Riflessione su Summorum Pontificum e il ruolo della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, prima e dopo il settembre 2007
Alcune voci allarmiste sulle possibili adulterazioni del Messale Romano
del 1962, in sede di cosiddetta "Riforma della Riforma", ci inducono a
pubblicare questo documento di Leo Darroch Presidente - Foederatio Internationalis Una Voce, in piena condivisione.
Dopo la promulgazione del Motu proprio Summorum Pontificum
nel luglio del 2007, coloro che desiderano mantenere le tradizioni
nella Chiesa cattolica e difendere la sua Tradizione sono stati pervasi
da grande gioia. Non c’è alcun dubbio che la dichiarazione di papa
Benedetto XVI, secondo cui il Messale del 1962 non è stato mai abrogato,
e la conseguente libertà riconosciuta ad ogni sacerdote di rito romano
di celebrare la messa in questa forma hanno consentito un importante
incremento delle celebrazioni in rito antico. Tuttavia è parimenti
chiaro che la promulgazione del Motu proprio ha suscitato non
poche questioni sul modo di celebrare secondo il messale del beato
Giovanni XXIII e sulle rubriche da applicare.
Sembra che taluni, compreso qualche vescovo, vogliano deliberatamente
creare confusione e dissenso per dissuadere sacerdoti e fedeli dal
beneficiare della sollecitudine pastorale del Santo Padre: essi
insistono che gli sviluppi liturgici posteriori al 1962 (quali la
Comunione nella mano e le c.d. chierichette) sarebbero perfettamente in
vigore anche per le messe celebrate secondo il Messale 1962. Dall’altra
parte, c’è chi si domanda legittimamente che cosa è permesso nella
celebrazione della forma straordinaria della messa. Così tante sono le
questioni che quasi ogni giorno sono proposte alla Pontificia
Commissione Ecclesia Dei (PCED), che la medesima si vede inondata
di lettere con richieste di chiarimenti. La loro quantità è tale che è
in preparazione un documento per cercare di risolvere le questioni una
volta per tutte. Ci è stato chiesto di pazientare in attesa della sua
pubblicazione.
Come ho evidenziato nel mio rapporto alla PCED del 29 aprile 2008 sull’applicazione del Motu proprio, credo che Summorum Pontificum (e in precedenza Quattuor abhinc annos [1984] ed Ecclesia Dei adflicta
[1988]) dovrebbe essere interpretato secondo l’intenzione del
Legislatore, tenendo presente il suo desiderio di riparare, fra l’altro,
la violazione che tanti cattolici tradizionali ritengono di aver subito
delle loro legittime aspirazioni. Penso che chi cerca di stravolgere le
direttive di Summorum Pontificum per adottare i cambiamenti post 1962 dovrebbe sapere di potersi liberamente avvalere del Novus Ordo
in latino, dove la maggior parte dei vari adattamenti sono già
disponibili, o possono essere adottati senza alcuna difficoltà. L’Ordo del 1965 e la Missa normativa
del 1967 erano per loro propria natura solamente delle tappe
transitorie e temporanee, e hanno perso ogni specifico significato una
volta promulgato il Messale Romano del 1969 da parte di papa Paolo VI.
Non ha quindi senso alcuno incoraggiare l’adozione di elementi
appartenenti a questi due ordo, come fossero genuini e naturali
sviluppi del Messale 1962 che resta la sola legittima espressione della
forma straordinaria del rito romano come definita da papa Benedetto XVI.
Di recente e stata data larga pubblicita a una lettera della PCED
risalente al 1997 e firmata dall’allora presidente card. Felici e dal
segretario mons. Perl. Questa lettera permetteva numerose modifiche
nelle celebrazioni col Messale 1962, riguardanti il Gloria, l’Epistola,
il Vangelo, il Credo e il Prefazio (che si poteva prendere
dall’appendice del Messale Romano 1965 e da quello del 1970). Dette
modifiche, in ogni caso, sono state sostituite dalle disposizioni di Summorum Pontificum.
Infatti, se il Sommo Pontefice avesse voluto che precedenti
provvedimenti liturgici continuassero a essere osservati, lo avrebbe
senza dubbio dichiarato nel suo Motu proprio del 7 luglio 2007.
In mezzo a tutta questa confusione, probabilmente una sola e la domanda
da porre, la cui risposta renderebbe irrilevante ogni altra questione.
Prima, pero, bisogna determinare il contesto.
Il Santo Padre, in Summorum Pontificum, non ha potuto essere piu
chiaro nel dichiarare ciò che ha voluto dire e il senso esatto di quanto
ha detto. Egli si riferisce costantemente al Messale 1962 o al Messale 1970. Senza alcuna ambiguità, la scelta è obbligata fra l’uno e l’altro. Non c’è via di mezzo.
Con la piena autorità di Pietro, il supremo Legislatore dice “abbiamo stabilito”. E di seguito afferma a proposito del messale del beato Giovanni XXIII:
- “deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico” [Art.1];
- che ogni sacerdote può usare “il Messale Romano edito dal Beato Papa Giovanni XXIII nel 1962, oppure (sottolineatura nostra) il Messale Romano promulgato dal Papa Paolo VI nel 1970” [Art.2];
- nelle parrocchie il parroco può accogliere la “celebrazione della Santa Messa secondo il rito del Messale Romano edito nel 1962” [Art. 5].
L’unica concessione di papa Benedetto nel suo Motu proprio si
trova all’articolo 6 dove stabilisce: “Nelle Messe celebrate con il
popolo secondo il Messale del Beato Giovanni XXIII, le letture possono (sottolineatura nostra) essere proclamate anche in lingua volgare, usando le edizioni riconosciute dalla Sede Apostolica”.
Così l’intenzione del Papa in Summorum Pontificum è palese: non
si tratta che della scelta tra il Messale 1970 oppure il Messale 1962.
Sua Santità rimane d’altronde sulla stessa linea di pensiero nella
Lettera ai Vescovi che accompagna il Motu proprio. Egli afferma: “L'ultima stesura del Missale Romanum,
anteriore al Concilio, … nel 1962 e utilizzata durante il Concilio,
potrà, invece, essere usata come forma extraordinaria della Celebrazione
liturgica”.
Inoltre: “Non c'e nessuna contraddizione tra l'una e l'altra edizione
del Missale Romanum”: ciò indica ancora una volta che, se non vi è
contraddizione, sussistono specifiche differenze tra i due messali.
E ora vengo all’essenziale della mia argomentazione. Un indulto è un
permesso o privilegio, accordato dall’autorità ecclesiastica competente -
la Santa Sede o l’ordinario del luogo, a seconda dei casi - a titolo di
esenzione dall’osservanza di una norma di diritto ecclesiastico nel
caso singolo. Sia Quattuor abhinc annos del 1984 sia Ecclesia Dei adflicta
del 1988 furono rilasciati nella supposizione diffusa che il Messale
1962 fosse abrogato - soppresso - in seguito alla pubblicazione del
Messale di papa Paolo VI nel 1970. I motivi dell’emanazione di Quattuor abhinc annos e di Ecclesia Dei adflicta sarebbero stati molto diversi. Ecclesia Dei adflicta (dopo il rapporto della commissione cardinalizia) potè essere una misura pro bono pacis, ma ciò non sarebbe applicabile a Quattuor abhinc annos.
[Nota: Una commissione di nove cardinali fu istituita dal beato Giovanni
Paolo II nel 1986 per determinare se il Messale 1962 fosse stato
abrogato, ovvero i vescovi avessero il potere di proibire la messa
tradizionale. La risposta unanime fu “no”.]
Nella Lettera ai Vescovi
papa Benedetto afferma: “Quanto all'uso del Messale del 1962, … vorrei
attirare l'attenzione sul fatto che questo Messale non fu mai
giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, resto
sempre permesso”.
In Summorum Pontificum lo ribadisce con piena forza di legge:
“Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l'edizione
tipica del Messale Romano promulgato dal Beato Giovanni XXIII nel 1962 e
mai abrogato (sottolineatura nostra) ... Le condizioni per l'uso di
questo Messale stabilite dai documenti anteriori Quattuor abhinc annos e Ecclesia Dei, vengono sostituite come segue:” [Art.1]
Entrambi questi indulti furono sostituiti a partire dalla mezzanotte del
13 settembre 2007 e cessarono di avere qualsiasi forza di legge. Essi
sono ormai obsoleti.
Il Papa ci ha dato due disposizioni molto chiare: il Messale 1962 non e
stato mai abrogato e la Lettera Apostolica Summorum Pontificum data motu
proprio sostituisce gli indulti Quattuor abhinc annos ed Ecclesia Dei
adflicta. Tutte le diverse concessioni o modifiche della PCED erano date
durante il periodo degli indulti. Logica vuole che, se il Messale 1962
non è mai stato abrogato e il Santo Padre ha stabilito che le condizioni
indicate in precedenti documenti [Quattuor abhinc annos ed Ecclesia Dei adflicta]
per l’uso del Messale 1962 sono sostituite con effetto a partire dalla
mezzanotte del 13 settembre 2007, allora tutti i permessi,
interpretazioni, deroghe, modifiche e altre disposizioni derivanti da Quattuor abhinc annos ed Ecclesia Dei adflicta
devono essere “sostituite” a partire dalla mezzanotte del 13 settembre
2007 e non più applicate. Il Papa ha chiarito la situazione esistente
dopo il 1970 e ha fatto tabula rasa degli indulti del 1984 e 1988. Il 14
settembre 2007 ci ha portato un nuovo inizio nella comprensione della
legge, che si basa su principi giuridici e non sulla concessione di un
privilegio.
Se si accetta che tutte le concessioni e privilegi accordati sotto Quattuor abhinc annos ed Ecclesia Dei adflicta
sono stati sostituiti dalla nuova legge, qual è la situazione attuale? È
chiaro che abbiamo voltato pagina. Dal 14 settembre 2007 ricominciamo
da capo col Messale 1962 inalterato e senza modifiche o adattamenti.
Nella Lettera ai Vescovi, papa Benedetto riconosce che qualche
cambiamento avverrà, ma e stato molto specifico e ha parlato soltanto
per il futuro, non per il passato. Dice infatti: “Nel Messale antico
potranno e dovranno essere inseriti nuovi santi e alcuni dei nuovi
prefazi. La Commissione Ecclesia Dei in contatto con i diversi enti dedicati all’usus antiquior studierà le possibilita pratiche”.
La realtà è che non si possono fare cambiamenti nel Messale 1962 fino a quando la Commissione Ecclesia Dei non avrà applicato la volontà del Santo Padre e consultato i “diversi enti dedicati all’usus antiquior”.
Si potrebbe immaginare che il primo atto della Pontificia Commissione
sarebbe quello di preparare un elenco di “enti” da consultare. Solo
quando i vari enti saranno stati identificati, potrà iniziare il
processo di studio delle possibilità pratiche per inserire nuovi santi e
nuovi prefazi. Dovremmo entrare in un periodo di diplomazia e
consultazioni discrete, durante il quale il Messale 1962 dovrebbe
restare inalterato. Impegnarsi in questo procedimento propriamente
strutturato avrà non pochi benefici. Chi teme che il Messale 1962 sarà a
poco a poco adulterato, come avvenne negli anni sessanta, deve essere
rassicurato che nulla sarà mutato senza che abbia preso avvio un
dibattito serio fra la PCED e coloro che sono legati all’antica
tradizione liturgica latina.
Inoltre, la PCED potrà dedicarsi al compito che il Papa le ha affidato,
senza vedersi inondata quotidianamente da richieste di chiarimenti su
diverse materie, richieste che in gran parte sono insignificanti e
servono solo a sovraccaricare il personale della Commissione,
distraendolo dal lavoro importante che ha da fare.
Addendum:
Il tanto atteso documento di chiarificazione, Universae Ecclesiae, è stato pubblicato dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei il 30 aprile 2011 ed è stato oggetto di molti commenti e approfondite analisi nei media. La Federazione Internazionale Una Voce lo ha accolto con favore.
Anche se secondo alcuni commenti Universae Ecclesiae lascia ancora questioni poco chiare, ciò
che è perfettamente chiaro è che il Santo Padre ha completamente
restaurato nella Chiesa universale il rito romano tradizionale come
sancito nei libri liturgici del 1962, le rubriche in vigore nel 1962
devono essere rigorosamente rispettate, e il latino e l’usus antiquior deve
essere insegnato nei seminari, dove ve ne è la necessità pastorale. E
questa necessità pastorale deve essere determinata da coloro che
desiderano beneficiare di Summorum Pontificum e Universae Ecclesiae, e non essere deciso da chi, costituito in autorità, ha il naturale desiderio di impedire la loro attuazione.
La Federazione Internazionale Una Voce ha lavorato pazientemente e
instancabilmente per il ripristino della liturgia tradizionale da piu
di 45 anni ed e ora testimone della rivendicazione della sua fedeltà
alla santa Madre Chiesa e alla Sede di Pietro. Tuttavia, i suoi membri, i
fedeli laici della santa Madre Chiesa sono pienamente consapevoli che
molti nelle file del clero hanno il forte desiderio di contrastare le
loro legittime aspirazioni di beneficiare spiritualmente della
sollecitudine pastorale di papa Benedetto XVI. A tal fine, noi, che
siamo beneficiari di questi documenti, teniamo a dire inequivocabilmente
che accettiamo la volontà dichiarata del nostro Santo Padre per
l'inserimento di nuovi santi e alcuni nuovi prefazi nel Messale 1962, ma
impugneremo rispettosamente ma con forza qualsiasi proposta che
oltrepassi questi limiti chiaramente definiti, e cerchi di adulterare
l'integrità del messale stesso.
Leo Darroch
Presidente - Foederatio Internationalis Una Voce
30 gennaio 2012
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