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sabato 11 febbraio 2012

Vaticano, la cricca giunge al Santo


di Giovanni Viafora (per Il Corriere del Veneto) 
Si intrecciano affari e scontri di potere dietro agli appalti per i lavori nella basilica di Sant’Antonio. Le rimostranze dei costruttori padovani dell’Ance, che si sono lamentati perché gli interventi più sostanziosi nell’edificio vengono affidati ad un ristretto giro di imprese romane, hanno scoperchiato un quadro controverso. La «Veneranda Arca del Santo», l’organismo centenario di natura laicale, che si occupa della manutenzione della Basilica, ha fatto sapere di aver commissionato negli ultimi cinque anni decine di interventi di restauro anche ad aziende del territorio (per una spesa totale di 4 milioni di euro). Ma il problema, come già spiegato, non sono i lavori commissionati dalla «Veneranda Arca», che è un ente morale e laicale esterno alla proprietà della Basilica (e che paga con fondi privati e sponsorizzazioni); ma quelli appaltati direttamente dal Vaticano.  
Lo Stato del Papa comanda la Basilica attraverso lo strumento della «Pontificia Delegazione per il Santo», guidata dall’arcivescovo emerito di Camerino, monsignor Francesco Gioia. E’ la «Delegazione» che affida i lavori più sostanziosi; proprio quelli che negli ultimi anni sono finiti nelle mani delle aziende romane. Ma quali sono le ditte che lavorano al Santo? E quali lavori sono stati eseguiti? E’ qui che emergono i lati oscuri. Gli attuali due lavori in corso, appaltati dalla «Delegazione » sono quelli che riguardano il «consolidamento statico delle coperture delle navate» (oltre 500 mila euro) e il «consolidamento statico delle coperture delle cappelle radiali e del deambulatorio» (800 mila euro). In questo caso a lavorare sono due società romane: una è l’«Advance Planning », l’altra la «Edil Ars». Questa azienda è quella coinvolta nel cosiddetto scandalo «P4»: il suo proprietario è Guido Proietti, l’uomo che avrebbe pagato l’affitto dell’appartamento di via Campo Marzio all’ex ministro Giulio Tremonti.  
Ma al Santo, negli ultimi anni, ha lavorato anche la «Italiana Costruzioni» della famiglia Navarra (ha fatto il restauro di otto cupole, della biblioteca e della penitenzieria). Si tratta dell’azienda finita nell’inchiesta della Procura di Firenze sui «Grandi Eventi» (è citata come un’impresa edile gradita al Vaticano e arrivata ad aggiudicarsi gli appalti della Protezione Civile). Ma non è tutto. La «Delegazione» ha appena comunicato ai frati del Santo, che a metà febbraio inizieranno nuovi lavori: si parla del restauro di tutto il convento. E l’appalto è stato assegnato ad un consorzio di due aziende: la prima calabrese, la seconda siciliana. Importo dei lavori? Sconosciuto. E a dirlo è lo stesso rettore della Basilica, Enzo Poiana. Che commenta amaro: «Gli appalti? Noi purtroppo non sappiamo niente. Il delegato pontificio mi ha chiesto espressamente di non interessarmi delle questioni amministrative».

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