Lo "scisma rosa" sta cambiando il volto del cattolicesimo
VATICANISTA DE LA STAMPA
L'argomento è affrontato
in un articolo di Armando Matteo «La fuga delle quarantenni - Nuovi
scenari del cattolicesimo italiano», e acquista particolare interesse
alla luce della riflessione dei vescovi italiani, che cominciano oggi la
loro 64.ma assemblea generale con come primo punto all'ordine del
giorno il ruolo degli adulti: «gli adulti nella comunità: maturi nella
fede e testimoni di umanità», è il titolo scelto dalla Cei. L'autore del
saggio, docente di Teologia fondamentale all'Urbaniana, mette a fuoco
«il progressivo allontanamento delle giovani generazioni femminili dal
cattolicesimo», un «elemento di novità particolarmente significativo ed
allarmante, - commenta - in un Paese in cui la trasmissione della fede è
da sempre matrilineare».
Le donne si allontanano sempre più dalla
Chiesa cattolica, e se il fenomeno si inserisce nel più generale
abbandono da parte dei giovani, ha radici più lontane: si constata «fuga
delle quarantenni» dalla Chiesa, con conseguenze preoccupanti sulla
vita ecclesiale e la trasmissione della fede, denuncia la Rivista del
Clero italiano, mensile della Università cattolica, invitando inoltre ad
interrogarsi sulle conseguenze della «scomparsa delle suore» e sulle
ricadute che la progressiva diminuzione delle appartenenti a ordini
religiosi femminili ha sulla Chiesa. Nella pratica religiosa, e più in
generale nella vicinanza alla Chiesa, osserva Matteo analizzando i dati
di alcune ricerche sociologiche recenti, «è sulla linea femminile che si
registra il mutamento generazionale più alto: lo scarto rispetto alla
frequenza alla messa tra gli uomini nati prima del 1970 e quelli nati
dopo il 1970 è di 15 punti, è invece di ben 25 punti lo scarto tra le
donne nate prima del 1970 e quelle nate dopo il 1970; e, in riferimento
alla fede in Dio - prosegue Matteo - si passa da uno scarto maschile di
soli 7 punti, tra i nati prima e quelli dopo il 1970, a uno femminile di
12 punti, prendendo in considerazione le nate prima e quelle dopo il
1970». Il 1970 è in qualche modo una data simbolo, poichè è «con le
donne nate nel 1970 che inizia quel progressivo cammino di
omogeneizzazione dei comportamenti tra uomini e donne in relazione alla
pratica della fede» che si compie nelle giovani nate dopo il 1981. I
giovani nati dopo questa data, maschi e femmine, hanno comportamenti
convergenti circa la pratica religiosa e, a parte il fatto che le
ragazze pregano di più, maschi e femmine in egual misura «vanno di meno
in chiesa, credono di meno, hanno meno fiducia nella Chiesa, si
definiscono meno cattolici e ritengono che essere italiani non equivalga
ad essere cattolici». Questa generazione di donne ha iniziato a
«rompere una tradizionale alleanza con la realtà della Chiesa, una
alleanza che - afferma la Rivista del clero - ha sicuramente giovato ad
entrambi i partner, ma che ora chiede di essere di nuovo rinegoziata».
Riflettendo sul ruolo delle madri nella trasmissione della fede e sul
peso degli ordini femminili nella Chiesa cattolica, Matteo conclude con
una domanda: non è che «negli ultimi anni ci si è preoccupati più delle
conseguenze sociali, politiche, economiche, culturali della fede, dando
per ovvio l'esistenza e la trasmissione di questa stessa fede? Parlare
di fede, di iniziazione alla fede, di nuova evangelizzazione, - osserva
l'autore - significa dunque in misura significativa parlare delle
quarantenni e della loro fuga»
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