ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 20 dicembre 2019

Parlan di sé..?

Vauro choc su Babbo Natale: "Un ciccione pedofilo vestito di rosso"

Il vignettista Vauro attacca ancora le nostre tradizioni. E scorda pure che "l'uomo" vestito di rosso deriva da San Nicola...


Babbo Natale, un ciccione con un’aria anche vagamente pedofila, vestito di rosso”. Ennesimo delirio di Vauro.
Il vignettista ha fatto un’altra uscita delle sue ed è stato come al solito pungente e offensivo. Ieri sera è stato ospite del programma televisivo Dritto e Rovescio, condotto da Paolo Del Debbio su Rete 4, in cui si stava discutendo delle tradizioni natalizie e del presepe.

A un certo punto ha preso la parola dicendo che “è vero che a Natale si festeggia la nascita del Bambin Gesù, basta circolare e non ci vuole una ricerca sociologica”. Poi ha aggiunto una frase alquanto sarcastica. “Ma la stragrande maggioranza dei bambini, anche quelli che vanno all’oratorio, sapete chi aspetta? - ha chiesto Vauro - Babbo Natale un ciccione con un’aria anche vagamente pedofila vestito di rosso”. Le dichiarazioni del vignettista toscano hanno lasciato tutti stupiti e indignati, tra urla e disapprovazioni. Anche Del Debbio si è rivolto a Vauro dicendogli che non era il caso di affermare delle sciocchezze. Non contento, il vignettista ha rincarato la dose sottolineando che Babbo Natale "e l’ha quest’aria…". E il conduttore gli ha risposto in modo ironico evidenziando che Vauro è "l’unico in Italia che ci vede un pedofilo. Fatti delle domande".
Si tratta quindi dell’ennesima uscita spiacevole di un personaggio che proprio in questi giorni aveva dissacrato il presepe e la vicenda di Bibbiano con una vignetta diffusa sui social. Nell’immagine sono raffigurati San Giuseppe con le sembianze del capo della Lega Matteo Salvini e una Madonna che ha i tratti somatici di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. In mezzo ai due è disegnato il Bambin Gesù che è sbalordito dall’identità dei suoi genitori ed esprime una frase decisamente inquietante: “Mi sa che quest’anno chiedo asilo politico a Bibbiano”. Il titolo della vignetta è alquanto singolare perché dice di essere “a difesa del presepe”. E invece intende volutamente innescare polemiche tra coloro che difendono questo simbolo di matrice cristiana e chi si oppone ad esso, ricordando l’importanza di una pluralità culturale.
A novembre, invece, Vauro si era scagliato violentemente contro gli esponenti bolognesi di Fratelli d'Italia, Galeazzo Bignami e Marco Lisei definendoli "pezzi di m...". I due politici si erano recati nel capoluogo emiliano mostrando in un video i citofoni di qualche casa popolare del quartiere felsineo abitata da inquilini stranieri.
Andrea Pegoraro 

Agrigento, preside annulla messa di Natale: "Rispetto per minoranze"

Bufera ad Agrigento per la scelta di una preside di annullare la messa natalizia. Salvini: "Vergogna, invierò presepe"


Niente crocifisso, niente presepe e - questa volta - anche niente messa di Natale. E così un'altra, l'ennesima scuola italiana finisce al centro delle polemiche.
Spieghiamo. In Sicilia, ad Agrigento, la preside di un istituto ha deciso di annullare la tradizionale messa natalizia a scuola "per rispetto delle minoranze". C'è chi, facendo parte di altri credi religiosi ha apprezzato e chi, invece, essendo cristiani cattolici, non l'ha presa affatto bene, visto il nuovo attacco alla tradizione.
E infatti qualche genitore ha fatto gruppo ed è andata a protestare al Comune dove la capogruppo della Lega Nuccia Palermo parla di "censura" e "sottomissione", come riportato dall'Adnkronos.
Teatro della spinosa vicenda è l'istituto comprensivo di Agrigento-Centro, dove la dirigente scolastica Anna Gangarossa ha deciso di punto in bianco di festeggiare l'arrivo del Natale con alcune manifestazioni ed eventi alternativi rispetto al consueto precetto natalizio, in seguito ad una richiesta che sarebbe arrivata da un gruppo di famiglie appartenenti ad altre religioni.
Quindi la decisione di cancellare la messa e lo scoppio della polemica. Tutto parte da alcuni gruppi WhatsApp, dove diversi genitori hanno esternato il proprio malcontento. L'esponente locale del Carroccio, come registrato dall’agenzia stampa, ha dichiarato: "La preside ha sbagliato perché ha ceduto a una forma di ricatto su un estremismo, questa è una censura bella e buona, siamo alla sottomissione". E ha aggiunto: "Un gruppo di genitori si è vista privare di una tradizione sacrosanta che non nuoce a nessuno, se non a chi viene private dalle nostre radici. Questo non è un atto di insegnamento la preside dovrebbe imparare meglio il testo costituzionale".
Nuccia Palermo, infine, ha così chiosato: "Per me è un precedente molto molto grave, perché limitare la libertà altrui sulle tradizioni è scandaloso. Se cominciamo dalla scuola a cedere a un ricatto morale si arriverà presto a una sottomissione indecorosa, una vera censura. E io sono pronta a difenderla davanti a tutti. La scuola deve insegnare la libertà, il rispetto, mentre annullare un precetto natalizio è una forma di mancanza di rispetto".
La presidente, contattata dall'Agi, ha spiegato il perché della controversa scelta: "I genitori degli alunni e le associazioni mi stringono la mano per la scelta che ho fatto. Sono rispettosa del pluralismo e soprattutto sono una donna di legge, per questo devo attenermi alle norme che mi impongono di non impegnare ore curriculari al culto visto che la scuola deve essere laica e ci sono precise regole imposte dal ministero dell'Istruzione". La dirigente, inoltre, ha così continuato: "La mia è stata una decisione sofferta ma giusta, mi si accusava di impegnare ore del percorso scolastico in attività religiose, come è il precetto, e ciò non era possibile. Ho solo applicato la legge, dispiace essere attaccata da chi vuole strumentalizzare la vicenda per scopi politici".

Il commento di Salvini

Il segretario della Lega Matteo Salvini, venuto a conoscenza del caso, lo ha così duramente commentato: "Vergogna, incredibile vergogna". Dunque, il leader del Carroccio ha espresso solidarietà "a tutti i bimbi, agli insegnanti e ai genitori a cui viene negato il bello del Natale, nel nome di una inaccettabile sottomissione culturale e valoriale. Invierò personalmente un presepe a questa preside, che evidentemente ha fallito nella sua missione educativa".
Fabio Franchini 

"Francescani Internazionali" inviano auguri di Natale con Pachamama

La ONG Francescani Internazionali (FI), che è accreditata presso l'ONU presso l'ONU già dal 1989, invia auguri di Natale con Pachamama come soggetto.

La FI è stata fondata da vari Ordini Francescani e opera sotto il patrocinio della "Conferenza delle Famiglie Francescane".

Gli auguri di Natale sono firmati dal tedesco don Markus Heinze OFM, Direttore Esecutivo dei FI.

Heinze spiega che l'immagine mostra su un lato Nostra Signora, onorata come la nuova Eva e come "Madre di Vita", mentre dall'altro lato c'è una Pachamama incinta, "che alcuni popoli indigeni onorano come 'madre terra'."

Nel suo testo confuso, Heinze dà l'impresisone che Pachamama sia Elisabetta e che il suo bambino sia Giovanni il Battista.

#newsRvayvsmkvb
it.news

https://gloria.tv/post/oF28wm4AHNTy18UR8wWd9HG8s

Il Primo Natale. La favola di Ficarra e Picone


di Daniela Sessa
da Barbadillo.it
Me l’immagino il giullare di Dio che se la spassa a guardare il film “Il primo Natale” di Ficarra e Picone. Francesco, il santo dei poveri, poteva essere un po’ piccato dall’ingerenza dei due comici siciliani. Francesco d’Assisi il presepe l’ha inventato, perché aveva un gran senso del popolo. Il popolo che non urla tirato per la giacchetta da una parte o da un’altra ma il popolo affamato, umile, portatore di una bontà naturale derivata dagli stenti e dalle disuguaglianze, che se anche tira fuori il male del Caino che è in ognuno di noi, poi di fronte al miracolo della Bellezza, sa anche commuoversi. A modo suo, offrendo a chi di quel miracolo è principio ed espressione pecore, pane, frutta, un accordo di cornamusa e un inchino. Il punto è sempre la Bellezza. Francesco la cercava nel Creato, ne dava lode a Dio e quel gesto di festeggiare la memoria del dies natalis, dell’epifania di luce dell’infinito nel finito, del bambino nato fuori dalle regole per dare regole, della mangiatoia eucaristica non è altro che evocare e rievocare la Bellezza come mistica simbolica nella gioia di ogni avvento. Francesco fa il primo Natale a Greccio nel 1223 e da quelle pietre con tutto il corredo etimologico e popolare deriva la prima raffigurazione della spiritualità del calendario cristiano. Dopo le tante rappresentazioni del Natale doveva arrivare proprio il cinema di Ficarra e Picone a restituire a quella prima delicata simbolizzazione della natività il senso tutto umano della curiosità di vedere con gli occhi il corpo di Cristo.

La curiosità di Valentino (Picone), il parroco pregaiolo, e lo scetticismo furfante di Salvo (Ficarra), uno 007 pasticcione e ladro di sacre reliquie -catapultati nell’anno zero nei pressi di Betlemme- finiranno dentro il presepe a fare da bue e asinello, a dirci che se lo sai cercare quel bambinello esiste, quel miracolo c’è, quel primo Natale è lo stesso Natale da duemiladiciannove anni. Lo stesso o quasi. Perché a Greccio non si rideva. Invece, nel Natale per la regia di Ficarra e Picone si ride e tanto. Si ride per quelle battute cui lo straordinario duo comico ci ha abituato: intelligenti, garbate, mai volgari, acute e allusive. Si ride perché anche la storia delle storie nelle sceneggiature di Ficarra e Picone (qui con Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini) è narrazione da svuotare di luoghi comuni (un bastone ricurvo non fa Giuseppe, un incarnato roseo non fa Maria ma un barcone di richiedenti asilo fa presepe).
Si ride perché tra la faccia da eterno imbambolato di Valentino e l’occhio birbante di Salvo ci sono fulminanti gag (la tombola con gli anni di Cristo, il censimento davanti al soldato digiuno di catechismo, la distrazione della tigre). Si ride perché è un film di Ficarra e Picone. E sebbene qualche trovata sia debole (per esempio, la scena dei cannoli: a proposito, fossi Siracusa penserei bene di ringraziare i due comici per il cameo tutto ortigiano) e vi sia un po’ di retorica nella parte finale, Ficarra e Picone hanno fatto un film importante.

Hanno cambiato il palinsesto natalizio tutto panettoni e babbi natale sbracati e battute grossolane. Hanno mostrato che se proprio di identità dobbiamo twittare, facciamolo dentro quella tradizione mediterranea che cancella lo spazio di mare tra terra e terra e annulla il tempo nel tempo dell’uomo.Un film sul presepe non era pure “Non c’è più religione” di Luca Miniero? Assimilarli a Benigni e Troisi di “Non ci resta che piangere”? Il cinema si fa con il cinema, la citazione semmai è pure arte. Soprattutto quando l’arte surclassa le citazioni o fa loro mirabile verso. Ma il gioco comico di Salvatore Ficarra e Valentino Picone anche in questa prova cinematografica deve molto a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia soprattutto nelle movenze dal gatto e la volpe (sarebbe bello vederli in un Pinocchio!). Perduti nel deserto o in mezzo al suq, avanzano l’uno goffo l’altro spavaldo, mentre l’azione drammatica esige lo scambio. Poi, senza perdere l’uno il ceffo brutto e l’altro il viso angelico, imparano a fare carne della spiritualità. E Francesco da Assisi annuisce. Non manca l’azione, anzi. Il film è tutta una corsa tra inseguimenti e fughe e la produzione da colossal rende merito ai costumi di Cristina Francioni, alla scenografia di Francesco Frigeri oltre a quella naturale di Ouarzazate, e su tutti alla splendida e ironica fotografia di Daniele Ciprì, che pare molto divertirsi sui particolari e i primi piani di Massimo Popolizio,un sardonico perdente potente Erode.

Un bel film che osa scommettere sul cuore, che pur senza i frizzi geniali dell’insuperabile “L’ora legale” continua a offrire la leggerezza della riflessione. Che di questi tempi non è poco.
http://campariedemaistre.blogspot.com/2019/12/il-primo-natale-la-favola-di-ficarra-e.html

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