Cardinal Reinhard Marx ed il presidente del ZdK Thomas Sternberg 
Inutile nascondersi dietro a un dito. Due e solo due erano i punti per cui teologi, presuli e “cattolici impegnati” di lingua tedesca attendevano con ansia l’esortazione apostolica Querida Amazonia di Papa Francesco a conclusione del Sinodo Amazzonico: la questione dell’apertura del sacerdozio ai cosiddetti viri probati, uomini sposati di chiara dirittura morale, e quella dell’ordinazione diaconale e sacerdotale per le donne. Su entrambi i punti Francesco ha lasciato i suoi “grandi sostenitori” a bocca asciutta, confermando la dottrina della Chiesa cattolica e chiedendo un cambio di prospettiva e una nuova evangelizzazione invece che una “riforma strutturale”.
Questo ha fatto esplodere un livore paragonabile solo a un bubbone purulento giunto a completa maturazione. Non trovo altre parole.
Ancora pochi giorni fa il Vescovo tedesco titolare della diocesi di Caraveli in Peru, Reinhold Nann, scriveva sul suo blog (qui) un contributo dal titolo “Georg Gänswein – Un necrologio” grondante sarcasmo e odio per l’arcivescovo “congedato” in Vaticano (che finalmente “poteva dedicarsi a fare da infermiere per anziani a Benedetto”). Raccontava di conoscere Gänswein dai tempi del seminario a Friburgo e di averlo sempre trovato “antipatico” per la sua cura esteriore e per il sorriso smagliante che contrastava con la capacità di argomentare duramente e di essere “estremamente conservatore”. Lo definiva istigatore una “banda conservatrice” all’interno della Curia, una lobby tutta speciale che sarebbe stata smascherata dall’affaire del libro di Sarah e Ratzinger: una truppa che “manipolava fortemente il povero vecchio papa emerito, coinvolgendolo nei suoi intrighi”.
Uno spettacolo indegno.
Oggi, il giorno dopo la pubblicazione di Querida Amazonia, la comunità progressista “cattolica” di lingua tedesca si risveglia dopo la grande sbornia dei mesi intercorsi tra il Sinodo Amazzonico e l’attesissima Esortazione postsinodale del Papa: se troppo alcol provoca un gran mal di testa, la sbornia di progressismo degli ultimi mesi, culminata nelle dichiarazioni intorno alla prima riunione del Cammino Sinodale in Germania, non è da meno. Le dichiarazioni di vescovi, funzionari del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi e rappresentanti del movimento per “i diritti delle donne nella Chiesa” Maria 2.0 grondano delusione, amarezza, fastidio. Un esempio per tutti? La “Comunità femminile Cattolica Tedesca” (kfd) critica duramente il Papa dichiarando, per bocca della sua vicepresidente federale Prof.ssa Agnes Wuckelt: “La lettera del Papa è un duro colpo per tutte le donne che avevano sperato in un’indicazione mirante all’attribuzione di pari diritti (per uomo e donna) nella Chiesa Cattolica. È assolutamente incomprensibile come dalle conclusioni centrali tratte dal Sinodo Amazzonico possa essere derivata una dichiarazione tanto devastante.” Come dire: incomprensibile che il Papa non faccia quello che dicono i vescovi.
La stampa e la televisione tedesca fanno a gara a chi si mostra più deluso da un Papa che non esegue a bacchetta gli ordini di certi schieramenti. L’immagine di un Francesco rivoluzionario, in aperta rottura con i suoi predecessori “conservatori”, appare sbiadita tutto d’un tratto. Francesco avrebbe solo dovuto entrare da una porta aperta – commenta rattristato alla TV di Stato Tilman Kleinjung, corrispondente dall’Italia di diversi mezzi d’informazione tedeschi: la porta aperta dal Sinodo Amazzonica per fargli fare il grande passo. E invece no. Si è fermato, ha avuto paura, il codardo. E ora la Chiesa Cattolica ha perso la grande occasione di diventare moderna.
Sarà un caso se il Cardinal Marx ha dichiarato poche ore prima della pubblicazione della lettera di non volersi ricandidare a presidente della Conferenza Episcopale Tedesca? Lui nega, ma sembra difficile non vedervi una interessante coincidenza. Ma forse lo Spirito Santo davvero ha protetto la sua Chiesa da uno scisma aperto in piena avanzata.
Sia chiaro: si è vinta solo una battaglia e la guerra è in pieno corso. Marx dice ai giornalisti che “la porta non è ancora chiusa”, il Presidente del ZdK lamenta che “al Papa manca il coraggio di affrontare le vere riforme”, il Vescovo Overbeck si rammarica che “il Papa non abbia dato seguito alle conclusioni del Sinodo Amazzonico”.
Il Cardinal Schönborn di Vienna, peraltro, fa una considerazione centrata: domandandosi il perché della mancanza di preti indigeni in Amazzonia, scrive di aver più volte chiesto al Sinodo “perché in Amazzonia i pentecostali, gli evangelicali, le chiese libere protestanti abbiano un tale successo”, lamentando che le sue domande non avessero suscitato la necessaria discussione. E continua: “Ma per lo più è stata questa la causa identificata: che i Pentecostali parlano direttamente di Gesù Cristo. Annunciano il kerygma, mentre la predicazione cattolica lo fa troppo poco.”. La premessa per la pastorale in Amazzonia sarebbe quindi „l’urgenza dell’evangelizzazione”, conclude Cardinal Schönborn.
Mi pare che con queste osservazioni si sposti l’attenzione sul cuore del problema e se ne dia direttamente anche la soluzione.
Anche il Cardinal Müller, sempre contrapposto dalla stampa “progressista” al Papa, loda la Lettera postsinodale per l’intento unitivo e armonizzante, definendola “una lettera pastorale dalla forza profetica” che pone l’accento sulla missione universale della Chiesa, dicendo no a ogni riduzione della Chiesa stessa a un’organizzazione politica o umanistica.
Non ci resta che pregare per il Papa regnante e per il Papa emerito, perché con l’aiuto dello Spirito Santo riescano a tenere a galla la barca di Pietro, alquanto scossa dalla tempesta in atto.

di Alessandra Carboni Riehn