ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 16 giugno 2017

E lo fanno di proposito

"La Madonna come drag queen". Bufera sul manifesto del gay pride

Scoppia la polemica per il manifesto pubblicitario del Perugia Pride Village, festa dell'orgoglio Lgbt. L'accusa: "Offesa alla Madonna". La replica: "Solo una drag queen"

Scoppia la bufera sul manifesto del Perugia Pride Village.
Il motivo del contendere è un cartellone pubblicitario realizzato dagli organizzatori della manifestazione, in cui si vede una donna velata che richiama inequivocabilmente la Madonna, vestita da drag queen.

L'immagine parla chiaro. La Maria in versione omosessuale ha il velo candido in testa, l'aureola, il trucco esagerato in viso e un cuore circondato di raggi in mano, così vicino alla rappresentazione che l'arte sacra fa del Cuore Immacolato di Maria. Difficile non vedere una provocazione. Ma ognuno giudichi per sé: basta guardare l'immagine per farsi un'idea (guarda qui la foto).
Come prevedibile il manifesto ha suscitato un polverone di polemiche. "Non si può invocare il rispetto dei propri diritti, battagliare contro le discriminazioni e gli insulti e poi diffondere immagini come queste sulla Madonna che offendono chi crede", ha scritto su Facebook Marco Squarta, consigliere regionale di Fratelli d'Italia in Umbria. "Pessimo gusto..anzi disgustoso".
Gli organizzatori del Perugia Pride Village, però, si nascondono dietro un dito. "Mi preoccupa che il consigliere Squarta non sappia riconoscere una Drag Queen da una Madonna - scrive Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos Lgbt e vicepresidente Arcigay - ma visto che è così confuso sulla laicità delle istituzioni lo invitiamo caldamente a partecipare al Perugia Pride Village 2017". In molti hanno fatto notare a Bucaioni che quell'aureola e il cuore "immacolato" in mano alla drag queen sono un richiamo molto, troppo esplicito alle icone sacre del cristianesimo. E così gli organizzatori del Pride, nato "da un idea del Gruppo Giovani dell’Associazione Arcigay Arcilesbica Omphalos", hanno precisato in una nota la loro posizione. Definendo le reazioni dei partiti e dei cattolici "un pensiero discriminatorio" figlio della "omofobia più nascosta" che viene "smascherata con un po’ di trucco e uno scatto fotografico ben fatto". "I nostri pride scandalizzano, irritano, destabilizzano. E lo fanno di proposito - si legge nella nota -. Ci si scandalizza alla percezione di qualcosa di sacro accostato a qualcosa che si ritiene sbagliato non degno di rispetto. Dimostrando nei fatti che ciò che di sbagliato si vede sono semplicemente le nostre drag queen, le nostre persone transessuali, i gay, le lesbiche o le persone intersex".
La polemica ha lambito anche l'amministrazione del Comune di Perugia, guidata dalla giunta di centrodestra del sindaco Andrea Romizi. Che si è trovato nel mezzo di una tormenta inaspettata. Sebbene il Comune avesse concesso il patrocinio al Pride, infatti, "la locandina non rientra nel materiale di comunicazione oggetto del patrocinio". "Sin dal suo insediamento - si legge nella nota - l’Amministrazione Comunale si è sempre dimostrata rispettosa nei confronti di ogni sensibilità espressa, riconoscendovi manifestazioni di libertà". Ma "il messaggio evocato dall’immagine e le reazioni che ne stanno scaturendo appaiono in contraddizione con quanto pubblicato nel manifesto dell’edizione 2017, laddove si legge che il 'Perugia Pride Village torna a scardinare le gabbie di odio che opprimono le nostre identità'". Perché la "libertà non può mai prescindere dal rispetto". E il rispetto va dato anche a chi venera la Madonna come la madre di Dio e non come una drag queen.



8 ANNI, DRAG QUEEN, INCORAGGIATO DAI GENITORI. E NON SONO CRIMINI CONTRO L'INFANZIA?

Questo video va fatto vedere. Senza troppi commenti. La gente deve vedere come si possono rovinare i bambini, quando l’ideologia gender s’impossessa  delle menti dei genitori.
Di tanto in tanto – comunque troppo spesso – tocca vedere bambini e ragazzi confusi e – forse – plagiati che vengono bombardati di ormoni e incoraggiati nella loro “scelta” di voler “cambiare sesso”.
Non staremo qui a ripetere tutto quello che c’è da dire sul transessualismo e in specie sulla disforia di genere tra i bambini. Anche perché basta il buon senso comune e la ragionevolezza di qualsiasi genitore per capire che i bambini, nel loro mondo fantastico, vanno lasciati in pace, assecondati, ma anche guidati con amore sulla via della verità e del bene: infatti, la confusione di genere – quando è veramente un problema psicologico – rientra da sé nel giro di pochi anni.
Comunque, oggi ci tocca vederne una nuova: un bambino di otto anni, Nemis Quinn Melancon-Golden, col nome d’arte di Lactatia, è celebrato e osannato dalla comunità LGBTQIA(…) perché, incoraggiato anche dalla famiglia,  calca i palcoscenici come Drag Queen.
Inutile dire lo strepitoso successo che riscuote sui media gay-friendly.
Qualsiasi persona ragionevole dovrebbe denunciare l’evidente abuso sul minore che si sta perpetrando sotto spessi strati di make-up, parrucche e riflettori. Nel video che potete vedere qui di seguito, Nemis – che secondo il padre e la madre non è gay, ma “forse lo diventerà” – esordisce dicendo che se i bambini vogliono essere Drag Queen e i genitori o gli amici non approvano, allora vanno cambiati i genitori e gli amici…
E’ uno spettacolo davvero triste, soprattutto quello offerto dai genitori di questa creatura (che veniva vestito da donna e truccato, fin da piccolo, dalla sorella).
Essi spiegano che quando Nemis non è nel personaggio di Lactatia si identifica come un ragazzo. Quando è Lactatia, lui si sente una ragazza con il pene.
Greg Quinlan e Stephen Nero, ex attivisti gay, hanno commentato su LifeSiteNews che siamo evidentemente in presenza di uno di quei casi in cui i bambini vengono sacrificati per realizzare i sogni e le aspirazioni dei genitori. Un vero e proprio abuso: non ci vuol molto per capire che presto il bambino sarà coinvolto in giochi a sfondo sessuale…
Fino a poco tempo fa, genitori che avessero permesso a un bambino di 8 anni di fare esperienze del genere avrebbero giustamente perso la patria potestà.  Oggi, in Canada, dove vive Nemis, una legge permette al governo di togliere i bambini ai genitori che si rifiutano di assecondare il desiderio disordinato e futile dei figli di appartenere al sesso opposto a quello che gli ha dato la natura.
http://www.iltimone.org/36163,News.html

Il Gay Village e la propaganda omosessualista

Anche quest’anno la città di Roma ospiterà il Gay Village, una delle più importanti rassegne del cosiddetto orgoglio omosessuale; un evento che si svolge per tutto il periodo estivo in cui si alternano momenti di intrattenimento a incontri culturali. Come si evince dal sito, la mission e la vision del Gay Village è “essere il punto nevralgico per l’informazione, la cultura e il divertimento LGBT (…) diventare un luogo di riferimento per le nuove generazioni, con l’obiettivo di creare una realtà distante dalla oppressione e dalla repressione, attraverso il palinsesto culturale e ludico”.
Pertanto gli organizzatori della nota kermesse omosessuale puntano a fare in modo che essa diventi il punto di riferimento del mondo gay, un appuntamento stabile che fissi e sottolinei di volta in volta gli obiettivi raggiunti e quelli ancora da raggiungere. Ogni anno il Gay Village, forte delle ingenti risorse economiche a sua disposizione e dei suoi numerosi sostenitori, promuove una campagna pubblicitaria molto aggressiva e ben studiata.
Questa volta gli organizzatori scelgono di mettere in rilievo le importanti conquiste culturali e politiche raggiunte dal mondo LGBT e la necessità di difenderle. La campagna pubblicitaria in atto mira ad esaltare l’elemento visivo in grado di rappresentare simbolicamente la comunità omosessuale: un cavaliere gay che cavalca una creatura mitologica, l’unicorno, e che incita la folla.
La campagna così formulata diviene un ipotetico sequel del ‘Libero Stato del Gay Village” (anno 2013) in quanto, dopo aver costruito il regno, ora è necessario difenderlo e viverlo per continuare a contrastare la violenza e l’ignoranza nei confronti della comunità LGBT”, si legge sul sito della manifestazione.
Viene da chiedersi chi sia in questo momento il nemico in grado di attaccare e mettere in pericolo il “regno” omosessuale, quando persino buona parte delle gerarchie ecclesiastiche strizzano l’occhiolino alla cultura gay con il pretesto di una malintesa misericordia divina.
E’ possibile ipotizzare che in realtà l’ideologia omosessualista per sopravvivere abbisogna di identificare sempre un nemico che, attraverso la contrapposizione, consolidi la fragile identità delle persone omosessuali. Il prezzo da pagare per chi rinnega la propria natura è l’alienazione, rispetto a se stesso e al mondo che lo circonda. Non a caso l’immagine pubblicitaria del guerriero gay che cavalca l’unicorno e incita la folla è accompagnata dalla scritta “Fantasia”, che rimanda al mondo fittizio, chiamato appunto Fantàsia, descritto nel romanzo La storia infinita, scritto da Michael End nel 1979.
In questo universo parallelo regolato da leggi molto diverse da quelle del mondo reale, come l’assenza di confini e la relatività del tempo e dello spazio, gli abitanti per raggiungere la terra non hanno altra strada che quella di lasciarsi inghiottire dal “nulla” ma così facendo vengono tramutati in menzogne, manie e ossessioni.
In effetti, l’ideologia LGBT, al di là delle promesse di felicità, non può far altro che condannare il malcapitato che vi aderisce ad una vita falsa, lontana dalla verità; egli rimane sempre alla ricerca di una identità autentica impossibile da conquistare. L’illusione, la rabbia e la paura costituiscono dunque i sentimenti prevalenti nel mondo omosessuale, in cui le prime vittime sono gli omosessuali stessi, e l’identificazione di un nemico, reale o presunto, rappresenta forse un modo che essi  hanno di placare l’angoscia esistenziale in cui risultano imprigionati. (A.D.M)

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