29 novembre 2011 -
“Ho sempre amato la cultura italiana, da ragazzo leggevo i libri di Guareschi e mi piace pensare che sia don Camillo che Peppone sosterrebbero oggi il governo Monti”, ha detto tre giorni fa a Roma Olli Rehn, vicepresidente della Commissione europea e commissario per gli Affari economici e monetari, dimostrando di non conoscere a fondo la realtà ecclesiale italiana. Non tutti nella chiesa, infatti, sostengono il governo Monti.
Non tutti si spingono a fare come il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone il quale, a margine della presentazione di un libro del Papa a Urbino, ha benedetto il nuovo esecutivo dicendo che si tratta di “una bella squadra”.Significativo è il silenzio del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco. Due giorni dopo il giuramento di Monti al Quirinale, Bagnasco era a un convegno di Scienza e Vita con Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Sulla carta era l’occasione giusta per salire sul carro dei vincitori. E invece niente. Chi si attendeva da lui una battuta sul nuovo governo è rimasto deluso. Piuttosto, in scia alla lezione tenuta un mese prima a Todi, il presidente dei vescovi ha ricordato qual è il parametro sul quale la chiesa giudica l’attività politica: la difesa dei “valori costitutivi dell’umano”. Parole da interpretare a dovere perché è qui, sulla difesa dei princìpi irrinunciabili, che la chiesa si divide anche in riferimento all’azione del nuovo esecutivo.
Il nome del ministro della Sanità Renato Balduzzi evoca in molti cattolici fantasmi coi quali si teme di dover fare i conti. Ideologo dei Dico, consigliere giuridico del ministro della Sanità Rosy Bindi dal 1996 al 2000, dal 2002 al 2009 presidente nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) che si distinse per non aver promosso la partecipazione dei suoi al Family day, Balduzzi ha stupito molti nella sua prima intervista rilasciata il 22 novembre al Corriere della Sera: su inizio e fine vita “faremo in modo che queste tematiche perdano il carattere divisivo avuto finora”, ha detto prendendosi l’applauso di Casini. Ma ciò che Balduzzi non ha spiegato è come farà a far sì che il governo si mantenga neutrale di fronte alle sorti del disegno di legge sul fine vita. Il disegno è “all’ultimo miglio” ha scritto Avvenire. Ma non è detto che raggiunga la meta finale soprattutto se c’è, a monte, il disinteresse dell’esecutivo.
Il governo in carica è “il primo governo Bagnasco” ha scritto in una nota l’Unione atei e agnostici razionalisti basando la propria boutade sul fatto che ai Beni culturali c’è il rettore dell’Università cattolica, ai Rapporti col Parlamento un docente della stessa università, alla Salute un presidente di un movimento ecclesiale, alla Cooperazione il leader di un movimento ecclesiale, e allo Sviluppo un relatore al convegno di Todi. Ma a ben vedere le cose non stanno così. Il 19 novembre, su Repubblica, Adriano Prosperi ha intimato ai ministri cattolici del neonato governo di dar la prova al più presto di essere “cattolici adulti”. Per superare l’esame avrebbero dovuto cestinare i principi “divisivi”. Sul tema dei cattolici nel governo è tornato ieri, sullo stesso quotidiano, anche Mario Pirani, definendo di “grande significato” la presenza, “che più politica non potrebbe essere”, di tanti cattolici democratici nel governo. “Cattolici adulti” sì, “princìpi divisivi” no. Per Sandro Magister “sono questi i due mantra dei cattolici nell’attuale governo. Stabiliti dalle cattedre del pensiero laico, Repubblica e Corriere della Sera. Col silenzio o le parole ossequienti degli stessi ministri cattolici. Si può presumere che al cardinale Bagnasco questa piega presa dal dopo Todi non piaccia per niente”.
E, infatti, il quotidiano della Cei Avvenire, dopo giorni di comprensibile prudenza, il 23 novembre ha affidato un editoriale al professor Francesco D’Agostino il quale, partendo proprio dal pezzo di Prosperi su Repubblica ha detto: “Colpisce che un’espressione, come quella di ‘cattolici adulti’, nata in un contesto ben diverso da quello odierno, potesse tornare a essere utilizzata con tanto semplicismo. […] L’impegno per la difesa dei valori ‘non negoziabili’ non è un tratto che caratterizzerebbe esclusivamente i presunti ‘cattolici bambini’, chiusi in un ottuso clericalismo, e da cui i ‘cattolici adulti’ dovrebbero tenersi ben lontani. Quando il cardinal Bagnasco – a Todi e altrove – indica ai suoi ascoltatori il dovere di difendere i valori non negoziabili, altro non fa che ricordare quali sono gli impegni che tutti gli uomini devono assumersi per difendere la nostra comune umanità. Il cristiano, e in particolare quello che assume incarichi politici, non opera per il bene dei ‘suoi’, ma opera per il bene di ‘tutti’. Si possono, ovviamente, avere legittime divergenze di opinione su come difendere in concreto i valori non negoziabili, ma non sul fatto che essi vadano difesi”. Fino a oggi Bagnasco non ha parlato. Ma questa uscita di Avvenire dice molto su come i vertici della Cei guardino a questo governo.
Pubblicato sul Foglio martedì 29 novembre 2011
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.