Se gli uomini di Chiesa aprono alla rivoluzione modernista e anticattolica
Posto che essenza del modernismo è la sua particolarità di non essere una dottrina, ma una modalità di azione di natura aggressiva, in sostanza una rivolta contro l’ordinamento soprannaturale (⇒ qui), ne discende che per la Chiesa l’aver aperto le braccia ai missionari del neo-teologia è stato un atto di puro autolesionismo. Il virus antinomico e anti divino penetrato nei piani alti si è infatti diffuso rapidamente nell’intero corpo ecclesiale, condizionando la formazione del clero, ormai quasi totalmente guadagnato alla causa modernista.
Ripercorriamo qui la svolta avvenuta, considerandone le origini e gli aspetti preminenti.
L’inizio: Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II
Tutto iniziò con il pontificato di Giovanni XXIII (⇒ qui), quando il papa Giovanni convocò un Concilio proprio in contrapposizione al Vaticano I, che egli considerava superato “nella sostanza e nella forma”. Il Concilio fu annunciato fin dall’inizio come un evento di natura pastorale, che non voleva riformare la dottrina con nuovi dogmi e precetti, né lanciare anatemi e condanne, ma solo cambiare la Chiesa per metterla in sintonia con i tempi moderni.
In linea con questo cambiamento di rotta, in concomitanza con l’annuncio, furono "risvegliati" e chiamati ad assumere dei ruoli chiave molti esponenti della Nouvelle Théologie, implicitamente condannati da Pio XII con l'Humani Generis.