L’EDITORIALE DEL VENERDI
                                               di Arai Daniele
Il peggior crollo è sempre spirituale.
Segue la miseria morale che dilania il mondo e infesta il Vaticano.
Lì si vive da più di mezzo secolo l’era «conciliare» inaugurata col mettere a tacere l’accorato appello alla penitenza del Messaggio della Madre di Dio davanti alle scelleratezze dei nostri tempi.
Non sono forse queste aumentate in scala esponenziale da allora, mentre si cerca di mutare la Fede cattolica per la conversione all’Ordine spirituale cristiano, trasmessa immutata da 20 Concili ecumenici e da 260 Papi?
La si vuole adulterata dalle perfide ambiguità del Vaticano 2 e dei «papi» ecumenisti che impediscono di vedere la condizione umana nella realtà dell’apostasia presente.
È la cecità spirituale che colpisce i volontari delle celebrazioni dei progressi conciliari, rinforzati dalla squadra dei volta faccia; i neovolontari della stessa cecità annidati pure nei vertici di fraternità nate per difendere la Tradizione.

Oggi si cerca una falsa gloria ecumenista che permane solo a causa dell’immobilismo di silenti osservatori tradizionalisti a cui, neppure il sonoro sbadiglio di risveglio di alcuni dotti addormentati riesce a scuotere dal dubbio: se in Vaticano risiedono infatti dei micidiali anticristi (cf. Mgr Marcel Lefebvre)?
Eppure le certezze della Profezia di Fatima, confermate nella storia e nel presente, rispondono affermativamente anche alla domanda del magistrato giornalista Sergio Zazzera nel suo articolo del 29 maggio «Corvi e Colombe» sul «quotidiano per il Sud del Terzo Millennio, Il Brigante»: «Non vorrei offendere la suscettibilità di nessuno, ma, per caso, non sarà tutto questo il reale contenuto del terzo segreto di Fatima?»
L’Autore ricorda che «l’immagine di volatile che caratterizzava, fino a qualche tempo fa, la Chiesa cattolica era quella della colomba, raffigurazione dello Spirito santo. A essa è venuta ad affiancarsi, di recente, quella del corvo, in una sorta di escalation sempre meno strisciante». Parla del «Sacramento dell’Eucaristia ai divorziati illustri, evidentemente meritevoli di trattamento differenziato, rispetto agl’individui qualsiasi, colpiti da scomunica effettivamente operante». Poi degli «episodi di pedofilia diffusi in seno al clero, non soltanto mai colpiti da scomunica, ma accompagnati anche dalla dispensa dall’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria dello Stato, poiché i chierici – è stato detto – non sono pubblici ufficiali. Per fortuna, essi lo sono innanzi a Dio, in quanto suoi ministri: sicuramente Egli provvederà in mérito». Segue la questione dello «I.O.R. – Istituto per le opere di religione –, che, a onta del suo nome, si è dato un’impronta sempre più “finanziaria”, con buona pace della povertà evangélica».
Inoltre ricorda la «sepoltura in una cripta ecclesiale di un criminale, riconosciuto tale da sentenza irrevocabile, però “benefattore” della Chiesa». Da ultimi i due episodi che hanno occupato la comunicazione: «Il primo è quello della sottrazione di documenti riservati dallo studio del Papa: un’operazione che, per chi abbia un tantino di esperienza di criminalità (sia pure dalla parte della repressione del fenomeno), richiede un minimo di organizzazione all’interno dell’ambiente di operatività, che nella specie è quello dello Stato della Chiesa. Il secondo è quello del furto di preziosi volumi antichi dalla biblioteca napoletana dei Girolamini: anche qui l’esperienza di cui sopra insegna che la quantità e la qualità dei materiali trafugati deve avere richiesto che fosse apprestata un’organizzazione all’interno dell’istituzione. Ciò che, semmai, è incomprensibile, è la decisione di chiudere la sede napoletana dell’ordine dei Filippini, che suona come una vera e propria punizione verso quegli uomini di cultura che hanno osato denunciare l’accaduto: così imparano a non farsi i fatti propri e, se vorranno studiare su certi testi, dovranno arrangiarsi».
LA GRANDE MERETRICE
Siamo davanti alla visione di turbini e crolli epocali, di cui i rumorosi effetti abissali soltanto il libro dell’Apocalisse (17-18) può rendere una virtuale idea.
Perciò si deve riprendere sia questi capitoli, sia quanto è stato studiato in proposito. Ci sarebbe da riempire di libri un gran palazzo, non fosse che troppa erudizione può finire per occultare quanto interessa alla Fede, cioè riconoscere l’inganno magno degli ultimi tempi che riguarda la Fede e devia popoli interi verso l’apostasia.
Eppure il Signore avvertì: “Badate che nessuno v’inganni, perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti…” e il libro dell’Apocalisse è dato per aiutare i fedeli a capire l’inganno: non parla forse di una falsa chiesa che “non è” ma si presenta come quella che “fu” per seguire il Signore – “Egli è e fu” ? Il senso del «mistero» può non essere quello della falsa chiesa “per le cui malie sono state fuorviate tutte le nazioni poiché in essa s’è trovato il sangue dei profeti, dei santi e di tutti quelli sgozzati sulla terra?
Quale altra «città» avrebbe questo potere d’inganno di, come chiesa, presentarsi in nome del Signore, con un Vicario del potere di Dio incarnato; della Roma nominata Babilonia da San Pietro (I Pt 5, 13)?
Seguono brani di questi capitoli, ma solo per rispondere a quello che appare come enigma remoto, ma che per la sua desolante attualità religiosa deve impegnare la nostra anima di fedeli di Gesù Cristo.
“Uno dei sette angeli dalle sette coppe s’avvicinò e mi disse: «Orsù, ti mostrerò il castigo della grande meretrice, che sta assisa su acque copiose; con essa i re della terra hanno fornicato e col vino della sua prostituzione si sono inebriati gli abitanti della terra». Mi trasportò quindi in spirito nel deserto, dove vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, piena di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, tutta adorna di gioielli d’oro, perle e pietre preziose; teneva in mano una coppa d’oro, ricolma di abominazioni e impurità della sua fornicazione. Sulla fronte aveva scritto un nome – mistero -: «Babilonia la grande, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra». E potei scorgere come la donna fosse ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Al vederla fui preso da grande meraviglia. Ma l’angelo mi disse: – Perché ti meravigli?” (Ap 17, 1-7).
L’Angelo spiega il mistero della donna e della bestia… che “era e non è più; sta per risalire dall’abisso, per andarsene in perdizione”.
Rimarranno stupiti dal chiarimento solo quelli “abitanti della terra, il cui nome non si trova scritto, sin dall’origine del mondo, sul libro della vita”… quelli che ignorano l’attualità del Peccato originale in tutta la storia umana dei re, dei regni e dei potenti, della “guerra all’Agnello. Ma l’Agnello li sconfiggerà, poiché egli è il Signore dei signori e Re dei re, e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli: «Le acque su cui hai visto assisa la meretrice sono popoli, folle, nazioni e lingue» ” (Ap 17, 14-15).
Ma ecco che i loro potenti “odieranno la meretrice, la renderanno desolata e nuda, ne divoreranno le carni e la daranno alle fiamme. E Dio guiderà le loro menti a portare a compimento il loro piano della loro potestà d’accordo con la bestia, in modo che si compiano le parole di Dio contro la donna: «la grande città che esercita il suo potere sui re della terra» (cf. Ap 16-18).
LA ROVINA DI BABILONIA
“Dopo ciò vidi un altro angelo scendere dal cielo con grande potestà; la terra fu illuminata al suo splendore. Gridò con voce possente: «E’ caduta, è caduta Babilonia, la grande! E’ diventata rifugio di demoni, carcere di ogni spirito immondo, carcere di ogni corvo impuro, carcere di ogni animale detestabile. Ché dal vino eccitante della sua fornicazione bevvero tutte le genti; con essa i re della terra fornicarono i mercanti della terra, arricchirono della potenza del suo fasto” (Ap 18, 1- 4).
Se la bestia è lo spirito del male nemico della fede rivelata dal Signore, la donna è qui descritta come la città dei sette colli che, così come una volta fu la maestra della Fede, nei nostri tempi ha ingenerato un’altra superstizione ecumenista d’accordo con lo spirito del mondo per, “con le sue malie fuorviare tutte le nazioni”.
Quale chiesa e città può avere una tale influenza universale? E quale l’accordo con i poteri del mondo se non quello truccato da papale e conciliare per poter proclamare la libertà di coscienza e di religione di fronte a Dio? Per indire l’abominevole iniziativa ecumenista manifestata ad Assisi?
Attenzione allora. Possiamo non sapere o non volere approfondire le interpretazioni dell’Apocalisse o della terza parte del Segreto di Fatima, ma quello che vediamo fare nel presente in Nome della Chiesa di Dio, non lo possiamo ignorare, né pretendere che possono procedere da o anche in presenza di un Papa cattolico.
È la storia dell’ultimo mezzo secolo ad insegnarci che l’ultimo Papa di questi tempi è stato «liquidato» con tutto il suo seguito fedele; come descritto nella visione del 3º Segreto di Fatima, dimostratasi «più chiara nel 1960», come rivelò il Cardinale Ottaviani dopo aver sentito la Veggente Lucia. Non pare, però, che lui lo avesse allora capito, collegando quel «segno dei tempi» al fatale Giovanni 23 e successori.
Oggi non ha le stesse scuse chi vede la chiesa del Vaticano 2 divenuta rifugio d’ogni spirito immondo, carcere di ogni corvo e animale impuro! Lo schifo non è del corvo, ma nell’immondezza. Se i fedeli non lo testimoniano, saranno le pietre a manifestarlo, e per molti fu, è e sarà troppo tardi.
Il fatto offensivo alla sensibilità di tutti e che rimarrà nella storia della Chiesa, è che Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, abbiano occultato la cupa realtà presente, legata alla deliberata insensibilità riguardo al reale contenuto del terzo Segreto di Fatima: l’ecatombe del Papato dopo la morte di Pio XII nel 1958.
La visione dell’«eccidio» riguarda proprio la via aperta a loro e alla nuova «chiesa ecumenista», tramata per sostituire la Chiesa Cattolica, maestra di conversione e penitenza secondo i disegni divini per ogni popolo e tempo della storia.
“Udii un’altra voce dal cielo che disse: «Uscite da essa, o popolo mio, affinché non vi associate ai suoi stessi peccati e non siate colpiti dai suoi stessi flagelli. Sono giunti fino al cielo i suoi peccati; Dio ha giudicato le sue iniquità” (Ap 18, 5).
Può simile avviso di salvezza in un libro sacro essere ignorato dai Cattolici?
Certamente no, dobbiamo riconoscere la donna seduta sulla bestia poiché sia essa sia la bestia si fanno identificare dalle loro opere perverse contrarie alla Fede di sempre. Possono occupare il Vaticano per un tempo, ma guai a riconoscerli come Chiesa Cattolica, per trattare con essi malgrado la continuazione delle malie ecumeniste conciliari, e nel rifiuto della Profezia della Madonna di Fatima. Dio non voglia!

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