ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 1 maggio 2012

Come andare a messa e non perdere la fede


“Tutto lo studio di donna Prassede era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, che era di prendere per cielo il suo cervello”.(Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XXV)

Gira questa battuta, attribuita al cardinale Tomáš Špidlik: “Il motivo per cui la Chiesa ha posto il Credo dopo l’omelia è per invitarci a credere nonostante ciò che abbiamo ascoltato”. Mi è tornata in mente oggi, leggendo l’affermazione di tale don Paolo Farinella, che roboante scrive: “E’ venuto il tempo ed è questo in cui bisogna gridare sui tetti che essere cittadini significa esserlo a tutto tondo e io rivendico il mio diritto di fare politica dall’altare, sia dietro che davanti, purché non la faccia sotto l’altare”.
Posto che non è chiaro cosa intenda don Farinella per “sotto l’altare”, alle rivendicazioni del sacerdote la puntigliosa risponde che lei invece rivendica, a nome – ne è certa – della maggioranza dei cattolici, il diritto a partecipare a celebrazioni eucaristiche in cui l’altare sia ciò che deve essere. “L’altare rappresenta Cristo, la croce e a un tempo il suo sepolcro (cfr. CCC 1182). Esso è anche la mensa del Signore (cfr. Ebrei 13,10) dalla quale scaturiscono i sacramenti del mistero pasquale. L’altare, come lo stesso tempio, è dedicato solo a lui con tutti i suoi santi e non può essere usato per altri scopi. E’ la parte più santa del tempio ed è elevato, alta res, posto in alto per indicare l’opera di Dio che è superiore a tutte le opere dell’uomo”. Virgolettato, un passaggio del bel libro di don Nicola Bux: Come andare a messa e non perdere la fede; lettura che consiglio caldamente a don Paolo, sempre che tra un comizio e l’altro – davanti o dietro l’altare – trovi il tempo per ricordare qual è il suo ruolo nella Chiesa (che poi, quando uno ha un cognome come il suo, mica serve una laurea per capire che la “farinella” è solo un ingrediente, e che ad impastare sono ben Altre Mani!).
Don Paolo “rivendica”? Il popolo cristiano rivendica pure lui. Mica la luna. Mica l’impossibile. Semplicemente che il protagonista della liturgia torni ad essere Gesù Cristo morto e risorto, di cui il sacerdote è solo l’intermediario.
Cristo! Non il politologo di turno, l’intellettuale di turno, il teologo (dissidente) di turno, il… “Farinella” di turno.
Sì, perché a leggere don Paolo (e non solo lui), e a sentire certe prediche, sembra davvero che l’annuncio della Verità sia l’ultima delle preoccupazioni, che il magistero del Papa sia diventato un optional, che, nel comunicare la dottrina, la Chiesa non sia più univoca: in perfetto stile politically correct, spesso i sacerdoti alternativi, quelli “alla don Farinella”, per capirci, volutamente evitano di comunicare certezze e preferiscono lasciare le questioni “aperte”, instillare dubbi o…pontificare. E così, in quest’ottica in cui Cristo, spesso anche logisticamente, è messo in un angolo (quanti tabernacoli, nelle chiese, non sono visibili!) finisce che è il sacerdote, o la comunità – novello Vitello d’oro – a prendere il posto di Dio.
Eccolo, allora, un assaggino di quella “politica dall’altare”, rivendicata da don Paolo: “Come si può stare dalla parte degli assassini della democrazia, del territorio, dei mafiosi, della delinquenza organizzata e non, dei profittatori? E’ sufficiente che sposino i ‘principi non negoziabili’ che poi sono negoziabilissimi perché si tratta del finanziamento alle scuole private e di qualche leggina che salva la faccia e nemmeno tutta della gerarchia cattolica ‘simil-pelle’ come ‘il rispetto della vita dalla nascita fino alla morte naturale’?”.
Ad altri, ai suoi superiori, spiegare a questo sacerdote cosa intende la Chiesa per “principi non negoziabili”, ma non chiedete a chi scrive o a questo sito di chiudere gli occhi o di turarsi le orecchie di fronte ad affermazioni del genere: un cristiano “qualsiasi” non può non pre-occuparsi se il magistero della Chiesa viene disatteso e sbeffeggiato in questo modo e se l’altare, luogo sacro e sacrificale viene usato come palcoscenico dai demagoghi!
E siccome al peggio non c’è limite, e nemmeno alla superbia, tenetevi forte.
Parlando di quelli che definisce i “cattolici che si servono della politica per affermare i loro interessi e fare i loro intrallazzi”, il sacerdote, alla faccia del “servo inutile”, supera se stesso, letteralmente. Si fa Dio, anzi, di più: lo supera. Gli dà (lui, a Dio!) un avvertimento: che non si azzardi ad essere il Divino Misericordioso che generalmente è. Ecco le sue testuali parole: “Per questo nemmeno Dio li potrà perdonare, perché sanno quello che fanno”. Ipse dixit Farinella.
No comment.

Autore: Saro, Luisella  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it

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