ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 22 maggio 2012

UN MEA CULPA E' CHIEDERE TROPPO?




di Francesco Colafemmina

Non sono nessuno per avanzare richieste di alcun tipo, tantomeno al Santo Padre. Pure, dopo aver letto il libro di Gianluigi Nuzzi, o meglio, le lettere raccolte nel volume commentato da Nuzzi, un dubbio mi attanaglia: ma non sarà forse il caso che la Santa Sede invece di trincerarsi dietro silenzi e smentite, invece che sventolare lo spauracchio di denunce e condanne, ci debba delle scuse. Sì, delle scuse  sincere rivolte a tutti noi fedeli, vittime di un potere ecclesiastico mal gestito, ormai corroso dall'estrema frequenza del mondo, in attesa di un rinnovamento che non può non partire dalla consapevolezza degli errori.
Si discetta in maniera disordinata sull'identità del trafugatore di documenti dalla Santa Sede. Si creano commissioni ad hoc, mentre invece si dovrebbe comprendere il movente del trafugatore e dei suoi complici. Troppo sbrigativamente si dice: "ecco, questa è la lotta per il Conclave". Ma questa è una banalizzazione di qualcosa di più complesso. La pubblicazione di quei documenti, la loro stessa selezione ci mostrano un anelito diverso: non c'è interesse a favorire una fazione piuttosto che un'altra, ma a descrivere ciò che in Vaticano sembra mancare da tempo ossia il senso della giustizia, il rispetto per le capacità individuali, il ripudio del denaro, la coerenza fra parola ed opere. Sono i sentimenti che devono aver mosso il leaker a divulgare questi frammenti di vita quotidiana nei sacri palazzi. Ed è eclatante non tanto il contenuto di tali frammenti quanto che essi, pur visionati dal Santo Padre, non abbiano portato ad alcun cambio di rotta verso quei valori cristiani sopra citati.

Sembra così crollare l'immagine del Papa isolato e spento, chiuso nel suo cubicolo a studiare la teologia e per nulla preoccupato di quanto gli accade intorno. Crolla l'immagine del Papa disinformato o influenzato troppo pesantemente dai suoi assistenti (Bertone in testa). Il Papa al contrario saprebbe tutto. E' informato, ad esempio, dei tradimenti di Bertone pur continuando a rinnovargli la fiducia senza scrollarselo di dosso una buona volta per tutte. Leggiamo fra tutte questa nota riservata trasmessa a don Georg da un prelato di cui non è pervenuto il nome:
Reverendo monsignore, ho voluto scrivere l'allegata nota affinché potesse essere utile alla funzione di pastore della Chiesa universale propria del papa. Ho pregato. Ho riflettuto. Mi sono chiesto se fosse un atto d'insubordinazione verso i miei superiori e se costituisse una violazione del segreto di ufficio. Mi sono risposto che le situazioni problematiche sono molte e di notevole gravità, soprattutto perché avrebbero effetti devastanti in futuro e quindi non si vedono ora gli effetti e sembra che va tutto bene. I superiori diretti, più volte interpellati, per ora non ritengono opportuno intervenire e sostengono che il nostro referente è la segreteria di Stato, mentre in molti casi è proprio il problema. La coscienza mi chiede di far presenti queste cose al Santo Padre, anche perché riferendo a lui non c'è violazione del segreto pontificio. Nessuno ha letto queste note. L'unico al corrente di questo invio è il sacerdote che gliele ha consegnate e che le indicherà da chi sono state scritte. Se ritenuto necessario potrò firmarle e, eventualmente, riferire a voce a persona che mi sarà indicata. Preghiamo per lei e per il Santo Padre. 
Sistematica violazione del diritto ai livelli più alti della curia romana. In numerose circostanze viene violato il diritto a vari livelli. Il fatto che non si tratti di errori occasionali ma di una prassi sistematica è confermato dal numero dei casi, dal loro tendenziale incremento, nonché dalla giustificazione teorica di tali comportamenti. Pericolo ulteriore: tale prassi è così diffusa e utilizzata con una tale leggerezza che sembra indicare una non consapevolezza dei danni che certe decisioni potranno produrre (sottovalutazione del rischio).
Livello principale.
- Violazione sostanziale di norme fondamentali della Costituzione apostolica Pastor Bonus.
- Vulnus giuridico grave a livello metodologico, realizzato attraverso la modifica e abrogazione "di fatto" di norme della Pastor Bonus attraverso l'emanazione di norme di livello inferiore. Esempio: attraverso l'emanazione o la modifica di regolamenti e statuti si contraddicono norme della PB.
Livello secondario e derivato. Tale prassi pone seri interrogativi e dà luogo ad alcune contestazioni.
- Il pontefice è al corrente e viene espressamente informato, in questi casi, che si sta realizzando una "eccezione" alla norma di livello superiore? La cosa viene volutamente taciuta?
- Un procedere sistematicamente in deroga alle norme superiori non produce una progressiva delegittimazione di esse?
- Si nota demoralizzazione dei collaboratori ai livelli più alti e di dipendenti onesti e affezionati alla Chiesa e alla sua missione: assistere all'instaurarsi di una tale prassi, che tende a consolidarsi, induce a pensare che il pontefice non è al corrente di ciò (conoscendo la Persona e il suo insegnamento non si può pensare che sia informato). Tale evidenza genera un senso di impotenza in molti, di connivenza obbligata in altri, e induce forse alcuni a una complicità per fini personali (carriere, occulto e indebito arricchimento, legittimazione di sprechi, ecc.). 
- Si notano da tanti danni generalizzati a livello della scelta dei dirigenti e consulenti. Ci si domanda quali siano i criteri di molte scelte. La scelta di persone che non hanno adeguate competenze comporta poi gravi conseguenze anche a livello finanziario e patrimoniale. 
- Instaurazione di prassi che tendono a snaturare la funzione di coordinamento propria della segreteria di Stato facendola apparire (e operare) come altera voluntas rispetto a quella del pontefice, operante non sempre in chiara consonanza con quanto ci si aspetterebbe in applicazione delle indicazioni che il Santo Padre dà a livello magisteriale e pastorale.
- Usurpazione di funzioni e violazioni di varie competenze. Si notano ingerenze e pressioni indebite, operate al fine di ottenere decisioni contro la legittima volontà del dicastero (acquisti a prezzi maggiorati, nomine in violazione della doverosa prassi di sentire il capo dicastero, usurpazione del diritto di nomina, ecc.). (tratto da Gianluigi Nuzzi, Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI, Chiarelettere, 2012, pp.178-180)
Ora, queste note non sono certo una novità per chi conosce la prassi del Segretario di Stato, dalla nomina di Palombella a direttore della Sistina, alla mancata proclamazione del Santo Curato d'Ars a patrono di tutti i sacerdoti del mondo, alla nomina del nuovo preside del PIMS - sempre per restare agli affari più ecclesiasticamente rilevanti e meno interessanti sotto il profilo economico e politico. Confermano l'inadeguatezza del Segretario di Stato. Confermano il suo lavorare al massimo per se stesso e ben poco per il bene della Chiesa, cosa che si evince per inciso anche dalle nuove rivelazioni sul caso Boffo. E' proprio l'ex direttore di Avvenire ad individuare nella strategia volta a diffamarlo e ad allontanarlo dalla CEI il tentativo - per Boffo non ben chiaro allo stesso "strumento" della diffamazione, ossia il direttore dell'OR - di avere in Italia un quotidiano dei Vescovi meno interventista, meno interessato alla politica, ai casi di bioetica etc. ma confinato nella sua dimensione curiale, anzi parrocchiale. Per il vantaggio di chi?

Eppure il Segretario di Stato è sempre al suo posto nonostante la sua azione sia nota, ben nota al Santo Padre. 

Sorvolo poi sulle donazioni e i giri di assegni natalizi, tra cui quello di Bruno Vespa da 10.000 euro che in cambio chiede lumi a don Georg su un possibile incontro col Papa. Dubito che un Messori per intervistare il Papa abbia bisogno di inserire nel suo biglietto di auguri natalizi un lauto assegno... Ma che dire delle donazioni da decine di migliaia di euro che giungono dalle banche? Non sarebbe più opportuno specie in tempo di crisi farsi donare almeno dalle banche - responsabili della crisi - solo beni in natura, containers di medicinali, di vestiti, razioni di cibo e d'acqua per chi ha fame e sete? Sarebbe forse più discreto. Ma sorvoliamo...

Vengo poi ad un documento che mi ha colpito particolarmente per la sua attualità. Mi riferisco al comunicato rilasciato dalla Santa Sede nel febbraio del 2009 a seguito delle polemiche per l'intervista rubata a Mons. Williamson. Nella bozza del comunicato il Santo Padre corregge di suo pugno la seguente frase:
"Per un futuro riconoscimento della Fraternità San Pio X il Santo Padre non intende prescindere da una condizione indispensabile"
con questa:
"Per un futuro riconoscimento della Fraternità San Pio X è condizione indispensabile il pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II e del Magistero dei Papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI."
Alla luce dell'evoluzione del rapporto fra la Santa Sede e la FSSPX mi sembra utile mettere in evidenza tale correzione che spiega perfettamente come mai improvvisamente si sia deciso di sottoporre ad una procedura separata i tre vescovi della Fraternità autori di una lettera nella quale si mette in discussione l'approccio soggettivista del pensiero benedettiano.

Insomma il libro di Nuzzi non deve stupire più di tanto, è vero, eppure ci offre qualche spunto di riflessione. Anzitutto sul degrado di quel luogo dal quale la Chiesa esercita la sua missione nel mondo. E partendo dalla consapevolezza di una tale evidenza credo che oggi la Santa Sede non dovrebbe lanciare minacce e istituire nuove commissioni per capire chi ha divulgato questi documenti. Dovrebbe al contrario ringraziare il Signore se questi documenti sono emersi in qualche modo, perché non sono fantasiose ricostruzioni o vili tentativi di denigrare Santa Romana Chiesa, ma un quadro spesso squallido e fosco di ciò che accade all'interno delle mura leonine. Già da qualche anno percepivo passando da Roma l'esistenza di una parte buona di gente che lavora in Vaticano stanca per l'eccessivo clericalismo, la rapacità, l'ipocrisia, il carrierismo, i favoritismi legalizzati regnanti fra quelle mura. E mi si parlava da tempo - a me che conto quanto il due di picche - di documenti scottanti, documenti che raccontano gli episodi più impensabili. Li si voleva rendere noti non certo per innescare guerre sante fra cordate cardinalizie, ma per destare una Chiesa sclerotizzata dal sonno dell'indifferenza, dalla garanzia dell'impunità, dal culto del clericalismo autoreferenziale. E per questo più che di accuse e indagini basterebbe, a mio modestissimo parere, un mea culpa, un mea culpa forse non proclamato davanti ai media, ma vissuto attraverso una azione di governo a tutti i livelli più decisa e coerente con il Vangelo.

Francesco Colafemmina (noreply@blogger.com) Mar maggio 22, 2012  

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