ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 8 luglio 2012

Alcune voci allarmiste


Riflessione su Summorum Pontificum e il ruolo della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, prima e dopo il settembre 2007

Alcune voci allarmiste sulle possibili adulterazioni del Messale Romano del 1962, in sede di cosiddetta "Riforma della Riforma", ci inducono a pubblicare questo documento di Leo Darroch Presidente - Foederatio Internationalis Una Voce, in piena condivisione.

Dopo la promulgazione del Motu proprio Summorum Pontificum nel luglio del 2007, coloro che desiderano mantenere le tradizioni nella Chiesa cattolica e difendere la sua Tradizione sono stati pervasi da grande gioia. Non c’è alcun dubbio che la dichiarazione di papa Benedetto XVI, secondo cui il Messale del 1962 non è stato mai abrogato, e la conseguente libertà riconosciuta ad ogni sacerdote di rito romano di celebrare la messa in questa forma hanno consentito un importante incremento delle celebrazioni in rito antico. Tuttavia è parimenti chiaro che la promulgazione del Motu proprio ha suscitato non poche questioni sul modo di celebrare secondo il messale del beato Giovanni XXIII e sulle rubriche da applicare.
Sembra che taluni, compreso qualche vescovo, vogliano deliberatamente creare confusione e dissenso per dissuadere sacerdoti e fedeli dal beneficiare della sollecitudine pastorale del Santo Padre: essi insistono che gli sviluppi liturgici posteriori al 1962 (quali la Comunione nella mano e le c.d. chierichette) sarebbero perfettamente in vigore anche per le messe celebrate secondo il Messale 1962. Dall’altra parte, c’è chi si domanda legittimamente che cosa è permesso nella celebrazione della forma straordinaria della messa. Così tante sono le questioni che quasi ogni giorno sono proposte alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei (PCED), che la medesima si vede inondata di lettere con richieste di chiarimenti. La loro quantità è tale che è in preparazione un documento per cercare di risolvere le questioni una volta per tutte. Ci è stato chiesto di pazientare in attesa della sua pubblicazione.
Come ho evidenziato nel mio rapporto alla PCED del 29 aprile 2008 sull’applicazione del Motu proprio, credo che Summorum Pontificum (e in precedenza Quattuor abhinc annos [1984] ed Ecclesia Dei adflicta [1988]) dovrebbe essere interpretato secondo l’intenzione del Legislatore, tenendo presente il suo desiderio di riparare, fra l’altro, la violazione che tanti cattolici tradizionali ritengono di aver subito delle loro legittime aspirazioni. Penso che chi cerca di stravolgere le direttive di Summorum Pontificum per adottare i cambiamenti post 1962 dovrebbe sapere di potersi liberamente avvalere del Novus Ordo in latino, dove la maggior parte dei vari adattamenti sono già disponibili, o possono essere adottati senza alcuna difficoltà. L’Ordo del 1965 e la Missa normativa del 1967 erano per loro propria natura solamente delle tappe transitorie e temporanee, e hanno perso ogni specifico significato una volta promulgato il Messale Romano del 1969 da parte di papa Paolo VI. Non ha quindi senso alcuno incoraggiare l’adozione di elementi appartenenti a questi due ordo, come fossero genuini e naturali sviluppi del Messale 1962 che resta la sola legittima espressione della forma straordinaria del rito romano come definita da papa Benedetto XVI.
Di recente e stata data larga pubblicita a una lettera della PCED risalente al 1997 e firmata dall’allora presidente card. Felici e dal segretario mons. Perl. Questa lettera permetteva numerose modifiche nelle celebrazioni col Messale 1962, riguardanti il Gloria, l’Epistola, il Vangelo, il Credo e il Prefazio (che si poteva prendere dall’appendice del Messale Romano 1965 e da quello del 1970). Dette modifiche, in ogni caso, sono state sostituite dalle disposizioni di Summorum Pontificum. Infatti, se il Sommo  Pontefice avesse voluto che precedenti provvedimenti liturgici continuassero a essere osservati, lo avrebbe senza dubbio dichiarato nel suo Motu proprio del 7 luglio 2007.
In mezzo a tutta questa confusione, probabilmente una sola e la domanda da porre, la cui risposta renderebbe irrilevante ogni altra questione. Prima, pero, bisogna determinare il contesto.
Il Santo Padre, in Summorum Pontificum, non ha potuto essere piu chiaro nel dichiarare ciò che ha voluto dire e il senso esatto di quanto ha detto. Egli si riferisce costantemente al Messale 1962 o al Messale 1970. Senza alcuna ambiguità, la scelta è obbligata fra l’uno e l’altro. Non c’è via di mezzo.
Con la piena autorità di Pietro, il supremo Legislatore dice “abbiamo stabilito”. E di seguito afferma a proposito del messale del beato Giovanni XXIII:
  • “deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico” [Art.1];
  • che ogni sacerdote può usare “il Messale Romano edito dal Beato Papa Giovanni XXIII nel 1962, oppure (sottolineatura nostra) il Messale Romano promulgato dal Papa Paolo VI nel 1970” [Art.2];
  • nelle parrocchie il parroco può accogliere la “celebrazione della Santa Messa secondo il rito del Messale Romano edito nel 1962” [Art. 5].
L’unica concessione di papa Benedetto nel suo Motu proprio si trova all’articolo 6 dove stabilisce: “Nelle Messe celebrate con il popolo secondo il Messale del Beato Giovanni XXIII, le letture possono (sottolineatura nostra) essere proclamate anche in lingua volgare, usando le edizioni riconosciute dalla Sede Apostolica”.
Così l’intenzione del Papa in Summorum Pontificum è palese: non si tratta che della scelta tra il Messale 1970 oppure il Messale 1962. Sua Santità rimane d’altronde sulla stessa linea di pensiero nella Lettera ai Vescovi che accompagna il Motu proprio. Egli afferma: “L'ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio, … nel 1962 e utilizzata durante il Concilio, potrà, invece, essere usata come forma extraordinaria della Celebrazione liturgica”.
Inoltre: “Non c'e nessuna contraddizione tra l'una e l'altra edizione del Missale Romanum”: ciò indica ancora una volta che, se non vi è contraddizione, sussistono specifiche differenze tra i due messali.
E ora vengo all’essenziale della mia argomentazione. Un indulto è un permesso o privilegio, accordato dall’autorità ecclesiastica competente - la Santa Sede o l’ordinario del luogo, a seconda dei casi - a titolo di esenzione dall’osservanza di una norma di diritto ecclesiastico nel caso singolo. Sia Quattuor abhinc annos del 1984 sia Ecclesia Dei adflicta del 1988 furono rilasciati nella supposizione diffusa che il Messale 1962 fosse abrogato - soppresso - in seguito alla pubblicazione del Messale di papa Paolo VI nel 1970. I motivi dell’emanazione di Quattuor abhinc annos e di Ecclesia Dei adflicta sarebbero stati molto diversi. Ecclesia Dei adflicta (dopo il rapporto della commissione cardinalizia) potè essere una misura pro bono pacis, ma ciò non sarebbe applicabile a Quattuor abhinc annos.
[Nota: Una commissione di nove cardinali fu istituita dal beato Giovanni Paolo II nel 1986 per determinare se il Messale 1962 fosse stato abrogato, ovvero i vescovi avessero il potere di proibire la messa tradizionale. La risposta unanime fu “no”.]
Nella Lettera ai Vescovi papa Benedetto afferma: “Quanto all'uso del Messale del 1962, … vorrei attirare l'attenzione sul fatto che questo Messale non fu mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, resto sempre permesso”.
In Summorum Pontificum lo ribadisce con piena forza di legge: “Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l'edizione tipica del Messale Romano promulgato dal Beato Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato (sottolineatura nostra) ... Le condizioni per l'uso di questo Messale stabilite dai documenti anteriori Quattuor abhinc annos e Ecclesia Dei, vengono sostituite come segue:” [Art.1]
Entrambi questi indulti furono sostituiti a partire dalla mezzanotte del 13 settembre 2007 e cessarono di avere qualsiasi forza di legge. Essi sono ormai obsoleti.
Il Papa ci ha dato due disposizioni molto chiare: il Messale 1962 non e stato mai abrogato e la Lettera Apostolica Summorum Pontificum data motu proprio sostituisce gli indulti Quattuor abhinc annos ed Ecclesia Dei adflicta. Tutte le diverse concessioni o modifiche della PCED erano date durante il periodo degli indulti. Logica vuole che, se il Messale 1962 non è mai stato abrogato e il Santo Padre ha stabilito che le condizioni indicate in precedenti documenti [Quattuor abhinc annos ed Ecclesia Dei adflicta] per l’uso del Messale 1962 sono sostituite con effetto a partire dalla mezzanotte del 13 settembre 2007, allora tutti i permessi, interpretazioni, deroghe, modifiche e altre disposizioni derivanti da Quattuor abhinc annos ed Ecclesia Dei adflicta devono essere “sostituite” a partire dalla mezzanotte del 13 settembre 2007 e non più applicate. Il Papa ha chiarito la situazione esistente dopo il 1970 e ha fatto tabula rasa degli indulti del 1984 e 1988. Il 14 settembre 2007 ci ha portato un nuovo inizio nella comprensione della legge, che si basa su principi giuridici e non sulla concessione di un privilegio.
Se si accetta che tutte le concessioni e privilegi accordati sotto Quattuor abhinc annos ed Ecclesia Dei adflicta sono stati sostituiti dalla nuova legge, qual è la situazione attuale? È chiaro che abbiamo voltato pagina. Dal 14 settembre 2007 ricominciamo da capo col Messale 1962 inalterato e senza modifiche o adattamenti. Nella Lettera ai Vescovi, papa Benedetto riconosce che qualche cambiamento avverrà, ma e stato molto specifico e ha parlato soltanto per il futuro, non per il passato. Dice infatti: “Nel Messale antico potranno e dovranno essere inseriti nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi. La Commissione Ecclesia Dei in contatto con i diversi enti dedicati all’usus antiquior studierà le possibilita pratiche”.
La realtà è che non si possono fare cambiamenti nel Messale 1962 fino a quando la Commissione Ecclesia Dei non avrà applicato la volontà del Santo Padre e consultato i “diversi enti dedicati all’usus antiquior”. Si potrebbe immaginare che il primo atto della Pontificia Commissione sarebbe quello di preparare un elenco di “enti” da consultare. Solo quando i vari enti saranno stati identificati, potrà iniziare il processo di studio delle possibilità pratiche per inserire nuovi santi e nuovi prefazi. Dovremmo entrare in un periodo di diplomazia e consultazioni discrete, durante il quale il Messale 1962 dovrebbe restare inalterato. Impegnarsi in questo procedimento propriamente strutturato avrà non pochi benefici. Chi teme che il Messale 1962 sarà a poco a poco adulterato, come avvenne negli anni sessanta, deve essere rassicurato che nulla sarà mutato senza che abbia preso avvio un dibattito serio fra la PCED e coloro che sono legati all’antica tradizione liturgica latina.
Inoltre, la PCED potrà dedicarsi al compito che il Papa le ha affidato, senza vedersi inondata quotidianamente da richieste di chiarimenti su diverse materie, richieste che in gran parte sono insignificanti e servono solo a sovraccaricare il personale della Commissione, distraendolo dal lavoro importante che ha da fare.
Addendum:
Il tanto atteso documento di chiarificazione, Universae Ecclesiae, è stato pubblicato dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei il 30 aprile 2011 ed è stato oggetto di molti commenti e approfondite analisi nei media. La Federazione Internazionale Una Voce lo ha accolto con favore.
Anche se secondo alcuni commenti Universae Ecclesiae lascia ancora questioni poco chiare, ciò che è perfettamente chiaro è che il Santo Padre ha completamente restaurato nella Chiesa universale il rito romano tradizionale come sancito nei libri liturgici del 1962, le rubriche in vigore nel 1962 devono essere rigorosamente rispettate, e il latino e l’usus antiquior deve essere insegnato nei seminari, dove ve ne è la necessità pastorale. E questa necessità pastorale deve essere determinata da coloro che desiderano beneficiare di Summorum Pontificum e Universae Ecclesiae, e non essere deciso da chi, costituito in autorità, ha il naturale desiderio di impedire la loro attuazione.
La Federazione Internazionale Una Voce ha lavorato pazientemente e instancabilmente per il ripristino della liturgia tradizionale da piu di 45 anni ed e ora testimone della rivendicazione della sua fedeltà alla santa Madre Chiesa e alla Sede di Pietro. Tuttavia, i suoi membri, i fedeli laici della santa Madre Chiesa sono pienamente consapevoli che molti nelle file del clero hanno il forte desiderio di contrastare le loro legittime aspirazioni di beneficiare spiritualmente della sollecitudine pastorale di papa Benedetto XVI. A tal fine, noi, che siamo beneficiari di questi documenti, teniamo a dire inequivocabilmente che accettiamo la volontà dichiarata del nostro Santo Padre per l'inserimento di nuovi santi e alcuni nuovi prefazi nel Messale 1962, ma impugneremo rispettosamente ma con forza qualsiasi proposta che oltrepassi questi limiti chiaramente definiti, e cerchi di adulterare l'integrità del messale stesso.
Leo Darroch
Presidente - Foederatio Internationalis Una Voce
30 gennaio 2012

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