di Arai Daniele
Il Signore istituì la Chiesa stabilendo il Suo potere divino a Roma.
Da allora i poteri del mondo cercarono di abbatterlo o alterarne l’integrità dottrinale.
Da allora i poteri del mondo cercarono di abbatterlo o alterarne l’integrità dottrinale.
Così, durante la preparazione del II Concilio del Vaticano, vari studiosi si applicarono a riesaminare la questione dell’autorità nella Chiesa.
All’inizio lo studio fu intrapreso da studiosi “progressisti” in vista dell’even-tualità di poter contestare un’autorità papale tradizionale che resistesse ai piani della programmata “evoluzione della “nuova teologia”.
Cadendo tale necessità, in conseguenza delle aperture di Giovanni XXIII e poi delle innovazioni liturgiche di Paolo VI, con il capovolgimento teologico provocato dal Vaticano II, furono gli studiosi tradizionalisti ad intraprendere l’esame della legittimità delle autorità del “nuovo corso”.
Queste, infatti, aprivano a una grave crisi nella Chiesa che, inizialmente mal percepita, poiché favorita da una confusione dottrinale intrattenuta dalle forze del Nemico, è ormai sfociata in una vasta apostasia (la Grande Apostasia predetta da San Paolo nella sua II Lettera ai Tessalonicesi) alla quale non sembra più possibile applicare alcuna soluzione umana, ma che nondimeno, proprio per la sua estrema gravità, richiede da parte degli uomini almeno lo sforzo di fare chiarezza, mentre si supplica l’intervento del Signore.
Fra i tradizionalisti, qualcuno aveva già intravisto correttamente nella normativa della Bolla Paolina, la chiave per schiudere e risolvere la questione dell’autorità, di capitale importanza per la Chiesa occupata dalla “gerarchia conciliare”. Altri invece, ritenendosi da se stessi autorizzati a poter “evitare” le disposizioni della Bolla per seguire personali elucubrazioni, piuttosto che aderire alla chiarezza del tradizionale Magistero Pontificio espresso attraverso il Diritto canonico, scelsero di riprendere parti di tesi già formulate da alcuni teologi classici come il Card. De Vio detto Gaetano, il Card. Roberto Bellarmino, Francesco Suarez ecc., rielaborandole, pur lasciando certi aspetti collimare con lo stabilito dalla Bolla Cum ex apostolatus officio (1559) di Papa Paolo IV, in modo da ottenere un’apparente pseudo-giustificazione per realizzarne il desiderato aggiramento.
Questa Bolla, infatti, da taluni chierici poco inclini ad accettare umilmente i dettami dell’Autorità ove questi interferissero con i loro
interessi personali o di gruppo, fu sempre molto avversata per le drastiche misure che prevede, ragion per cui molti, ancora oggi, cercano di formulare nuove teorie su basi canoniche o filosofiche, pretendendo che il valore della Costituzione di Papa Paolo IV e San Pio V (non dimentichiamolo!) sia dubbio, in quanto il suo contenuto non apparirebbe chiaramente manifesto nel Codice di Diritto Canonico promulgato da Benedetto XV nel 1917.
interessi personali o di gruppo, fu sempre molto avversata per le drastiche misure che prevede, ragion per cui molti, ancora oggi, cercano di formulare nuove teorie su basi canoniche o filosofiche, pretendendo che il valore della Costituzione di Papa Paolo IV e San Pio V (non dimentichiamolo!) sia dubbio, in quanto il suo contenuto non apparirebbe chiaramente manifesto nel Codice di Diritto Canonico promulgato da Benedetto XV nel 1917.
Poiché tale pretesa teorica, come si vedrà, è una mera asserzione a priori del tutto inconsistente, che non regge ad un esame obiettivo, è stata piuttosto propagata una prassi di “abbandono silente” delle verità sgradite contenute nella Bolla.
Lo studio del documento Cum ex apostolatus officio (Cum ex) concernente alla Chiesa prende in considerazione le cariche e i poteri riferiti alle autorità.
L’azione umana è guidata dal pensiero, che a sua volta dev’essere diretto dal senso spirituale, per dare valore alla vita che trascende la materia e il tempo. Nella mancanza di tale direzione cattolica, è patente il crescente grado di decadenza e conflittualità d’ordine planetario. Il che è controprova della necessità del vero potere di Gesù Cristo per l’armonia della vita nel mondo.
Il gravissimo problema di questa mancanza è sorto nell’era moderna a causa di uno spirito di rivoluzione apparso nel Rinascimento, scoppiato con la Riforma e che ha preso forma dominante con la Rivoluzione francese.
In tutte queste tappe in Papato è stato a rischio, ma ha resistito a tempeste assai violente. Non è andata così nei nostri tempi, quando il guaio si è svelato in forma d’inganno finale, ossia senza veri baluardi a difendere la Chiesa.
Dai termini della Bolla si capisce come tutto era stato profetizzato per quanti hanno «orecchie da sentire e occhi da vedere» spiritualmente.
Col Vaticano II la legge che proibiva al cattolico di appartenere alla Massoneria è sparita.
Anzi, ora p. Rosario Esposito, professore in diverse universita pontificie è strenuo sostenitore della Massoneria e dice: “(poiché) due realtà sono identiche con una terza, identiche anche fra loco, e le tre realtà sono appunto, in questo caso, la Massoneria, la Società delle Nazioni ONU e la Chiesa, e giocoforza desumerne che la Chiesa del Vaticano II e la Massoneria costituiscono ormai una cosa sola” (Rosario F. Esposito, Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria, Firenze, Ed. Nardini, 1987, p. 197).
Più chiaro di così? La «chiesa conciliare» professa una nuova «dottrina» capace di fagocitare ecumenisticamente tante altre a favore del nuovo ordine mondiale.
I suoi chierici trasformisti sono riconosciuti in pieno possesso canonico delle cariche ecclesiastiche per edificare tale apparato «più universale» condannando i fedeli dell’unica Chiesa di Gesù Cristo.
Tutto è iniziato col raggiro delle leggi dei grandi Papi.
Oggi si compie con l’esaltazione dei «papi» del culto dell’uomo!
Le prove di quanto sopra esposto
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