Lo storico Gianni La Bella, legato agli ambienti della Comunità di Sant’Egidio, ha pubblicato un libro intitolato “I gesuiti” (Messaggero), con l’obiettivo di riunire in un unico volume l’essere e il fare della Compagnia di Gesù dopo il Concilio Vaticano II.
Dopo l’edizione italiana, è stata pubblicata l’edizione spagnola, con i prossimi passi verso le lingue francese, polacco e inglese.
Durante la presentazione del libro in lingua spagnola, come riportato da Jose Beltran, è stato detto che la Compagnia di Gesù ha voluto rendere concreta la realtà di una Chiesa aggiornata e cambiata  dall’influsso del Concilio Vaticano II attraverso l’armonizzazione della fedeltà al carisma della Compagnia con il rinnovamento ecclesiale secondo i tempi correnti. Un obiettivo, si riconosce, difficile da raggiungere “senza lacerazioni interne ed esterne”.

Tra queste “lacerazioni” esterne vi fu quella con il Vaticano, che portò al commissariamento della Compagnia ordinato da papa San Giovanni Paolo II nel 1981. A tal proposito, lo storico La Bella esprime la seguente considerazione: “Non era solo un conflitto tra la Santa Sede e i gesuiti, ma verso tutta la vita religiosa, perché non se ne comprendeva l’effervescenza. Crea un corto circuito che i gesuiti pagano per essere il faro a cui tutti i religiosi guardano”, dice La Bella.
Ed è qui che, data la notoria “effervescenza”, si inserisce il tentativo di un secondo commissariamento della Compagnia nel 2007 da parte del Vaticano, sotto la reggenza di Papa Benedetto XVI, di cui si parla più sotto nell’articolo di Cameron Doody, pubblicato su Novenanews.com. 
Lo storico La Bella, facendo riferimento proprio al primo commissariamento della compagnia, ed al tentativo del secondo, conclude dicendo che: “il volto dei gesuiti oggi e domani sarà quello dei martiri della fede, della giustizia, dell’evangelizzazione, dell’ambiente… Oggi la Compagnia non cerca di essere onnipotente, ma quella Compagnia minima che Kolvenbach (uno dei suoi Superiori generali, ndr) desiderava. In questa linea, Royón fa sapere che stiamo vivendo ‘una terza accoglienza del Concilio’, dopo la spinta di Paolo VI e il successivo freno”. “Non so se la Compagnia è davanti a noi, ma non zoppica, ma cerca di guardare, ascoltare e discernere”, aggiunge.
Ecco l’articolo di Cameron Doody nella mia traduzione.
Sabino Paciolla 
Papa Benedetto XVI E il card. Jorge Mario Bergoglio nel 2007 in Vaticano
Papa Benedetto XVI E il card. Jorge Mario Bergoglio il 13 gennaio 2007 in Vaticano (AP Photo/L’Osservatore Romano)

Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco, ha salvato i gesuiti da un intervento del Vaticano del 2007, secondo un nuovo libro.
Ramón Alfonso, direttore del gruppo editoriale spagnolo Comunicación Loyola, ha fatto la rivelazione il 21 gennaio alla presentazione dell’edizione spagnola del nuovo libro dello storico italiano Gianni La Bella, Los jesuitas: del Vaticano II al papa Francisco (“I gesuiti: dal Vaticano II a papa Francesco”).
Attingendo direttamente alle fonti privilegiate di La Bella nei Gesuiti, Alfonso ha spiegato che nel 2007, sotto la guida di Benedetto XVI, l’allora Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, cercò di ripetere il commissariamento della Compagnia di Gesù del 1981 (fatto da Papa San Giovanni Paolo II, ndr) dopo che l’allora superiore generale Pedro Arrupe ebbe un ictus debilitante.
Il “golpe” di Bertone del 2007 doveva essere intrapreso in concomitanza con le imminenti dimissioni, nel 2008, del superiore generale Peter Hans Kolvenbach.

Approfondisci

Prima che Kolvenbach rendesse effettive le sue dimissioni, Bertone gli parlò di un possibile intervento, suggerendo come visitatore apostolico (come sovrintendente nella Compagnia di Gesù, ndr) Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires.
Kolvenbach, “perplesso e sconcertato”, contattò Bergoglio che, pur non condividendo ogni sfaccettatura e decisione della direzione di Kolvenbach, si mostrò “decisamente contrario all’idea di un intervento papale, che avrebbe moltiplicato i problemi invece di risolverli”.
Benedetto XVI “certamente non avrebbe avuto nulla da obiettare”, spiega La Bella nel suo libro.
Il successore di Kolvenbach come superiore generale, Adolfo Nicolás, ha raccontato in una riunione a porte chiuse dei gesuiti del 2013 l’opposizione di Bergoglio al piano di Bertone.
Ma si è sparsa la voce a La Bella, che scrive del primo incontro di Nicolás con il nuovo papa Bergoglio: “Nel suo primo incontro con Francesco, egli [Francesco] gli disse [Nicolás] che si era strenuamente opposto alla proposta di papa Benedetto di un nuovo intervento della Società, che alcuni a Roma volevano realizzare in quel momento”.
“Consapevole dei piani in atto, Kolvenbach – agendo contro il suo solito stile discreto e sereno – chiese udienza a Benedetto XVI e, con fermezza e determinazione, come forse mai prima di quel momento nella sua vita, gli chiese di non approvare una decisione di questo tipo, che questa volta la Società non avrebbe tollerato”, conclude La Bella.
Il progetto di Bertone di rilevare i gesuiti non ha mai avuto successo, e nel 2008 la Compagnia scelse  Nicolás come nuovo Superiore generale.

Perché è importante

Perché Bertone avrebbe voluto una presa di potere vaticana dei gesuiti – ancora una volta?
La Bella descrive la Compagnia di Gesù come il “faro” della vita religiosa, come uno degli ordini più riusciti e influenti della storia.
Per lo storico, i gesuiti sono “un caleidoscopio in cui si possono guardare i grandi temi della vita della Chiesa” come in nessun altro gruppo religioso dello stesso tipo.
“Nessun ordine ha vissuto una tale metamorfosi. Diventa un laboratorio culturale per tutta la Chiesa su come dialogare con il mondo moderno senza paura”, spiega La Bella.
Sono quelle lezioni di dialogo alle frontiere geografiche ed esistenziali della missione della Chiesa, negoziando la teologia poco chiara intorno a quelle frontiere, che hanno fatto guadagnare ai gesuiti il rispetto di molti e il disprezzo – e la gelosia – di pochi.
E per quanto riguarda il primo membro del loro rango che è stato innalzato per diventare papa?
Come uno dei gesuiti più noti al mondo, l’americano James Martin, ha posto la questione su Twitter: “Lontano dal modo in cui a volte è stato ritratto, il cardinale Jorge-Mario Bergoglio, SJ, non era il flagello della Compagnia di Gesù, ma qui il suo più grande sostenitore e difensore”.








Di Sabino Paciolla