Reazioni internazionali alle parole di Galantino
Che le parole potessero essere pietre (e qualcosa di più) lo sapevamo. Ma forse mons. Galantino, fresco di nomina pontificia a segretario della CEI, non lo ha tenuto presente. Le sue sconvolgenti dichiarazioni hanno varcato i confini nazionali. Le prime reazioni dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti.
di Rita Bettaglio
Che le parole potessero essere pietre (e qualcosa di più) lo sapevamo. Ma forse mons. Galantino, fresco di nomina pontificia a segretario della CEI, non lo ha tenuto presente.
Le sue improvvide e urticanti dichiarazioni hanno indignato, e non poco, tutte quelle persone di buona volontà che si spendono in difesa della vita e pregano davanti alle cliniche abortiste in riparazione dei crimini che ivi si commettono quotidianamente.
Ma le sconvolgenti dichiarazioni del presule hanno varcato i confini nazionali.
The Tablet, settimanale cattolico britannico, ha dato notizia di una lettera aperta a mons. Galantino da parte di John Smeaton, Chief Executive della Society for the Protection of Unborn Children.
In essa (http://spuc-director.blogspot.co.uk/2014/05/my-open-letter-to-top-italian-bishop-on.html) Smeaton si identifica “con le persone che pregano il rosario fuori delle cliniche abortive, che siano persone inespressive o no”. L’inglese, col suo stile british,si offre d’inviare a Galantino un dettagliato rapporto che dimostra come le iniziative di preghiera diano risultati concreti.
Propone inoltre al segretario della CEI un incontro, accompagnato da una collega che ha provato su di sè l’aborto, per discutere insieme dell’intera questione: “May I come to meet you, in the company of one of my colleagues who has had an abortion, and discuss the whole matter with you?”
Smeaton invita le persone a scrivere a mons. Galantino tramite la sua diocesi di Cassano allo Ionio, che il Papa visiterà il prossimo 21 giugno.
Reazioni anche dagli Stati Uniti, dove i vescovi cattolici sono in prima linea coi propri fedeli davanti alle cliniche, in particolar modo quelle di Planned Parenthood.
LifeSiteNews (http://www.lifesitenews.com/news/italian-archbishop-i-do-not-identify-with-those-who-recite-the-rosary-outsi) che riferisce la vicenda, ha ricevuto molti commenti di lettori, tra cui uno di un non cattolico che esprime il proprio dolore all’udire “un arcivescovo denigrare i miei fratelli e sorelle cattolici che con così tanta devozione danno testimonianza contro il male dell’aborto”.
Negli USA non si contano i vescovi cattolici che, inginocchiati sul marciapiede, pregano il rosario coi loro fedeli o celebrano Messa davanti alle cliniche abortiste.
Basta fare un breve giro sulla rete per averne testimonianza. Il sito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha un’intera, densissima pagina dedicata all’aborto, contenente non solo i pronunciamenti del Magistero, ma molti interventi di vescovi USA (http://www.usccb.org/issues-and-action/human-life-and-dignity/abortion/).
Molto interessante è la lettera (http://www.usccb.org/about/pro-life-activities/upload/cardinal-omalley-letter-to-congress-in-support-of-hr-7-jan-28-2014.pdf) del card O’Malley, arcivescovo di Boston, ai membri del Congresso, scritta all’indomani della grande Marcia per la Vita del 22 gennaio 2014 a Washington, per chiedere al governo federale di rispettare e difendere la vita. Erano mezzo milione a sfidare la neve e il freddo per la 41ma Marcia per la Vita.
Pochi giorni dopo il cardinale ha preso carta e penna e ha invitato i membri del Congresso a dare il proprio supporto al cosiddetto H.R.7, il No Taxpayer Funding for Abortion Act, proposto dal repubblicano Chris Smith (R-NJ) e dal democratico Dan Lipinski (D-IL) e sostenuto da ben 163 altri congressisti. Questa legge stabilisce che le pratiche abortive non siano a carico dei contribuenti.
In un precedente articolo (CLICCA QUI) abbiamo parlato della battaglia pro-life vinta nella Settimana Santa dall’arcivescovo Aquila, di Denver, Colorado.
Direi che i presuli statunitensi non temono l’impopolarità e le eventuali derisioni, mentre pregano. Non le temono Robert Finn, arcivescovo di Kansas City, Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, Kentucky, Thomas Olmsted, vescovo di Phoenix, Arizona né William Lori, vescovo di Baltimora, Henry Mansell, arcivescovo di Hartford, Michael Cote, vescovo di Norwich o Paul Chomnycky della Diocesi Cattolica Ucraina di Stamford, nè Kevin Joseph Farrell ,arcivescovo di Dallas. Questo solo per fare qualche esempio.
Per ritornare alle desolanti dichiarazioni del segretario della patria conferenza episcopale rileviamo che ieri i social network erano roventi. Su facebook è nato un gruppo intitolato INESPRESSIVI che raccoglie foto di persone che pregano in riparazione dell’aborto. Le orgogliose dichiarazioni d’inespressività sono state moltissime.
Che le parole potessero essere pietre (e qualcosa di più) lo sapevamo. Ma forse mons. Galantino, fresco di nomina pontificia a segretario della CEI, non lo ha tenuto presente. Le sue sconvolgenti dichiarazioni hanno varcato i confini nazionali. Le prime reazioni dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti.
di Rita Bettaglio
Che le parole potessero essere pietre (e qualcosa di più) lo sapevamo. Ma forse mons. Galantino, fresco di nomina pontificia a segretario della CEI, non lo ha tenuto presente.
Le sue improvvide e urticanti dichiarazioni hanno indignato, e non poco, tutte quelle persone di buona volontà che si spendono in difesa della vita e pregano davanti alle cliniche abortiste in riparazione dei crimini che ivi si commettono quotidianamente.
Ma le sconvolgenti dichiarazioni del presule hanno varcato i confini nazionali.
The Tablet, settimanale cattolico britannico, ha dato notizia di una lettera aperta a mons. Galantino da parte di John Smeaton, Chief Executive della Society for the Protection of Unborn Children.
In essa (http://spuc-director.blogspot.co.uk/2014/05/my-open-letter-to-top-italian-bishop-on.html) Smeaton si identifica “con le persone che pregano il rosario fuori delle cliniche abortive, che siano persone inespressive o no”. L’inglese, col suo stile british,si offre d’inviare a Galantino un dettagliato rapporto che dimostra come le iniziative di preghiera diano risultati concreti.
Propone inoltre al segretario della CEI un incontro, accompagnato da una collega che ha provato su di sè l’aborto, per discutere insieme dell’intera questione: “May I come to meet you, in the company of one of my colleagues who has had an abortion, and discuss the whole matter with you?”
Smeaton invita le persone a scrivere a mons. Galantino tramite la sua diocesi di Cassano allo Ionio, che il Papa visiterà il prossimo 21 giugno.
Reazioni anche dagli Stati Uniti, dove i vescovi cattolici sono in prima linea coi propri fedeli davanti alle cliniche, in particolar modo quelle di Planned Parenthood.
LifeSiteNews (http://www.lifesitenews.com/news/italian-archbishop-i-do-not-identify-with-those-who-recite-the-rosary-outsi) che riferisce la vicenda, ha ricevuto molti commenti di lettori, tra cui uno di un non cattolico che esprime il proprio dolore all’udire “un arcivescovo denigrare i miei fratelli e sorelle cattolici che con così tanta devozione danno testimonianza contro il male dell’aborto”.
Negli USA non si contano i vescovi cattolici che, inginocchiati sul marciapiede, pregano il rosario coi loro fedeli o celebrano Messa davanti alle cliniche abortiste.
Basta fare un breve giro sulla rete per averne testimonianza. Il sito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha un’intera, densissima pagina dedicata all’aborto, contenente non solo i pronunciamenti del Magistero, ma molti interventi di vescovi USA (http://www.usccb.org/issues-and-action/human-life-and-dignity/abortion/).
Molto interessante è la lettera (http://www.usccb.org/about/pro-life-activities/upload/cardinal-omalley-letter-to-congress-in-support-of-hr-7-jan-28-2014.pdf) del card O’Malley, arcivescovo di Boston, ai membri del Congresso, scritta all’indomani della grande Marcia per la Vita del 22 gennaio 2014 a Washington, per chiedere al governo federale di rispettare e difendere la vita. Erano mezzo milione a sfidare la neve e il freddo per la 41ma Marcia per la Vita.
Pochi giorni dopo il cardinale ha preso carta e penna e ha invitato i membri del Congresso a dare il proprio supporto al cosiddetto H.R.7, il No Taxpayer Funding for Abortion Act, proposto dal repubblicano Chris Smith (R-NJ) e dal democratico Dan Lipinski (D-IL) e sostenuto da ben 163 altri congressisti. Questa legge stabilisce che le pratiche abortive non siano a carico dei contribuenti.
In un precedente articolo (CLICCA QUI) abbiamo parlato della battaglia pro-life vinta nella Settimana Santa dall’arcivescovo Aquila, di Denver, Colorado.
Direi che i presuli statunitensi non temono l’impopolarità e le eventuali derisioni, mentre pregano. Non le temono Robert Finn, arcivescovo di Kansas City, Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, Kentucky, Thomas Olmsted, vescovo di Phoenix, Arizona né William Lori, vescovo di Baltimora, Henry Mansell, arcivescovo di Hartford, Michael Cote, vescovo di Norwich o Paul Chomnycky della Diocesi Cattolica Ucraina di Stamford, nè Kevin Joseph Farrell ,arcivescovo di Dallas. Questo solo per fare qualche esempio.
Per ritornare alle desolanti dichiarazioni del segretario della patria conferenza episcopale rileviamo che ieri i social network erano roventi. Su facebook è nato un gruppo intitolato INESPRESSIVI che raccoglie foto di persone che pregano in riparazione dell’aborto. Le orgogliose dichiarazioni d’inespressività sono state moltissime.
di Rita Bettaglio
Che le parole potessero essere pietre (e qualcosa di più) lo sapevamo. Ma forse mons. Galantino, fresco di nomina pontificia a segretario della CEI, non lo ha tenuto presente.
Le sue improvvide e urticanti dichiarazioni hanno indignato, e non poco, tutte quelle persone di buona volontà che si spendono in difesa della vita e pregano davanti alle cliniche abortiste in riparazione dei crimini che ivi si commettono quotidianamente.
Ma le sconvolgenti dichiarazioni del presule hanno varcato i confini nazionali.
The Tablet, settimanale cattolico britannico, ha dato notizia di una lettera aperta a mons. Galantino da parte di John Smeaton, Chief Executive della Society for the Protection of Unborn Children.
In essa (http://spuc-director.blogspot.co.uk/2014/05/my-open-letter-to-top-italian-bishop-on.html) Smeaton si identifica “con le persone che pregano il rosario fuori delle cliniche abortive, che siano persone inespressive o no”. L’inglese, col suo stile british,si offre d’inviare a Galantino un dettagliato rapporto che dimostra come le iniziative di preghiera diano risultati concreti.
Propone inoltre al segretario della CEI un incontro, accompagnato da una collega che ha provato su di sè l’aborto, per discutere insieme dell’intera questione: “May I come to meet you, in the company of one of my colleagues who has had an abortion, and discuss the whole matter with you?”
Smeaton invita le persone a scrivere a mons. Galantino tramite la sua diocesi di Cassano allo Ionio, che il Papa visiterà il prossimo 21 giugno.
Reazioni anche dagli Stati Uniti, dove i vescovi cattolici sono in prima linea coi propri fedeli davanti alle cliniche, in particolar modo quelle di Planned Parenthood.
LifeSiteNews (http://www.lifesitenews.com/news/italian-archbishop-i-do-not-identify-with-those-who-recite-the-rosary-outsi) che riferisce la vicenda, ha ricevuto molti commenti di lettori, tra cui uno di un non cattolico che esprime il proprio dolore all’udire “un arcivescovo denigrare i miei fratelli e sorelle cattolici che con così tanta devozione danno testimonianza contro il male dell’aborto”.
Negli USA non si contano i vescovi cattolici che, inginocchiati sul marciapiede, pregano il rosario coi loro fedeli o celebrano Messa davanti alle cliniche abortiste.
Basta fare un breve giro sulla rete per averne testimonianza. Il sito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha un’intera, densissima pagina dedicata all’aborto, contenente non solo i pronunciamenti del Magistero, ma molti interventi di vescovi USA (http://www.usccb.org/issues-and-action/human-life-and-dignity/abortion/).
Molto interessante è la lettera (http://www.usccb.org/about/pro-life-activities/upload/cardinal-omalley-letter-to-congress-in-support-of-hr-7-jan-28-2014.pdf) del card O’Malley, arcivescovo di Boston, ai membri del Congresso, scritta all’indomani della grande Marcia per la Vita del 22 gennaio 2014 a Washington, per chiedere al governo federale di rispettare e difendere la vita. Erano mezzo milione a sfidare la neve e il freddo per la 41ma Marcia per la Vita.
Pochi giorni dopo il cardinale ha preso carta e penna e ha invitato i membri del Congresso a dare il proprio supporto al cosiddetto H.R.7, il No Taxpayer Funding for Abortion Act, proposto dal repubblicano Chris Smith (R-NJ) e dal democratico Dan Lipinski (D-IL) e sostenuto da ben 163 altri congressisti. Questa legge stabilisce che le pratiche abortive non siano a carico dei contribuenti.
In un precedente articolo (CLICCA QUI) abbiamo parlato della battaglia pro-life vinta nella Settimana Santa dall’arcivescovo Aquila, di Denver, Colorado.
Direi che i presuli statunitensi non temono l’impopolarità e le eventuali derisioni, mentre pregano. Non le temono Robert Finn, arcivescovo di Kansas City, Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, Kentucky, Thomas Olmsted, vescovo di Phoenix, Arizona né William Lori, vescovo di Baltimora, Henry Mansell, arcivescovo di Hartford, Michael Cote, vescovo di Norwich o Paul Chomnycky della Diocesi Cattolica Ucraina di Stamford, nè Kevin Joseph Farrell ,arcivescovo di Dallas. Questo solo per fare qualche esempio.
Per ritornare alle desolanti dichiarazioni del segretario della patria conferenza episcopale rileviamo che ieri i social network erano roventi. Su facebook è nato un gruppo intitolato INESPRESSIVI che raccoglie foto di persone che pregano in riparazione dell’aborto. Le orgogliose dichiarazioni d’inespressività sono state moltissime.
Io l'ho già fatto!
RispondiEliminaVisi inespressivi:
RispondiEliminaTurba del aborto ataca Catedral defendida por jóvenes católicos en Argentina
http://www.gloria.tv/?media=344467