SANTITA', MA DA QUANDO LA CHIESA CATTOLICA SI ISPIRA AI VALORI DELLA MASSONERIA?
Per un'indagine sull'origine del motto
(ufficiale a partire dalla Seconda Repubblica)
fondatore della setta martinista.
di Francesco Colafemmina
Ho letto con un certo stupore il testo del videomessaggio di Sua Santità registrato in occasione del lancio del "Cortile dei Gentili", l'inutile pagliacciata organizzata dal Cardinal Ravasi a Parigi per una cifra di molto superiore ai 600.000 euro mancanti per soddisfare il satrapico budget dell'iniziativa. Mentre infatti l'Europa disunita e gli Stati Uniti continuano a bombardare la Libia e tutto il mondo arabo è in subbuglio, con rischi incalcolabili per il cristianesimo, si organizzano manifestazioni costose e ridondanti che nel loro elitarismo culturale evidenziano già i propri limiti intrinseci, circonfusi come sono da un'aura d'indiscutibile autoreferenzialità. Eppure non è di questo che voglio parlarvi.
Voglio parlarvi invece del testo di questo messaggio, testo nel quale il Papa rammenta i valori fondanti della massoneria, i valori della Rivoluzione Francese: "libertà, uguaglianza e fratellanza". In molte occasioni mi sono trovato a discutere con simpatizzanti massoni o massoni professi della radicale menzogna insita in questi tre concetti presi per se stessi, eliminando quindi il loro legame con il divino, oggi invece sento il Papa ripetermi che questi concetti sarebbero di per sè autentici e fondamentali:
"Spetta a voi, cari giovani, far sì che, nel vostro Paese e in Europa, credenti e non credenti ritrovino la via del dialogo. Le religioni non possono aver paura di una laicità giusta, di una laicità aperta che permette a ciascuno di vivere ciò che crede, secondo la propria coscienza. Se si tratta di costruire un mondo di libertà, di uguaglianza e di fraternità, credenti e non credenti devono sentirsi liberi di essere tali, eguali nei loro diritti a vivere la propria vita personale e comunitaria restando fedeli alla proprie convinzioni, e devono essere fratelli tra loro."
Un unico correttivo il Pontefice lo aggiunge per quanto concerne la "fratellanza":
"Una delle ragion d’essere di questo Cortile dei Gentili è quella di operare a favore di questa fraternità al di là delle convinzioni, ma senza negarne le differenze. E, ancor più profondamente, riconoscendo che solo Dio, in Cristo, ci libera interiormente e ci dona la possibilità di incontrarci davvero come fratelli."
Sì, solo Dio ci "libera interiormente" e ci dona la possibilità di incontrarci "come fratelli". Il Papa non spiega perché, preferisce sorvolare.
Le implicazioni di questa invocazione della laicità nel messaggio papale sono molteplici. Analizziamole con attenzione.
Partiamo dalla libertà: cos'è la libertà? In questo caso si comprende che il riferimento principale è alla "libertà religiosa" uno dei cardini della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ma, domando, se ognuno è libero di credere ciò che crede in coscienza, allora è possibile considerare l'evangelizzazione una forma di violazione di questa libertà? Qualcuno risponderebbe di no, perché, in fondo l'evangelizzazione è la "promozione" di una fede che si è liberi di accettare o meno (la libertà sussiste sempre, diciamo che siamo nel supermarket della fede, uno compra la fede che più gli piace).
E allora vengo ai fatti più pratici: un bambino appena nato non è libero di scegliere la propria fede, perché quindi viene battezzato? Un bambino di 12 anni non ha una consapevolezza delle religioni così sviluppata da poter liberamente decidere in quale Dio credere o non credere, allora perché gli viene fatta fare la prima comunione? Perché i bambini di famiglie cattoliche vengono educati al cattolicesimo? Non è forse questa una coercizione delle libertà personali? Oppure i bambini fino a 18 anni non sono liberi?
Evidentemente quindi il concetto di "libertà religiosa" fa comodo quando si vuole imitare la logica del mondo, ma è da occultare quando si analizza la modalità - che ritengo personalmente legittima e sacrosanta - di propagazione della fede fra genitori e figli.
Passiamo quindi all'uguaglianza. E qui ci sarebbe da ridere! Perché la Chiesa è ordinata gerarchicamente. Non contempla dunque l'uguaglianza nella distribuzione del potere, nei diritti e nei doveri del clero. Ognuno ha un suo posto in una scala gerarchica e nello stesso Vaticano i chierici hanno la precedenza sui laici negli uffici governativi. Ergo: l'eguaglianza vale per gli altri ma non per il clero. Ma di quale eguaglianza parliamo? Dell'eguaglianza "nei diritti a vivere la propria vita personale e comunitaria restando fedeli alla proprie convinzioni". Questa allora non è eguaglianza, bensì particolarismo comunitario. Perché, venendo ai casi pratici, è vero che i cattolici vorrebbero leggi che vietino l'aborto e l'eutanasia, e molti non credenti invece vorrebbero il contrario. Ma in comunità che ospitano entrambi, cattolici e non credenti, una legge "egualitaria" non può consentire ad un cittadino il rispetto delle sue convinzioni e ad un altro lo spregio delle sue convinzioni.
Bisognerà trovare un punto d'incontro, questo è quello che il legislatore deve cercare di fare. E questo implica che la legge dia il diritto sia di praticare che di non praticare un atto, senza prevedere sanzioni. Solo così sarebbe garantita una "eguaglianza nei diritti a vivere la propria vita restando fedeli alle proprie convinzioni". Paradossalmente così l'eguaglianza auspicata dal Papa è la porta di servizio relativistica da cui rientrano tutti quegli errori legislativi che la Chiesa fa uscire dalla porta principale, ossia quella del diritto naturale.
Siamo quindi giunti all'ultimo punto, la fratellanza. Siamo fratelli non semplicemente in quanto uomini, ma in quanto creature plasmate da Dio a Sua immagine e somiglianza. E solo nella dinamica divina siamo uguali e liberi e fratelli, perché ciò ci discende dalla natura essenziale delle nostre anime. Una fratellanza umana, non orientata al divino è filantropia, quindi resta il cardine valoriale della massoneria. Filantropia senza amore per Dio è un sentimento solidaristico che tende ad edificare una società umana "giusta, libera e fraterna", ma questa è l'utopia socialista, che non corrisponde alla visione cattolica della vita umana, che non è utopistica, come ben definito da Papa Leone XIII nella Rerum Novarum.
Un'ultima nota la merita la questione del "Dio Ignoto" presente nel messaggio papale:
"Credenti e non credenti, presenti su questo sagrato dell’Ignoto, siete invitati ad entrare anche all’interno dello spazio sacro, a varcare il magnifico portale di Notre-Dame e ad entrare nella cattedrale per un momento di preghiera. Per alcuni di voi, questa preghiera sarà una preghiera ad un Dio conosciuto nella fede, ma per gli altri essa potrà essere anche una preghiera al Dio Ignoto. Cari giovani non credenti, unendovi a coloro che stanno pregando all’interno di Notre-Dame, in questo giorno dell’Annunciazione del Signore, aprite i vostri cuori ai testi sacri, lasciatevi interpellare dalla bellezza dei canti e, se lo volete davvero, lasciate che i sentimenti racchiusi in voi si elevino verso il Dio Ignoto."
E ancora:
"Non abbiate paura! Sulla strada che percorrete insieme verso un mondo nuovo, siate cercatori dell’Assoluto e cercatori di Dio, anche voi per i quali Dio è il Dio Ignoto."
Ok! Il Dio Ignoto è citazione dell'episodio paolino sull'Areopago, etc. etc. Eppure io ricordo che San Paolo a quegli ateniesi, pur consapevole che alcuni di loro l'avrebbero deriso, annunciò il Vero Dio, annunciò Cristo! Non prese atto semplicemente del fatto che avessero innalzato un altare al Dio Ignoto! E mentre gli altri ridevano al suo annuncio di Cristo morto e risorto, e se ne andavano via, rimasero in pochi: Dionigi, Damaris e qualche altro.
In sintesi, la Chiesa Cattolica può anche promuovere con soldi e appariscenti parate qualche evento mediatico e culturale di dubbio gusto, ma se tali eventi non consistono nell'annuncio di Cristo alle genti, non servono a nulla. Anzi rischiano solo di procurare gravi danni alla Chiesa e di indurla a contraddire se stessa nel vano sforzo di sposare le logiche del mondo laicizzato e razionalista.
TRIADE RIVOLUZIONARIA E CULTO DELL' "ESSERE SUPREMO"
di Francesco Colafemmina
L'Osservatore Romano si prende la briga di giustificare l'appello del Papa alla "sana laicità" connotato dal motto rivoluzionario libertà, uguaglianza e fratellanza, di cui mi sono occupato ieri. A farlo è lo stesso professor Vian nell'editoriale dell'edizione odierna, usando le seguenti parole:
"Il Papa ha così rinnovato l'invito che nel succedersi dei secoli e sino alla fine dei tempi la Chiesa di Cristo non si è stancata e non si stancherà di rivolgere: di non aver paura di aprire a Dio i cuori e le società. Senza timore di assumere le parole - libertà, uguaglianza, fraternità - che hanno riassunto gli ideali rivoluzionari, tante volte poi brandite con asprezza contro la Chiesa e il cristianesimo, e che pure dal cristianesimo sono nate."
In verità il Papa ha detto qualcosa di più.
Ha affermato che "le religioni non devono avere paura di una laicità giusta, di una laicità aperta". Sì, ha detto proprio "le religioni", inquadrando così il suo discorso nell'ambito del multiculturalismo e della multireligiosità.
Ha affermato che "le religioni non devono avere paura di una laicità giusta, di una laicità aperta". Sì, ha detto proprio "le religioni", inquadrando così il suo discorso nell'ambito del multiculturalismo e della multireligiosità.
I valori di "libertà, uguaglianza e fraternità" non sono poi nati dal Cristianesimo, nonostante quanto afferma Vian. Certo l'uomo, per il cristiano, è libero di decidere il suo destino, possiede un'anima libera anche quando è legata ai ceppi della schiavitù materiale, uguale a tutte le altre nonostante le differenze materiali, ed è affratellata in Cristo a tutte le altre anime. Ma questi concetti non sono strettamente cattolici. Sono concetti e basta. Anzi, se vogliamo essere precisi: eleftheria, isotimia e adelfotita sono concetti elaborati già in seno alla grecità antica, ma quando parliamo di concetti astratti ciò che ne determina la bontà o la malvagità è l'architettura morale e spirituale che li sorregge. Si dà per scontato che il Cattolicesimo possegga questa architettura, ma se, per spiegare questi concetti, il Papa ricorre all'architettura morale e politica del laicismo allora potremo o no dubitare della bontà dell'enunciato?
Uguaglianza nei diritti, libertà nei diritti, fratellanza umana fra credenti e non credenti, sono concetti mutuati dal razionalismo illuminista e come tali privi della potenza spirituale e morale del Cattolicesimo. E' un linguaggio mimetico nei riguardi dei non credenti, ma che nulla aggiunge o toglie alla visione illuministico-massonica della sua triade ideologica fondamentale.
Basta rileggere le riflessioni di quel grande teorico dell'anti-illuminismo, l'Abbè Augustin Barruel, contenute nella sue memorabili "Memorie per servire alla storia del Giacobinismo":
"I Giacobini diranno un giorno: Tutti gli uomini sono liberi, tutti gli uomini sono eguali. Da questa libertà ed eguaglianza conchiuderanno che l'uomo deve seguire soltanto il lume della ragione; che ogni religione sottomettendo la ragione a dei misteri, o all'autorità di una rivelazione che parla a nome di Dio, non è che una religione di schiavi; che convien annullarla per ristabilire la libertà e l'eguaglianza dei diritti nel credere o no tutto quello che la ragione di ciascun uomo approva, o disapprova, chiamando il regno di questa libertà ed eguaglianza l'impero della ragione e della filosofia. Sarebbe un errore di fatto credere questa libertà e questa uguaglianza straniere alla guerra di Voltaire contro Cristo. In tutta questa guerra né i capi, né i seguaci ebbero altro oggetto che di stabilire l'impero della loro pretesa filosofia e della pretesa ragione sulla libertà ed eguaglianza applicate alla rivelazione ed a' suoi misteri e opposte continuamente ai diritti di Cristo e della sua Chiesa.
Voltaire detesta la Chiesa e i suoi sacerdoti perché non trova niente di più contrario al diritto eguale di credere tuttociò che ci sembra buono; perché non vede niente di più povero nè di pi§ meschino d'un uomo che ricorra ad un altro per dirigere la sua fede e per sapere ciò che si dee credere (Lett. al duca di Usez del 19 novembre 1760). Ragione, libertà, filosofia sono continuamente in bocca di d'Alembert e di Voltaire, come lo sono parimenti in quella degli odierni Giacobini per rivolgerle contro la religione del Vangelo e contro la rivelazione." (pp.56-58 dell'edizione italiana del Compendio - 1799).
"Alfine il velo si strappa: l'adepto apprende che fino ad allora la verità non gli è stata manifestata che a metà; che questa libertà e questa uguaglianza di cui gli era stato donato il motto al suo ingresso in massoneria, consiste nel non riconoscere alcun superiore sulla terra; a nno vedere in tutti i re e i pontefici che degli uomini uguali agli altri." (p. 308 del volume II dell'edizione di Londra del 1797).
Comunque il Papa non ha detto nulla di nuovo. Il fondo del suo pensiero lo aveva già espresso in numerose occasioni da Cardinale: solo attraverso la fusione fra fede nel Logos e razionalismo illuministico possiamo vivere adeguatamente la modernità.
La novità sta in quest'uso, oserei dire "simbolico" della triade rivoluzionaria in un contesto speciale com'è appunto la parata del Cortile dei Gentili che si svolge a Parigi, cuore della Massoneria laicista, e che vede tra i suoi partecipanti persino l'ex premier socialista Giuliano Amato, l'inventore dei più odiosi prelievi fiscali che l'Italia repubblicana abbia mai conosciuto (ma, si sa, i Cardinali le tasse non hanno bisogno di pagarle...)! E non sarà un caso se il motto rivoluzionario andasse a braccetto con quei folcloristici culti "della Ragione e dell'Essere Supremo" frutto della scristianizzazione e dell'anticattolicesimo post-rivoluzionario. In fondo il "Dio Ignoto" di cui ha parlato il Santo Padre l'altro giorno, per qualcuno potrebbe non essere altro che "l'Essere Supremo" o come lo definisce qualcuno "il G.A.D.U."...
Evviva Robespierre, evviva i Lumi!
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