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lunedì 24 febbraio 2020

La“morte vivente”

Il dramma nascosto delle cristiane perseguitate


Cari amici di Duc in altumOpen Doors/Porte Aperte, organizzazione a scopo benefico che lavora per sostenere i cristiani perseguitati nel mondo con risorse pratiche e conforto spirituale, pubblica oggi il suo rapporto 2020 sulla persecuzione religiosa di genere: la relazione analizza le ripercussioni della persecuzione subita dalle donne cristiane.
A.M.V.

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I due tipi di persecuzione maggiormente segnalati nei confronti delle donne e delle ragazze cristiane sono, a livello globale, la violenza sessuale e il matrimonio coatto. Entrambi sono stati citati dall’84% delle persone che hanno partecipato alla ricerca nei primi cinquanta Paesi in cui è più difficile vivere come cristiani, secondo la World Watch List 2020 di Open Doors/Porte Aperte, pubblicata a metà gennaio.
La combinazione tra violenza sessuale e matrimonio coatto significa che, in ogni regione del mondo, questo continua ad essere il mezzo più diffuso per esercitare potere e controllo sulle donne e le ragazze cristiane, nonché uno strumento di punizione. Spesso la violenza sessuale è esterna al matrimonio, ma talvolta una donna è costretta a sposarsi con il violentatore stesso. Inoltre, la violenza è utilizzata intenzionalmente per disonorare la donna cristiana e, di conseguenza, la sua famiglia e comunità.
Sebbene il matrimonio coatto possa offrire una parvenza di rispettabilità, può anche diventare un contratto per giustificare la violenza sessuale, dal quale una donna non può scappare e nell’ambito del quale possono essere esercitate altre forme di violenza e pressione.
Nei Paesi in cui è più difficile vivere come cristiani (i primi undici della World Watch List 2020), donne e ragazze subiscono questa persecuzione, nella sua massima espressione, come una sorta di “morte vivente” (violenza sessuale, matrimonio coatto e arresti domiciliari), specialmente se si sono convertite da un’altra fede, come l’islam o il buddismo. Queste giovani donne sono fisicamente vive, ma sono nascoste e isolate, perciò la loro sofferenza è spesso ignota. Sono inoltre lontane dalla comunità cristiana ed escluse dal futuro della Chiesa.
Questa esistenza perseguitata può essere quindi evidenziata dai tipi di pressione citati dalle donne, che si classificano entrambi al terzo posto nel rapporto: violenza fisica e divorzio coatto (citati dal 64% dei primi cinquanta Paesi).
Helene Fisher, studiosa di Open Doors/Porte Aperte, afferma: “Il rapporto di quest’anno rivela l’impatto di tutta una vita della persecuzione sofferta dalle donne e dalle ragazze a causa della propria fede. Quando sessualmente aggredite, le donne e le ragazze sopportano abusi fisici e psicologici indicibili, talvolta intrappolate anche in ‘matrimoni’ forzati. Se riescono a sottrarsi all’orrore di un matrimonio forzato, saranno comunque colpite per il resto della vita da uno stigma devastante e dal rifiuto. Questa vergogna ha lo scopo di costringere queste donne a vivere senza un futuro. Purtroppo, il rifiuto esiste anche nelle comunità cristiane, causato dalla vergogna e dalla mancanza di conoscenza. L’assenza di futuro per loro significa anche che non potranno fare parte di una futura famiglia all’interno della loro comunità religiosa”.
I cristiani possono comunque svolgere un ruolo importante per guarire queste persone nelle circostanze più difficili. Alcuni programmi insegnano ai responsabili e ai membri in che modo aiutare donne e comunità dopo queste tragedie. Per gli uomini e per le donne, è fondamentale rimanere una comunità cristiana solida al fine di affrontare la persecuzione.
La violenza fisica, dovuta alla loro fede, è il metodo di pressione più frequentemente citato anche dagli uomini cristiani (82% dei primi cinquanta Paesi), superiore alle molestie economiche (mediante il lavoro) e alla detenzione inflitta dal governo (entrambi al secondo posto, citati dal 66% dei primi cinquanta Paesi della World Watch List).

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