ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 21 giugno 2017

Amorreee cheee?

Dubia irrisolti. Alcune riflessioni su Papa e papato


Coloro che in questo periodo sono cattolici e critici nei confronti del pontificato di Francesco vengono additati come individui spregevoli sia da giornalisti in malafede e con scarsa memoria che da quei cattolici, presumibilmente in buona fede, che hanno degli scrupoli a criticare il Papa. Posto che il Papa va sempre rispettato e sostenuto, siamo però in presenza di una contraddizione perché questi scrupolosi a-critici, inconsapevolmente modernisti, non capiscono che l'istituzione petrina va distinta dalla persona del pontefice. Lutero diceva che il papato era un'istituzione diabolica, disconoscendo in toto papato e gerarchia. Ci sembra che la critica ad Amoris Laetitia non sia da porre sullo stesso piano.


Diceva Thibon:
 «Il passato sapeva distinguere le istituzioni dalle persone: si poteva disprezzare un re o un papa (il medioevo non se n'è astenuto!) senza mettere per nulla in discussione il principio della monarchia o del papato. Si sapeva che un'istituzione sana - un'istituzione venuta da Dio - restava feconda anche attraverso il più imperfetto degli uomini. I capi politici e religiosi erano allora degli anelli di congiunzione tra Dio e gli uomini: si attribuiva più importanza a ciò che essi trasmettevano che non a ciò che erano. L'altare sosteneva il prete, il trono il re. Oggi si chiede al re di portare il trono, al prete di sostenere l'altare. Le istituzioni si giustificano agli occhi delle folle solo attraverso il genio o il magnetismo di qualche individuo. Questa esigenza porta con sé due rovinose conseguenze: impone agli sventurati "portatori" delle istituzioni un grado di tensione e di attività veramente inumano, e, correlativamente, lega la sorte delle istituzioni ai miserabili casi individuali» (Gustave Thibon, Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale, Volpe, Roma 1973, p. 125).

E' in questa ottica che noi ci sentiamo liberissimi di dichiarare apertamente che la linea intrapresa da Bergoglio è confusionaria e dannosa per il ministero petrino, che noi difendiamo. Sempre in questa ottica, sosteniamo i quattro cardinali che hanno sollevato i dubbi riguardo Amoris Laetitia. Proprio in questi giorni l'argomento è tornato alla ribalta, in quanto la Nuova Bussola Quotidiana ha pubblicato una lettera del cardinal Caffarra al Papa nel quale viene chiesta un'udienza per parlare della situazione. La lettera non ha ricevuto risposta e l'udienza non è mai stata concessa. Caffarra parla a nome degli altri tre confratelli e, da sottolineare, a nome di milioni di cattolici che non ci stanno a vedere l'insegnamento di Cristo gettato alle ortiche.

Ci sentiamo di dire che Bergoglio non abbia la facoltà di ignorare i dubia e i cardinali, poiché questi ultimi non rappresentano solo sé stessi. Nonostante i vari Introvigne, Tornielli, Rodari e Grillo stiano cercando di far passare i porporati come l'ultima ruota del carro, con la sola facoltà di inchinarsi di fronte ad un sovrano assoluto che regna arbitrariamente incontrastato, il Papa non può ancora per molto snobbare la situazione. In primo luogo perché la concezione tribale del papato portata avanti dai geni sopra citati è falsa e non è mai esistita nella storia, in secondo luogo perché il collegio cardinalizio è garante della continuità della Chiesa.

Di seguito pubblichiamo la lettera del card. Caffarra, che sposiamo in toto.

Beatissimo Padre,
è con una certa trepidazione che mi rivolgo alla Santità Vostra, durante questi giorni del tempo pasquale. Lo faccio a nome degli Em.mi Cardinali: Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Joachim Meisner, e mio personale.
Desideriamo innanzi tutto rinnovare la nostra assoluta dedizione ed il nostro amore incondizionato alla Cattedra di Pietro e per la Vostra augusta persona, nella quale riconosciamo il Successore di Pietro ed il Vicario di Gesù: il "dolce Cristo in terra", come amava dire S. Caterina da Siena. Non ci appartiene minimamente la posizione di chi considera vacante la Sede di Pietro, né di chi vuole attribuire anche ad altri l'indivisibile responsabilità del "munus" petrino. Siamo mossi solamente dalla coscienza della responsabilità grave proveniente dal "munus" cardinalizio: essere consiglieri del Successore di Pietro nel suo sovrano ministero. E del Sacramento dell'Episcopato, che "ci ha posti come vescovi a pascere la Chiesa, che Egli si è acquistata col suo sangue" (At 20, 28).
Il 19 settembre 2016 abbiamo consegnato alla Santità Vostra e alla Congregazione della Dottrina della Fede cinque "dubia", chiedendoLe di dirimere incertezze e fare chiarezza su alcuni punti dell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Amoris Laetitia".
Non avendo ricevuto alcuna risposta da Vostra Santità, siamo giunti alla decisione di chiederLe, rispettosamente ed umilmente, Udienza, assieme se così piacerà alla Santità Vostra. Alleghiamo, come è prassi, un Foglio di Udienza in cui esponiamo i due punti sui quali desideriamo intrattenerci con Lei.
Beatissimo Padre,
è trascorso ormai un anno dalla pubblicazione di "Amoris Laetitia". In questo periodo sono state pubblicamente date interpretazioni di alcuni passi obiettivamente ambigui dell'Esortazione post-sinodale, non divergenti dal, ma contrarie al permanente Magistero della Chiesa. Nonostante che il Prefetto della Dottrina della Fede abbia più volte dichiarato che la dottrina della Chiesa non è cambiata, sono apparse numerose dichiarazioni di singoli Vescovi, di Cardinali, e perfino di Conferenze Episcopali, che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato. Non solo l'accesso alla Santa Eucarestia di coloro che oggettivamente e pubblicamente vivono in una situazione di peccato grave, ed intendono rimanervi, ma anche una concezione della coscienza morale contraria alla Tradizione della Chiesa. E così sta accadendo – oh quanto è doloroso constatarlo! – che ciò che è peccato in Polonia è bene in Germania, ciò che è proibito nell'Arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. E così via. Viene alla mente l'amara constatazione di B. Pascal: "Giustizia al di qua dei Pirenei, ingiustizia al di là; giustizia sulla riva sinistra del fiume, ingiustizia sulla riva destra".
Numerosi laici competenti, profondamente amanti della Chiesa e solidamente leali verso la Sede Apostolica, si sono rivolti ai loro Pastori e alla Santità Vostra, per essere confermati nella Santa Dottrina riguardante i tre sacramenti del Matrimonio, della Confessione e dell'Eucarestia. E proprio in questi giorni, a Roma, sei laici provenienti da ogni Continente hanno proposto un Seminario di studio assai frequentato, dal significativo titolo: "Fare chiarezza".
Di fronte a questa grave situazione, nella quale molte comunità cristiane si stanno dividendo, sentiamo il peso della nostra responsabilità, e la nostra coscienza ci spinge a chiedere umilmente e rispettosamente Udienza.
Voglia la Santità Vostra ricordarsi di noi nelle Sue preghiere, come noi La assicuriamo che faremo nelle nostre. E chiediamo il dono della Sua Benedizione Apostolica.
Carlo card. Caffarra
Roma, 25 aprile 2017
Festa di San Marco Evangelista
*
FOGLIO D’UDIENZA
1. Richiesta di chiarificazione dei cinque punti indicati dai "dubia"; ragioni di tale richiesta.
2. Situazione di confusione e smarrimento, soprattutto nei pastori d’anime, "in primis" i parroci.
di Francesco Filipazzi

Onetto, l'organetto e la musicoterapia per il tormentone estivo dei "dubia"


Sarebbe una jattura per le nostre agognate giornate al mare se  il tormentone invernale dei "dubia", i pianti dei quattro inascoltati Cardinali su "Amoris laetitia", dovesse tramutarsi pure in un tormentone estivo! 
Ancora una volta la saggezza della civiltà contadina viene preventivamente in
nostro soccorso suggerendoci una bella stornellata in rima baciata marchigiana che in tal caso ci potrebbe far sorridere  (musicoterapia).

C'è venuto a mente che fra le risorse reali della nostra dimenticata regione c'è un artista "di campagna" di nome Onetto che soprattutto nelle rimasuie feste della mietitura canta nell'entroterra fermano.

Onetto è un abilissimo e pungente stornallatore " a braccio ": genialmente giovane  si avvale dell' organetto marchigiano per accompagnare le orecchiabili stornellate dal gusto irriverente ma che, proprio per questo, suscitano la risata di gusto.

Bisognerà essere però molto cauti nel fare una richiesta ad Onetto...
"Caro Onetto potresti stornellare sui "dubia" dei quattro cardinali su Amoris laetitia"?
Immaginiamo già la risposta dell'arguto artista...

Amorreee cheee?
Cardinali cheeee ???
Avendo il fondato timore che Onetto ci mandi... a quel paese bisognerà "girargli" la cosa in modo furbesco: " Caro Onetto, papa Francesco non vuole rispondere ai dubbi di quattro preti ( cardinali forse non farà mai rima nel dialetto marchigiano ... tanto i cardinali tutto sommato sono dei preti... )"

Forse l'idea che il Papa più osannato degli ultimi decenni, la cui foto compare sulle riviste laiche più prestigiose, non vuole rispondere ai dubbi di quattro vecchi ( e poveri) preti. 

Il concetto di giustizia nei confronti dei più deboli e poveri , molto forte nel cuore degli ultimi contadini marchigiani potrebbe convincere Onetto a dedicare un suo sonetto dell'aia alla questione dei "dubia" non ascoltati.
Per questo abbiamo la speranza che Onetto inventerà un sonetto con una melodia assai orecchiabile e ben cadenzata che ovviamente diffonderemo, come nostra musicoterapia estiva, in rete!
Evviva Onetto se con i suoi stornelli in  rima baciata ci farà sorridere d'estate !

Tanto l'Australe, il Supremo NON risponderà MAI ai dubia dei quattro Cardinali.

La cosa non ci assilla però più di tanto: siamo già depressi che "grazie" all'attuale gestione ecclesiale troppo condita di  "sociale", di supina sudditanza al mondo e di silente aderenza all'agenda dettata dai poteri anticristici si stanno svuotando chiese, monasteri, conventi e seminari.

Meglio ascoltare la rima baciata degli stornelli, che per i radical chic potrebbero essere irriverenti, di Onetto ...

Ottima musicoterapia per migliorare la nostra salute in tempo di depressione.

Foto: Scuola di organetto di Gianni Donnini ( QUI )
Pubblicato da Andrea Carradori 

I 4 cardinali come don Primo Mazzolari?

Libertà e Persona20 giugno 2017


In questi giorni Bergoglio esalta due preti che non furono sempre obbedienti ai loro superiori. Per molti non furono neppure esemplari; e neppure profeti. Non lo sappiamo, e non vogliamo approfondire, ma certo resistettero spesso all’autorità ecclesiastica.

In questi giorni esce una nuova lettera dei 4 cardinali celebri per i Dubia. Chiedono, ancora una volta, una risposta, o quantomeno una udienza.

Chiedono di non essere ignorati; di essere ricevuti.

Da mesi 4 cardinali tra i più importanti al mondo – un italiano che è stato tra i più vicini a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Carlo Caffarra; un americano e un tedesco, Burke e Brandmueller, che sono stati tra i più intimi amici e collaboratori di Bendetto XVI, e un tedesco ascoltatissimo ai tempi di Giovanni Paolo II-, chiedono a Francesco un minimo di attenzione, almeno il tempo di un incontro personale, da parte di chi accoglie ogni giorno giornalisti, uomini politici, uomini di spettacolo, signori della rete…Da parte di chi concede interviste a ritmo continuo ai giornali più svariati, ma non ha tempo per coloro che dovrebbero aiutarlo ed affiancarlo nel governo della Chiesa.

No, per loro nè una risposta, nè un incontro. Allora viene da chiedersi: che senso ha esaltare i “disubbedienti” del passato, dar loro risposta e “udienza” postuma, elogiare la loro disubbedienza, smentendo i propri predecessori, e non rispondere a chi pone con umiltà delle questioni evidenti, secondo le leggi della Chiesa, nel pieno rispetto del condice di diritto canonico?

Ha senso dimostrarsi aperti e comprensivi verso chi non c’è più, chiusi e indifferenti verso i confratelli di oggi?

Don Primo Mazzolari, in una celebre lettera ristampata alcuni anni orsono da 30 Giorni, rivista su cui scrivevano Andrea Tornielli e Antonio Socci (non ce ne voglia quest’ultimo, uomo libero e non di potere), già allora vicina al cardinale di Buenos Aires, scriveva:

... Per voler bene al papa [Pio XII] non è necessario rompere i confini, né dimenticare ch’egli pure è un uomo. A me pare che una venerazione, la quale tiene fissi gli occhi anche su quello che vi è d’umano, e ce n’è tanto nella storia della Chiesa, e non lo veli per falsa devozione quando è indegno, né lo esalti troppo quando è magnifico, sia affetto più virtuoso e virile. 
Perché esaltarci con espressioni di dubbia lega per dire: «Santità, sono un vostro figliuolo: parlate. Vi obbedirò come obbedisco a Cristo»?…

Sono parole che possiamo adattare all’oggi. Anche se i media laici e laicisti esaltano ogni giorno Bergoglio e i suoi continui gesti di rottura con il magistero precedente, con “falsa devozione”; anche se certi cattolici credono che il papa abbia potere sul depositum fidei, nonostante tutta la Tradizione della Chiesa e il Vangelo stesso lo neghino, i cattolici saggi non dimentichino che il papa “egli pure è un uomo“; che egli pure sbaglia; che egli può pure essere ripreso dai suoi intimi collaboratori, come lo fu Pietro da Paolo; che egli pure può sentirsi dire, da Cristo in persona, come già nel Vangelo: “Vade retro Satana! Tu mi sei di scandalo…Non pensi secondo Dio,  ma secondo gli uomini“.


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