FALSI CATTOLICI DISTRUTTORI DELLA CHIESA
Pubblico questa lettera aperta di un vaticanista, falso cattolico, che si chiede sulla scia di altri falsi cattolici come poter distruggere, se fosse possibile, la Chiesa di Cristo cercando di abbattere il primato petrino, trasformando una monarchia ordinata e fondata sul potere divino con una democrazia caotica di stampo demoniaco.
Questi ciechi si chiedono il perché delle lotte interne ma insistono sulla bontà del concilio vaticano II, non riuscendo a vedere, come ho dimostrato, che è proprio il Vaticano II la causa formale degli errori.
Lo stesso autore dell’articolo del corriere della sera, che potete leggere qui, si contraddice esaltando, prima, la medicina della misericordia conciliare e poi pretendendo “l’applicazione severa del canone 1373”.
Suvvia caro giornalista dov’è la medicina della misericordia?
Quanti tentativi inutili, non riuscirete mai a prevalere sulla Sposa di Cristo, neanche con la collegialità: "Chi governa la Chiesa? voi o lo Spirito Santo? E allora, andate a dormire!".
Che Maria Santissima distrugga ancora una volta tutte le eresie e interceda per la conversione di tutti noi poveri peccatori.
Lettera aperta ad Alberto Melloni
SE IL GOVERNO DELLA CHIESA DIVENTASSE TOTALMENTE COLLEGIALE, COME ELEGGERE IL PAPA? SI FAREBBERO DELLE PRIMARIE, SI VOTEREBBE CON DEI RAPPRESENTANTI COME PER IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, SI ADOTTEREBBERO INSOMMA DELLE SCELTE MOLTO SIMILI ALLA DEMOCRAZIA E FORSE IN CONTRASTO CON L'IDEA CHE NELLA CHIESA IL POTERE VIENE COMUNQUE DALL'ALTO?
Domenica, 12 febbraio 2012 - 17:03:00
Egregio professor Alberto Melloni,
ho letto il suo intervento sul Corriere della Sera del 12 febbraio e non posso che condividere le sue opinioni a proposito della collegialità che il Concilio Vaticano II aveva pensato come strumento per una Chiesa che prendeva coscienza della sua globalità e si e' per il momento risolto nell'impotentia deliberandi cui lei accenna. E condivido a grandi linee il suo ragionamento; l'idea, cioè, che con una globalizzazione dell'esercizio del ministero petrino (ossia delle funzioni di governo della Chiesa che oggi ricadono solo sulla persona del Papa) grazie alla collegialità forse si potrebbe superare quella centralità della Curia Romana che attualmente si sta mostrando fonte di qualche imbarazzo mediatico per la Chiesa Cattolica (ma attenzione: questo non spaccherebbe la Chiesa in mille fazioni o ",correnti"?). Diciamo anzi che l'imbarazzo non e' solo mediatico, ma anche pastorale, e lei lo ha efficacemente riassunto nel ritratto del triplice ruolo svolto oggi dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Un validissimo uomo di chiesa, grande collaboratore di fiducia dell'attuale pontefice che pero', come lei avrà notato, ha dato una rotta alla macchina della Curia non gradita da parte, per esempio, dei diplomatici di lungo corso che erano abituati all'esperienza del suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano. Diciamo anche che Bertone non e' uno sprovveduto, e comunque e' stato voluto in quella posizione dal Papa per la lunga collaborazione insieme, ma anche - almeno stando ai rumors che ne salutarono l'avvento alla macchina della Segreteria - nell'intento di rendere meno "diplomatico" e più "pastorale" l'operato della Segreteria. E della Chiesa nel mondo.
ho letto il suo intervento sul Corriere della Sera del 12 febbraio e non posso che condividere le sue opinioni a proposito della collegialità che il Concilio Vaticano II aveva pensato come strumento per una Chiesa che prendeva coscienza della sua globalità e si e' per il momento risolto nell'impotentia deliberandi cui lei accenna. E condivido a grandi linee il suo ragionamento; l'idea, cioè, che con una globalizzazione dell'esercizio del ministero petrino (ossia delle funzioni di governo della Chiesa che oggi ricadono solo sulla persona del Papa) grazie alla collegialità forse si potrebbe superare quella centralità della Curia Romana che attualmente si sta mostrando fonte di qualche imbarazzo mediatico per la Chiesa Cattolica (ma attenzione: questo non spaccherebbe la Chiesa in mille fazioni o ",correnti"?). Diciamo anzi che l'imbarazzo non e' solo mediatico, ma anche pastorale, e lei lo ha efficacemente riassunto nel ritratto del triplice ruolo svolto oggi dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Un validissimo uomo di chiesa, grande collaboratore di fiducia dell'attuale pontefice che pero', come lei avrà notato, ha dato una rotta alla macchina della Curia non gradita da parte, per esempio, dei diplomatici di lungo corso che erano abituati all'esperienza del suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano. Diciamo anche che Bertone non e' uno sprovveduto, e comunque e' stato voluto in quella posizione dal Papa per la lunga collaborazione insieme, ma anche - almeno stando ai rumors che ne salutarono l'avvento alla macchina della Segreteria - nell'intento di rendere meno "diplomatico" e più "pastorale" l'operato della Segreteria. E della Chiesa nel mondo.
Se questo sia riuscito o meno e' argomento di discussione vasto e in grado di portarci fuori strada; osservo pero' che le tensioni sorte nei Sacri palazzi negli ultimi tempi, e ben rappresentate da dossier e documenti più o meno anonimi che escono dalle sacre stanze, siano un ulteriore punto a favore del suo ragionamento: un esercizio globalizzato del governo della Chiesa potrebbe stemperare questo clima e orientarlo sempre più verso la pastoralita' di cui il Papa si e' da sempre fatto interprete. Osservo pero' due cose: che in fondo il Sinodo e' un'istituzione relativamente giovane, nata poco dopo il Concilio e che secondo i più critici sarebbe ridotto oggi ad uno "sfogatoio" in cui peraltro non tutti parlano la stessa lingua (nemmeno il secolare latino, purtroppo) e non sempre l'italiano, ormai materia curricolare per il bravo papabile o per monsignori stranieri desiderosi di fare carriera. Ora, non mi associo ai critici, non faccio tragedie, ma osservo che in effetti nei tempi della Chiesa i quasi 50 anni del Sinodo sono in fondo l'equivalente, per me e per lei, del nostro "appena ieri". Quindi vediamo dove potrà portare questo strumento che, se potesse in effetti avere un effettivo potere deliberativo potrebbe diventare una sorta di "camera di compensazione" delle scelte di Curia.
La seconda cosa che pero' osservo e' questa: un governo collegiale della Chiesa implicherebbe la fine della Santa Sede come la conosciamo, a mio modesto parere: e lo stesso strumento del Conclave, per fare un esempio, dovrebbe essere cambiato. Se il governo della Chiesa diventasse totalmente collegiale, come eleggere il Papa? Si farebbero delle primarie, si voterebbe con dei rappresentanti come per il Presidente della Repubblica italiana, si adotterebbero insomma delle scelte molto simili alla democrazia e forse in contrasto con l'idea che nella Chiesa il potere viene comunque dall'Alto?(Forse? Forse, dice questo “cattolico”, in contrasto con l’idea!
Ma il magistero precedento al loro unico concilio della Chiesa l’hanno mai letto?Maria Santissima pensaci tu!)
Per finire: penso che un cambiamento di rotta simile richiederebbe o un Concilio o almeno un paio di pontificati. Richiede, insomma o una scelta traumatica come sempre accade con i concili, oppure una lunga marcia che mi sembra questo Papa - per la questione Lefebvre che aleggia nelle sacre stanze da tempo, per la sua età - non possa attuare. Francamente un problema simile non credo sia al centro dei problemi del suo pontificato, considerato che sta occupandosi per il momento di una vera e propria piaga come la pedofilia (e non solo di quello), argomento sul quale mi sembra sia stato lasciato vergognosamente solo allo scoppiare dei vari scandali nel 2010. Che Dio ce lo conservi, questo Papa, al di la' di quanto accade in Curia, tenuto sempre presente quello che diceva papa Giovanni XXIII a se stesso nei momenti di crisi: "Chi governa la Chiesa, Angelo? Tu o lo Spirito Santo? E allora, vai a dormire!".
Con stima,
Antonino D'Anna
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