ricevere la Comunione, l’ascolto della Parola di Dio, l’Adorazione eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l’impegno educativo verso i figli.
Perché questa ESORTAZIONE appare decaduta e superata da Amoris Laetitia? E’ fuori discussione che noi dobbiamo seguire il Magistero della Chiesa, se non vogliamo entrare in quel SOGGETTIVISMO DELL’UTILE IDIOTA sopra spiegato. Il secondo passaggio eloquente lo abbiamo all’ultimo incontro delle Famiglie del 2 giugno 2012 quando, rispondendo a delle domande sull’argomento spinoso dei divorziati-risposati, disse:
  • …non abbiamo semplici ricette. La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio. Io direi che molto importante sarebbe, naturalmente, la prevenzione, cioè approfondire fin dall’inizio l’innamoramento in una decisione profonda, maturata; (..) quanto a queste persone, dobbiamo dire – come lei ha detto – che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. (..)  sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa. (..) se non è possibile l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono accompagnati, guidati. (..) Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante. Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonioe che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. Grazie per il vostro impegno.”
Dovremo andare a riprende così anche Giovanni Paolo II dalla Familiaris Consortio e da tutti gli incontri con le Famiglie e gli Sposi, ma non abbiamo lo spazio ed è sufficiente ciò che abbiamo riportato perché, Benedetto XVI, parlò ed insegnò mantenendo intatto il Deposito dottrinale etico e morale della Chiesa Cattolica essendo stato anche uno dei compilatori del Catechismo…. e grande amico e consigliere di quel Pontefice.
Questi Vescovi stanno giocando con un fuoco pericoloso. Apparentemente con il fuoco degli illusionisti, ma che rischiano di assaporare per davvero con tutta la sua drammaticità, se non la smetteranno di accusare LA SPOSA DI CRISTO di aberrazioni mai compiute!! Il soggettivismo dell’utile idiota colpisce e colpirà ancora, ma abbiamo il libero arbitrio e l’intelletto che, guidato dalla coscienza retta come abbiamo dimostrato con il magistero alla mano, non può impedirci di dire a questi Vescovi: CONVERTITEVI PRIMA VOI E CREDETE AL VANGELO, POI CONFERMATE I FEDELI NELLA FEDE, non nelle vostre opinioniLa libertà che state imponendo è falsa, è schiavitù è pura idiozia!

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