1° IL LIBRO DEI SALMI
Al versetto 10 del Salmo 16:«Né lascerai che il tuo fedeleveda la fossa», Ravasi nonsolo lo traduce diversamentedalla traduzione greca e latinache dice: «non abbandonerailʼanima mia negli inferi, né lasceraiche il suo santo vedala corruzione», Ravasi, poi,non parla neppure della risurrezionedi Gesù.Anche della interpretazione“autentica” del Salmo 15, fattada San Pietro e da SanPaolo (Atti 2 e 13), egli diceche è solo una “rilettura” fattadalla prima comunità. Ma questodice quale abisso separi la“nuova esegesi” razionalista dallʼesegesi veramentecattolica!2° “SANTO”, “SACRO”E “PROFANO”“Il racconto del cielo” (Mondadori,1995) è un libro del modernistaMons. Gianfranco Ravasi.Nellʼintenzione dellʼAutore,questo libro sarebbe unaguida per poter leggere e comprendereil Vecchio Testamento,dopo una lacuna che avrebbeimpedito, in questi ultimi duemillenni, di leggere e comprendereil Vecchio e il Nuovo Testamento.Considero, qui, qualche passodi questa “guide bleue”, comela chiama Ravasi, che appartienealle tante eresie diffuse daquesto prete modernista.A pag. 138, e ss. egli fa una disquisizione sui significatidi “santo” e di “sacro”, tipica dei movimenti e sac. dott. Luigi Villa
delle ideologie integraliste, isola e rigetta il “profano”,ma confondendo il significato di “santo” conquello di “sacro”, perché la radice verbale “qadosh”(ebraica) significa, inprima istanza, “separare”,porre una frontiera tra lʼareadel tempio-palazzo reale equella profana. Ma Ravasidoveva sapere che ai tempidi quella radice verbale “qadosh”,Israele non avevané un tempio né un palazzoreale, perché impedito adaverli dalla stessa prescrizionedivina.Perciò, lʼesegesi di Ravasiè solo un assieme di deduzionisuperficiali, fondatedalla scuola ateo-razionalista.Inoltre, Ravasidoveva sapere che non puòesistere una realtà mondanae unʼaltra profana, cheguardano la realtà dellʼuniversosenza rivolgersi a Dio,e quindi contrapponendolealla realtà delle cose divine.Comunque, Ravasi dovevasapere che quel suo concepire il “santo” e il “sacro”è unʼeresia manichea e gnostica, che, purtroppo,circola anche nelle facoltà teologiche, sullascia dei Martini e dei Ravasi.3° I VANGELI:STORICAMENTE NON ATTENDIBILIMons. Gianfranco Ravasi, su “Famiglia Cristiana”del 1° novembre 1989, scrisse un articolo: “Processoa Gesù: assurda la tesi antisemita”.Per lui, «lʼunica documentazione diretta disponibile èquella dei Vangeli. Quindi, per Ravasi, irrefutabile testimonianza,per la responsabilità dei Giudei nellacrocifissione di Gesù Cristo, di San Pietro e di SanPaolo (cfr. Atti degli Apostoli; per San Pietro cc. 1-12; per S. Paolo cc. 13 ss), e unica documentazionedisponibile, è solo quella dei Vangeli. Ma anche quelladei Vangeli, però, sarebbe attendibile fino a un certopunto. Difatti, Ravasi sentenzia: «Documentazioneche, storicamente parlando, non è ineccepibile,essendo di parte e con finalità più teologicheche rigorosamente storiografiche».Quindi, per Ravasi quel che conta non è il fatto storico,ma solo il sentimento che suscita in noi.Lʼinattendibilità storica dei Vangeli, perciò, deriverebbedal principio ermeneutico: «Bisogna tener bendistinti due ambiti: quello dei fatti storici e quellodel loro significato teologico». Quindi, il processodi Gesù a livello storico-giuridiconon poteva essere ladivinità in sè del Cristo,quanto piuttosto, il suo arrogarsi,in parole ed atti, la divinità».Perciò, per riconoscere la divinitàdel Cristo, occorre un“salto nella fede” che “vaoltre le prove, pur significative,dei miracoli e delpersonaggio straordinariodel Cristo”. In questi terminidel modernista Ravasi,“storicamente parlando, lacondanna a morte, Gesùse lʼè voluta Lui”.Infatti, Ravasi scrive: «Sitrattava di un comportamento(lʼarrogarsi la divinità)passibile di giudiziosecondo il Diritto Ebraico,perché configurava il reatodi bestemmia punibilecon la pena di morte». Difatti,Caifa, il Presidente del Sinedrio, scatta: “Ha bestemmiato!”.Per questo, Gesù, la condanna a mortese lʼè voluta Lui! Quindi: «resta illegittima e assurdala tesi antisemita per la quale gli Ebrei diieri e di oggi sono “in solido” responsabili diquella operazione giudiziaria».Ma questa sentenza di Ravasi è manifestamente erronea,contro le Sacre Scritture del Nuovo Testamento,per il quale è una verità di Fede divina e cattolica,affermata dalla Tradizione e dal Magistero dellaChiesa di sempre. Ma, per Ravasi, il “riconoscerela divinità” è solo compito della fede. È un parlaremodernista dei moderni esegeti, per i quali anche larisurrezione di Cristo esula dal campo storico, perché“è spettanza di un altro livello, quello della fede”,come per Ravasi anche le “Apparizioni di GesùSalvatore” risorto non furono reali (cfr. “FamigliaCristiana”, 18 aprile 1998, p. 80 ss).Quello che ci meraviglia è che questo “divo” modernistapropagatore di “eresie”, sia stato nominatomembro della Pontificia Commissione Biblica e, oggi,sia persino Cardinale. Questo mi fa ricordare che leApparizioni di Fatima iniziarono con un Angelo che“inginocchiatosi a terra, curvò la fronte al suolo”, ripetendo:“Mio Dio, credo, adoro, spero e Ti amo; Tichiedo perdono per coloro che non credono, nonadorano, non sperano e non Ti amano”!4° LAZZARO, MORTO MA NON RISORTOSu “Famiglia Cristiana” n. 30/1994, due lettori,scandalizzati dal gesuita Brendan Byrne, che affermavache la risurrezione di Lazzaro è una “gonfiatura”teologica della primitiva comunità cristiana, il solitoMons. Gianfranco Ravasi, il “teologo” di “FamigliaCristiana”, risponde: «Certo, il libro del Byrnenon è adatto a chi muove i primi passi nellaBibbia o a chi ha scelto la “via fondamentalistaper cui vale solo la lettura del testo così comesuona”». Poi, spiega due punti fondamentali dellalettura critica dei Vangeli. Dice: «Innanzitutto, nonci si stancherà di ripetere che i Vangeli non sonolibri di storia accademica né biografie storiografiche». E continua: «Le parole e gli atti di Gesù sonoilluminati, trasfigurati, elaborati per finalitàche non sono storiografiche, ma di fede».Perciò, Ravasi dice: «Sono da evitare due estremi:1) credere che Gesù risuscitò Lazzaro da morte,nel modo e nei particolari descritti da Giovanni;2) che lʼintera storia è una pura invenzionedellʼevangelista».E conclude: «È qui che appare la diversa concezione:per noi, il miracolo è prevalentemente unprodigio; per lʼuomo della Bibbia è un “segno”.Ed è proprio così che Giovanni chiama i sette miracolidi Gesù da lui selezionati nel suo Vangelo.Se sono “segni”, è naturale che essi rimandanoad altro, ed è questo altro ciò che interessaallʼevangelista non tanto il fatto in sè».Così, Lazzaro, risuscitato dopo quattro giorni, quando“jam fetet”, può anche essere semplicemente un“moribondo” guarito.È lo stesso Ravasi che lo dice: «Sulla base diquanto detto, ci chiediamo qual è lʼevento e qualela sua funzione di “segno”ʼ. Lʼevento (storico) èdifficile da definire, per indicare lʼirreversibilitàdella sua situazione. Chiara è, invece, la finalitàdel “segno”: celebrare Cristo come efficace sorgentedi “risurrezione e vita”, alla luce appuntodella sua Pasqua».Di sicuro, quindi, nella “vicenda” di Lazzaro cʼè soloil segno spirituale, inteso dallʼevangelista o dallacomunità primitiva.A Ravasi, quindi, “ciò che interessa allʼevangelistaè non tanto il fatto in sè” ma, nel caso di Lazzaro,la guarigione insperata, ma naturale, di un moribondo,descritto, però, “come già morto e sepolto”.Ma, per noi, per la risurrezione di Lazzaro, morto daquattro giorni e in via di decomposizione, non si possonoinventare soluzioni psicologiche, ma, o si ammettela potenza divina di Cristo, o si nega la risurrezionedi Lazzaro.Sono semplicemente “castelli in aria” questospropositare di Ravasi, che non meriterebbe alcunaattenzione. Ma purtroppo non cʼé più alcuno che,che in alto, intervenga non solo a smentire questimodernisti della “Nuova Pontificia CommissioneBiblica”, né tanto meno per condannare siffattimembri, tipo Martini e Ravasi!
sac. dott. Luigi Villa
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