L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
Il colpo per attirare un immenso popolo di anime per il regno infernale, passa per l’inganno finale della «nuova coscienza della chiesa ecumenista», che vive secondo il progetto «mondialista» del Nemico con i suoi anticristi.
Costoro sono capaci di tutte le insidie e seduzioni per l’impresa di una superchiesa che vada oltre gli gnosticismi di moda dei liberi pastori e muratori; che usi il nome di cattolica e apostolica, dispondo d’ogni segno antico a testimonianza del «nuovo ordine universale» per l’utopica pace ecumenista globale!
In foto la croce pettorale di Mons. Angelo Roncalli
Eppure, Papa Pio VII scrisse che la Religione cattolica in Francia fu ferita dalla Costituzione rivoluzionaria per cui “si permette la libertà di culto e di coscienza…; per ciò stesso si confonde la verità con l’errore, e si pone al pari delle sètte, eretiche, e anche della perfidia giudaica, la Sposa santa e immacolata di Cristo, la Chiesa, fuori della quale non vi è salvezza. Inoltre, promettendo favore e appoggio alle sètte eretiche e ai loro ministri, si tollerano e favoriscono non solo le persone, ma anche i loro errori.
E implicitamente la disastrosa e deploratissima eresia che S. Agostino ricorda con queste parole: «Afferma che tutti gli eretici sono nella buona via e dicono il vero, assurdità tanto mostruosa che io non posso credere che qualche sètta la professi realmente… Insomma: Sotto l’uguale protezione di tutti i culti, si nasconde la più pericolosa persecuzione, la più astuta che sia possibile immaginare contro la Chiesa di Gesù Cristo, e, purtroppo, la meglio attrezzata per lanciarvi la confusione e anche distruggerla, se fosse possibile, con il prevalere delle forze dell’inferno contro la Chiesa».
Infatti, Napoleone ha portato ovunque l’uguaglianza tra i culti, distruggendo l’antico ordine e cercando di sostituire la civiltà cristiana con la civiltà il cui principio e fondamento sarebbe il «dogma rivoluzionario» della «libertà religiosa».
Tale principio illuminista sarà nella legge di Stalin, di Gorbaciov e del Vaticano II.
Così degli anticristi togati, irretendo pure gruppi tradizionalisti legati al latinorum, compirono e continuano a compiere l’«illuminazione superna».
Tale super Spirito anticristico aveva varcato le mura vaticane con i suoi servi per farli sedere sul trono del Vicario di Gesù Cristo e da lì far sentire le dottrine ecumeniste, la cui puzza infestò più volte l’aria di Assisi!
L’espressione “nuova Pentecoste”, potrebbe essere usata come metafora.
Ma usata per varcare le frontiere del sacro può solo portare a delle gravi confusioni; anche all’immane insidia che si possa avere oggi nuove rivelazioni dello Spirito Santo, magari anche per “aggiornare” quelle precedenti.
Non solo, può essere “aggiornata” l’evangelizzazione della stessa Chiesa al sapore dei “bisogni dei tempi” d’ispirazione modernistica e massonica; può essere compiuta quella mutazione gnostica rimasta bloccata da venti secoli.
Ciò richiede ogni vigilanza cattolica, perché in nome di nuove pentecosti appaiono credenze e movimenti riformatori che si proclamano ispirati da Dio.
In seguito alla Pentecoste suscitata da Dio dopo l’Ascensione, San Pietro fecce un discorso ispirato per chiamare alla conversione: “Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato… Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!. All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone. (At. Ap. 2).
Ci può essere una “nuova Pentecoste” per dire che la Casa d’Israele non ha bisogno del battesimo di conversione a Gesù Cristo perché fedele all’Antica Alleanza?
Se così fosse, l’espressione “nuova pentecoste” diverrebbe copertura per alterare la fede fondata sulla necessità per tutti dell’Incarnazione del Signore e dell’unica Redenzione nel Suo sangue.
Eppure, l’espressione “nuova Pentecoste” fu usata da Giovanni 23 in vista del piano di nuova evangelizzazione del Vaticano 2. Quanto diceva della sua «ispirazione», rientrava nelle intenzioni della mutazione modernista palesata nel discorso d’apertura del Vaticano II, che risponde inoltre, indirettamente, alla questione iniziale: perché un concilio? Ci aiuta ancora a capirlo San Pio X, indicando l’idea modernista della Chiesa come frutto di due bisogni, il primo dei quali, individuale, è di seguire un’esperienza originale e singolare, comunicandola ad altri.
Ecco allora la sua “ispirazione”: “Fu un tocco inatteso, uno sprazzo di superna luce, una grande soavità negli occhi e nel cuore. Ma insieme un fervore, un gran fervore destatosi improvvisamente in tutto il mondo, in attesa della celebrazione del concilio!” Il secondo bisogno è nella collettività: Da quel momento il volere della Chiesa sarebbe quello di Giovanni 23: “Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi… preferisce far uso della medicina della misericordia… piuttosto che della condanna”, Come se una giusta condanna fosse contraria alla misericordia.
Tali cambiamenti non potevano avvenire in nome dello Spirito Santo poiché proclamati per la prima volta nella storia della Chiesa un concilio ecumenico non dogmatico e perciò non infallibile, si dispensava giustamente la massima assistenza dello Spirito Santo, che è assicurata al Papa e alla Chiesa.
Ecco che questa dispensa oggettiva, associata ad un’evocazione soggettiva di una nuova Pentecoste, è servita al «superstizioso» aggiornamento conciliare. La sua applicazione fu maggiormente consumata, perfino in termini espliciti nel Sinodo straordinario del 1985 conclusosi col seguente Messaggio dei padri al popolo: “Come agli Apostoli nel Cenacolo con Maria, lo Spirito Santo ci ha suggerito quello che Lui voleva dire alla Chiesa in cammino verso il 3º millennio… Il messaggio del Vaticano 2… resta la Magna Charta del futuro. Finalmente s’è realizzata nei nostri giorni la nuova Pentecoste, di cui ha parlato Giovanni 23 e che insieme ai fedeli attendevamo dallo Spirito Santo”.
In verità, nel Cenacolo a Gerusalemme lo Spirito Santo ispirò agli Apostoli l’intelligenza della Rivelazione, che si chiuse con la morte dell’ultimo di essi. Poteva il Vaticano 2 riaprirla con le novità dei suoi lumi modernistici?
AMDUSIAS Dilexit iniquitatem, odivit iustitiam
BELIAL
Deus inversus: foetor eorum
La nuova chiesa – della superstizione ecumenista
Perché superstizione? Esaminiamo questo termine specialmente con l’aiuto dell’Enciclopedia Cattolica (sigla EC. V. XI, pp.1574-76), ma anche di dizionari di filosofia, tra cui “Vocabulaire de la Philosophie” di E. Jolivet. SUPERSTIZIONE (s.). – Dal lat. superstitio “star fuori o al di sopra” designa nell’etnologia religiosa lo stato d’isolamento dal mondo circostante, in grazia di una emozione o stimolo speciale; presso i Romani ha il significato di esagerazione, osservanza.
Il termine superstitio, nella Volgata traduce due differenti espressioni greche; negli Atti (17, 22; 25, 19) risponde alla voce che vuol dire credenza religiosa verso divinità malamente conosciute; nella lettera ai Colossesi (2, 23), traduce l’espressione che designa pratiche speciali più che un puro sentimento religioso. Questi due termini scritturali continuano ad avere significati diversi presso i Padri greci. Per i Padri latini la s. è una contraffazione della vera religione, una religione simulata, che è quella dei culti pagani (cf. Lattanzio, Div. instit., IV, 28: PL 536; in particolare s. Agostino, in Ps. XCV, n. 5: PL 38, 377-78; De Civ. Dei, IV, 30: PL 41, 136-38).
Il medioevo si limita a coordinare, sotto l’aspetto teologico, tutte le nozioni precedenti, che, cioè, la s. è un vizio, una deformazione eccessiva, capricciosa, vana e pagana della virtù della religione (Sum. Theol., 211-2112, q. 92, a. 1). Della s., infine, il Suàrez (De relig., t. III, 1. II, cap. 1; ed. Vives, t. X, III, Parigi 1861, p. 469 sgg.), fornisce una minuta e sottile analisi psicologica. Sotto il nome di s., che gli scolastici chiamano cultus vitiosus veri vel falsi numinis, va compreso il culto al vero Dio, ma in maniera errata (culto indebito), e il culto prestato ad una creatura (culto di un Dio falso; v. IDOLATRIA). L’errore sta nella parte materiale del culto, nell’utilizzare, cioè, procedimenti o mezzi punto idonei ad onorare Dio (Sum. Theol., 211-2112, q. 93, a. 1). Perciò la s. si basa o sul significato falso di un segno o sulla falsa intenzione di chi compie l’atto di religione, p. es.: onorare Dio con le cerimonie del Vecchio Testamento, funzioni sacre particolari (figuriamoci Assisi!)
DECARABIA
Simiae sodomitanae in imperio orbis terrarum
DANTALION
Mysterium maximae simulationis: mysterium iniquitatis
Culto falso in nome del vero Dio
Ecco il grave disordine religioso ex genere suo (cf. s. Agostino, Contra mendacium, cap. 3), è ingiurioso a Dio, che non si può adorare con la falsità e la menzogna, e è di danno alla religione, perché la si rende sospetta di errore. Nel culto superfluo del vero Dio, i moralisti trovano generalmente materia di peccato veniale, inquanto non vi si scorge grave irriverenza o cattiva volontà, ma piuttosto leggerezza, superficialità. Si aggiunge, però, che propter contemptum vel praeceptum si può ravvisare il peccato grave. Non bisogna, pertanto, considerare questi eccessi come cose insignificanti, col pretesto che non sono di ostacolo, ma di aiuto al vero culto di Dio, perché «ogni disordine nelle cose religiose è grave».
La colpevolezza di queste s. cultuali varia secondo, sia sull’importanza che vi si da, sia sull’origine dell’autorità che vi si attribuisce, sia l’efficacia che vi si ascrive e la diffusione che vi si vuol dare. Il CIC (can. 1251) riconosce agli Ordinari locali il dovere di vigilare, affinché il Culto divino, in tutte le sue varie manifestazioni, si conservi puro da qualsiasi superstizione».
Dove sono, però, i vescovi cattolici che vigilano affinché la grande superstizione di Assisi non si diffonda infettando il vero Culto divino della Chiesa; che seguono almeno le istruzioni della «Mortalium animos» di Pio XI?
Fin che sarà celebrato il «culto» della «chiesa conciliare» e dei suoi epigoni «ispirati» dallo spirito nemico non ci può essere pace né sicurezza sulla Terra.
L’idea della «chiesa» pancristiana dell’operazione ecumenista che racchiuda ogni culto conduce a una “falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo”, fa comprendere – se ancora ci fosse bisogno – che a una religione, a una dottrina rivelata, corrisponde una e unica Chiesa immutabile.
Se qualcuno la vuole diversa nella Dottrina e lo insegna da alti pulpiti, si autoesclude dall’unica vera Chiesa. L’idea di accomunare nella vera Chiesa due dottrine opposte, due autorità contrarie – di Gesù Cristo e degli anticristi –, è fase avanzata verso l’idea di una chiesa racchiudente pure il culto sussurrato dallo spirito contrario al Culto voluto da Dio; come fu il «culto di Caino».
Si noti che la datazione del 1960, delle ispirazioni del Vaticano II per le superstizione-ecumenista», corrisponde al periodo in cui il Terzo Segreto di Fatima, della visione dell’hecatombe del Papato – colpo finale dell’anticristo – sarebbe più chiara!
Che Dio abbia pietà della Sua Chiesa, vittima dei suoi stessi consacrati.
http://www.agerecontra.it/public/press20/?p=11217
di Arai Daniele
Il colpo per attirare un immenso popolo di anime per il regno infernale, passa per l’inganno finale della «nuova coscienza della chiesa ecumenista», che vive secondo il progetto «mondialista» del Nemico con i suoi anticristi.
Costoro sono capaci di tutte le insidie e seduzioni per l’impresa di una superchiesa che vada oltre gli gnosticismi di moda dei liberi pastori e muratori; che usi il nome di cattolica e apostolica, dispondo d’ogni segno antico a testimonianza del «nuovo ordine universale» per l’utopica pace ecumenista globale!
In foto la croce pettorale di Mons. Angelo Roncalli
Eppure, Papa Pio VII scrisse che la Religione cattolica in Francia fu ferita dalla Costituzione rivoluzionaria per cui “si permette la libertà di culto e di coscienza…; per ciò stesso si confonde la verità con l’errore, e si pone al pari delle sètte, eretiche, e anche della perfidia giudaica, la Sposa santa e immacolata di Cristo, la Chiesa, fuori della quale non vi è salvezza. Inoltre, promettendo favore e appoggio alle sètte eretiche e ai loro ministri, si tollerano e favoriscono non solo le persone, ma anche i loro errori.
E implicitamente la disastrosa e deploratissima eresia che S. Agostino ricorda con queste parole: «Afferma che tutti gli eretici sono nella buona via e dicono il vero, assurdità tanto mostruosa che io non posso credere che qualche sètta la professi realmente… Insomma: Sotto l’uguale protezione di tutti i culti, si nasconde la più pericolosa persecuzione, la più astuta che sia possibile immaginare contro la Chiesa di Gesù Cristo, e, purtroppo, la meglio attrezzata per lanciarvi la confusione e anche distruggerla, se fosse possibile, con il prevalere delle forze dell’inferno contro la Chiesa».
Infatti, Napoleone ha portato ovunque l’uguaglianza tra i culti, distruggendo l’antico ordine e cercando di sostituire la civiltà cristiana con la civiltà il cui principio e fondamento sarebbe il «dogma rivoluzionario» della «libertà religiosa».
Tale principio illuminista sarà nella legge di Stalin, di Gorbaciov e del Vaticano II.
Così degli anticristi togati, irretendo pure gruppi tradizionalisti legati al latinorum, compirono e continuano a compiere l’«illuminazione superna».
Tale super Spirito anticristico aveva varcato le mura vaticane con i suoi servi per farli sedere sul trono del Vicario di Gesù Cristo e da lì far sentire le dottrine ecumeniste, la cui puzza infestò più volte l’aria di Assisi!
L’espressione “nuova Pentecoste”, potrebbe essere usata come metafora.
Ma usata per varcare le frontiere del sacro può solo portare a delle gravi confusioni; anche all’immane insidia che si possa avere oggi nuove rivelazioni dello Spirito Santo, magari anche per “aggiornare” quelle precedenti.
Non solo, può essere “aggiornata” l’evangelizzazione della stessa Chiesa al sapore dei “bisogni dei tempi” d’ispirazione modernistica e massonica; può essere compiuta quella mutazione gnostica rimasta bloccata da venti secoli.
Ciò richiede ogni vigilanza cattolica, perché in nome di nuove pentecosti appaiono credenze e movimenti riformatori che si proclamano ispirati da Dio.
In seguito alla Pentecoste suscitata da Dio dopo l’Ascensione, San Pietro fecce un discorso ispirato per chiamare alla conversione: “Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato… Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!. All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone. (At. Ap. 2).
Ci può essere una “nuova Pentecoste” per dire che la Casa d’Israele non ha bisogno del battesimo di conversione a Gesù Cristo perché fedele all’Antica Alleanza?
Se così fosse, l’espressione “nuova pentecoste” diverrebbe copertura per alterare la fede fondata sulla necessità per tutti dell’Incarnazione del Signore e dell’unica Redenzione nel Suo sangue.
Eppure, l’espressione “nuova Pentecoste” fu usata da Giovanni 23 in vista del piano di nuova evangelizzazione del Vaticano 2. Quanto diceva della sua «ispirazione», rientrava nelle intenzioni della mutazione modernista palesata nel discorso d’apertura del Vaticano II, che risponde inoltre, indirettamente, alla questione iniziale: perché un concilio? Ci aiuta ancora a capirlo San Pio X, indicando l’idea modernista della Chiesa come frutto di due bisogni, il primo dei quali, individuale, è di seguire un’esperienza originale e singolare, comunicandola ad altri.
Ecco allora la sua “ispirazione”: “Fu un tocco inatteso, uno sprazzo di superna luce, una grande soavità negli occhi e nel cuore. Ma insieme un fervore, un gran fervore destatosi improvvisamente in tutto il mondo, in attesa della celebrazione del concilio!” Il secondo bisogno è nella collettività: Da quel momento il volere della Chiesa sarebbe quello di Giovanni 23: “Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi… preferisce far uso della medicina della misericordia… piuttosto che della condanna”, Come se una giusta condanna fosse contraria alla misericordia.
Tali cambiamenti non potevano avvenire in nome dello Spirito Santo poiché proclamati per la prima volta nella storia della Chiesa un concilio ecumenico non dogmatico e perciò non infallibile, si dispensava giustamente la massima assistenza dello Spirito Santo, che è assicurata al Papa e alla Chiesa.
Ecco che questa dispensa oggettiva, associata ad un’evocazione soggettiva di una nuova Pentecoste, è servita al «superstizioso» aggiornamento conciliare. La sua applicazione fu maggiormente consumata, perfino in termini espliciti nel Sinodo straordinario del 1985 conclusosi col seguente Messaggio dei padri al popolo: “Come agli Apostoli nel Cenacolo con Maria, lo Spirito Santo ci ha suggerito quello che Lui voleva dire alla Chiesa in cammino verso il 3º millennio… Il messaggio del Vaticano 2… resta la Magna Charta del futuro. Finalmente s’è realizzata nei nostri giorni la nuova Pentecoste, di cui ha parlato Giovanni 23 e che insieme ai fedeli attendevamo dallo Spirito Santo”.
In verità, nel Cenacolo a Gerusalemme lo Spirito Santo ispirò agli Apostoli l’intelligenza della Rivelazione, che si chiuse con la morte dell’ultimo di essi. Poteva il Vaticano 2 riaprirla con le novità dei suoi lumi modernistici?
AMDUSIAS Dilexit iniquitatem, odivit iustitiam
BELIAL
Deus inversus: foetor eorum
La nuova chiesa – della superstizione ecumenista
Perché superstizione? Esaminiamo questo termine specialmente con l’aiuto dell’Enciclopedia Cattolica (sigla EC. V. XI, pp.1574-76), ma anche di dizionari di filosofia, tra cui “Vocabulaire de la Philosophie” di E. Jolivet. SUPERSTIZIONE (s.). – Dal lat. superstitio “star fuori o al di sopra” designa nell’etnologia religiosa lo stato d’isolamento dal mondo circostante, in grazia di una emozione o stimolo speciale; presso i Romani ha il significato di esagerazione, osservanza.
Il termine superstitio, nella Volgata traduce due differenti espressioni greche; negli Atti (17, 22; 25, 19) risponde alla voce che vuol dire credenza religiosa verso divinità malamente conosciute; nella lettera ai Colossesi (2, 23), traduce l’espressione che designa pratiche speciali più che un puro sentimento religioso. Questi due termini scritturali continuano ad avere significati diversi presso i Padri greci. Per i Padri latini la s. è una contraffazione della vera religione, una religione simulata, che è quella dei culti pagani (cf. Lattanzio, Div. instit., IV, 28: PL 536; in particolare s. Agostino, in Ps. XCV, n. 5: PL 38, 377-78; De Civ. Dei, IV, 30: PL 41, 136-38).
Il medioevo si limita a coordinare, sotto l’aspetto teologico, tutte le nozioni precedenti, che, cioè, la s. è un vizio, una deformazione eccessiva, capricciosa, vana e pagana della virtù della religione (Sum. Theol., 211-2112, q. 92, a. 1). Della s., infine, il Suàrez (De relig., t. III, 1. II, cap. 1; ed. Vives, t. X, III, Parigi 1861, p. 469 sgg.), fornisce una minuta e sottile analisi psicologica. Sotto il nome di s., che gli scolastici chiamano cultus vitiosus veri vel falsi numinis, va compreso il culto al vero Dio, ma in maniera errata (culto indebito), e il culto prestato ad una creatura (culto di un Dio falso; v. IDOLATRIA). L’errore sta nella parte materiale del culto, nell’utilizzare, cioè, procedimenti o mezzi punto idonei ad onorare Dio (Sum. Theol., 211-2112, q. 93, a. 1). Perciò la s. si basa o sul significato falso di un segno o sulla falsa intenzione di chi compie l’atto di religione, p. es.: onorare Dio con le cerimonie del Vecchio Testamento, funzioni sacre particolari (figuriamoci Assisi!)
DECARABIA
Simiae sodomitanae in imperio orbis terrarum
DANTALION
Mysterium maximae simulationis: mysterium iniquitatis
Culto falso in nome del vero Dio
Ecco il grave disordine religioso ex genere suo (cf. s. Agostino, Contra mendacium, cap. 3), è ingiurioso a Dio, che non si può adorare con la falsità e la menzogna, e è di danno alla religione, perché la si rende sospetta di errore. Nel culto superfluo del vero Dio, i moralisti trovano generalmente materia di peccato veniale, inquanto non vi si scorge grave irriverenza o cattiva volontà, ma piuttosto leggerezza, superficialità. Si aggiunge, però, che propter contemptum vel praeceptum si può ravvisare il peccato grave. Non bisogna, pertanto, considerare questi eccessi come cose insignificanti, col pretesto che non sono di ostacolo, ma di aiuto al vero culto di Dio, perché «ogni disordine nelle cose religiose è grave».
La colpevolezza di queste s. cultuali varia secondo, sia sull’importanza che vi si da, sia sull’origine dell’autorità che vi si attribuisce, sia l’efficacia che vi si ascrive e la diffusione che vi si vuol dare. Il CIC (can. 1251) riconosce agli Ordinari locali il dovere di vigilare, affinché il Culto divino, in tutte le sue varie manifestazioni, si conservi puro da qualsiasi superstizione».
Dove sono, però, i vescovi cattolici che vigilano affinché la grande superstizione di Assisi non si diffonda infettando il vero Culto divino della Chiesa; che seguono almeno le istruzioni della «Mortalium animos» di Pio XI?
Fin che sarà celebrato il «culto» della «chiesa conciliare» e dei suoi epigoni «ispirati» dallo spirito nemico non ci può essere pace né sicurezza sulla Terra.
L’idea della «chiesa» pancristiana dell’operazione ecumenista che racchiuda ogni culto conduce a una “falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo”, fa comprendere – se ancora ci fosse bisogno – che a una religione, a una dottrina rivelata, corrisponde una e unica Chiesa immutabile.
Se qualcuno la vuole diversa nella Dottrina e lo insegna da alti pulpiti, si autoesclude dall’unica vera Chiesa. L’idea di accomunare nella vera Chiesa due dottrine opposte, due autorità contrarie – di Gesù Cristo e degli anticristi –, è fase avanzata verso l’idea di una chiesa racchiudente pure il culto sussurrato dallo spirito contrario al Culto voluto da Dio; come fu il «culto di Caino».
Si noti che la datazione del 1960, delle ispirazioni del Vaticano II per le superstizione-ecumenista», corrisponde al periodo in cui il Terzo Segreto di Fatima, della visione dell’hecatombe del Papato – colpo finale dell’anticristo – sarebbe più chiara!
Che Dio abbia pietà della Sua Chiesa, vittima dei suoi stessi consacrati.
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