ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 26 giugno 2017

Sine ira et studio

                           CALUNNIE IN UN FILM       

La risposta di mons. Perić: se il tenente generale Maksimov è una persona reale, non ci dovrebbe essere alcun problema ad organizzare un confronto pubblico. Siano mostrati in pubblico tutti i documenti compromettenti e il loro contenuto! Fate in modo che la loro autenticità sia provata e che tutti, incluso il Vescovo, rispondano moralmente e legalmente per le loro azioni e accettino la responsabilità morale e legale.
Introduzione
A metà maggio 2017 è apparso un film-collage denominato "Da Fatima a Medjugorje", realizzato da Nazareth Production, scritto da un certo Slom Bezael e diretto da Ami Drozd. Quando la pubblicità, composta da quattrotrailers, è apparsa per la prima volta sul sito Dnevno.hr, questa Cancelleria ha pubblicato una dichiarazione in cui abbiamo confutato tutte le diffamazioni riguardanti i pastori della Chiesa di Mostar, i vescovi Pavao Žanić (1918-2000) e Ratko Perić: "Tutto ciò che è detto nel film riguardo alla presunta "collaborazione" dei nostri pastori Pavao e Ratko con i servizi segreti nemici di Dio e della Chiesa, sono blasfeme calunnie che non hanno alcun fondamento e nessuna attinenza con le persone calunniate: sono unicamente diffamazioni non solo degli individui, ma della Chiesa stessa!"
In questi giorni abbiamo avuto l'opportunità di vedere interamente il film. Sentiamo la necessità di intervenire ancora una volta: non per entrare in polemica con gli autori - quale verità può confutare una calunnia malvagia e mirata? - ma per amore della verità e per le anime dei fedeli che potrebbero, guardando questo film diffamatorio, essere scossi e turbati, il che è ovviamente l'intento del realizzatore e del produttore.
Consideriamo questo film una disgustosa e blasfema calunnia: e ciò che è blasfemo è opera del padre delle menzogne. Pertanto, anche qualificare il film come calunnia è un eufemismo. Il tema di fondo di questo film non è niente di nuovo, soprattutto per quanto riguarda la presunta «collaborazione» del vescovo Žanić, dal momento che la «collaborazione» del vescovo Žanić con l'UDBA [nota del traduttore: i servizi segreti jugoslavi, noti comunemente come polizia segreta comunista] è già stata affrontata in un’altra opera cinematografica. Peraltro, alcuni dei fotogrammi di quest’ultimo film, come le immagini della consacrazione del vescovo Perić a Neum nel 1992, sono dello stesso autore.
Il film
Sarebbe inutile raccontare l'intero film. Ci limiteremo alle questioni riguardanti i vescovi Žanić e Perić. Cioè, ci limiteremo a scrivere solo riguardo ai contenuti in cui i vescovi di Mostar sono esplicitamente presentati come "collaboratori" dell’UDBA e del KGB sovietico.
La “collaborazione” del vescovo Žanić con l’UDBA
Non solo l'UDBA si occupava del «fenomeno di Medjugorje», ma anche il KGB, che era «presente a Medjugorje sin dall'inizio». Come avrebbero dovuto efficacemente sopprimere qualcosa che avrebbe distrutto il sistema comunista e la Jugoslavia? La posizione del vescovo locale è importante. L'agente dell’UDBA Lasić sarebbe in possesso di un documento compromettente sul Vescovo Žanić. "Si trattava di una relazione intima con uno dei suoi colleghi quando era molto giovane e di altri particolari che non sono in armonia con quello che egli dovrebbe rappresentare". Quel "documento" viene consegnato il 4 agosto 1981 dall’agente del KGB generale tenente Maksimov al segretario di Stato, cardinale Agostino Casaroli, molto sorpreso (come il diplomatico vaticano Pietro Sambi e lo stesso Maksimov). La Santa Sede trova un modo per sostituire il vescovo. "Nel periodo del processo a carico di padre Jozo Zovko [1981] la Chiesa cominciò a cercare il successore del vescovo Žanić. Il rettore del Pontificio Collegio Croato di San Girolamo, Ratko Perić, fu invitato per un colloquio. Mentre l'agente UDBA Lasić stava cercando di ricattare il vescovo Žanić a Mostar, Ratko Perić dichiarava a Roma che avrebbe accettato qualsiasi incarico la Chiesa avesse scelto di affidargli ".
Sotto il "ricatto" del peccato commesso "quando era molto giovane", il vescovo Žanić cambia la sua posizione positiva su Medjugorje e accetta di collaborare con l’UDBA per confutare "le apparizioni" con la sua autorità apostolica: "Tra le altre cose, per la soddisfazione del servizio segreto, inviò lettere a molti vescovi chiedendo loro di fermare il flusso dei pellegrini diretti a Medjugorje. Il servizio segreto jugoslavo era felice perché il vescovo metteva in azione tutto quello che chiedevano ". Quindi, per non essere accusato, il vescovo Žanić collabora e in cambio l'UDBA non lo svergognerà. Allo stesso tempo, il vescovo è riluttante a rinunciare alla diocesi di Mostar, "sostenendo che non si doveva affrettare la cosa perché gli era stato assicurato che il documento per lui compromettente era stato distrutto ".
La "collaborazione" del rettore Perić con il KGB
Nel dicembre 1982, il rettore Perić incontra l'agente del KGB generale Alexander Maksimov, che è presentato come l’unico e solo accusatore dei vescovi di Mostar: "Da allora fino al 1989 ci siamo incontrati sette volte", spiega Maksimov. Sebbene fosse incline a credere nell'autenticità dei fatti di Medjugorje, il rettore di San Girolamo fece promesse all’agente del KGB sovietico: "Se in queste apparizioni c'è della verità, avrebbe distrutto anche la più piccola parte di essa e sapeva come farlo; [ma] loro [il KGB] dovevano agire per il tramite dell’UDBA jugoslava "per ostacolare i francescani nelle loro attività in Erzegovina", sottolineando che" con i francescani bisognerebbe agire brutalmente e abilmente in tutti i modi possibili"! La sua unica preoccupazione era che la jugoslava UDBA e i frati erzegovinesi non sapessero nulla della sua collaborazione: "Ha detto che si fidava di noi, sapeva quanto siamo efficaci come servizi, che anche il suo collega italiano che ci ha messi in contatto ha detto così, e che avremmo sistemato tutto riguardo al coordinamento con i nostri colleghi jugoslavi, ma che nessuno avrebbe mai dovuto sapere che lui aveva a che fare con la persecuzione dei francescani. [...] Ha sottolineato che bisogna essere fermi con loro, che non si può fare altrimenti [...]. Gli agenti del KGB di tutto il mondo lo tennero informato su Medjugorje. Gli diedero informazioni su ciò che i francescani facevano e progettavano e su cosa dicessero i vescovi di ​​tutto il mondo e chiese loro di influenzare quei vescovi cosicché parlassero contro il fenomeno e scoraggiassero i fedeli dall’andare a Medjugorje "! "Perić ha continuato a coltivare tali contatti e incontri anche dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica" ?!
Le prove del film: documenti, immagini, video
Alcune copie di documenti in russo, con caratteri cirillici, che dovrebbero corroborare le affermazioni dell'agente e essere prove irrefutabili, appaiono sette volte nel film. Ma queste copie appaiono e scompaiono così rapidamente che lo spettatore non riesce a vedere la data di emissione o il numero di protocollo, tanto meno a leggere i nomi dei partecipanti alle riunioni e il contenuto. Se si presta attenzione alla firma dei documenti, è solo ed esclusivamente quella del generale Maksimov.
Le immagini e i video del Vescovo Žanić e del rettore, poi vescovo, Perić, sono tratti da ordinarie apparizioni ecclesiali e liturgiche. È evidente che le immagini sono state riprese senza il permesso dei soggetti filmati, il che, per inciso, è un reato. Ma non ci sono immagini o prove di incontri, conversazioni o firme dei vescovi calunniati. C'è solo un'immagine realizzata con l’accostamento di una foto del vescovo Žanić e un’altra dell'agente dell’UDBA Lasić: il vescovo Žanić nel suo ufficio, Lasić da qualche parte per strada in auto.
Il testimone
L’unico e solo testimone di questa calunnia invisibile dei vescovi di Mostar è un agente del KGB, il tenente generale A. Maksimov. Parla con gli occhiali da sole, guardando sempre in una direzione. Non guarda verso la telecamera. Si ha l’impressione che legga un testo scritto. Secondo la sua stessa affermazione, sentì parlare di Medjugorje proprio all'inizio del luglio 1981, quando gli fu ordinato di recarsi urgentemente a Belgrado. Ha contatti "eccellenti" in Vaticano. Si incontra con il Segretario di Stato e un altro funzionario del Vaticano stesso nei ristoranti romani, come il ristorante Columbus. In un'occasione, "come gesto di buona volontà", lascia "un dono personale" per il Papa: un elenco di sacerdoti che hanno collaborato con il servizio segreto in Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia e Ucraina!
Abbiamo cercato di scoprire attraverso i motori di ricerca su Internet se il generale Maksimov sia una persona reale. Ma non ci siamo riusciti. Sappiamo che i servizi segreti nascondono l'identità dei loro agenti. Ma questa sorta di alto ufficiale, uno dei "vertici del KGB", non può facilmente essere nascosto. Dopo tutto, se è una persona reale, non dovrebbe essere un problema organizzare un confronto pubblico con il vescovo Perić.
La nostra risposta
La "collaborazione" del vescovo Žanić
L'ipotesi, o meglio la calunnia, che il vescovo Žanić fosse un "collaboratore" dell'Udba, come abbiamo già detto nell'introduzione, non è una novità nei media. Dopo che la calunnia fu riportata nel film "Gospa" del regista di Zagabria Jakov Sedlar, questa Cancelleria rispose con una dichiarazione il 17 giugno 1995. Quando, in un'intervista, questi minacciò una causa, la Cancelleria rilasciò una nuova dichiarazione il 1 ° dicembre dello stesso anno, esortandolo a procedere nel suo intento. Questa Cancelleria ha reso ancora un'altra dichiarazione il 21 dicembre 2011 dopo che il libro "Misterij Međugorja. 30 godina fenomena” (Il Mistero di Medjugorje, 30 anni del fenomeno) era stato pubblicato da Večernji list a Zagabria, firmato dai giornalisti Ž. Ivković, R. Bubalo, Z. Despot e S. Hančić. Circa venti giorni dopo, nell'anniversario della morte del vescovo Žanić, l’11 gennaio 2012, il vescovo Ratko ha confutato queste diffamazioni in un'omelia in cattedrale. E la polemica è cessata.
Nel novembre 2011 il vescovo ha inviato una richiesta scritta al sig. Almir Džuva, direttore dell'Agenzia per i Servizi Segreti della Bosnia-Erzegovina di Sarajevo, chiedendo di poter accedere agli archivi pubblici delle relazioni dell’UDBA riguardanti il ​​vescovo Žanić e Medjugorje. Il direttore ha approvato la sua richiesta e ha reso disponibili le copie di più di 30 documenti dal 1981 al 1988. Nessun documento menziona alcun ricatto o minaccia comunista, tanto meno una «collaborazione». Inoltre, da alcune delle relazioni che erano state inviate dai servizi di sicurezza di Mostar ai funzionari di grado superiore a Sarajevo, risulta che il vescovo Žanić rifiutò un incontro con il presidente della Commissione per gli affari religiosi, il 14 luglio 1981. E come tenace avversario del sistema comunista, il vescovo Žanić era messo al primo posto nell’elenco delle persone "responsabili di attività nemica" nei documenti datati: 31 gennaio 1983, 7 novembre 1983, 8 dicembre 1983, 4 gennaio 1984, 7 marzo 1984 e 24 aprile 1986. E questo avversario, per motivi ideologici di principio, del comunismo fu a Mostar dal 1971 al 1993.
Tuttavia, in quest’ultima opera cinematografica, almeno per quanto ne sappiamo, spunta fuori un "peccato" del vescovo Žanić quando era "in giovane età". Lo sceneggiatore, il regista e "il testimone" non ci dicono cosa significhi "molto giovane". Anche la scienza non considera un 20enne "molto giovane" o adolescente. Il vescovo Žanić nacque il 20 maggio 1918. Che miracolo! Mezzo secolo dopo l'agente UDBA Lasić è in possesso di un "documento compromettente" che spinge il vescovo Žanić a "cedere sotto la pressione" e ad "accettare" una collaborazione senza condizioni e spinge la Santa Sede a mettersi immediatamente alla ricerca del suo successore: "Nel periodo del processo a carico di P. Jozo Zovko la Chiesa cominciò a cercare il successore del vescovo Žanić." Perciò nel 1981 l'UDBA lo sa!
La verità è che la Santa Sede, malgrado le "prove indiscutibili" di "inidoneità" alla funzione apostolica, ha lasciato il Vescovo Žanić a capo delle diocesi di Mostar-Duvno e ​​di Trebinje-Mrkan per altri 12 anni, fino al 24 luglio 1993, quando raggiunse l'età di 75 anni, che è l'età canonica per la pensione. Per di più, dal 3 novembre 1988 al 14 gennaio 1990, la Santa Sede gli affidò una terza diocesi, Dubrovnik. È così che la Santa Sede solleva dall’incarico i vescovi che hanno vissuto una vita, anche in gioventù, "non in armonia con ciò che dovrebbero rappresentare"? Se, secondo i realizzatori del film, il Vescovo Žanić era un ostacolo per il Papa nel suo tentativo di distruggere il comunismo, in cui Medjugorje avrebbe dato un aiuto significativo, il Santo Padre Giovanni Paolo II avrebbe parlato in modo così elogiativo del servizio sacerdotale e apostolico del Vescovo Žanić, in occasione del suo 50 ° anniversario di sacerdozio e ventesimo anniversario di episcopato nel 1991? “Sappiamo davvero con quale cura e zelo hai svolto il tuo sacro servizio durante il lungo cammino della tua vita, prima come pastore, poi come delegato diocesano per le donne consacrate, e infine come rettore del seminario minore. Fine conoscitore della teologia, estremamente fedele alla Santa Sede, hai cercato diligentemente di diffondere la devozione personale all'Eucaristia, con il cui culto - e tu ti ci sei dedicato con tutto te stesso - l'unità dei cuori e delle menti è preservata. Diventato vescovo coadiutore nel 1970, per dieci anni hai impiegato tutte le tue energie per il bene spirituale dei fedeli di Cristo nella diocesi di Mostar-Duvno, che hai accompagnato con amore instancabile e zelo coraggioso. E quando la diocesi è stata affidata alla tua attenta amministrazione, i fedeli del tuo gregge ti hanno già riconosciuto come loro padre e maestro delle verità divine. Sappiamo che i problemi e le difficoltà hanno reso ancor più amaro l'onere del tuo servizio pastorale, ma non hai mai mancato di fede senza paura. Inoltre, il tuo amore verso tutti, la devozione eccezionale e la tua diligenza nella scelta e nell'elezione dei giovani chiamati al servizio del Signore sono aumentati significativamente. Così, fratello onorato, coraggiosamente avanti! "
 Tutto ciò non significa che gli autori di questo film stanno diffamando la Chiesa stessa, dato che la Santa Sede loda il Vescovo Žanić in questo modo, anziché infliggergli una "punizione meritata"? Quindi, invitiamo gli autori del film a dimostrare le loro asserzioni: mostrate i documenti! Non convinceranno nessuna persona ragionevole con altre copie degli "ultimi documenti" che appaiono nel film "alla velocità della luce". Se non lo faranno, essi ammetteranno di essere dei calunniatori.
La "collaborazione" del rettore e vescovo Perić
Se non fosse una calunnia blasfema che mira a diffamare non una persona ma la Chiesa stessa, l'affermazione che il rettore di San Girolamo e vescovo di Mostar Perić sia stato collaboratore del KGB sarebbe una vera barzelletta. Se a ciò aggiungiamo questa "motivazione": "Ha detto che collaborerà, ma ha posto una condizione: noi dobbiamo intervenire presso i servizi segreti jugoslavi per limitare al massimo le attività dei Francescani di Erzegovina", allora non abbiamo parole per descrivere questa costruzione calunniosa. Senza una foto, un documento, la firma del Vescovo, la data o il luogo dell'incontro, nient'altro che l’affermazione dell'agente: "Sì, ho conosciuto Ratko Perić nel dicembre 1982. Da allora fino al 1989 ci siamo incontrati sette volte". Dichiarare dunque qualcuno collaboratore del più infame servizio di intelligence fin dall'inizio del comunismo, può essere fatto solo da qualcuno pieno di odio verso la persona, il suo servizio ecclesiale e l'istituzione in cui il rettore e vescovo Perić ha agito in modo responsabile. Se aggiungiamo a ciò l’affermazione che anche dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica, e ciò significa dopo la scomparsa del KGB comunista, mentre la guerra infuriava nelle diocesi di Erzegovina (una guerra nel cui scoppio quei servizi infami ebbero un grande ruolo), ha mantenuto i contatti con loro, il tutto è una completa e assoluta assurdità. Che un prete cattolico, che "il testimone" descrive come molto intelligente, rimanesse probabilmente l'unico sacerdote della Chiesa cattolica che continuava a collaborare con il KGB, anche dopo la caduta del muro di Berlino e la disgregazione dell'Unione Sovietica e la dissoluzione del KGB; che il rettore di San Girolamo fosse informato sugli eventi di Medjugorje dagli "agenti del KGB", è ridicolo! Crediamo che anche chi pensa a monsignor Perić come ad una persona non "aperta" al fenomeno di Medjugorje considererà questo, se non disgustoso, almeno certamente molto improbabile. Purtroppo non solo qualunque cosa può essere stampata su carta, ma tutto può essere messo in una pellicola quando l'eclissi della ragione e la malizia del cuore si combinano.
L'unica copia di un documento nel film in cui il appare il nome del Vescovo, se è autentico, non significa assolutamente nulla. Nel 31° minuto del film appare una copia di un documento che – come si legge - è: “Traduzione del protocollo ricevuto dal Vaticano il 26 gennaio 1984, Palazzo Apostolico (Апостольский дворец) Vaticano, Santa Sede”. Le prime due righe evidenziate in arancione "rivelano" i partecipanti all'incontro: Alberto Tricarico, il vescovo Pavao Žanić e Ratko Perić. Nelle successive quattro righe possiamo leggere che l'argomento della riunione erano "il caso erzegovinese" e Medjugorje. E nient'altro. Diciamo che non rivela niente perché è noto pubblicamente, e lo abbiamo pubblicato alcune volte, che il Vescovo Žanić, durante i suoi 23 anni di servizio come vescovo, è andato a Roma più di 80 volte e ha incontrato il Papa per 14 volte nella speranza che la Santa Sede risolvesse finalmente e giustamente il “caso erzegovinese" e il "fenomeno di Medjugorje". Che cosa c’è di strano e di “compromettente" nel fatto che un suo sacerdote presente a Roma lo accompagnasse a volte a quelle riunioni?
Inoltre, il vescovo Žanić incontrò ogni volta che andò a Roma Mons. Pierluigi Celata, che era stato fino al 1979 funzionario di spicco per gli eventi in Jugoslavia, mentre dal 1979 al 1988 quell’incarico fu retto da Mons. Faustino Sainz Munoz. Non c'era motivo per cui il vescovo dovesse parlare con Mons. Alberto Tricarico, dal 1982 al 1985 consulente nella nunziatura apostolica di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia!
“Collaborazione” e situazione sul campo
Se ci fosse una verità in questa invenzione vergognosa, come non potremmo chiederci: quali effetti hanno avuto la "collaborazione" di Perić e Žanić e la pressione dell’ UDBA e del KGB sui francescani erzegovinesi? Cosa stava succedendo ai francescani e a Medjugorje in quel momento?
Tutti sono d'accordo sul fatto che il segnale d’inizio per la persecuzione dei Francescani di Erzegovina padri Jozo Zovko, Ferdo Vlašić e Jozo Križić, sia stato dato dall'allora ideologo del partito comunista Branko Mikulić con il suo discorso sul "Giorno del combattente ", il 4 luglio 1981 a Tjentište. Dopo la preparazione dei media, in occasione della festa dell'Assunzione, seguirono gli arresti, poi la carcerazione preventiva a Mostar, il vergognoso verdetto e la detenzione a Foča. Quale sia stata la posizione del vescovo di Mostar in quel momento si può trovare nel film stesso, che presenta l'omelia del vescovo durante la Cresima il 25 luglio 1981. E alla conferenza comunale del partito a Čitluk, nell'agosto 1981, "il comportamento dei sacerdoti è stato vigorosamente condannato "e le persone citate per nome furono il Vescovo Žanić, P. Jozo Zovko e P. Ferdo Vlašić. Che il vescovo Žanić non avesse paura di essere nominato è più che visibile nella sua lettera di protesta del 1 ° settembre 1982 al presidente della Repubblica Sergej Kreigher, in cui rigettava con indignazione le assurde diffamazioni riguardo ad alcuni dei francescani, nello specifico Jozo Zovko, e a sé stesso. Scrive: "Come vescovo cattolico e Ordinario responsabile della diocesi di Mostar, respingo tutte le irresponsabili diffamazioni e gli attacchi contro me e i miei sacerdoti, la cui sgradevolezza non contribuisce in alcun modo ad una considerazione equilibrata degli avvenimenti della parrocchia di Medjugorje. Questo tipo di atti offensivi mortifica i diritti civili e umani fondamentali. Le chiedo di accettare questa protesta e, in quanto persona dotata delle più alte responsabilità nella FSRY, di mettere in atto misure decise contro questo tipo di atti irresponsabili ". Più su abbiamo già detto come l’UDBA percepiva il vescovo Žanić.
E il rettore del Pontificio Collegio Croato di San Girolamo, il sacerdote Ratko Perić? Secondo il "testimone", la loro prima riunione avvenne nel dicembre 1982 e altre riunioni seguirono fino al 1989. Perciò il rettore Perić non può essere coinvolto nella storia della persecuzione dei francescani nel 1982, nemmeno secondo la costruzione di questo film. P. Jozo Zovko fu arrestato, accusato, condannato, deportato nella prigione di Foča e fu fuori dal carcere nel febbraio 1983; poi venne in Erzegovina e gli fu assegnata la parrocchia di Bukovica. Contemporaneamente al processo di P. Jozo Zovko nel novembre 1981, si svolse separatamente il processo a carico dei padri Ferdo Vlašić e Jozo Križić. P. Ferdo fu condannato a 8 anni di prigione e P. Jozo a 5 anni e mezzo con il divieto di apparizioni pubbliche sulla stampa (come redattore e autore) per tre anni dopo aver scontato la pena. Dopo più interventi, la condanna fu gradualmente ridotta per P. Ferdo: il 12 marzo 1982 da 8 a 5 anni e mezzo, il 15 novembre 1983 da 5 e mezzo a 5 anni e infine all'inizio di gennaio 1986 da 5 a 4 anni e mezzo, che purtroppo dovette scontare e che ebbero gravi conseguenze (come le precedenti incarcerazioni di lungo termine e persecuzioni): morì a 75 anni, il 15 ottobre 1995. La pena fu ridotta da 5 anni e mezzo a 2 anni e mezzo per P. Jozo Križić. Morì all’età di 42 anni, il 9 gennaio 1993. Riposino in pace entrambi!
E Medjugorje? Durante la compromettente "collaborazione" dell’allora sacerdote Ratko Perić con l'agenzia diintelligence sovietica, la pressione su Medjugorje diminuì lentamente. Invece di imporre proibizioni e ostacoli, la polizia comunista cominciò lentamente a regolare il traffico. La domanda sorge spontanea: come mai l'unica richiesta del vescovo Perić non è adempiuta e il KGB non influenza i colleghi dell’UDBA in Jugoslavia per incrementare la persecuzione dei francescani e distruggere Medjugorje? Dove sono i frutti del "patto di cospirazione" per trattare i francescani "brutalmente e abilmente", "in tutti i modi possibili", anche col "bastone" in modo che "se in queste apparizioni c'è della verità, avrebbe distrutto anche la più piccola parte di essa"?! E Mons. Perić ha continuato la collaborazione anche dopo la disintegrazione dell'Unione Sovietica e del KGB? Sapienti sat[A buon intenditor, poche parole]
Il film, la “collaborazione” e Medjugorje
Il film intitolato "Da Fatima a Medjugorje", tratta, nei primi dieci minuti, degli inizi delle apparizioni di Lourdes e Fatima, poi della persecuzione dei veggenti da parte di rappresentanti della Chiesa e delle autorità civili. Poiché la "politica" non era la ragione principale che li muoveva, le persecuzioni si sono fermate, la questione si è sviluppata e la Chiesa ha riconosciuto le apparizioni. Ma la "politica" è la ragione principale delle persecuzioni a Medjugorje, e nella sua forma peggiore. Con i metodi del controspionaggio il vescovo e il suo sacerdote in servizio a Roma, il suo "potenziale" e il futuro successore, vengono ricattati. Entrambi, messi alle strette dal ricatto, passano dall’essere quelli che "ammettevano la possibilità delle apparizioni" al diventare grandi critici e lavorare per la distruzione di "Medjugorje" con la loro autorità ecclesiale in ogni modo possibile e con tutti i mezzi necessari. È vero?
Il vescovo Žanić ha cambiato radicalmente la sua posizione su Medjugorje dopo le rivelazioni venute fuori dalle sue conversazioni con i protagonisti degli eventi di Medjugorje e sulla base dei risultati delle commissioni, la prima e quella estesa, che egli stesso istituì, ma non sotto assurde pressioni e inventati ricatti dei servizi segreti. Poiché era un vescovo mariano, credeva nella possibilità delle apparizioni della Beata Vergine Maria. Egli guidò personalmente numerosi pellegrinaggi a santuari mariani, specialmente a Lourdes. E quando nella sua coscienza cattolica e responsabilità apostolica giunse alla conclusione che non ci fossero rivelazioni soprannaturali a Medjugorje, il vescovo pubblicamente, non segretamente e in modo cospiratorio, espresse il suo giudizio argomentato a Mostar, come a Medjugorje, a Zagabria e a Roma. Almeno questo è noto! Ognuno può essere d'accordo o in disaccordo con questa posizione, perché non è un dogma cattolico. Ma nessuno ha il diritto di calunniare!
La sua posizione è stata confermata dai vescovi e arcivescovi croati nella loro seduta plenaria a Zara, il 10 aprile 1991, dopo aver ricevuto la relazione della Commissione che essi stessi avevano fondato. La dichiarazione ha chiaramente dichiarato: "Sulla base degli studi finora condotti, non si può affermare che si tratti di apparizioni o rivelazioni soprannaturali". È vero che i vescovi hanno detto che l’evolversi degli eventi deve essere attentamente seguito e che essi saranno a disposizione dei fedeli che si riuniranno a Medjugorje, ma si stabiliva il divieto di pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje.
Mons. Perić, nel periodo descritto nel film, era stato assegnato al servizio pastorale come rettore del Collegio di San Girolamo a Roma. Pertanto, a causa della distanza, e in quell’epoca a causa della limitata possibilità di comunicazioni, era lontano da tutto ciò che succedeva a Medjugorje. Sebbene fosse (e "il testimone" sostiene che egli è capace e istruito) conosciuto nella Chiesa croata come scrittore teologico, non fu mai membro di una delle commissioni, né a livello diocesano né a livello della Conferenza episcopale. Ma ci si poteva aspettare che egli personalmente seguisse gli avvenimenti di Medjugorje e li esaminasse da una prospettiva teologica. Nessuna persona ragionevole può biasimarlo per questo. Se le sue conclusioni furono identiche alle conclusioni delle commissioni, del Vescovo Žanić e di tutti i vescovi della Chiesa croata, non lo si può biasimare per questo, né tanto meno calunniare. Con la sua consacrazione come vescovo, divenendo prima coadiutore (1992-1993) e poi ordinario, è chiamato a guardare alla verità e a promuovere la verità con il proprio servizio e con la sua responsabilità apostolica. In quest’ottica, in questi 25 anni del suo servizio episcopale alla Chiesa in Erzegovina, abbiamo visto, sentito e letto i suoi scritti e le sue attività. Pertanto, poniamo una domanda retorica: durante tutti questi anni, una persona "ricattata", senza paura di essere smascherata (e la paura non può in alcun modo essere attribuita al Vescovo) avrebbe potuto parlare in modo responsabile e pubblicamente di ciò che in base alla sua coscienza cattolica e responsabilità apostolica ritiene essere la verità, nonostante tutti gli obiettori, e correre il rischio di essere smascherato?!
La Santa Sede, che fin dall'inizio ha seguito attentamente tutti gli avvenimenti di Medjugorje, ha istituito una Commissione internazionale solo nel 2010, con decisione di papa Benedetto XVI e firma del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Dopo la fine dei lavori della Commissione, la Congregazione stessa ha affrontato attentamente il fenomeno, sotto i suoi aspetti teologici e morali. Aspettiamo il verdetto finale della Chiesa. Chiunque è dalla parte della verità lascerà che la Chiesa faccia il suo lavoro in pace, perché è l'unica chiamata a dichiarare non solo un parere personale e una mezza verità, ma una posizione ufficiale.
Pertanto, siamo convinti che il film danneggia la stessa Medjugorje. Come possiamo accettare l’idea che Dio "benedica" la calunnia e la malvagità di qualcuno per rivelare la Verità e difendere l'onore della beata Vergine Maria ?!
Conclusione
Abbiamo già detto nella nostra prima dichiarazione che non esiteremo, se necessario, a cercare una tutela giuridica. È vero che i vescovi, che sono apostoli di Gesù, sono chiamati ad essere i primi ad accettare, come il Maestro, il disprezzo del mondo: " Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia."(Giovanni 15: 18-20). Gesù lo disse dopo essere stato colpito nella casa del sommo sacerdote. Per questo motivo, ancora una volta, invitiamo gli autori di questa calunnia cinematografica e tutti coloro che avessero prove della collaborazione dei pastori della Chiesa d’Erzegovina con gli infami servizi segreti dei regimi comunisti: rendete pubblici tutti i documenti compromettenti e il loro contenuto! Dimostrate la loro autenticità e lasciate che tutti, anche il vescovo, rispondano moralmente e legalmente per le loro azioni e si assumano le responsabilità morali e legali! Chiunque sia in possesso di qualsiasi documento contenente scritti del vescovo, la sua firma, foto, incontri, registrazioni audio e video, con qualsiasi servizio segreto di intelligence di questo mondo – lo porti alla luce del giorno!
Chiunque abbia visto, sine ira et studio [senza rabbia e faziosità], quest’opera cinematografica noterà sicuramente la vacuità di cui abbonda (finché coloro che lo hanno fatto non dimostrano la sua veridicità: per gli osservatori obiettivi è un’opera calunniosa!). Per parlare nello spirito cristiano: preghiamo che non raccolgano ciò che hanno seminato! Preghiamo perché tutti noi mettiamo in atto la Verità e viviamo di Verità. E guai a coloro che anche con una sola parola o azione blasfema scandalizzano anche solo uno dei più piccoli!
Mostar, 26 maggio 2017
Don Željko Majić
Vicario generale
Foto:
nepoznato





Il settimanale di Zagabria 7Dnevno (7 giorni), nel suo numero del 2 giugno 2017, ha riservato le pagine 28 e 29 al regista Jakov Sedlar perché rispondesse alla nostra reazione intitolata Calunnie in un film, del 26 maggio di quest'anno. La dichiarazione di Sedlar, come autore o redattore, è intitolata: Cos’è Medjugorje per il Vescovo Perić: i vescovi, il KGB, l’UDBA e le dichiarazioni pastorali. Il giorno dopo, il portale Dnevno.hr ha pubblicato lo stesso articolo.
Sembra che il regista voglia scusarsi con i lettori per aver dovuto attendere una settimana prima di rispondere: "Ho trascorso gli ultimi giorni fuori dalla Croazia ...". Sembra che sarebbe stato più saggio per lui se si fosse preso qualche giorno o una settimana per raccogliere meglio i suoi pensieri, rinfrescare la sua memoria, consultare il proprio archivio e studiare la sua risposta, e poi si fosse seduto per scrivere in maniera argomentata ciò che considerava necessario. Ciò ha enormemente facilitato il nostro lavoro. Quello che ci si poteva aspettare veramente dopo la nostra reazione era che il generale russo Maksimov uscisse allo scoperto e chiedesse un dibattito pubblico. Ma invece si è fatto avanti Jakov Sedlar, che ha suggerito che il vescovo Perić si confronti con un "agente del servizio segreto jugoslavo: Lasić" ?! Quindi, abbiamo ritenuto utile informare Sedlar che abbiamo letto la sua dichiarazione e che con essa egli non ha chiuso la nostra bocca o i nostri computer. Non abbiamo bisogno di aggiungere o correggere la nostra precedente risposta. Pertanto, questa reazione conterrà solamente risposte e osservazioni su alcune dichiarazioni e asserzioni di Sedlar.
1. La questione della causa
Il regista: "Devo ammettere che sono rimasto scioccato. Insieme con la menzogna deplorevole riguardo alla mia 'intenzione' di citare in giudizio nel 1995  la cancelleria di Mostar [...]. Non so cosa sia stato scritto in una serie di recensioni giornalistiche e interviste in quei mesi, dopo che fu messo in circolazione 'Gospa' (il film di Sedlar sulla Madonna), perché non le ho seguite, né ho concesso interviste, ma so di non aver mai pensato di querelare nessuno, nemmeno la Cancelleria di Mostar. E non perché non ci fossero gli estremi per una citazione in giudizio secondo alcuni avvocati, con le cui opinioni tuttora non concordo "(7 Dnevno).
Risposta: Si tratta di un'intervista rilasciata da J. Sedlar per Panorama, settimanale politico-informativo, al giornalista Marko Marković, il 29 novembre 1995, p. 16-17, intitolata: Il Vescovo Perić di Mostar mente spudoratamente e accusa assurdamente il mio "Gospa". Come abbiamo già scritto nelle ultime due reazioni di questa Cancelleria, il 1 dicembre 1995, subito dopo aver capito la gravità della minaccia, nella sua risposta titolata "Finzione da film", la Cancelleria chiese che la minaccia fosse messa in atto.
La verità, questo dovrebbe essere detto, è che il regista non parla della causa in prima persona singolare, ma a nome del "distributore". Tuttavia, dal momento che nella parte dell'intervista dedicata al film "Gospa" nel dialogo predomina la prima persona plurale - e abbiamo sentito parlare della causa solo da lui e anche nel titolo dell'intervista è chiaramente scritto: il Vescovo Perić "accusa assurdamente il mio ‘Gospa’ " - il nostro invito e l'incoraggiamento ad andare in tribunale fu rivolto a lui. Se abbiamo ragione o no, il regista lo verifichi con il suo produttore Igor Prizmić, o legga la sua dichiarazione in Nacional (Il Nazionale) del 9 agosto 1996, pp. 3-4, dove è evidente che in quel periodo  - a causa delle gravi perdite finanziarie - quello di cui soprattutto si parlava erano denunce e richieste di andare in tribunale.
2. L'autore dei testi del film - Lo sceneggiatore
Il regista ha detto a Panorama nel 1995, così come a 7 Dnevno nel 2017, riguardo alla storia della nascita del film "Gospa", che l'intellettuale Ivan Aralica è stato l'autore di testi, cioè lo sceneggiatore. A 7 Dnevno: "Prima di tutto, l’autore dei testi, lo sceneggiatore (scrittore del testi del film) non ero io, ma il grande scrittore croato Ivan Aralica. Quindi, la scena dell'incontro tra il vescovo [Žanić] e l'importante membro del servizio segreto jugoslavo non è stata scritta da me, io l’ho trasferita in pellicola. Dovreste  saperlo, visto che volete fare i commentatori e critici cinematografici. A proposito, Ivan Aralica non è uno qualunque e non ha scritto a caso quella scena. L’ha scritta perché il vescovo Žanić ha realmente avuto una serie di incontri simili, che vi piaccia o no."
Risposta: Nell'intervista data dall’intellettuale Ivan Aralica a p. Božo Goluža, redattore del mensile diocesanoCrkva na kamenu (La Chiesa sulla roccia), 5/2002, pagg. 12-15, alla domanda: "Se non mi sbaglio, hai scritto la sceneggiatura per 'Gospa' ...] ", lo sceneggiatore ha risposto:" Non sono l'unico sceneggiatore del film, altri sono venuti dopo di me che hanno realizzato la versione finale. Inoltre, anche se avessi scritto la versione finale della sceneggiatura, tra la sceneggiatura e la realizzazione del film esiste la possibilità di apportare modifiche. Tuttavia, tutto questo - le correzioni alla mia sceneggiatura e la realizzazione del film - non mi toglie la qualifica di autore della maggior parte delle scene. Una delle cose dolorose nella mia vita è l'accusa di aver descritto il vescovo Žanić come collaboratore dei comunisti. I miei avversari tra i critici del film sanno che questo mi addolora, ma quelli avevano insistito su questo aspetto quanto più hanno potuto". E il regista insiste ancora nel 2017.
Nel completare la sua risposta, l'intellettuale Aralica è più che chiaro: "Se avessi saputo che non sarei stato in grado di evitare questo, non avrei scritto la sceneggiatura, o avrei scritto un libro prima della sceneggiatura e così non sarebbe stata possibile questa illusione. Con un libro avrei saputo difendere la posizione riservata dell'episcopato verso l'apparizione. La mia colpa, la mia colpa più grave, è di essermi fatto coinvolgere in questo!"
3. La Polizia che cominciò lentamente a regolare il traffico
Il regista ripete quattro volte il suo stupore e chiede come nella nostra reazione abbiamo potuto dire che "la polizia cominciò lentamente a regolare il traffico". Ma la vera insinuazione è che abbiamo detto che "la polizia cominciò lentamente a regolare il traffico" nel periodo "in cui p. Jozo Zovko OFM, p. Ferdo Vlašić OFM e p. Jozo Križić OFM erano processati e condannati dai tribunali"!
Risposta: Siamo convinti che nessuna persona di buona volontà possa aver letto nella nostra frase che "la polizia cominciò lentamente a regolare il traffico" quando i francescani erzegovinesi erano perseguitati. E non solo loro. C'erano anche altri sacerdoti e laici - soprattutto giovani. Ma dato che per Sedlar siamo "bugiardi spudorati", facciamo riferimento alla testimonianza del viceparroco di Medjugorje a quel tempo, p. Tomislav Vlašić OFM, con il quale il regista stesso "era spesso in compagnia in quegli anni". Probabilmente si fiderà di lui. In particolare, nella pubblicazione: A Medjugorje la Madonna è viva. Colloqui con padre Tomislav Vlašić, Mestre, 2008, p. 41, Vlašić afferma: "All’incirca dopo il primo anniversario [cioè nel 1982 - quindi circa sei mesi prima che, secondo la costruzione cinematografica, iniziasse la "collaborazione" tra il rettore Perić e il famigerato KGB],  il loro atteggiamento [dei comunisti] cominciò a cambiare, perché si convinsero che il radunarsi della gente a Medjugorje non aveva affatto una connotazione politica. […] Più tardi, precisamente nell’inverno del 1983, iniziò una nuova azione pilotata del governo di allora, che intendeva incentivare ed introdurre il “turismo religioso” e la rapida costruzione di case che sarebbero servite a quello scopo [...]. Da quel momento il regime cambiò completamente tattica: cominciò a sfruttare le apparizioni della Madonna e il radunarsi del popolo per i propri interessi e per arricchirsi materialmente".
4. Il vescovo Žanić cambia posizione
Il regista: "Diciamo questo, come si può spiegare il fatto (che non è menzionato nella vostra Dichiarazione) che il vescovo Žanić nella sua predica a Medjugorje il 25 luglio 1981, dichiarò pubblicamente davanti ad un grande numero di fedeli: ‘I ragazzi non mentono, è tutto vero!’ Ho sentito di questa cosa per la prima volta nel film. Non so dove gli autori l’abbiano presa ma sembra essere la vera voce del vescovo Žanić, o mi sbaglio ?!"
Risposta: Il regista non si sbaglia. Ma ancora una volta, la sua affermazione è sbagliata. Cioè, nella nostra reazione è chiaramente scritto: “Quale sia stata la posizione del vescovo di Mostar in quel momento si può trovare nel film stesso, che presenta l'omelia del vescovo durante la Cresima il 25 luglio 1981."
Come Sedlar non se ne sia accorto, solo lui lo sa. La risposta si trova nella nostra analisi, che certamente non va a favore dell’idea del regista, secondo cui questo sarebbe effetto della "collaborazione"?
5. I due vescovi in ​​nessun caso fanno tutta la Chiesa
Il regista del film "Da Fatima a Medjugorje". "Non conosco gli autori del film. Non conosco i loro obiettivi (tranne che, suppongo, vogliono, come tutti gli autori, che il maggior numero possibile di persone guardino il film), ma non ho avuto l'impressione che con questo film volessero diffamare "non solo le persone, ma anche la Chiesa". «Due vescovi in ​​nessun caso fanno tutta la Chiesa».
Risposta: Anche se non avevamo intenzione di affermare che, a causa della diffamazione scagliata nei confronti dei due vescovi, tutta la Chiesa fosse stata diffamata, possiamo aggiungerlo strada facendo. Sant’ Ignazio di Antiochia (martirizzato all'inizio del II secolo) nella sua Lettera agli Smirnesi scrisse: Ubi episcopus, ibi Ecclesia - Dove c'è il vescovo, c'è anche la Chiesa. Quindi, senza il vescovo non esiste un concetto concreto di Chiesa. Tuttavia, in nessun caso avevamo intenzione di estendere la dottrina dell'infallibilità papale ai vescovi locali. Di conseguenza, ecco cosa abbiamo detto analizzando la questione della "collaborazione" dei vescovi: “Tutto ciò non significa che gli autori di questo film stanno diffamando la Chiesa stessa, dato che la Santa Sede loda il Vescovo Žanić in questo modo, anziché infliggergli una ‘punizione meritata’?”
6. Sedlar e i vescovi di Mostar
Come mai Sedlar, "vissuto e cresciuto frequentando, in passato e tuttora, numerosi celebri sacerdoti croati  (sia francescani che diocesani), che per molti aspetti sono stati per lui esempi irraggiungibili" - da più di vent'anni prenda l’arco e scagli frecce velenose ai vescovi di Mostar, non ci è chiaro. Se i vescovi di Mostar non sono un esempio per lui, allora, naturalmente, ha ogni diritto alla propria opinione. Ma nessuno ha il diritto, Sedlar incluso, di diffamare qualcun altro, né per la legge divina né per quella umana! Se stiamo dicendo la verità o diffamando Jakov Sedlar, lo giudichi chi legge.
Prima calunnia. "Quello che mi sconvolse fu che il vescovo Perić e il suo ufficio a Mostar scrissero una lettera contro il film e la mandarono a 1200 indirizzi negli Stati Uniti. Principalmente agli uffici dei vescovi e della Chiesa cattolica d'America. [...]. 54 milioni di cattolici vivono in America. Siamo stati danneggiati in modo terribile "(Panorama, 29 novembre 1995).
La verità. L'Ufficio della Cancelleria ha espresso il suo parere sul film solo dal punto di vista ecclesiastico-religioso. Lo ha fatto il 17 giugno 1995, cioè due mesi dopo che il film aveva iniziato ad essere proiettato nei cinema croati ed esteri. Non furono inviate "1200 lettere" a vari indirizzi, come affermato dal regista. Il Cancelliere, per conto dell'Ufficio di Cancelleria, inviò il testo attraverso i mass-media e i seguenti giornali lo pubblicarono: Slobodna Dalmacija, 19 giugno; IKA, 21 giugno; Glas Koncila, 26 giugno; Crkva na kamenu, n.7/ 1995, e indirettamente e parzialmente Obzor, 26 giugno, sempre 1995.
Per parlare in termini biblici: se Sedlar trova cento volte meno, cioè 12 indirizzi in America, a cui l'Ufficio di Cancelleria di Mostar abbia inviato direttamente una lettera, non ci risparmi!
Seconda calunnia. "Ci sono indizi che alcuni nastri siano stati diffusi proprio da Mostar, mentre il film era in programmazione nei cinema, il che costituisce un reato punibile con una pena detentiva da 7 a 15 anni" (Panorama).
La verità. Il produttore del film "Gospa", Igor Prizmić, nel Nacional, il 9 agosto 1996, p. 3-4. (14 mesi dopo la reazione dell’Ufficio di Cancelleria al film "Gospa"), non disse nemmeno una parola circa le "1200 lettere" o la possibilità che "qualcuno a Mostar abbia messo in circolazione delle cassette", ma dichiarò: "Nel film "Gospa "sono stati investiti un totale di 4.700.000 dollari, 1.700.000 dei quali sono stati investiti da Ivan Perković e da me. Ci troviamo in questo momento in una situazione estremamente difficile, perché nessuno degli investitori, tra cui molti miei amici e partner commerciali di lunga data, americani e canadesi, ha guadagnato nemmeno un centesimo.
Ci ha ingannato la società americana "Penland", a cui, per insistenza di Jakov Sedlar, abbiamo trasferito tutti i diritti. Invece di 400 copie dichiarate e promesse, sono state fatte solo 30 copie del film ".
Chiediamo a Sedlar: è verosimile che le altre 370 copie siano finite illegalmente nelle mani del vescovo Perić - "o di qualcuno del suo ufficio a Mostar" - e che queste 370 copie, mentre le altre 30 copie venivano proiettate nei teatri, siano state inviate attraverso "i loro canali" a vari teatri americani e mondiali, danneggiando in questo modo notevolmente il direttore, il distributore, l'autore e il produttore ?!
Terza calunnia. "Visto che parliamo del film “ Gospa", il vescovo Perić in una sua lettera al Vaticano un anno fa ha mentito spudoratamente affermando che i francescani e io abbiamo guadagnato 5.400.000 dollari con questo film!"
La verità. Mons. Perić non ha mai inviato una "lettera al Vaticano" in cui ha scritto questo! Sedlar mostri la lettera!
Quarta calunnia. "Per quello che so, mi sembra che questa parte del film sia abbastanza credibile".
La verità. Siamo veramente interessati a sapere quale parte sia "abbastanza credibile". Crediamo che anche tutti i lettori di queste accuse e risposte siano interessati. Non abbiamo alcuna obiezione a che tutti gli archivi che conservano i documenti dell'Udba siano messi a disposizione del regista e tutti i documenti che non sono stati dati al vescovo nonostante la sua cortese richiesta, siano dati a lui. E provi in tribunale la credibilità dell'operazione "Crnica", che ha oltre "1000 pagine", e di tutti gli altri documenti e dossier, e della "collaborazione" del vescovo Žanić! Chiami anche "l'agente dei servizi segreti jugoslavi Lasić", dal momento che già sa dove vive. Non c'è bisogno di affrontare il vescovo Perić, perché in questo lavoro cinematografico non si parla di suoi rapporti con l’Udba jugoslava né tantomeno con Lasić. Questa non sembra essere una conditio sine qua non per il regista e la sua credibilità?
Quinta calunnia. "Io non sono l'unico a dire che dal suo arrivo a capo della diocesi di Mostar-Duvno il vescovo Ratko Perić non ha portato pace. Purtroppo, ha portato disagio, conflitti e ha diviso il popolo croato ... "
La verità. Come parla il vescovo Ratko Perić e per quale Pace si impegni, dalla sua consacrazione episcopale fino ad oggi, è ben noto al popolo croato e ai fedeli cattolici. Fino ad oggi - e questo è per il regista dell’ “eccellente documentario" - non si è sentito nessun croato cattolico obiettivo e imparziale dire che il vescovo Perić "ha portato sofferenze, conflitti e divisioni nel popolo croato" e che fosse un "collaboratore” dei più famigerati servizi segreti del 20esimo secolo, perfino dopo che l'URSS e il KGB si erano disintegrati! La chiarezza e il coraggio del vescovo nel difendere i diritti del popolo croato sono ben noti a tutti. Se l'identità nazionale del vescovo non è chiara per J. Sedlar, vada a chiedere a tutte le persone timorate di Dio, dai politici e diplomatici più importanti alle persone che vivono sul posto o all'estero.
La sesta calunnia. "... ha cercato in ogni modo possibile e continua a cercare di dire tutto il peggio di Medjugorje. [...] Quello che è permanente è, direi, il suo odio costante verso il solo pensiero che la Madonna sia apparsa a Medjugorje. [...]. Sono stati (e sono) umiliati e puniti un gran numero di pellegrini che non possono capire la passione negativa con cui entrambi i vescovi hanno parlato di Medjugorje ".
La verità. Ciò che è permanente, sia con il vescovo Pavao che con il vescovo Ratko, è la ricerca della verità su Medjugorje: la difesa della verità di Dio, della dignità della Madonna e dell'immagine della Chiesa.
Gesù una volta disse alcune parole molto strane per la nostra percezione umana , potremmo definirle anche parole dure: " Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada"(Mt 10,34). Noi, dopo queste parole evangeliche di Gesù, lo definiremo un uomo che porta angoscia, conflitto, divisione e lotte, anche nel suo popolo? Chiaramente, Gesù porta la pace. Egli è la nostra Pace. Egli è il donatore della pace, ma non la pace che dà il mondo. La pace di Cristo si fonda su verità e giustizia. Si arriva a questa pace nel modo in cui il vescovo Perić, attingendo a S. Paolo, ha fatto scrivere nel suo motto episcopale, "è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio" (At 14:22). Non ha scelto quel percorso, ma è stato chiamato a quel percorso e scelto per quel percorso. Questo è il battesimo con cui deve essere battezzato, se il vescovo desidera essere apostolo di Cristo.
Settima calunnia. "Ha reso nota la sua posizione prima di qualsiasi commissione".
La verità. Le dichiarazioni del vescovo Perić su Medjugorje sono iniziate dopo la sua ordinazione episcopale a Neum, il 14 settembre 1992. Sedlar mostri e pubblichi una sola dichiarazione pubblica del vescovo prima delle conclusioni delle commissioni diocesane e della Commissione della Conferenza Episcopale di allora e della dichiarazione della stessa Conferenza Episcopale del 1991!
Lo ripetiamo di nuovo: siamo convinti che il film e questo tipo di "difesa" e lo stesso Sedlar facciano danno  a Medjugorje. Come possiamo accettare l’idea che Dio "benedica" la calunnie di qualcuno per rivelare la Verità e difendere l'onore della Beata Vergine Maria ?!
Ottava calunnia. "In quegli anni, ero spesso in compagnia di p. Tomislav Vlašić, p. Slavko Barbarić, p. Leonard Oreč e altri francescani. Il vescovo Žanić e poi Perić li umiliarono e li punirono. Erano molto tristi, erano infelici di non poter fare la loro missione in pace ".
La verità. Pur non considerando Sedlar un avvocato di soggetti individuali o di tutta la comunità francescana in Erzegovina, riteniamo di non poter commentare questa affermazione.
La legge canonica della Chiesa definisce chiaramente i diritti e i doveri. Se qualcuno è stato illegittimamente privato dei suoi diritti, non ha bisogno di tremare davanti al vescovo o di camminare "scuro in volto", ma può rivolgersi ad un'autorità superiore. Le decisioni delle autorità competenti della Chiesa sono altrettanto vincolanti per i vescovi e i sacerdoti, i religiosi e le religiose, nonché tutti i credenti. Siamo la Chiesa cattolica, non "cristiani a modo loro".
Nona calunnia. "Personalmente, questo film non mi ha detto niente di nuovo se non il fatto che lui ha  contattato l'agente di alto rango del KGB Maximov e viceversa. [...]. Infatti, non mi interessa se il vescovo Perić abbia veramente bevuto tè o vodka con Maximov all'hotel Columbus di Roma ".
La verità. Siamo convinti che Sedlar, da uomo che vive di cinema, conosca bene tutti gli "strumenti" utilizzati per realizzare questo lavoro diffamatorio: "Da Fatima a Medjugorje". Sa bene che lo spettatore medio potrebbe considerarlo in qualche modo veritiero e sa come si fa per ottenere questo. Deve aver notato che la copia del documento che menziona l’incontro al ristorante Columbus di Roma è datato 3 settembre 1981 e che l'”agente” non ha bevuto "tè e vodka a Columbus" con il rettore Perić, ma, secondo le sue "asserzioni", con un certo Pietro Sambi. Dallo stesso "agente" avrebbe potuto sentire (al minuto 28 del film) che – a suo dire – si sarebbe “incontrato”con Perić per la prima volta nel dicembre 1982. Quindi circa 15 mesi dopo il "tè o vodka" di Sedlar. Se non l'ha notato, come il film può essere definito "eccellente" ?!
Perché aveva bisogno di tutto questo?
Concludiamo, non solo questa analisi della dichiarazione di Sedlar, ma anche qualsiasi dibattito sui media su questo argomento. E ovviamente non perché abbiamo esaurito gli argomenti, ma perché non pensiamo che abbia alcun senso annoiare ancora i lettori. A seguito di tutte le calunnie del film e di Sedlar, l'ufficio di Cancelleria di Mostar avrebbe l’obbligo morale, così come il diritto umano e civile, per tutte queste calunnie, di portare i diffamatori davanti ai tribunali terreni e difendere così l'integrità personale e la dignità episcopale di due capi di questa Chiesa locale. E' umanamente e ecclesiasticamente difficile vedere e permettere a chiunque, quando gli salti in mente, di calunniare irragionevolmente i pastori di queste chiese locali e portare il disagio nei cuori dei fedeli.
Il salmista, consapevole del tempo in cui viveva, esclamò: "Ora, che attendo, Signore? In te la mia speranza" (Sal 39: 7). Quindi, sapendo che l'unico Giudizio giusto e vero è quello del Signore, davanti a cui tutti ci presenteremo, prima di quanto pensiamo, affidiamo a Lui la vita e l'opera dei nostri pastori. E ai nostri lettori diciamo: la Verità viene sempre alla luce, non importa quale oscurità o tomba la possa nascondere!
Mostar, 7 giugno 2017
Don Željko Majić
Vicario Generale
tratto da

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