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Digiuno omiletico. Una proposta |
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Dopo l'articolo-appello a Benedetto XVI in tema di omelie apparso su “Vatican Insider”, e rilanciato da “San Pietro e dintorni” abbiamo ricevuto fra le altre questa lettera di don Sergio Mercanzin , che ci sembra un contributo tanto interessante sull'argomento e che vogliamo condividere con voi. |
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Marco Tosatti
Dopo l’articolo-appello a Benedetto XVI in tema di omelie apparso su “Vatican Insider”, e rilanciato da “San Pietro e dintorni” abbiamo ricevuto fra le altre questa lettera di don Sergio Mercanzin , che ci sembra un contributo tanto interessante sull’argomento e che vogliamo condividere con voi.
Don Sergio Mercanzin è direttore qui a Roma, all’ombra del Colosseo del “Centro Russia ecumenica – Il messaggio dell’icona”, fondato nel 1976 da lui e da p. Nilo Ezio Cadonna per aiutare i profughi dall'URSS e far conoscere la situazione dei cristiani in quel paese. Oggi è un centro di informazione sul cristianesimo orientale, un luogo d'incontro tra credenti e di dialogo ecumenico. Organizza cicli di conferenze per la conoscenza della spiritualità bizantino-slava, in primo luogo attraverso l'icona. Offre una vasta scelta di immagini appartenenti soprattutto alla tradizione cristiana orientale (icone, libri, calendari, audiovisivi).
Ecco la lettera: Caro Marco, ho preso sul serio il tuo appello semiserio a dare un taglio alle omelie. Ma ti rendi conto che durante l'anno sacerdotale avevo avuto la tua stessa idea? Quella di una moratoria delle omelie?Pensavo di lanciare un appello di questo genere: sacerdoti di tutto il mondo, in questo anno sacerdotale, fate un regalo ai vostri fedeli: risparmiate loro la vostre prediche! C'è una frase formidabile, che credo autentica, di Ratzinger cardinale: "Ogni domenica avviene un miracolo enorme nella Chiesa: i fedeli non perdono la fede nonostante milioni di brutte omelie". La tua proposta di un corso di giornalismo per i preti è ottima. Sono prete da più di 40 anni,ma dal 1992 sono anche un tuo collega: vado orgoglioso del mio tesserino di giornalista.I giornalisti possono insegnare molto ai preti. Ricordo per esempio i semplici quanto preziosi consigli che un nostro collega, Luigi Accattoli, ha dato anni fa ai predicatori. Li tengo sempre presenti.
Alle tue tre proposte io ne aggiungerei un'altra: rendere volontario l'ascolto dell'omelia. Si tenga cioè l'omelia alla fine della Messa. Chi vuole, resta. Lo so che si rivolteranno i liturgisti e a ragione. A ragione, perchè loro pensano all'omelia come dovrebbe essere. Conosco gente che perde Messa, per evitare l'omelia! Il cardinale Spidlik raccontava di un prete che teneva omelie interminabili. Era più forte di lui.I fedeli disertavano la chiesa. Il giorno che se ne rese conto, andò a confessarsi.
Il confessore gli diede questa penitenza: registra la tua prossima omelia e poi riascoltala 5 volte.Dopo la terza volta, il predicatore tornò dal confessore e lo implorò di ...cambiargli penitenza! Nel tuo appello c'è solo una inesattezza, a mio parere. Non credo che Andreotti andasse messa alla mattina presto per evitare l'omelia. Sicuramente non evitò le omelie quando ebbe come parroco il suo amato monsignor Mario Canciani, uno dei migliori predicatori che io abbia mai conosciuto: colto, rispettoso, brillante, affettuoso, breve, in una parola affascinante.
Don Mario stesso, mio amico di lunga data, durante una nostra conversazione proprio sul tema dell'omelia,mi confidò questo episodio della sua vita: un giorno nella sua casa canonica i ladri gli portarono via tutto. La madre lo consolò così: sì, ti hanno portato via tutto, ma non la cosa che più bella che hai. Quale, mamma? Che quando predichi, la gente sta con la bocca aperta. Certo non tutti i preti hanno il talento oratorio di mons. Canciani, ma tutti hanno l'orologio. Ciao! Don Sergio Mercanzin
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