Il noto ateologo da strapazzo, detto per gli amici Corrado Augias, ha scritto un pensiero tutto suo, senza copiarlo da nessuno al contrario di quanto ha fatto abbondantemente nel 2009, venendo subito beccato. Un ragionamento diviso in due parti, ma comunque tutta farina del suo sacco. E infatti l’hanno notato subito in molti. Inventandosi teologo (dopo aver affermato che Santo Stefano è stato ucciso dai cristiani), è andato a bacchettare addirittura l’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, il quale ha semplicemente invitato i fedeli -dopo mesi di forte siccità- alla preghiera per il “dono della pioggia”, ricordando anche la sobrietà dei consumi e la riflettessione sugli stili di vita per dare garanzia a tutti per «un accesso equo, sicuro e adeguato all’acqua».
Scandalizzato Augias ha risposto ad un lettore su “Repubblica”, affermando che «pregare perché dio faccia o non faccia una certa cosa implica che la sua volontà possa essere influenzata, è la stessa logica di chi invoca un miracolo».
Inoltre, ha proseguito, «ogni dio è, per il suo credente, molto buono e onnipotente. Perché dunque volerne piegare la volontà secondo i nostri interessi?». Questo è il livello degli argomenti, e il filosofo Giacomo Samek Lodovici, docente di Storia delle dottrine morali, si è divertito a prenderlo in giro, approfittando comunque per rispondere adeguatamente a queste banalità che spesso accompagnano i pensieri dei più sprovveduti. Ha spiegato la faccenda citando S. Gregorio, ovvero che gli uomini «pregando meritino di ricevere quanto Dio onnipotente aveva loro disposto di donare fin dall’eternità». In poche parole, Dio pur conoscendo i desideri e le esigenze dell’uomo, brama sempre la sua libertà, attende che l’uomo -attraverso la preghiera- la esprimi pienamente e consapevolmente. Inoltre, come spiegato bene da Agostino nelle “Confessioni”, pregando l’uomo aumenta la comprensione sia della propria finitezza e miseria -e dunque si diventa anche consapevoli di ciò di cui si ha realmente bisogno-, sia della grandezza di Dio -ovvero, si diventa consapevoli che c’è Qualcuno a cui si può domandare. La preghiera è un’espressione esplicita della libertà dell’uomo (è come il “si, lo voglio” che i due sposi si dicono davanti al sacerdote). Non è certo il tentativo di “piegare la volontà di Dio” (qui per un approfondimento interessante).
Non contento di questa imbarazzante uscita, Augias -appoggiandosi questa volta a Spinoza- ha sostenuto che «invocare da Dio il bene possibile della pioggia significa attribuirgli il male certo della siccità il che per un cardinale è grave». Il filosofo Samek Lodovici ha ironizzato sopratutto sulla frase finale, facendo notare che lo stesso Gesù chiede al Padre: «dacci oggi il nostro pane quotidiano», attribuendo così a Dio il male della fame? Oppure quando chiede: «liberaci dal male», sta attribuendo a Dio la malvagità? Per non parlare di quando il Nazareno insegna: «Chiedete e vi sarà dato». L’ateologo Augias bacchetta evidentemente anche Gesù di essere teologicamente ignorante, poco cristiano. «In tal caso ci sentiamo di scusarlo, visto che non poteva leggere né i libri di Spinoza né quelli di Augias», ha commentato divertito il filosofo, che comunque ha aggiunto un approfondimento interessante: occorre distinguere il volere di Dio, dal tollerare di Dio, ovvero la tolleranza della siccità in vista di un qualche bene (così come il medico è consapevole delle conseguenze della chemioterapia, ma è disposto a chiedere di tollerarle in vista di un bene più grande).
L’ateologo 77enne ha infine concluso affermando che mons. Betori ha rischiato di attraversare «in modo pericoloso il confine tra fede e superstizione». Effettivamente il Nostro di superstizione ne sa qualcosa, dato che dice di essere non-ateo ma credente “in una specie di armonia universale che ci unisce tutti” (chissà da quale reminiscenza pagana l’ha tirata fuori questa). Condividiamo comunque il commento di Rino Camilleri: «Vien da chiedersi perché i soloni del laicismo non si facciano i fatti loro. Invece, non perdono occasione per dare ai cattolici lezioni di cattolicesimo. Almeno lo conoscessero».
Per la cronaca: in Toscana è tornata la pioggia già Sabato Santo, nella notte di Pasqua invece, sulle Alpi Apuane è scesa persino la neve.
http://www.uccronline.it/2012/04/17/gli-argomenti-sempliciotti-dellateologo-corrado-augias/
Scandalizzato Augias ha risposto ad un lettore su “Repubblica”, affermando che «pregare perché dio faccia o non faccia una certa cosa implica che la sua volontà possa essere influenzata, è la stessa logica di chi invoca un miracolo».
Inoltre, ha proseguito, «ogni dio è, per il suo credente, molto buono e onnipotente. Perché dunque volerne piegare la volontà secondo i nostri interessi?». Questo è il livello degli argomenti, e il filosofo Giacomo Samek Lodovici, docente di Storia delle dottrine morali, si è divertito a prenderlo in giro, approfittando comunque per rispondere adeguatamente a queste banalità che spesso accompagnano i pensieri dei più sprovveduti. Ha spiegato la faccenda citando S. Gregorio, ovvero che gli uomini «pregando meritino di ricevere quanto Dio onnipotente aveva loro disposto di donare fin dall’eternità». In poche parole, Dio pur conoscendo i desideri e le esigenze dell’uomo, brama sempre la sua libertà, attende che l’uomo -attraverso la preghiera- la esprimi pienamente e consapevolmente. Inoltre, come spiegato bene da Agostino nelle “Confessioni”, pregando l’uomo aumenta la comprensione sia della propria finitezza e miseria -e dunque si diventa anche consapevoli di ciò di cui si ha realmente bisogno-, sia della grandezza di Dio -ovvero, si diventa consapevoli che c’è Qualcuno a cui si può domandare. La preghiera è un’espressione esplicita della libertà dell’uomo (è come il “si, lo voglio” che i due sposi si dicono davanti al sacerdote). Non è certo il tentativo di “piegare la volontà di Dio” (qui per un approfondimento interessante).
Non contento di questa imbarazzante uscita, Augias -appoggiandosi questa volta a Spinoza- ha sostenuto che «invocare da Dio il bene possibile della pioggia significa attribuirgli il male certo della siccità il che per un cardinale è grave». Il filosofo Samek Lodovici ha ironizzato sopratutto sulla frase finale, facendo notare che lo stesso Gesù chiede al Padre: «dacci oggi il nostro pane quotidiano», attribuendo così a Dio il male della fame? Oppure quando chiede: «liberaci dal male», sta attribuendo a Dio la malvagità? Per non parlare di quando il Nazareno insegna: «Chiedete e vi sarà dato». L’ateologo Augias bacchetta evidentemente anche Gesù di essere teologicamente ignorante, poco cristiano. «In tal caso ci sentiamo di scusarlo, visto che non poteva leggere né i libri di Spinoza né quelli di Augias», ha commentato divertito il filosofo, che comunque ha aggiunto un approfondimento interessante: occorre distinguere il volere di Dio, dal tollerare di Dio, ovvero la tolleranza della siccità in vista di un qualche bene (così come il medico è consapevole delle conseguenze della chemioterapia, ma è disposto a chiedere di tollerarle in vista di un bene più grande).
L’ateologo 77enne ha infine concluso affermando che mons. Betori ha rischiato di attraversare «in modo pericoloso il confine tra fede e superstizione». Effettivamente il Nostro di superstizione ne sa qualcosa, dato che dice di essere non-ateo ma credente “in una specie di armonia universale che ci unisce tutti” (chissà da quale reminiscenza pagana l’ha tirata fuori questa). Condividiamo comunque il commento di Rino Camilleri: «Vien da chiedersi perché i soloni del laicismo non si facciano i fatti loro. Invece, non perdono occasione per dare ai cattolici lezioni di cattolicesimo. Almeno lo conoscessero».
Per la cronaca: in Toscana è tornata la pioggia già Sabato Santo, nella notte di Pasqua invece, sulle Alpi Apuane è scesa persino la neve.
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