ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 5 dicembre 2019

La tristezza più profonda dei discorsi di Bergoglio

NEFASTA NEGAZIONE DELLA LEGGE


La negazione della legge è la morte della società. La legge non è oppressione è ciò che ci consente una vita ordinata e razionale degna di uomini e non di bruti se non c’è siamo finiti. Valore e ricchezza della morale cristiana 
di Francesco Lamendola  

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Ogni società si fonda sulla legge. La società cristiana si reggeva sul duplice fondamento della legge divina e della legge morale naturale, che sostanzialmente coincidevano, caso unico nella storia (il che vorrà pur dire qualcosa, se ci si prende il disturbo di riflettervi sopra). Il cristianesimo non negava e non nega la legge naturale, anzi la conferma, salvo completarla e perfezionarla. In questo senso – e non nel senso degli illuministi, ad esempio di Locke o di Toland – si può parlare di una ragionevolezza del cristianesimo. 

L’essenza del cristianesimo come Rivelazione, infatti, è e resta infinitamente misteriosa: Dio che si fa uomo; che vive, soffre e muore come uomo, non cessando di essere Dio; che risorge e che apre, con il suo Sacrificio, la possibilità della Redenzione agli uomini, non però automaticamente, ma stimolandoli ad essere perfetti come lo è stato Lui, quando era Uomo oltre che Dio, nell’aderire alla volontà del Padre Suo. Invece la morale del cristianesimo si fonda sugli stessi presupposti della legge naturale, arricchendola e perfezionandola, immettendovi quella capacità di perdonare, quella mitezza e quella benevolenza verso l’altro, che non si trovano in alcun’altra legge morale di tipo meramente naturale, e promettendo agli uomini di donare loro gli strumenti soprannaturali necessari a perseverare in un tale stile di vita, ciò che essi, da soli, non saprebbero fare. Onora il padre e  la madre, oppure: non mentire, non rubare, non uccidere, sono precetti del cristianesimo, ma lo sono anche per la legge naturale, e infatti li si ritrova, con qualche piccola variante, anche nelle altre culture e nelle altre religioni. Ciò che in esse non si trova – nel giudaismo o nell’islamismo, ad esempio – è quel “di più” di comprensione, di sollecitudine, di capacità di perdonare le offese che è la carica specifica del Discorso della Montagna (Avete udito che fu detto… ma io vi dico). Peggio: lo si trova, ma solo nei confronti dei membri del proprio gruppo e della propria fede; per gli altri; verso gli altri, i goyim, gli infedeli, non vi è che disprezzo, e la liceità di agire come se appartenessero ad un’umanità inferiore.

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A differenza del cristianesimo nelle altre religioni e negli altri sistemi di leggi vi è una "Doppia morale": nel giudaismo o nell’islamismo, ad esempio verso gli altri, i goyim, gli infedeli, non vi è che disprezzo, e la liceità di agire come se appartenessero ad un’umanità inferiore!

Vadano a leggersi certi versetti del Talmud e certe sure del Corano i banditori del dialogo integrale, dell’interreligiosità d’accatto così cara al falso papa Bergoglio, e vedranno cosa si dice dei goyim e degli infedeli, e come si giustifica, nei loro confronti, ogni genere di violenze e crudeltà – per non parlare delle bestemmie riservate al Dio dei cristiani. Nulla di ciò si potrebbe trovare nel Vangelo e in tutto il Nuovo Testamento, anche a passarlo con la lente d’ingrandimento: e basterebbe la parabola del Buon Samaritano a chiarire il concetto, considerando che i Samaritani, per gli Ebrei, erano solo degli infedeli e dei disprezzatissimi nemici: nemici al punto che era rischioso recarsi dalla Galilea a Gerusalemme passando per il loro territorio. Dunque, nelle altre religioni e negli altri sistemi di leggi vi è una doppia morale, ma non nel cristianesimo. E per favore non si tirino fuori, per contestare questa affermazione, né i roghi dell’Inquisizione, né gli eccessi delle Crociate, né le azioni sanguinose dei conquistadores: perché le violazioni alla morale di Gesù Cristo, che pure vi furono, anche se non nella misura caricaturale sostenuta dai nemici professionali del Vangelo, non solo non smentiscono, ma confermano, facendola ulteriormente risaltare, quella morale, e dimostrano solo che gli uomini, anche se si dicono cristiani, se non hanno realmente Gesù nel cuore, se non hanno una fede viva e intatta, sono sempre e soltanto uomini, come tutti gli altri, e in quanto tali sono capaci di commettere peccati di ogni sorta, perché non li sostiene, non li illumina e non li consiglia la luce soprannaturale dello Spirito Santo.

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 Valore e ricchezza della morale cristiana? La negazione della legge è la morte della società. La legge non è oppressione è ciò che ci consente una vita ordinata e razionale degna di uomini e non di bruti se non c’è siamo finiti!

Ma la società moderna si è allontanata dalle sue radici, le ha rifiutate e disprezzate, le ha respinte e insultate, e ha voluto costruire una legge del tutto nuova, fondandola, assurdamente, su una vera e propria contro-legge: Fa’ quel che vuoi. Beninteso, specialmente all’inizio, quei signori si sono premurati di aggiungere: Fa’ quel che vuoi, ma restando nell’ambito di ciò che la legge ti permette, affinché tu non rechi danno agli altri. Tale era la morale degli illuministi, di Voltaire e del già citato Locke; e tale l’essenza della concezione liberale, incentrata sulla libertà della persona e quindi tale da respingere, per sua stessa natura, ogni “imposizione” morale proveniente dall’alto o dall’esterno. Poi, un po’ alla volta, la prima parte del messaggio, Fa’ quel che vuoi (era il motto della cosiddetta abbazia di Thelema, fondata dal satanista e mago nero Aleister Crowley; ma era anche il motto dei signorini Beatles, di tutta la musica leggera a partire da quegli anni e di tutta la generazione del ‘68) ha preso totalmente il sopravvento e ha fatto quasi scomparire la seconda, ma restando nell’ambito di ciò che la legge ti permette. E se quest’ultima non è scomparsa dal codice, è scomparsa però dall’orizzonte mentale delle persone e perciò dal loro agire pratico. Da ultimo, per sua vergogna suprema e imperitura, è scomparsa anche dalle parole del clero che si dice ancora cattolico, ma che cattolico non lo è più, da quando ha spalancato porte e finestre alla cultura liberale moderna e ha trasformato le chiese in luoghi di spettacoli osceni, e il pulpito in uno strumento per la diffusione di dottrine pestifere e immorali. Potremmo pertanto definire la società moderna come la prima società della storia che si fonda, ci si perdoni l’ossimoro, sul rifiuto e sulla negazione della legge: la sua legge, almeno al livello pratico dei suoi membri, è quella di non avere una legge, di non riconoscere una legge e di aborrire l’accettazione di una legge.

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 La tristezza più profonda dei discorsi di Bergoglio è che essi proclamano esattamente le stesse cose degli illuministi di tre secoli fa, abolendo, di fatto, la specificità cristiana e dissolvendo totalmente l’elemento sacro e soprannaturale, per abbassare il cristianesimo al livello di una  sistema fra i tanti, oltretutto con una morale liquida, esattamente come lo è quella di tutti gli altri sistemi moderni!

Esaltando l’individualismo, la cultura liberale ha favorito anche il rifiuto della legge, perché questa si esplicita sempre in un insieme di norme che riguardano tutti i membri della comunità e che s’innalzano al disopra della decisione strettamente individuale su ciò che è giusto e ciò che non lo è. Invece, nella società moderna ciascuno si arroga il diritto di stabilire da sé la propria legge e quindi anche di respingere le richieste degli altri, in quanto non riconosce ad alcuno il diritto di prescrivergli ciò che è libero e ciò che non è libero di fare. E anche qui brilla tristemente, tra gli alfieri della dissoluzione, il clero della contro-chiesa del signor Bergoglio, specie da quando il falso papa ha dichiarato a Eugenio Scalfari che, in caso di dubbio morale, ciascuno deve seguire la propria coscienza e quella soltanto; e ciò fin dalla sua prima intervista al capo del partito massonico e anticristiano, cioè a pochi mesi di distanza dalla sua illegittima elezione. Con quelle parole, anche il sedicente capo della chiesa cattolica ha dato la sua brava picconata all’universalità e alla ragionevolezza delle legge cristiana, che conferma, per la parte terrena, semmai addolcendola e mitigandola, la legge naturale: e se il papa non difende più, ma anzi abbandona, l’universalità della legge, chi mai la potrà sostenere? In questo appunto sta la tristezza più profonda dei discorsi di Bergoglio, Paglia, Galantino, Sosa, Kasper, Schönborn, Martin, Kräutler, Zuppi, Bianchi, nonché dei mille e mille preti che cantano Bella ciao a Messa, che fanno dormire e mangiare i rifugiati dentro le chiese, che benedicono le unioni omosessuali e che inveiscono contro chi prega affinché Dio apra i loro cuori e li faccia rinsavire. Essi proclamano infatti esattamente le stesse cose degli illuministi di tre secoli fa, abolendo, di fatto, la specificità cristiana e dissolvendo totalmente l’elemento sacro e soprannaturale, per abbassare il cristianesimo al livello di una  sistema fra i tanti, oltretutto con una morale liquida, esattamente come lo è quella di tutti gli altri sistemi moderni.

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Potremmo definire la società moderna come la prima società della storia che si fonda, ci si perdoni l’ossimoro, sul rifiuto e sulla negazione della legge: la sua legge, almeno al livello pratico dei suoi membri, è quella di non avere una legge, di non riconoscere una legge e di aborrire l’accettazione di una legge!


La negazione della legge è la morte della società

di Francesco Lamendola


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