La tentazione dei vescovi: lanciare un’Opa sul Pdl per rifarlo da capo
I cattolici sulle macerie del Pdl. Per rifarlo completamente nuovo. E’ questo lo scenario a cui guardano i vescovi italiani guidati dal cardinale Angelo Bagnasco, il porporato ligure di scuola siriana. A tre settimane dall’attesa assemblea generale, i vescovi hanno le idee chiare. I cattolici devono sfruttare quel che resta del governo Monti per lavorare alla rifondazione di un’area moderata riformista nella quale giocare un ruolo da protagonisti. E Bagnasco da dietro le quinte potrebbe spingere (basta anche una benedizione) perché i cattolici, todini in testa, si buttino sulle macerie del Pdl.
Le associazioni del Forum che hanno organizzato Todi lo scorso ottobre hanno capito che il momento può essere loro propizio. Non per niente si sono affrettate a organizzare per il 14 maggio, dunque dieci giorni prima dell’assemblea dei vescovi, un summit all’Istituto Sturzo di Roma nel quale buttare giù un manifesto programmatico che serva anche a far discutere i vescovi riuniti in assemblea. Certo, il manifesto è la piattaforma in vista di una “Todi due” da consumarsi il prossimo autunno. Ma è anche un programma politico economico che chiede ai vescovi un qualche giudizio in vista dell’ormai certo rifacimento di quel che resta del Pdl.
La scelta dell’Istituo Sturzo come sede non è un caso. E’ qui che lo scorso ottobre, pochi giorni prima di Todi, il segretario della Cei Mariano Crociata indicò ai politici cattolici riuniti il faro a cui guardare: Sturzo, appunto, il cui impegno politico era conseguenza “di quella vita buona secondo il Vangelo”.
Un todino molto attivo è Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori: “Anche la chiesa – dice – non può che essere d’accordo sul fatto che dopo le comunali un rimescolamento, una riverniciata, un semplice cambio del nome del sistema partitico italiano, magari con qualche cooptazione, per risolvere il loro inarrestabile declino è inutile. Serve qualcosa di più”.
Un todino molto attivo è Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori: “Anche la chiesa – dice – non può che essere d’accordo sul fatto che dopo le comunali un rimescolamento, una riverniciata, un semplice cambio del nome del sistema partitico italiano, magari con qualche cooptazione, per risolvere il loro inarrestabile declino è inutile. Serve qualcosa di più”.
Più ampio il ragionamento del sociologo di riferimento della Cei, Luca Diotallevi: “Il risultato elettorale è quello di una partita giocata da uno solo. La protesta ha trovato espressione prevalentemente a sinistra. Il governo Monti merita tutto questo perché ha fatto poco (l’intervento sulle pensioni) e chiesto molto (più tasse e più rigidità nel mercato del lavoro e nella Pubblica amministrazione). Ora la palla passa alla società civile riformista, di cui il grosso del cattolicesimo italiano è parte costitutiva. L’unica alternativa al radicalismo è un nuovo riformismo. Il modello è Alcide De Gasperi e la sua capacità di costruire un progetto politico sul quale poterono convergere tanti cattolici, laici e riformisti, senza scomunicare nessun altro. Per questo disegno la condizione è il bipolarismo, il proporzionale è il veleno. Meglio dunque il porcellum che il proporzionale che stanno confezionando all’ombra di Monti”.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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